lunedì 30 marzo 2009

29 Marzo 2009

Sicurezza: due pesi e due misure




Pubblico il video ed il testo di una mia intervista in tema di sicurezza e informazione nel nostro Paese.

Testo dell'intervista

D. Martinelli: Pino Arlacchi, in tema di legalità, l'Europa spesso emette sentenze che condannano l'Italia perché non rispetta determinati parametri o certe leggi, che invece dovrebbe rispettare. Sotto questo profilo della legalitàl'Europa come vede l'Italia?
P.Arlacchi: Come un fanalino di coda. Per lo standard di legalità che esiste a livello europeo. Non solo le condanne della Corte europea per i diritti dell'uomo, ma anche il fatto che nel nostro paese gli standard elementari di democrazia sono carenti. Il fatto macroscopico è che abbiamo un conflitto di interessi devastante con Berlusconi presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset, abbiamo un continuo danno ai diritti di legalità dei cittadini, abbiamo sentenze lunghissime, un sistema giudiziario che non funziona e che costa moltissimo. Lei pensi soltanto che la Francia spende la stessa cifra che spendiamo noi, sette miliardi di euro per mantenere il sistema giudiziario, ma in Francia un processo dura poco, in Italia dura anni.
Abbiamo una situazione drammatica che riguarda lo standard e gli strumenti a disposizione delle forze dell'ordine per fare indagini più elementari, un governo che sta distruggendo lo strumento delle intercettazioni telefoniche, fondamentale per fare indagini contro la grande e contro la piccola criminalità. Sta venendo, di fatto, scippato ai magistrati inquirenti. Abbiamo l'intero pianeta della giustizia che non funziona per i potenti perché garantisce loro una pressoché completa impunità, e funziona solo nei confronti dei poveri e dei disgraziati. Basta vedere chi sta in carcere oggi.
Abbiamo poi un'opinione pubblica completamente drogata, con un'agenda falsa dei problemi del Paese, in cui si parla soltanto di stupri, di criminalità comune come se ci fosse un'ondata dilagante di criminalità, quando la realtà è esattamente opposta.
Abbiamo un a diminuzione della criminalità violenta nel nostro Paese che dura da venti anni.
Abbiamo una flessione degli omicidi che sfiora l'ottanta per cento.
Abbiamo una diminuzione anche di piccoli reati come gli scippi, furti d'auto che si aggirano attorno al settanta per cento.
Abbiamo una situazione, che è anche europea e internazionale, che è una flessione degli standard di criminalità, e una televisione, oltre che una carta stampata, che dedica pagine intere, o ore intere, di trasmissione a fatti che sì esistono e che non vanno sottovalutati, ma che comunque non sono sicuramente emergenze o fatti dilaganti, si invita la caccia allo straniero, ora c'è la caccia al romeno e a chiunque sia un immigrato che viene identificato come un criminale.
Tutto questo c'è solo in Italia! Non c'è un solo Paese europeo in cui ci sia un'ondata di populismo demagogico e falso come quello che esiste nel nostro Paese, e questo perché? Per evitare che la gente rifletta sui suoi problemi veri.

D. Martinelli: Forse si rifà al fatto che negli Stati Uniti per Madoff sono stati chiesti 150 anni di carcere per aver fatto quello che ha fatto Calisto Tanzi in Italia, che invece a quanto pare patteggia?
P.Arlacchi: Esatto. Processi su fatti assolutamente banali, di ordinaria criminalità, non si parla dei processi di mafia, non si parla dei processi di corruzione. La sentenza per l'omicidio Fortugno, vicepresidente della Regione Calabria assassinato alcuni anni fa, non c'era nessuno. La televisione ne ha parlato in un piccolo servizio, la stampa l'ha buttata lì in maniera distratta perché erano troppo occupati a parlare delle fesserie che avvengono sul processo di Garlasco o su quello di Cogne. Questa è l'Italia di oggi.
Guardi io non sono tra quelli che credono che la maggioranza degli italiani sguazzi nell'illegalità ed è felice, e questo è quello che Berlusconi, ma anche altri, ci vogliono far credere. Che loro rappresentino la volontà o gli interessi della maggior parte degli italiani. Non è affatto così. Loro rappresentano gli interessi di diversi milioni di italiani, che sono comunque una minoranza in un paese di 60 milioni di abitanti, che sguazzano sì nella delinquenza e nell'illegalità perché ci campano sopra, o nell'evasione fiscale, o nella corruzione e nella distribuzione delle risorse pubbliche. Sono milioni di persone che non sono da sottovalutare quanto a numero, ma non sono la maggioranza degli italiani. Semmai la maggioranza degli italiani è vittima di questo sistema, perché non riceve i servizi pubblici necessari, perché trova le sue risorse, le tasse che paga, buttate via in quanto poi molti servizi non vengono corrisposti dallo Stato.
Questa è la maggioranza degli italiani che soffre, che paga e che vede negati i suoi diritti.
Noi dobbiamo cercare di rappresentarla questa maggioranza, invece di dire che dentro tutti gli italiani c'è un piccolo Berlusconi.


