mercoledì 10 marzo 2010

L'UNTO DA SE'


L’ultimo libro di Berlusconi: una raccolta di lodi di fan rigorosamente anonimi. Il trionfo dell’amore ad personam

La prima notizia la conoscete già: ieri è uscito in libreria l’ultimo libro di Silvio Berlusconi, il suo terzo capolavoro. La seconda è ancora migliore: nella fotografia di copertina il nostro beneamato premier è ringiovanito ulteriormente. Il che significa che, tenendo questo passo, bastano altri due titoli e ce lo ritroveremo effigiato con il grembiulino dell’asilo. La terza cosa che dovete sapere è che ancora una volta Berlusconi è mille anni luce davanti a tutti: L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio (Mondadori, 15 euro 262 pagine) è probabilmente il primo libro di un politico che è già corredato, fin dalla tipografia, di un avvincente inserto satirico.

Un’idea originale, altro che il nostro Misfatto! Questo si intitola Il governo del fare è impaginato con la grafica che possono avere solo certe riviste aziendali della società dei traghetti, e contiene una serie di titoli esilaranti: “I principali successi: mediazione della crisi Russia-Georgia” (è stato Silvio, infatti, a far fare pace a Putin e Saakashvili, cosa credevate?). Oppure: “L’accordo con la Libia” (quello sulla piazzola-tenda di Gheddafi a villa Pamphili, probabilmente). L’altro grande successo rivendicato nel supplemento satirico è la lotta all’evasione fiscale (vedi scudo e record di evasione stimato) e l’esperienza indimenticabile della fantomatica social card: nel libro di Berlusconi si scrive: “Sono state emesse 820.000 tessere (geniale: probabilmente non ne hanno ancora consegnata nessuna, ma questa è già propaganda comunista).

L’altro fiore all’occhiello è: “Vola la nuova compagnia di bandiera”. Ovvero: l’Alitalia. Il fatto che proprio ieri sia uscita su tutti i giornali la notizia che il ritardo medio è ormai di 18 minuti per volo – un record negativo epocale – deve essere sicuramente un tentativo di killeraggio del nostro beneamato premier che non può e non deve passare in cavalleria. A parte il ben noto “successo sui rifiuti in Campania”, nel libro sono menzionati anche altri misteriosi trionfi. Ad esempio “i buoni prepagati per i lavoratori occasionali da dieci euro”. Secondo il beneamato premier ne sono già stati erogati già 3 milioni 112 mila 511, “regolarizzando decine di migliaia di lavoratori in nero (evidentemente erano distribuiti nei fustini di detersivo assieme alle carte di credito di Mediaset premium e noi non ce ne siamo accorti perché siamo abbonati alla bolscevica Sky). Molto interessante il capitolo sulla scuola. Dove, evidentemente per qualche refuso, non si cita come un successo il licenziamento di qualche centinaio di migliaia di precari mentre si fa giustamente menzione delle prodigiose “Lavagne interattive, della pagella online, e degli sms scuola-famiglia” (devono essere quelli che viaggiano allegati ai video di bullismo).

Ma detto questo bisogna aggiungere qualcosa di più su come è costruito questo meraviglioso libro. In realtà, il testo scritto dal beneamato presidente ammonta a 13 cartelle. Roba da far impallidire anche i grandi idilli di Veltroni (il record fino a ieri imbattuto di Forse Dio è malato, un libro sull’Africa scritto dopo una sola settimana di viaggio, e composto di 50 pagine dilatate con il lievito Liebig a 135). Per scrivere queste 13 cartelle, per giunta, Berlusconi ha ringraziato sette persone: in media una ogni due pagine prodotte (anche questo importante risultato occupazionale avrebbe meritato di essere citato fra i successi della nazione). Ma probabilmente questa piccola redazione è quella che ha aiutato l’onorevole Antonio Palmieri (altro ringraziato) deputato azzurro e responsabile del sito www.forzasilvio.it? , nel lavoro di collazione dei messaggi di solidarietà dopo l’attentato compiuto da Massimo Tartaglia il 13 dicembre a Milano. I

l vero cuore del libro è tutto qui, e merita di essere studiato, visto che – dopo le vite dei santi, i pensieri dei pionieri del Konsomol e gli scritti di biologia di Elena Ceaucescu – fondano un nuovo importante filone nel campo già molto arato della letteratura apologetica. Tutti i messaggi sono firmati con il nome (e il cognome solo per lettera puntata).
Che siano tutti composti da una mano singola capace di interpretare un pensiero collettivo, come quella del ministro-poeta Sandro Bondi?
Ipotesi da escludere. I firmatari dei messaggi di solidarietà a Berlusconi esistono tutti: quindi o hanno fatto esplicita richiesta di anonimato, o è stato lo stesso beneamato premier che ha voluto tutelarli dal rischio di ispezioni fiscali (con i magistrati rossi non si sa mai). Ma va detto anche che se le mani sono tante, il fatto incredibile è che il tono medio della scrittura è incredibilmente uniforme.

In primo luogo ci sono gli apocalittici-crociati. Che scrivono cose come “Presidente, sono con lei nella lotta contro questi barbari che non avendo argomenti validi ed essendo in astinenza da poltrona montano questo clima di odio” (Roberto, pagina 101). Oppure: “Tutto ciò era prevedibile visto il clima di odio che la sinistra, e non solo hanno creato nei confronti della sua persona” (Alberto S. pagina 36). O ancora: “Non ci voleva Cagliostro a prevedere che la campagna mediatica di odio scatenata contro il nostro amato presidente, l’unico in grado di cambiare l’Italia, avrebbe armato qualche mano” (Maurizio G. pagina 58). Per tutti questi – e tanti altri, come loro – l’aggressione è colpa della sinistra e basta. Amen. E poi ci sono tutti quelli che evocano il mito del “piccolo padre”, di staliniana memoria. “La reputiamo un nostro familiare” (Gabriele C. pagina 72). “Me piacesse ‘e v’avè comm’amico e come padre”. (Salvatore, pagina 75).

“La mia bimba, di cinque anni ha detto: ‘Chi ha fatto male al nonno?’. Siamo rimasti tutti colpiti da questa frase, poi, riflettendo , ci siamo resi conto che Lei ormai fa parte della famiglia e come una famiglia le restiamo vicini” (Ermanno S. pagina 86). Ci sono poi anche gli ottuagenari e i vegliardi, anche loro presi dal coro mistico: “Mio padre ha più di cento anni, non sente e non vede la tv, qualche volta non si ricorda bene le cose e ripete spesso quello che ha detto un momento prima. Ogni sera mi ripete, più di una volta: ‘Lo hanno salvato a Berlusconi?’” (Francesco L. pagina 89). Poi ci sono i pianti, tantissimi: di rabbia, di commozione, di malessere . Ci sono i bambini che pregano, vecchie zie che accendono i ceri. Ma alla fine, quello che stupisce, è il tono molto uniforme, piano. È un’Italia che racconta il culto di Berlusconi e che si dissolve in lui. Un’Italia che non si racconta. Che resta appesa alla mitologia del re taumaturgo: “Io ricordo quando ero esattore alla barriera della tangenziale est di Milano. Lei passava dal casello e salutava sempre. Era il 1977, lei era meno conosciuto di adesso, ma già un signore”. Si può ridere di tutto, in questo libro, ma non di loro.

da il Fatto Quotidiano del 10 marzo

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