lunedì 28 settembre 2009

l’Italia dei Valori aderisce allo sciopero nazionale dei metalmeccanici proclamato per il 9 ottobre dalla FIOM-CGIL.

Cari amici,

l’Italia dei Valori aderisce allo sciopero nazionale dei metalmeccanici proclamato per il 9 ottobre dalla FIOM-CGIL.

Aderiamo perché siamo convinti delle ragioni che spingono i metalmeccanici a sacrificare 8 ore di stipendio per manifestare: contro il precariato, contro i licenziamenti e per la democrazia nei luoghi di lavoro.

Il governo Berlusconi, fino a ieri, ha sempre negato la crisi ed oggi dichiara che è superata. Mai una volta che avesse avuto il coraggio di affrontarla. Forse sarà superata per le banche, per le grandi aziende monopoliste, per le tasche degli speculatori e di Berlusconi.

Invece sta arrivando una tempesta nei luoghi di lavoro con il licenziamento di migliaia di giovani precari e di lavoratori che non hanno o stanno terminando la cassa integrazione.

Migliaia di artigiani e piccole e medie imprese – soprattutto quelle che hanno investito – sono strozzate dal credito e rischiano di chiudere.

Quindi è importante reagire contro la crisi perchè rischia di essere pagata solo dai lavoratori, dai pensionati, dalle partite iva e dagli artigiani. Così come è importante che nelle fabbriche si affermi il principio democratico del voto sulle piattaforme e sugli accordi sindacali riconsegnando ai lavoratori il diritto di poter decidere sul proprio destino.

Contro i licenziamenti e per la democrazia nei luoghi di lavoro sono gli obiettivi che condividiamo e che ci inducono a partecipare con i nostri rappresentanti, con le nostre bandiere, con il nostro programma di governo alle manifestazioni del 9 ottobre convocate nelle città di Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo.

Il Presidente dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro sarà presente a Milano ai Bastioni di Porta Venezia alle 9.30.

Italia dei Valori invita tutti i parlamentari, gli eletti e i propri rappresentanti a partecipare alle manifestazioni e ad essere presenti con le bandiere distribuendo le ragioni della nostra adesione e il programma di governo che l'Italia dei Valori ha deciso a Vasto.

In quel programma il lavoro è al primo posto con precise proposte a difesa dei lavoratori e delle imprese sane che investono.

Maurizio Zipponi

Responsabile Nazionale IDV

Dip. Lavoro-Welfare


www.italiadeivalori.it

SEDE NAZIONALE "ITALIA DEI VALORI"
Via Felice Casati, 1/A - 20124 Milano MI
Tel. 02/45498411 - Fax 02/45498412 - E-mail:
segreteria@italiadeivalori.it

IL GOVERNO CADRA' IN AUTUNNO

De Magistris ad Affaritaliani.it: "In autunno faremo cadere il governo"

"C'è un consolidamento dell'opposizione e ci saranno mobilitazioni sociali su temi fondamentali quali il lavoro e l'attacco finale alla Costituzione che porterà avanti questo governo sull'informazione, sulla Magistratura e sugli organi di garanzia"

Il governo può cadere in autunno. Ne è convinto Luigi De Magistris, ex pm di Catanzaro e ora eurodeputato dell'Italia dei Valori, intervistato da Affaritaliani.it. "L'esecutivo va contrastato sul piano politico, nel senso che va costruito un modello culturale e politico completamente alternativo al berlusconismo. Cosa sulla quale stiamo ovviamente lavorando. Non vedo le condizioni per farlo cadere immediatamente, salvo che si rimetta in moto qualcosa in autunno e
io prevedo forti mobilitazioni nel Paese".

Ovvero?
"C'è un consolidamento dell'opposizione e ci saranno mobilitazioni sociali su temi fondamentali quali il lavoro e l'attacco finale alla Costituzione che porterà avanti questo governo sull'informazione, sulla Magistratura e sugli organi di garanzia. Quindi, se nel Paese si riuscirà a costruire una grande mobilitazione con un consolidamento dell'opposizione e considerando anche la pessima immagine che Berlusconi ha all'estero, credo che si possano creare le condizioni politiche per una caduta del governo".

E l'inchiesta di Bari?
"Non ho la palla di vetro. Registro che da quello che è uscito fuori sulle vicende legate alla vita apparentemente privata del premier ci sono dei profili che, secondo me, sicuramente possono interessare la Magistratura. Poi prendo anche atto, una cosa che pochi hanno evidenziato, che Berlusconi ha messo un po' le mani avanti, ha fatto una guerra preventiva ai giudici che stanno indagando sui fatti di mafia, dicendo in qualche modo che cospiravano contro di lui. Mentre il nome del premier non mi risulta sia mai stato fatto da alcun giornale o da alcun magistrato, anche questa è una cosa che mi ha incuriosito... può essere che Berlusconi su quelle vicende di mafia ne sa qualcosa in più".

Che cosa prevede sul Lodo Alfano?
"Ovviamente la Corte Costituzionale deve decidere in piena autonomia e indipendenza. Se dovessi fare una previsione secondo i miei parametri giuridici, dovrebbe essere dichiarata l'illegittimità di quella norma. Non credo che Berlusconi si dimetta qualora dovesse essere dichiarata l'illegittimità del Lodo Alfano, fermo restando che la sua immagine sarà ancora più deteriorata, perché si dovrà andare a fare il processo dove è stato condannato il corruttore e tutti possono immaginare che la posizione del corrotto non sia messa meglio. Anche se pure qui dobbiamo registrare le dichiarazioni incredibili dal punto di vista istituzionale, fatte mi pare da Gasparri che disse 'anche se dovesse essere dichiarata l'illegittimità costituzionale si farà un cavillo giuridico per non far processare il premier'. Perciò bisognerà vedere quale altra abnormità si inventeranno".

sabato 26 settembre 2009

I COSTOSI ASCIUGAMANI DI PALAZZO MADAMA


Il dossier - I costi della politica e le richieste degli organi costituzionali al Tesoro


I costosi asciugamani di Palazzo Madama

Il Senato chiede un aumento della dotazione pari all’1,5 per cento
Il Cavaliere invita gli italiani a consumare di più? Detto fatto, al Senato consumano. Per le stanze della presidenza a Palazzo Giustiniani, ad esempio, hanno appena comprato 50 asciugamani deluxe. A 88 euro l’uno. Pari a tre giorni di cassa integrazione di un operaio metalmeccanico. Totale: 4.400 euro. Giorgio Napolitano, che giovedì aveva spronato tutti dicendo che «le istituzioni devono dare l’esempio» ha avuto la sua risposta. Vi chiederete: ma di che materiale so­no mai fatte, queste salviette per le ma­ni, per costare una cifra che all’italiano medio appare spropositata? Sono di li­no. E ricamate. Direte allora che sul sito e-bay.it si possono comprare asciuga­mani di lino e ricamati al prezzo di 29,99 per una confezione da sei e cioè a cinque euro l’uno, venti volte di meno. Per non parlare di quelle di spugna. Co­nosciamo l’obiezione: il decoro delle toilette di palazzo Giustiniani esige ben altro. Esattamente come le cucine presi­denziali: non meritano forse una quali­tà adeguata al livello dell’istituzione per essere all’altezza delle raffinate pa­pille gustative di Renato Schifani e dei suoi ospiti? Ecco allora una spesa asso­lutamente in-dis-pen-sa-bi-le: un co­stoso corso di perfezionamento fatto se­guire presso la scuola culinaria del Gambero Rosso ai 9 (nove) cuochi in­terni. Così che possano poi scodellare sui prestigiosi deschi quei piatti griffati che, con innata modestia, vengono defi­niti «divine creazioni»: bauletti con ri­cotta e pistacchi con bottarga di tonno e sedano, intrighi con stracotto d’oca e burro al ginepro, quadrelli di cacao con scorzette d’arancia ai due ori… Per carità, negare che nella scia delle polemiche sui costi della politica, qual­che taglio sia stato fatto pure a Palazzo Madama sarebbe ingiusto. Le famose agendine 2009 di Nazareno Gabrielli co­state la bellezza di 260 mila euro (più de­gli stipendi annuali dei governatori del Colorado, dell’Arkansas, del Tennessee e del Maine messi insieme) sono state ad esempio sforbiciate, per il 2010, del 20%. Un sacrificio doloroso ma necessa­rio. Come ancora più dolorosi e necessa­ri sono stati il blocco delle indennità, il giro di vite ai contributi dei gruppi par­lamentari e altro ancora...