Postato da Pino Arlacchi

domenica 29 marzo 2009

ITALIA IMBAVAGLIATA

28 Marzo 2009

Italia imbavagliata

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Pubblico il video ed il testo dell'intervento di Carlo Vulpio, giornalista e candidato indipendente nelle liste dell'Italia dei Valori alle elezioni Europee del 6 e 7 giugno, sul tema dell'informazione.

"Il Governo manovra per piazzare uomini di fiducia a capo dei giornali di maggior prestigio
Il cataclisma finanziario, la crisi pubblicitaria, l’adattamento all’universo digitale e i licenziamenti dei giornalisti sono temi comuni a tutti i giornali del mondo.
Molti esperti, e non pochi lettori, temono che tale situazione incida sulla qualità della stampa. In Italia, forse il paese europeo insieme alla Russia in cui il controllo politico dei media è meno discutibile, l’inquietudine è doppia.
Al duopolio televisivo, o più semplicemente monopolio assoluto, formato da Mediaset e RAI, potrebbe aggiungersi molto presto una sorta di rivoluzione della stampa.
Dietro a questo movimento tellurico in elaborazione risuona il solito nome: Silvio Berlusconi, magnate dei media e primo ministro, il cui nuovo obiettivo sono le due testate giornalistiche milanesi di maggior prestigio, Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano, e Il Sole 24 Ore, il principale giornale economico nazionale.
“Questa volta Berlusconi non farà prigionieri, vuole controllare tutto e lo farà”, dice Giancarlo Santalmassi, giornalista RAI dal 1962 al 1999 e direttore di Radio24 fino a quando, l’autunno scorso, fu allontanato dopo essere stato dichiarato nemico ufficiale del Governo del Cavaliere nel 2006.
Enzo Marzo, storico giornalista del Corriere, è pienamente d’accordo con Santalmassi; giovedì scorso, nel corso di un dibattito sulla libertà di stampa che si è svolto presso la sede della Commissione Europea a Roma, ha affermato che la battaglia per la direzione del giornale è già iniziata.
Il nucleo dirigente del gruppo RCS (editore di Unedisa in Spagna) e proprietario del Corriere, spiega Marzo, ha ritirato la fiducia al direttore del quotidiano, Paolo Mieli, e sta valutando due sostituti: il primo, Carlo Rossella, sponsorizzato da Berlusconi e il secondo, Roberto Napoletano, direttore de Il Messaggero che, come ricorda Marzo, “divenne famoso durante l’ultima notte elettorale perchè fu pizzicato da una telecamera mentre concordava al telefono con il portavoce di Casini (leader dei democratici dell’UDC e genero dell’editore del quotidiano) il titolo principale che avrebbe piazzato il giorno dopo”.
Rossella è il presidente di Medusa, società di distribuzione cinematografica di Berlusconi, ed ha ricevuto la benedizione de Il Giornale, quotidiano della famiglia del magnate che ha ricordato che il Cavaliere “lo tiene particolarmente a cuore e gli ha già dato l’incarico di dirigere le sue due più grandi testate, Panorama e TG5 .”
All’interno del RCS, Rossella conta su altri importanti sostenitori: Diego della Valle, proprietario di Tod’s e della Fiorentina, e Luca Cordero di Montezemolo, patron della Fiat e del gruppo Ferrari e amministratore delegato de La Stampa.
Ma la parola di Berlusconi sarà quella decisiva, spiega senza ombra di pudore il quotidiano di suo fratello, perché mentre la crisi strangola i giornali, “l’intero sistema bancario dipende dal primo ministro”.
Napoletano ha le sue carte: non dispiace a Berlusconi ed è tra i pochi che comunicano telefonicamente con Giulio Tremonti, ministro dell’Economia ed editorialista de Il Messaggero.
Secondo Il Giornale il ministro “sa che il peggio della crisi economica sta per arrivare” e la sua idea è quella di piazzare Napoletano a Il Sole (proprietà, come Radio24, del patronato di Confindustria) e di passare al suo attuale direttore, Ferruccio de Bortoli, il timone del Corriere.
Se non parlassimo dell’Italia tutto questo affanno sarebbe inverosimile, degno al massimo di un articolo scandalistico. Ma tutte le fonti sono concordi nel segnalare che si tratta di “manovre serie e reali” il cui effetto causerà “un terremoto”.
Il malcontento del Governo nei confronti di un altro giornale, La Stampa di Torino, proprietà della Fiat è palese. Secondo l’entourage berlusconiano, il suo direttore Giulio Anselmi sarà tentato con un’altra importante poltrona: quella di presidente dell’agenzia ufficiale Ansa. Se dovesse accettare, prenderebbe il suo posto un direttore meno ostile al Governo.
Mentre questo disegno politico prende corpo, i media italiani cercano, per quanto possibile, di tener testa a questa tempesta. Il presidente del RCS Piergaetano Marchetti, che ha visto nel 2008 scendere i profitti del gruppo a 38 milioni di euro rispetto ai 220 milioni del 2007, ha confermato che stanno soffrendo “tagli pubblicitari feroci ed immediati”.
E il suo amministratore delegato ha annunciato che l’andamento del gruppo dei primi mesi dell’anno obbligherà a “una riduzione del personale”. “Bisogna agire sui costi e sui modelli economici in Italia e all’estero”.
Marco Benedetto, vicepresidente del Gruppo Espresso, prevede anch’egli “tagli e cambiamenti”. Ironicamente Benedetto non è pessimista sul futuro del settore: “Tra una decina d’anni sarà splendido”.