Sergio Rizzo Gian Antonio Stella

IL VERO BRUNETTA


26 Settembre 2009
Il vero Brunetta
Autore Fabio Evangelisti

Ma davvero tutti sanno chi è il Ministro Brunetta? Non ci sono dubbi sulla sua popolarità sia tra quelli che lo hanno apprezzato fin dall’inizio della sua (solo) dichiarata guerra ai fannulloni della Pubblica Amministrazione, sia tra i dipendenti pubblici che da lui si sono sentiti colpiti e minacciati (ora giustamente, tal’altra meno) nella loro professionalità e anche in qualche indubbio privilegio rispetto a chi lavora in fabbrica o in un ufficio professionale, in un negozio anziché in un supermercato. Resta il fatto, però, che in ogni ufficio pubblico ho sentito più d’uno inveire contro la furia moralizzatrice di questo Ministro, mentre a Cortina Incontra, così come al caffè della Versiliana, si sono uditi solo peana e visti molti suoi estimatori in solluchero ogni volta che ne sparava una delle sue.Forse non tutti, però, sanno che questo campione dei ‘doveri per tutti’ non è poi così coerente nella sua attività politica e ministeriale. Ad esempio, su proposta del Ministro dell'interno, il Governo avrebbe da tempo dovuto sciogliere il comune di Fondi (in provincia di Latina) per infiltrazioni mafiose. Chi vi si è opposto? Il Ministro Brunetta, insieme ai suoi colleghi Matteoli e Meloni. Il fatto è di una assoluta gravità per chi perora – a questo punto si può dire, strumentalmente e ipocritamente - la causa dell'amministrazione pubblica efficiente e trasparente. Per questo motivo, ho presentato un’interrogazione parlamentare, per sapere se sono peggiori quelli che lui chiama 'fannulloni' oppure i mafiosi. Ma non è finita qui. A parte gli insulti di quando si è augurato che la sinistra "vada a morì ammazzata" (salvo adombrarsi quando lo definiscono ‘energumeno tascabile’), a Venezia ( dove si è fatto allestire un sontuoso ufficio sul Canal Grande a spese del contribuente) ha attaccato i lavoratori dello spettacolo presenti al Festival del cinema e insultato un bravo attore e regista come Michele Placido e altri che, come lui, portano alta la bandiera della cultura italiana nel mondo.La perla, però, è quella rivelata dal Corriere della sera, del 23 settembre 2009, dal quale si è appreso che, al costo per il contribuente di 40 mila euro annui, il Ministro Brunetta ha inserito tra i suoi collaboratori Gianni De Michelis, ex ministro craxiano ed ex parlamentare che gode già di un vitalizio di diverse migliaia di euro al mese.Insomma, se si è fannulloni o parassiti o invece qualificati grand commis da strapagare dipende soltanto dalle soggettive valutazioni del ministro. Se si è parte della sinistra si deve "andare a morire ammazzati" mentre se si è parte degli ambienti malavitosi del Basso Lazio si è degni della pubblica Amministrazione moralizzata che il ministro immagina nel glorioso futuro del nostro Paese; se si è Gianni De Michelis si può ottenere il doppio stipendio e se si è amici dei Sindaci (com’è successo nella Palermo di Cammarata) del partito di Brunetta si ottiene un posto senza concorso.Questo è davvero il ministro Brunetta.

venerdì 25 settembre 2009

PUGLIA, 100 AVVOCATI PER REPORT


LECCE / 25-09-2009
PUGLIA, LECCE: 100 AVVOCATI PER REPORT /Italia: 100 avvocati per difendere gratis giornalisti di Report Rai
LECCE ( UnoNotizie.it )
Rai Report - La proposta formulata da ITALIA DEI VALORI di salvare REPORT, creando attorno al programma una rete di cittadini e consumatori che, con un simbolico sostegno economico ai giornalisti, si riapproprino del loro fondamentale diritto ad essere informati, ha avuto un notevole successo: numerosissimi cittadini, già in questi pochi giorni, hanno chiamato, hanno scritto, dichiarando la loro adesione all’iniziativa. A segnalarlo è Giovanni D’AGATA componente del dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di ITALIA DEI VALORI.Molti avvocati si sono proposti di assumere in maniera assolutamente gratuita la difesa dei giornalisti di REPORT nel caso in cui dovessero essere chiamati in giudizio e l’azienda rifiutasse la copertura legale.Queste disponibilità ci hanno indotti a rilanciare e rafforzare la nostra azione a difesa del programma. Oltre all’iniziativa UN EURO PER REPORT, che abbiamo già presentato nei giorni scorsi, con la quale abbiamo invitato i cittadini, in occasione del prossimo pagamento del canone RAI, ad aggiungere al canone l’importo di un euro, specificando che tale importo è destinato a coprire le spese legali di REPORT, ITALIA DEI VALORI propone un’altra iniziativa: CENTO AVVOCATI PER REPORT, ed annuncia di aver costituito un pool di avvocati che, in caso di necessità, difenderanno in maniera assolutamente gratuita i giornalisti di REPORT che dovessero subire azioni giudiziarie, sia civili che penali, per fatti connessi al programma. E’ ovviamente aperta l’adesione al pool a tutti gli avvocati che volessero nel frattempo dichiarare la loro disponibilità.ITALIA DEI VALORI , anche attraverso questa iniziativa, ribadisce il proprio impegno contro tutte le forme di arroganza del potere e di prevaricazione, ed a favore dei consumatori e dei cittadini, per la tutela dei diritti.


- Uno Notizie Puglia ( Lecce ) -

giovedì 24 settembre 2009

ci scrivono: riflessioni sulla IV Festa Nazionale dell’IDV tenutasi a Vasto il fine settimana scorso.



Salve a tutti,

sono qui a scrivervi per fare qualche riflessione sulla IV Festa Nazionale dell’IDV tenutasi a Vasto il fine settimana scorso.

Come ogni anno, si è tenuta la festa Nazionale dell’IDV ed è bello vedere come il partito stia crescendo sia a livello nazionale, sia a livello provinciale.

E’ stato un momento molto importante, che ci ha offerto molti spunti di riflessione e ci ha permesso di dialogare, di confrontarci e di conoscerci.

I vari interventi, tutti di grande spessore, hanno permesso di rafforzare il nostro senso di appartenenza ad un partito che fa della meritocrazia, della giustizia, della legalità, della democrazia e della partecipazione i suoi vessilli. Un partito che guarda a quella parte della società che ancora vuole cambiare le cose e che pensa ancora che ci siano italiani per bene.

Penso che in questi giorni molto si è fatto e molto si è detto, ma dobbiamo lavorare per far si che quello che per ora sono idee diventino fatti concreti.

Mi auguro che dopo queste tre giornate, tutti siano animati da spirito propositivo e dalla voglia di cambiamento.

Cerchiamo tutti insieme di fare qualcosa in nome di quegli ideali che ci contraddistinguono

Prima di terminare quest’e-mail avrei, purtroppo, una nota polemica da fare, la cosa che non ho molto condiviso della manifestazione è stata la concomitanza degli eventi. Interventi sull’economia, sull’informazione contemporaneamente al coordinamento donne e al coordinamento giovani. Penso che nessuno di noi sia dotato del dono dell’ubiquità e la contemporaneità degli interventi non era pensabile, perché questo ha precluso la possibilità di seguire tutti gli interventi. Ritengo che non sia la strada giusta quella intrapresa, sarebbe stato più logico distribuire gli interventi e i coordinamenti in tempi diversi.

Per quanto riguarda il coordinamento femminile. E’ inutile che le donne continuino a piangersi addosso, per il raggiungimento dei loro diritti, l’accentuare la questione femminile non fa altro che ghettizzarle. Basta con questa autocommiserazione. Credo che dobbiamo fare tutti, uomini e donne, un passo avanti, perché i problemi etichettati come femminili, non sono da definirsi tali, ma piuttosto vanno definiti come problemi sociali, problemi di una società che lavora e che si scontra con una realtà che non si è evoluta, i cui servizi e le corrispettive erogazioni non sono adeguati alle nuove esigenze (esempio apertura degli uffici comunali, delle banche in orari diversi, più asili nidi con orari più flessibili, informatizzazione degli uffici pubblici).

Per una famiglia dove tutti i componenti lavorano nasce l’esigenza di una nuova società adeguata ai tempi e ai ritmi lavorativi. Sono tanti i problemi sociali nati dall’evoluzione della società, ma riguardano uomini e donne, famiglie e single, non ha senso relegarli come problemi prettamente femminili.

Basta dire che le donne non arrivano agli apici per via degli uomini. E’ vero, c’è un oggettivo divario numerico di presenze femminili in posizioni dirigenziali, ma questo è dovuto al ritardo con cui la donna è entrata nel mondo del lavoro e non certo perché gli uomini non lo permettono. Sono le stesse donne che spesso si tirano indietro, ma …… per favore, basta dire che è colpa degli uomini.

I problemi che incontrano le donne devono essere gli stessi degli uomini e viceversa i problemi degli uomini gli stessi per le donne.

Fatte queste premesse e ribadendo in maniera convinta che sono contraria al continuo vittimismo delle “DONNE”, non ho gradito la mancanza di un intervento da parte di un coordinatore/referente regionale che relazionasse sulla situazione della nostra regione, ritengo che in tale occasione fosse necessario un intervento della Puglia così come hanno fatto tutte le altre. E’ vero, …… alla fine del coordinamento è stato dato spazio a tutte di parlare e in questa circostanza sono intervenute la professoressa Ada e la sig.ra Marina (entrambe della Provincia di Brindisi), ma purtroppo hanno potuto parlare come donne della Puglia e non per nome della Puglia.

La Puglia deve distinguersi in meglio, non certo in peggio.

Scusate se vi ho disturbato con queste mie riflessioni, ma penso che dobbiamo creare una sorta di rete tra di noi in maniera da crescere, perché solo se noi siamo coesi, propositivi e attuativi potremo crescere e diventare una realtà forte sul territorio.

Grazie per l’attenzione.

A presto.

Giovanna

DE VILLEPIN E DE MINZOLIN

di Marco Travaglio
Quando avranno liquidato anche gli ultimi farabutti dalla stampa e dalla Rai, Silvio Berlusconi e la fairy band scopriranno la portata eversiva delle cronache dall’estero. E aboliranno anche quelle.
L’altro giorno, per esempio, Massimo Nava raccontava a pagina 18 del Corriere della Sera, cioè a debita distanza dalle cronache italiane, il processo che si è aperto a Parigi contro l’ex premier Dominique de Villepin e uno stuolo di personaggi eccellenti che rischiano il carcere per falso, calunnia e abuso d’ufficio. Questa specie di Watergate alla francese riguarda un presunto complotto ordito da Villepin, forse d’intesa con l’allora presidente Jacques Chirac, per screditare a suon di dossier taroccati l’eterno rivale Nicolas Sarkozy. E’ l’ ”affaire Clairstream”, la finanziaria lussemburghese sospettata di custodire – scrive Nava – “conti cifrati per grandi affari e commesse militari. Un cd-rom con una lista di nomi comincia a circolare negli ambienti della politica e dei servizi segreti e innesca le indagini della magistratura. Le liste sono state manipolate con nomi inseriti da un esperto informatico legato ai servizi. E il nome-bomba è quello di Sarkozy”. Risultato: Sarkozy denuncia l’arcinemico Villepin e stronca la carriera a chi voleva – sempre secondo l’accusa – stroncarla a lui. Infatti, prosegue il Corriere, appena indagato Villepin viene “isolato dalla sua parte politica”, si ritira dalla corsa all’Eliseo e oggi scrive saggi molto dotti su Napoleone in esilio. Bene hanno fatto i giornali italiani a distanziare le cronache sul processo Clairstream da quelle (eventuali) sulle vicende giudiziarie dei politici italiani, soprattutto uno, il solito. Altrimenti sarebbe subito emerso, anche agli occhi più distratti, il confronto. In Francia c’è un presidente che non ha conti all’estero, tant’è che qualcuno ha dovuto inventarglieli. In Italia non c’è bisogno di inventare nulla: al premier sono state scoperte decine di conti esteri su 64 società offshore. E non è successo niente. O meglio si sono aperti un paio di processi, subito chiusi con la depenalizzazione del reato da parte dell’imputato; e ora arriva il prossimo, quello di Mediatrade, che riposerà in pace grazie al lodo Alfano. E l’opposizione zitta: guai a separare la criminalità dalla politica.
Al momento non sappiamo se Villepin abbia commesso reati. Ma sappiamo che ha commesso un errore madornale: ha sbagliato paese. Fosse nato in Italia, o almeno avesse preso esempio da Papi, i dossier li avrebbe delegati a Pio Pompa e al fido Betulla, o direttamente a Feltri, per non lasciare impronte sul lavoro sporco e poi dissociarsene. Una volta indagato, poi, non avrebbe mai lasciato la politica per darsi alla letteratura, anche perché nessuno (tantomeno la cosiddetta opposizione) gliel’avrebbe chiesto: anzi, si sarebbe ricandidato proprio per questo, per essere rieletto, abolire i suoi reati e poi direttamente i suoi processi con un bel lodo Villepin. Avrebbe potuto impossessarsi di tv e giornali per far ripetere a reti ed edicole unificate che il suo processo è politico e lui un perseguitato da toghe ostili (le celebri “robes rouges”) che tentano di sostituirsi al Popolo. Infilare sua figlia nella proprietà di uno dei pochi quotidiani non suoi, così da ottenere sapidi editoriali di Painblanc, Ostellin e Coques de la Loge contro il moralismo, il giustizialismo e l’i nv a s i o n e di campo delle procure. Infine sistemare un apposito ciambellano alla direzione del TgUnico per occultare lo scandalo e liquidarlo come “go s s i p ”. Uno ancor più servile di Bruno Guêpe. Tipo, ecco, Auguste de Minzolin.

mercoledì 23 settembre 2009

interrogazione parlamentare del Sen. Giuseppe CAFORIO sul caso Westland

Roma

ZCZC
VEL0880 3 ECO /R01 /ITA
Westland, Caforio (Idv): Produzione Brindisi non sara' trasferita

Roma, 16 SET (Velino) -"Non sembra esserci alcun
pericolo per i lavoratori della Westland: le fasi di
lavorazione e produzione attualmente effettuate nello
stabilimento brindisino non verranno trasferite altrove". Lo
dichiara Giuseppe Caforio, capogruppo dell'Italia dei valori
in commissione Difesa al Senato. "Lo ha confermato, dopo una
mia precisa richiesta -prosegue Caforio -, il presidente e
amministratore delegato della Finmeccanica, Pier Francesco
Guarguaglini, durante l'audizione in commissione Difesa al
Senato. Durante l'incontro e' affiorata la questione
dell'acquisizione dell'azienda polacca Pzl alla quale,
secondo notizie di stampa, poteva essere trasferita la
produzione della Westland. Guarguaglini e' stato chiaro in
proposito -conclude l'esponente dell'Idv -, affermando che
non si andranno a realizzare all'estero lavori o fasi di
produzione che sono ad oggi realizzate in Italia, ma solo
quelle gia' in precedenza appaltate ad aziende estere".
(com/sta)
161944 SET 09 NNNN

partecipiamo alla manifestazione del 28 settembre a Bari

Senatore Giuseppe Caforio
Italia dei Valori

COMUNICATO STAMPA
Brindisi, 16 settembre 2009

Oggetto: emergenza sicurezza a Brindisi

Per il prossimo 28 settembre, l’Italia dei valori, ha organizzato un’imponente manifestazione civica contro i fenomeni malavitosi che si stanno moltiplicando a Bari e non solo, che si svolgerà nella stessa Bari in località San Paolo.

A margine di questa iniziativa, corre l’obbligo e l’opportunità di pensare ad una manifestazione analoga anche a Brindisi, dove, una serie di attentati ad esercizi commerciali, hanno dato la stura ad un periodo da incubo per la nostra comunità che ha ancora vivo il ricordo di alcuni anni fa in cui la città e la sua provincia si trasformarono in location di attentati più o meno gravi e alla recrudescenza della malavita organizzata.

Fatto salvo il principio inderogabile che tali atti malavitosi e gli atteggiamenti mafiosi vanno denunciati senza esitazione alcuna, và da se, comunque che tale atteggiamento civico deve essere supportato dalla presenza autorevole dello Stato, il quale deve fare in modo di non lasciare soli i cittadini coraggiosi che hanno il fegato di denunciare senza se e senza ma.

Quindi, ben venga l’esortazione del Sottosegretario all’Interno Mantovano alla denuncia, ma l’onorevole deve anche fare in modo che lo Stato ci sia attraverso la presenza costante e visibile delle forze dell’ordine.
L’Italia dei valori, è noto, è contro la militarizzazione del territorio, ma qualora fosse insufficiente, per numero, la presenza degli organi di polizia, si potrà ricorrere all’Esercito al fine di rafforzare la visibilità di uno Stato capace di arginare e perché no inibire qualsiasi azione criminale ai danni di cittadini onesti e lavoratori.

A tal fine l’Idv di Brindisi ha in animo di proporre al territorio una manifestazione di protesta contro l’incremento di tali atti delittuosi, atta ad invocare una presenza dello Stato più significativa e quindi inibitoria nei confronti di chi vuol fare del terrore un’arma di ricatto alla società civile.



Senatore Giuseppe Caforio
Componente COPASIR
Comitato parlamentare
per la sicurezza della Repubblica



Lilli Ch. D’Amicis - addetto stampa - 3486571729 - 33483313

NON FU' GUERRA TRA PROCURE


22 Settembre 2009
Non fu guerra tra procure




Autore Luigi de Magistris Dal provvedimento del GIP di Perugia si può trarre la conclusione che magistrati di Catanzaro -destinatari di una legittima attività d'indagine da parte della Procura di Salerno- indebitamente indagarono me e gli stessi magistrati di Salerno, producendo un mostro giuridico che non si è mai visto neanche nei Paesi in cui vige il codice militare di guerra.

Quella operazione illecita serviva per delegittimare e fermare le inchieste di un pool di magistrati che aveva il solo torto di ricercare la verità. I magistrati di Catanzaro indagati per fatti gravissimi - alcuni dei quali ancora al loro posto grazie ad un CSM che si dimostra molto zelante nel trasferire i magistrati onesti - addirittura ipotizzarono una sorta di complotto della Procura di Salerno del quale io sarei stato l'ispiratore, semplicemente perchè da uomo delle istituzioni mi sono recato a testimoniare in un ufficio giudiziario.

L'operazione era chiaramente strumentale per fermare le indagini di Salerno. Di fronte ad uno scempio giuridico di questa specie le Istituzioni competenti – CSM in testa - sarebbero dovuti intervenire per consentire ai magistrati di Salerno di lavorare serenamente e sanzionare le abnormi condotte dei magistrati indagati; la stampa di cui oggi difendiamo libertà e pluralismo fece passare il messaggio - tranne quei giornalisti che raccontarono con onestà e professionalità la verità - che era in atto una guerra tra procure (addirittura avallando letture che facessero intendere che vi fosse chi sa quale legame tra me e la Procura di Salerno); per non parlare della condotta dei vertici istituzionali sulla vicenda.

Questa archiviazione (leggi il documento) non fa altro che confermare che le indagini di Salerno erano doverose. Questo mostro giuridico fu creato per fermare i magistrati di Salerno che stavano arrivando ad una verità sconvolgente - obiettivo raggiunto con evidenti complicità istituzionali - ed attraverso una strumentale fuga di notizie, quando il fascicolo si trovava presso la Procura di Roma , fu data notizia che ero indagato poche ore dopo che era stata resa nota la mia candidatura al Parlamento Europeo.

Le menti raffinatissime che ancora operano nelle Istituzioni - la cui vicenda Boffo è quasi una barzelletta rispetto a quello che dall'interno delle Istituzioni si è fatto e si fa per colpire servitori onesti dello Stato - hanno tentato anche di inquinare la mia campagna elettorale: in ogni trasmissione, in ogni luogo, in ogni dibattito mi si chiedeva conto del fatto che ero indagato insieme ai magistrati di Salerno.

Per questi fatti, per queste condotte (attive ed omissive) esterne ed interne alle Istituzioni, ci sono magistrati che sono stati esautorati dalle loro funzioni, addirittura il Procuratore della Repubblica di Salerno è stato sospeso. Una vergogna di cui il Paese dovrebbe chiedere conto a chi, dall'interno delle Istituzioni, ha consentito tale delitto.

Il provvedimento di Perugia disvela la polpetta avvelenata. I magistrati onesti che ancora si stanno occupando di queste vicende, se andranno a fondo, vedranno quali opacità contraddistinguono pezzi delle Istituzioni e magistrati che hanno agito ed ancora agiscono per inquinare ed impedire che siano rese pubbliche vicende nelle quali si evince un intreccio mortale tra criminalità organizzata e pezzi delle Istituzioni avvinte dalla forza eversiva di poteri occulti.

Postato da Luigi de Magistris in giustizia | Commenti

martedì 22 settembre 2009

SENZA TRAVAGLIO NIENTE ANNOZERO


IL CASO ANNOZERO: MANCA LA FIRMA DEL CONTRATTO DEL GIORNALISTA
Santoro : «A Travaglio non rinuncio»
Il conduttore Rai: «Situazione di una gravità inaudita». Lite con il direttore di Rai2 Liofredi: «Sei un bugiardo»

ROMA - «Marco Travaglio ci sarà, se non c'è lui non c'è "Annozero". "Annozero" e Travaglio sono la stessa cosa». Lo ha detto il giornalista e conduttore Rai Michele Santoro nella conferenza stampa di presentazione della nuova serie del programma che partirà il 24 settembre su Raidue. «Travaglio - ha aggiunto Santoro - è irrinunciabile anche se non è ancora stato chiamato dall'Azienda per firmare il contratto».

«GRAVITA' INAUDITA» - In una conferenza stampa dai toni accesissimi, a cui assistono anche diversi dirigenti della Rai, Santoro ha parlato di «situazione di una gravità inaudita» e annuncia che comunque «Marco Travaglio sarà nella nostra puntata che si intitolerà "Farabutti" e tratterà della libertà di informazione nel nostro Paese». Santoro ha parlato di una «partenza ad ostacoli, con i contratti firmati solo una settimana prima dell'inizio del programma e le troupe operative al completo solo tre giorni prima, in un programma che ha come core business l'inchiesta filmata». Il giornalista-conduttore ha ravvisato nelle vicende delle ultime settimane «un attacco alle punte del servizio pubblico, ai programmi che ne incarnano lo spirito: le trasmissioni indicate da Berlusconi a "Porta a Porta" come fatte da "farabutti" hanno tutti dei grossi problemi».

LITE CON LIOFREDI - La conferenza stampa di presentazione della trasmissione di Rai 2 è stata carica di momenti di tensione. Le polemiche che hanno preceduto il ritorno di Santoro sono esplose al tavolo dell'incontro nel momento in cui si affrontava il tema degli strumenti e delle risorse necessarie per la trasmissione. I contratti sono stati firmati con un certo ritardo e ostacoli e incomprensioni si sono verificati per l'assegnazione delle troupe, il tutto, secondo il direttore di rete, Massimo Liofredi, solo per ragioni «tecniche». «Sei un bugiardo. E querelami se vuoi, ma non ti conviene», ha detto Santoro al direttore di Raidue, mentre dava ai giornalisti la sua versione dei fatti. «Nessuna querela», ha sottolineato Liofredi. Che poi però replicava: «Io ne farei anche a meno di una trasmissione come questa. Mi piacerebbe invece vedere un bel programma di politica. Non mi piacciono le trasmissioni contro. Tu - aggiungeva rivolto a Santoro - fai un certo tipo di televisione, una specie di inquisizione mediatica, che a me non piace. Ma non è un fatto personale». Il clima della conferenza stampa è stato così sintetizzato dal consigliere di amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo: «Questa conferenza stampa è il simbolo dell'anomalia italiana dove un direttore di rete presenta una trasmissione che di fatto non condivide».

TRAVAGLIO - «Nessuno mi ha chiamato, non ho preparato nulla. Non so se ci sarò né cosa dirò, so che sono mortificato» ha detto invece Travaglio. «Mi sembra tutto abbastanza chiaro, mi sento mortificato come il gatto che è stato allevato a prendere topi, che li prende e per questo riceve i complimenti dal suo padrone. Mi è successo con grandi giornalisti, che mi rendo conto che oggi possono essere considerati sovversivi, come Indro Montanelli ed Enzo Biagi. Oggi in tv entrano assassini, stupratori e canari ma nessuno mi ha spiegato cosa ho fatto di male, essendo tra l’altro incensurato. Almeno - ha osservato Travaglio - aspettino che io faccia qualcosa».


dal Corriere della Sera del 22 settembre 2009

L'APPELLO DISPERATO DI GIOVANNA

21 Settembre 2009
L'appello disperato di Giovanna


Quella operata nella scuola dal ministro dell'Istruzione Mariasella Gelmini, dicastero che rinominerei della distruzione, è una sorta di pulizia etnica della razza del precariato. Una razza debole, quella del precario che, dopo essere stata vessata dal mondo del lavoro, pubblico e privato indifferentemente, ora riceve il colpo finale dallo Stato che dovrebbe proteggerla.
Il governo per distribuire milioni di euro alle imprese amiche è costretto ad adottare espedienti da illusionista e, dove non può giocare con gli stessi soldi spostandoli da una parte all'altra per ingannare i cittadini (come è avvenuto per gli aerei di legno di Dudley Wrangel Clarke nella seconda guerra mondiale, utilizzati per ingannare i tedeschi), è costretto a tagliare i rami più deboli: i precari.

Nel settore scolastico nei prossimi due anni ne saranno falcidiati più di 130 mila, tra corpo docente e Ata, ed i numeri sono cautelativi. Gli effetti di questo "sterminio", oltre l'impossibilità a sostentarsi per intere famiglie, saranno devastanti: dall'impoverimento didattico ed educativo allo spopolamento di piccole frazioni e comuni, abbandonati o ridotti ad agglomerati fantasma poichè privati delle strutture d'istruzione della prima infanzia e adolescenza.

Questa riforma la chiamerei con il nome del ministro: la mattanza Gelmini.

Riporto la lettera di Giovanna Nastasi affidatami dalla stessa affinchè la leggessi oggi in Aula alla Camera, così come poi ho fatto (video sopra). Le sue poche righe sono l'appello di uno dei tanti precari nel mondo della scuola e suonano come l'ultima chiamata prima della disperazione. Un appello che non può lasciarci indifferenti.

RESOCONTO STENOGRAFICO:

Signor Presidente, ho chiesto la parola non per dire ciò che pensa e chiede l'Italia dei Valori (l'ha detto prima di me l'onorevole Orlando) ma per leggere un accorato appello che una precaria, la professoressa Giovanna Nastasi di Catania, mi ha pregato di rivolgere al Governo. Mi ha pregato di rivolgerlo a lei, signor Ministro (Gelmini) che non c'è, a lei che dovrebbe venire qui ad ascoltare, ma che sicuramente riceverà tante lettere accorate come quella di questa professoressa precaria di Catania, che scrive:

LA LETTERA

Io sono un'insegnante di lettere e so per esperienza che quello che attualmente sta capitando nella scuola per moltissime persone, per noi insegnanti, per il personale amministrativo e tecnico, per le famiglie, e per la società è una catastrofe; questa è la realtà, una catastrofe, un massacro che è cominciato e continuerà nel prossimo triennio per arrivare alla decurtazione di 87 mila docenti e 44 mila unità del personale amministrativo, oltre ad altro personale che la scuola perderà (20 mila insegnanti e 15 mila addetti al personale amministrativo).

Signor Ministro - insiste e scrive la signora Giovanna - si tratta del più grande licenziamento di massa operato dallo Stato, molto di più di quanto non sia successo con Alitalia e con la FIAT, e questo voi lo volete far passare come una riforma di rigore e di merito; ma lei sa, signor Ministro, che dietro ogni posto in meno c'è una famiglia, magari monoreddito, una donna separata, una donna disperata, una vedova, un mutuo da pagare, figli da mantenere e da far crescere? C'è chi è invecchiato da precario arrivando a 56 anni nell'attesa di una stabilizzazione che non c'è e non potrà avere perché a noi - dice la professoressa Nastasi - non ci riciclano certo in consigli di amministrazione o in poltroncine ad hoc riservate solamente a politici «trombati».
Sono parole che vengono dal cuore, signor Ministro che non c'è, e mi lasci allora continuare questo accorato appello. Scrive la professoressa Nastasi e con lei le 87 mila professoresse Nastasi:

vi rendete conto che certe decisioni vanno a sconvolgere l'esistenza delle persone? In un Paese civile e democratico ogni giorno non ci può essere chi si incatena, chi minaccia di darsi fuoco, chi si barrica, chi si arrampica sui tetti, chi fa lo sciopero della fame, chi va in terapia, chi va in follia. Temo, signor Ministro, che questo sia solo l'inizio.
Giusto per essere concreti, è questo il dramma umano che noi insegnanti e noi mamme - scrive la professoressa Nastasi - sentiamo di farle sapere: trovarsi improvvisamente senza quello che stavi cercando di costruire per anni e anni e non sapere all'improvviso come provvedere alla tua sopravvivenza, a quella dei tuoi figli, alla tua famiglia.

È un terremoto, signor Ministro, una catastrofe.

Certo so - scrive ancora nella sua lettera - quali sono le posizioni del Governo e del Ministro su noi precari: è una piaga ereditata dai precedenti Governi; la scuola non può essere un ammortizzatore sociale; non si può spendere il 97 per cento di risorse in stipendi. Ma, signor Ministro, noi non abbiamo ricevuto né stiamo ricevendo stipendi gratis. Noi abbiamo lavorato e stiamo lavorando spesso in luoghi disagiati. Abbiamo contribuito e contribuiamo a mandare avanti la scuola. Se la scuola deve produrre conoscenza, cultura, i soldi in cosa devono essere spesi se non per pagare chi fa questo lavoro? Non vi accorgete che l'ostilità che notiamo nei nostri confronti e nei confronti del personale non docente è frutto di una campagna di demolizione sul valore del lavoro intellettuale che non può essere misurato in una catena di montaggio comune? Dietro all'attività intellettuale c'è una persona che fa quello in cui crede, c'è la sua paura, la sua fragilità e la sua passione, la sua storia. Insomma, chi insegna porta progresso all'umanità. Non può essere considerato un fannullone, uno che non fa niente, uno che non lavora, non si può trattare la scuola come una catena di montaggio in cui per ragioni tecniche si taglia la cultura come dire si taglia la salute, come dire si taglia la vita.


Postato da Antonio Di Pietro in Lavoro

lunedì 21 settembre 2009

Onore ai nostri caduti !

Si è tenuta questa mattina la solenne cerimonia di commiato ai militari della Brigata Folgore caduti in Kabul. Vogliamo ricordare ancora una volta i loro nomi ed il grado:

tenente Antonio Fortunato, promosso al grado di capitano;

sergente Maggiore Roberto Valente, promosso al grado di sergente maggiore capo;

caporal maggiore scelto Massimiliano Randino, promosso al grado di caporal maggiore capo;

primo caporal maggiore Davide Ricchiuto promosso al grado di caporal maggiore scelto;

primo caporal maggiore Giandomenico Pistonami promosso al grado di caporal maggiore scelto;

primo caporal maggiore Matteo Muredda promosso al grado di caporal maggiore scelto.

Con immenso dolore, i familiari, i commilitoni, la gente comune intervenuta ha reso onore alle giovani vittime.

Desideriamo anche noi tutti del Circolo esprimere ai familiari il ns. cordoglio affidandolo a queste poche battute.

Mentre in Italia si continua a discutere e montano, sia pur velate, le polemiche, i nostri militari all’estero pagano con la vita l’amaro prezzo di una vera e propria guerra che non è stata mai dichiarata, che non ci appartiene, che viene combattuta nel modo più infame.

Ma non è questo il momento delle polemiche, poiché esse potrebbero mettere a repentaglio altre vite umane.

Ora è il momento di rendere omaggio a questi nostri Soldati che degnamente con il loro impegno nello scenario afgano ci hanno rappresentato e continueranno a farlo per sempre, fin quando avremo la forza e il sentimento di ricordare i nostri Caduti.

Siamo certi che i nostri Soldati abbiano fatto e continuino a fare solo del bene alla popolazione Afgana, mettendo a disposizione di questa tutte le strutture in dotazione alle Forze Armate (ospedali, energia, acqua, viveri, ecc.).

Questo ci consta non solo per il racconto delle esperienze di altri militari salentini tornati da questa missione, ma anche da quello che dei nostri Soldati raccontano gli osservatori indipendenti.

Il sacrificio di questi Messaggeri di Pace, nelle intenzioni dei vigliacchi assalitori vuole essere un colpo al cuore di quanti vogliono infondere speranza nel popolo Afgano, che custodisce nelle sue antichissime tradizioni e culture, le origini delle moderne civiltà.

Ed è per questo, per non far vincere la barbarie ed il disprezzo per la vita, che la nostra tenacia finora spesa nel sostenere il popolo Afgano deve essere ancora più forte della tirannia omicida, soprattutto ora che piangiamo i nostri fratelli e siamo piegati dal senso di frustrazione per l’immane perdita.

Ogni qual volta un nostro milite cade nell’adempimento del proprio dovere, è come se un pezzo di noi stessi vada in frantumi ma che ci fa più forti poiché rinnova in noi tutti l’amor Patrio e le ragioni profonde della nostra Costituzione.

Invitiamo i lettori a contribuire al forum con i propri commenti.

giovedì 17 settembre 2009

Repubblica: Memoria difensiva depositata presso la Corte Costituzionale in vista dell'udienza del 6 ottobre "Talvolta la sola minaccia di un procedime

Lodo Alfano,

la tesi dell'Avvocato

dello Stato


"Se viene bocciato

premier a rischio"

"Con lo stop dei processi si potrebbe creare una forte corrente
di opinione contraria tanto da togliere serenità al capo del governo"


Lodo Alfano, la tesi dell'Avvocato dello Stato "Se viene bocciato premier a rischio"

Silvio Berlusconi

ROMA - Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare il 'lodo Alfano' "ci sarebbero danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili". E' il parere dell'Avvocatura generale dello Stato che, per conto della Presidenza del Consiglio, difende la 'ratio' della legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato e che finora ha congelato tre processi di Berlusconi, Mills e diritti tv a Milano, compravendita dei senatori a Roma.

La memoria di 21 pagine è stata depositata presso la cancelleria della Corte Costituzionale in vista dell'udienza del 6 ottobre.

Il legale, con argomenti soprattutto politici, difende la "ragionevolezza" del 'lodo Alfano' perché in grado di coordinare due interessi: quello "personale dell'imputato a difendersi in giudizio"; e "quello generale, oltre che personale, all'esercizio efficiente delle funzioni pubbliche" svolte dal premier.

Se invece la legge ("non solo legittima, ma addirittura dovuta") venisse bocciata dai giudici della Consulta, c'è il pericolo che ripeta quanto accadde a Giovanni Leone, afferma Nori senza mai citare apertamente l'ex presidente della Repubblica, che lasciò anzitempo il Quirinale perché travolto dalle polemiche sullo scandalo Lockheed: "Talvolta - scrive l'avvocato Nori - la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza ed anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono dimostrati infondati".


L'"eccessiva esposizione" del processo sui media unita alla lentezza della giustizia italiana rappresentano un'ulteriore danno all'immagine pubblica del premier. "Sono rari - sottolinea ancora il legale - i processi penali che si concludono dentro il tempo di una legislatura (ancor di più, di un mandato di un Presidente del Consiglio dei ministri); di conseguenza quest'ultimo si trova esposto al rischio di subire per tutta la durata della carica i danni conseguenti". "Se la legge fosse dichiarata costituzionalmente illegittima - viene aggiunto - non sarebbe eliminato il pericolo di danno all'esercizio delle funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela diffusa nella Costituzione".

Secondo l'avvocatura generale dello Stato, insomma, "il titolare di funzioni di massimo rilievo politico non solo deve avere la serenità sufficiente per il loro esercizio corretto, ma prima di tutto deve essere sottratto ad ogni condizionamento, che possa pregiudicare la stessa continuità dell'esercizio". Il fatto di aver richiamato il caso del presidente Leone, dà modo all'avvocato Nori di sostenere che nel giudicare il 'lodo Alfano' i giudici costituzionali devono tener conto non solo di "ipotesi astratte" ma anche della "reale situazione attuale". Fatta di "inefficienze e anomalie".

In particolare: "Il modo in cui i processi si svolgono, spesso per difficoltà non rimediabili; la fuga di notizie coperte da segreto, prima che abbiano avuto la loro verifica processuale (non solo le registrazioni telefoniche); la durata dei processi; o rapporti tra uffici giudiziari e media; lo stile giornalistico (senza mettere in dubbio la loro liceità) con il quale processi di un certo genere vengono trattati". In altre parole, i "danni irreparabili" prodotti dalla ripresa dei processi avverrebbero "senza che ci siano intenti persecutori e senza alcuna responsabilità dei magistrati" ma "per la sola disfunzione del sistema per un certo modo in cui oggi operano i media".

La conclusione è che il 'lodo Alfano' "nella situazione attuale - sottolinea l'avvocato - pone al riparo dai danni conseguenti alcune cariche di vertice dello Stato". Senza la sospensione dei processi del premier garantita dal 'lodo Alfano', "anche se non si arriva alle dimissioni, che costituiscono il pericolo estremo, si può creare - si aggiunge nella memoria - una forte corrente di opinione contraria, che rende quantomeno precarie le condizioni personali di serenità che secondo la Costituzione debbono essere assicurate all'interessato ed in mancanza delle quali resta pregiudicato l'interesse generale sottostante".

Di tutt'altro parere la memoria depositata due giorni fa presso la corte Costituzionale, dalla procura di Milano, rappresentata dal presidente dei costituzionali italiani Alessandro Pace, che parla di "privilegio illegittimo" per una legge "criptopersonale". Dunque, è il ragionamento, il lodo Alfano sarebbe "incostituzionale" come il lodo Schifani. La Consulta lo bocciò, era il 20 gennaio 2004, e adesso non può che mettere l'identico timbro su una legge-fotocopia.

Tra 21 giorni lo scontro si sposterà nell'aula delle udienze della Consulta. Le prime indiscrezioni danno un primo possibile esito: su 15, otto per la bocciatura, cinque contrari, due incerti. Da questi dipenderà il destino della legge che, se cassata, metterà in seria crisi il governo, già traballante per il livello di litigiosità nel Pdl, ogni giorno sempre più alto.

(16 settembre 2009)

Nota: la bizzarra tesi dell'avvocatura dello Stato desta non poca preoccupazione negli operatori di giustizia, siano essi avvocati magistrati o altro. Questo perchè conferma che anche negli uffici che dovrebbero presiedere alla salvaguardia della legalità si fanno strada "ragioni" che nulla hanno a che fare con il rispetto dei principi costituzionali ( che è il tema sul quale debbono pronunziare i Supremi Giudici della Consulta).

Non si era mai visto un avvocato dello Stato lanciarsi a spada tratta in difesa non di un principio ma di una singola persona.

E' giunto il momento della responsabilità è ci auguriamo che ancora prima della pronunzia della Corte Costituzionale il Consiglio dei Ministri proponga, di propria iniziativa, l'abrogazione del Lodo Alfano posto che tante lacerazioni ha causato nel Paese. Sarebbe un gesto di pacificazione sociale, che eviterebbe ulteriori divisioni ed incomprensioni




mercoledì 16 settembre 2009

è tempo di boicottare la TV e l'informazione di regime

Informazione: Belisario, trasferire 'Porta a Porta' su reti Mediaset

      Felice Belisario

Felice Belisario

"I risultati Auditel ci hanno dato ragione: l' Italia dei Valori aveva chiesto di boicottare la trasmissione di Bruno Vespa, certamente faziosa, e gli italiani sono stati conseguenti". Lo dice il Presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario
"Garimberti non si limiti alla sola difesa dei giornalisti, ma proceda con atti concreti. Infatti, adesso i vertici Rai dovranno rispondere di questa fallimentare performance del Servizio Pubblico e chiedere scusa al leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che ha il merito di portare avanti una dura opposizione, insidiosa per il Regime".
"Il nostro partito è sparito da tempo da tutte le trasmissioni di approfondimento politico a dai TG di Rai1 e Rai2, pur essendo una forza rappresentata in parlamento che alle ultime elezioni ha ottenuto ben l'8% dei consensi".
"Questa 'normalizzazione' della Rai, che ha eliminato l'unica opposizione forte al Governo, è il sintomo dello stato comatoso della nostra democrazia. La vicenda non si chiuderà qui. Intanto - conclude Belisario - chiediamo che la trasmissione 'Porta a Porta' venga sospesa dalla programmazione Rai e venga trasferita sulle reti del padrone di Mediaset".


Pubblicato da Ufficio stampa IdV al Senato [ idv_ufficiostampa@senato.it ]

Mercoledì 16 Settembre 2009 - ore 11:22 [in categoria: ]

Informazione. Pardi: il Servizio Pubblicosdraiato agli ordini di Berlusconi

      Francesco Pardi

Francesco Pardi

"Ma che razza di servizio pubblico è quello che organizza un'orgia del potere?" Lo dice il senatore Francesco ''Pancho'' Pardi, membro Idv della Commissione di vigilanza.
"Premetto che ho guardato Porta a Porta in qualità di membro della commissione di vigilanza, infatti noi dell’Italia dei Valori abbiamo chiesto a tutti i cittadini di boicottare la prevedibile propaganda della trasmissione. E la risposta è sotto gli occhi di tutti: un fallimentare e vergognoso 13 per cento di share. Comunque, ho assistito a una delle pagine più brutte nella storia dell'informazione e della democrazia: un monologo di menzogne degno del peggior regime mediatico. Le case costruite con i soldi della Croce Rossa e l'impegno della Provincia di Trento spacciate per regalo di Berlusconi. Ci vorrebbe l'impeachment per chi mente, ma soprattutto per chi ha ridotto il servizio pubblico radiotelevisivo a portavoce del Governo e a cassa di risonanza delle ridicole vanterie di Berlusconi. Si deve rilevare - prosegue il senatore Pardi - che Bruno Vespa ha assistito in silenzio alla battuta di Berlusconi contro giornalisti definiti 'delinquenti' e 'farabutti', senza sentire il bisogno di difendere l'indipendenza di chi tiene la schiena dritta. Ricordiamo anche che le minacce da parte di Vespa di continuare ad oscurare il partito dell’Italia dei Valori e il suo leader saranno oggetto di atti ufficiali in commissione perché lesivi dei principi democratici. I vertici Rai, invece di agire a tutela del pluralismo dell’informazione, hanno difeso l'incapacità del conduttore supino alla prepotenza del capo del governo. I ‘vertici Rai’, come si sono definiti ieri in una nota, dovrebbero oggi difendere i giornalisti offesi dal premier e rispondere dei risultati fallimentari della trasmissione di ieri.
L'IdV ha portato il caso in vigilanza e chiederà l’audizione dei diretti responsabili, vertici compresi, In ogni caso, la vicenda non finirà qui, se il servizio pubblico continuerà ad essere gestito come uno strumento di propaganda ad personam. Di questi temi - conclude Pardi - parleremo anche alla manifestazione del 19 settembre proposta dalla Fnsi".


Pubblicato da Ufficio stampa IdV al Senato [ idv_ufficiostampa@senato.it ]

ADERIAMO ALLA MARCIA FIACCOLATA



Bari 16/09/2009

Ai Parlamentari

Al Consigliere Regionale

Ai Coordinatori provinciali

Ai Coordinatori Cittadini

Agli eletti

Alla segreteria organizzativa

E p.c. Al Presidente Nazionale

On. Antonio Di Pietro

Cari amici,

vi comunico che l’IDV Puglia insieme ad associazioni e movimenti ha organizzato la marcia-fiaccolata per la Legalità e la Sicurezza.

L’iniziativa, che vedrà la partecipazione dell’on. Luigi De Magistris, si svolgerà lungo le strade del quartiere San Paolo a Bari il 28 settembre prossimo con partenza alle ore 17.00 dalla sede del Giudice di Pace e arrivo alla Chiesa Madre alle ore 19.00.

Vi invito ad essere presenti numerosi e organizzati comunicando al responsabile organizzativo dell’evento, Michele Cagnazzo dell’Osservatorio regionale sulla Legalità cell. 3332836105 mail. michele.cagnazzo@email.it, la vostra adesione e il numero di partecipanti previsto.

Per ogni altra comunicazione resta a disposizione la sede regionale tutti i giorni: tel. 080/5289164 mail. segreteriaidvpuglia@live.it

Cordiali saluti

Coordinatore Regionale

On. Pierfelice ZAZZERA

Invitiamo i lettori a contribuire al forum con i propri commenti.

PORTA A PORTA: PAGA VESPA O MASI?


16 Settembre 2009
Porta a Porta: paga Vespa o Masi?

Visto che ormai nelle trasmissioni dove interviene il Presidente del Consiglio si registra una debacle, un netto crollo degli ascolti, ritengo che Silvio Berlusconi debba apparire e danneggiare le sue televisioni, e non quelle del servizio pubblico.
Mentre Vespa raccatta un umile 13,47% di share, Mediaset si frega le mani con gli incassi pubblicitari dei suoi canali che accolgono i fuggiaschi delle reti Rai. E così ci si ritrova nella grottesca situazione di un Presidente del Consiglio che per favorire le sue aziende danneggia la Rai. Insomma, mentre i contribuenti perdono soldi, lui si riempie le tasche. Ma se la Tv di Stato è questa, allora non ha senso pagare alcun canone e, visto che con il calo dello share si danneggia anche l’erario, e visto che Vespa considera ‘Porta a Porta’ un suo programma, allora mi chiedo se non debbano essere lui o Masi a colmare questo buco nelle casse pubbliche. Il loro comportamento si profila come un utilizzo di mezzi e soldi pubblici per favorire gli interessi di un singolo individuo.
Ringrazio i cittadini italiani per aver seguito lo spot propagandistico “Io boicotto Porta a Porta”, grazie a loro è stato registrato un crollo dello share della trasmissione. Bruno Vespa è stato il boia della Rai di questo martedì, quando il governo Berlusconi sarà solo un ricordo, certamente, anche il signor Vespa finirà nel dimenticatoio. E colgo l’occasione per ribadirgli che non esistono proprietari di programmi pubblici e che io sarò a ‘Porta a Porta’ per ricordarglielo e per esigere la risposta che i cittadini aspettano alla seguente domanda: “Come mai Berlusconi per farsi intervistare sceglie lei invece che i suoi colleghi?”.
La trasmissione di ieri è stata “da copione”, una sequela di autocompiacimenti da voltastomaco, un soliloquio di un uomo isolato, arrogante e debole. Silvio Berlusconi, quello che ha corrotto Mills nel più colossale processo di evasione fiscale ai danni dei contribuenti, si permette di dare dell’evasore al direttore di Repubblica, dimostrando di essere un mentitore senza ritegno e approfittando dell’ignoranza di molti cittadini, zoccolo del suo elettorato, che non ne conoscono la biografia.
Nei prossimi mesi effettuerò una capillare campagna di volantinaggio, in ogni angolo del Paese, per diffondere la biografia di Silvio Berlusconi che è on line sul sito di Wikipedia. Perchè chi naviga in internet sa perfino il numero di tessera P2 di quest’uomo, ma molti cittadini, per età o per impedimenti tecnici, ancora non hanno mai letto cosa è stato capace di fare questo impresentabile Presidente del Consiglio.
Il primo dei tre obiettivi rilanciati ieri, cioè quello di boicottare ‘Porta a Porta’, è stato raggiunto, grazie a tutti voi. Il raggiungimento degli altri, che sono riportati di seguito, dipende dai partiti cosiddetti di opposizione e dal Presidente della Repubblica, dal quale attendiamo un segnale.


Postato da Antonio Di Pietro in

martedì 15 settembre 2009

VIA DALLA RAI


15 Settembre 2009
Via dalla Rai


Aderisco all'iniziativa lanciata ormai da piu' parti per disdire il canone Rai ed invito i cittadini a fare altrettanto, e aggiungo "sostituendolo con Sky". Non mi esprimo su Mediaset perche', al di fuori delle proiezioni cinematografiche, ai suoi programmi preferirei perfino le televendite.
La Rai è caduta in un profondo stato vegetativo, le ingerenze politiche sono da voltastomaco, e ritengo possano esserci gli estremi per azioni legali nei confronti del direttivo e del governo come artefici di questo degrado, verifica che ho fatto predisporre ai miei legali.
Quello a cui stiamo assistendo è una vergognosa gestione di un patrimonio pubblico che dissolve conti economici, share, patrimoni culturali delle tre reti oltre a danneggiare la popolazione lasciandola al buio dell’informazione.
La dirigenza Rai, costola di governo, da una parte boicotta le trasmissioni di punta ad altissimo indice di gradimento come Report della Gabanelli (video), Annozero di Santoro (video) e Ballarò di Floris (video), dall’altra elabora strategie fallimentari come TivuSat e promuove l’informazione faziosa di soggetti come Minzolini o Vespa, che stanno al giornalismo come la sedia elettrica alla vita umana.
Viviamo ormai in un Paese privo delle più elementari libertà democratiche, dove l’arroganza di un manipolo saldamente ancorato alle istituzioni, e protetto per assurdo proprio dalle stesse, sta divorando lo Stato dall’interno attaccandone gli organi vitali come un cancro invisibile ma mortale. I membri di questo governo, quando toglieranno il disturbo, e presto, non si dissolveranno nella melassa del Parlamento, come le passate legislature, ma dovranno rispondere dei danni causati alla res pubblica affinché siano allontanati per non nuocere più al Paese.
Il 18, 19 e 20 settembre l’Italia dei Valori presenterà a Vasto l’alternativa di governo (consulta l'agenda). L’alternativa a questo indecente esecutivo, che sarà il punto di partenza per ricostruire la narcotizzata coscienza dei cittadini, l’economia e lo Stato stesso, quel che ne rimarrà dopo la XVI legislatura.

<http://www.beppegrillo.it/iniziative/cancelliamoilcanone/index.html?s=user"


Postato da Antonio Di Pietro in

INFORMAZIONE INDIPENDENTE: UN MIRAGGIO


14 Settembre 2009
Informazione indipendente: un miraggio


Sabato 19 settembre sarò a Roma per la manifestazione “no all’informazione al guinzaglio” della FNSI, uno slogan che condivido e che purtroppo è ancora lontano per l’Italia.
Dalle elezioni europee c’è stato un accordo non scritto, un’intesa a tinte massoniche, che ha riunito gli organi dell’informazione tradizionale in una colossale censura nei confronti dell’Italia dei Valori, fregandosene dell’opinione di quasi un decimo della popolazione. Questo è un fatto incontrovertibile, che non ha bisogno di numeri perchè è palese.
Partiti ben sotto la nostra soglia di consenso hanno ricevuto inspiegabili spazi di propaganda per rilanciare un ‘terzo polo’ inesistente ed inconsistente pur di offuscare l’unica alternativa di governo a questa arrogante maggioranza: quella dell’Italia dei Valori. Gli organi di vigilanza per l’informazione non hanno più alcuna rilevanza e sono completamente sottomessi ai controllati, siano essi di maggioranza o di un certo tipo di opposizione.
Quando Berlusconi attacca la stampa e RaiTre in realtà non sta attaccando la loro libertà di espressione ma il fatto che questi prendano istruzioni dai suoi avversari politici esattamente come li prende da lui il resto della galassia mediatica italiana.
La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono ancora un miraggio per questo Paese. Ai processi Dell’Utri e Bassolino, i nostri inviati, lì presenti tutti i giorni, non hanno mai incrociato un giornalista delle testate che vivono di finanziamenti pubblici.
Eppure il più grande conflitto d’interessi del Paese che ha foraggiato l’ascesa di Forza Italia sarebbe scomparso da tempo se si fosse fatto pagare un prezzo congruo alle concessioni radiotelevisive in mano alla famiglia Berlusconi. Eppure nessun giornale ne parla e nessun governo di centrosinistra ha mai affrontato il conflitto d’interessi, anzi, lo hanno favorito fissando il valore delle concessioni Mediaset alla ridicola cifra dell’1% del fatturato (di RTI, nemmeno di Publitalia!).
Le 10 domande de ‘La Repubblica’ sono domande politiche senza sufficiente efficacia informativa, sono un buffetto sulla guancia per un uomo così infinitamente debole e ricattabile.
Rispolverare le 10 domande della Padania del 1998, di cui la stessa Lega ha perso vergognosamente memoria, sarebbe stato di gran lunga più illuminante per l’opinione pubblica su chi veramente sia il Presidente del Consiglio.
Il 19 sarò a Roma, in Piazza del Popolo, alla manifestazione della FNSI per ribadire la volontà dell’Italia dei Valori di ricercare, senza compromessi, un’informazione libera ed indipendente da tutti i partiti, non solo da quelli di Silvio Berlusconi.
Nell’alternativa reale di governo in 10 punti, quella censurata, quella che fa paura alla Casta, al punto 5 c’è la riforma dell’informazione: proposta che ci permetterebbe di risalire nella vergognosa classifica del rapporto mondiale sulla libertà di stampa che ci vede nel 2009 al 44° posto nel mondo.
Di seguito le nostre proposte per spezzare le catene dell'informazione:
Liberalizzare il mercato televisivo dando attuazione alle direttive europee e alle sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia europea (vicenda Europa7-Rete4), con l’eliminazione del duopolio Rai-Mediaset
Fissare il limite del 10-15% del mercato totale per i proprietari di reti televisive e stampa cartacea
Rivedere i criteri di assegnazione dei finanziamenti pubblici all'editoria e loro effettivo controllo
Assegnare il controllo sulla Rai ad un ente totalmente e realmente indipendente dai condizionamenti e dalle scelte della politica

Postato da Antonio Di Pietro in

lunedì 14 settembre 2009

UN PELO DOPO L'ALTRO


14 Sett. 2009
Un pelo dopo l’altro

di Vittorio Zucconi

La decisione di dare spazio alle Opere del Regime con casette al felice terremotato attraverso il programma della 2P condotto dall’untuoso sacrestano del berlusconismo, non e’ altro che uno dei tanti, piccoli, logici sviluppi della metastasi che sta invadendo l’organismo dell’informazione italiana, attraverso reti televisive di proprieta’ o in subaffitto e a stampa periodica che manifesta la propria splendida indipendenza attaccando sempre e soltanto i nemici dell’ Uomo Solo al potere. Spostare una trasmissione per fare spazio a un’altra si pure di sfacciata e gommosa propaganda in stile “il Duce bonifica le paludi”, e voi seccatori “lasciatelo lavorare” non e’ la fine del mondo, e’ un segno di quello che i professori di filosofia al liceo ci spiegavano come “il sofisma della coda di cavallo”. Se levate un pelo dalla coda del cavallo e’ ancora una coda? Certo che si’. Non e’ un crine che fa la coda, non e’ un capello di meno che fa la calvizie. E se ne strappate un altro? Sempre una coda e’, visto che un pelo non puo’ fare la differenza. E cosi’, in base a questa logica, pelo dopo pelo, della coda, nel nostro caso della liberta’ di informazione che deve essere critica o libera non e’, non resta piu’ nulla. I fessi, i disonesti o i farabuttelli di corte che magari mandano a noi adesioni e firme con astuti pseudonimi come “Topo Gigio” per esorcizzare la paura che il cavallo si accorga che gli stanno strappando la coda un crine alla volta, vogliono nascondere questo classico sofisma. Ma non si diventa vecchi in un giorno, lo si diventa un minuto alla volta, e un minuto non e’ nulla, in fondo ce ne sono ancora tanti. Non ci si ammala e di muore perche’ milioni di cellule degenerano tutte insieme, ma una per volta, fino a quando le cellule malate sono troppe perche’ l’organismo possa sopravvivere. Il sistema disinformativo, incernierato sul TG del Minzculpop non racconta ancora, tranne nei casi piu’ sfacciati, menzogne. Si limita a tacere tutto cio’ che puo’ incrinare il mito del duce, e a sottolineare tutto cio’ che puo’ creare difficolta’ a chi a Lui si oppone. Mentre coloro che si credono superiori, moderati, “al di sopra della mischia”, troppo schizzinosi o snob o furbetti per gridare all’agonia della liberta’ in Italia, spaccano il pelo del cavallo in quattro per non dire quello che pure sanno. Di avere le fette di salame sugli occhi e la coda di paglia, al posto di quella di cavallo.

dal sito di "Repubblica"

Perche' il nucleare non e' la soluzione

13 Settembre 2009



Autore Giuseppe Vatinno Giuseppe Vatinno

Il governo Berlusconi, coerentemente (bisogna dirlo), con il suo programma elettorale si presenta con una riedizione del nucleare in Italia.

Inizialmente, si pensava alla ennesima boutade governativa, con un Presidente del Consiglio tradizionalmente iperattivo ed ipercinetico che vuole pontificare su tutto, perfino sulla fisica atomica. Poi ci si è resi conto che le cose stanno procedendo: il Ministro dello Sviluppo economico Scajola ha firmato un decreto che fa partire la macchina; ora, il prossimo step, è quello di pubblicare la lista dei siti e qui, penso, ne vedremo delle belle poiché nessuno vuole avere una centrale termonucleare nel proprio giardino. Nel frattempo, il giro vorticoso delle superconsulenze ha ripreso il suo corso; studi di fattibilità milionari, magari dati ai soliti “amici degli amici”, si susseguono a ritmo incessante.

Cosa succederà in futuro? Il nucleare berlusconiano veramente ripartirà in Italia o è una specie di “Ponte sullo Stretto” perenne di cui tutti parlano perché intanto non si farà mai? Questi gli interrogativi che attendono risposte.

Intanto vediamo perché, tecnico – politicamente, questo nucleare governativo non ci piace.
Il primo punto è che l’accordo tra l’Enel e l’omonima società francese di elettrcità, sembra fatto su misura per rifilare all’Italia (che del resto è storicamente abituata) un bidone tecnologico: infatti il nucleare francese è di terza generazione mentre ora già gira la versione 3.5 e fra qualche anno addirittura la 4.
Quindi all’Italia capiterà un nucleare in sostanziale “disuso” mondiale. Il nucleare di terza generazione poi presenta ancora problemi relativi alla sicurezza e quindi è un nucleare pericoloso.

Il secondo punto è che il nucleare, al contrario di quanto sbandierato dal Ministro Scajola e da Berlusconi costa e costa molto alla comunità, cioè a noi tutti.
Infatti, nel computo dei costi, si deve mettere anche la costruzione e lo smantellamento della centrale con il che il costo unitario di Kwh prodotto non è affatto così conveniente come si vuol fare pensare.

Il terzo punto è che la gestione in sicurezza delle scorie non è affatto risolto se è vero che nessuno sa più dove buttarle, a partire dagli usa del presidente Obama che le nasconde nel sito salino di Yucca Mountains.

Quarto punto le emissioni evitate di CO2, cioè di anidride carbonica, il gas serra responsabile principale dei Cambiamenti climatici, non sono conteggiabili per il Protocollo di Kyoto.

Il quinto punto è che le centrali nucleari sono degli obiettivi terroristici molto sensibili e che quindi richiedono una sorveglianza “h 24” militare molto costosa .

Il sesto punto, ma certo non meno importante degli altri, è che, guidato dagli Usa, il mondo sta dirigendosi con decisione verso le fonti rinnovabili e cioè solare, eolico, biomasse, piccolo idro, energia mareale.

Il settimo punto è che il nucleare civile fa, spesso, da traino al nucleare militare e non vorremo che Berlusconi, saputolo, volesse una bella bomba con il suo faccione.

L’ottavo punto, ma forse anche più importante, è che i cittadini italiani si sono espressi contro il nucleare con un referendum più di venti anni fa.

Insomma, appare chiaro che il nucleare è una scelta di vera retroguardia scientifica, politica, civile ed umana ed occorra una forte opera di mobilitazione dei cittadini per impedirla.


Postato da Giuseppe Vatinno in | Commenti (88) | Scrivi | Permalink | Stampa | Cita sul tuo sito
facebook.jpg oknotizie.gif segnalo.png technorati.gif delicious.gif digg.gif diggitalogo.gif




Commenti: invitiamo i lettori a contribuire al forum con i propri commenti.



Grazie Eraldo concordo in pieno.

domenica 13 settembre 2009

LA QUESTIONE MORALE DEVE RIGUARDARE TUTTI

13/09/2009 - 12.34
INDAGINE BARI: DE MAGISTRIS (IDV), LA QUESTIONE MORALE DEVE RIGUARDARE TUTTI


(IRIS) - ROMA, 13 SET - “Sia che il leader del Pd sarà Bersani, sia che sarà Franceschini o Marino o DAlema i rapporti fra partito democratico e Tarantini devono essere chiariti. La questione morale riguarda il centro sinistra. No si possono avere certe frequentazioni a cuor leggero.” Lo ha dichiarato Luigi de Magistris commentando gli incontri fra Giampiero Tarantini e Massimo D’Alema nel corso dell’intervista a rilasciata Klaus Davi conduttore di KlausCondicio su You Tube. “La Puglia è un esempio eclatante come questa questione sia centrale. La vicenda di Tarantini come purtroppo anche in questo settore (presunte tangenti, smistamento di prostitute ecc) ci sia una tragica e deprimente trasversalità . Al centro sinistra serve una stagione di forte discontinuità.” Ha dichiarato. “Purtroppo c’è un berlusconismo di sinistra e in Puglia se ne vedono gli effetti. Un virus che degrada la dignità umana ha colpito anche il centro sinistra.” E interrogato da Klaus Davi su Vendola “Ha fatto errori politici clamorosi e la questione morale investe anche lui. E’ inquietante che un Presidente della giunta regionale non si accorga cosa fanno i suoi collaboratori. Inquietante dal punto di vista morale e imperdonabile dal punto di vista politico.”

CONTATORE