Questo articolo non è uscito su un giornale italiano. Lo ha scritto un giornalista spagnolo, Miguel Mora, ed è uscito su un noto quotidiano spagnolo, El Pais. Lo avrei voluto scrivere anche io, ma non me lo pubblicavano."

Articolo tradotto da Italiadallestero.info

Postato da Antonio Di Pietro

venerdì 27 marzo 2009

SICUREZZA SUL LAVORO,LICENZA DI UCCIDERE

27 Marzo 2009

Sicurezza sul lavoro, licenza di uccidere

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che modifica il testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, una vera e propria licenza di uccidere che dobbiamo respingere con tutte le nostre forze.

Questo Esecutivo non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai morti sul lavoro. Dopo essersi riempito la bocca di condoglianze, per apparire in TV ai funerali, Sacconi ha pensato bene di indebolire le, purtroppo ancora labili, responsabilità delle imprese sulla sicurezza del lavoro. Già le norme approvate dal governo sulla denuncia ritardata delle assunzioni favoriscono sfacciatamente il lavoro nero e il camuffamento degli incidenti sul lavoro.

Ora con queste norme, varate oggi, si restringe ancora di più l'intervento degli ispettori del lavoro e si indeboliscono e riducono notevolmente le sanzioni per gli imprenditori che non applicano la disciplina sulla prevenzione degli infortuni. E' un vero e proprio colpo di spugna che, nella sostanza, depenalizza il reato di omessa applicazione delle norme sulla sicurezza del lavoro e cancella l'aggravante di questi comportamenti sulla sanzione del reato.

Dopo i fatti della Thyssen Krupp di Torino era evidente che la via maestra da perseguire era quella dell'intensificazione dei controlli, della pulizia degli ispettori corrotti e della introduzione del dolo eventuale nel perseguimento dei comportamenti omissivi delle imprese che sono alla base dell'incremento e dell'aggravamento degli infortuni sul lavoro.

Il governo, per bocca di Sacconi, aveva detto che avrebbe dichiarato guerra agli infortuni sul lavoro. Non aveva detto però da quale parte l'avrebbe combattuta. Ora sappiamo che sta dalla parte degli omicidi.

Postato da Antonio Di Pietro

Aderiamo alla iniziativa “l’ora della Terra” del WWF

Siamo convinti che siano in atto degli sconvolgimenti climatici prodotti dall’uomo e dal suo smodato uso ed abuso delle risorse del Pianeta Terra.
Le nostre abitudini, le nostre disattenzioni,stanno esaurendo le risorse della Terra che rischia di soccombere se non cambiamo, sia pure in parte, il nostro stile di vita.
Come al solito, i mass media non hanno dato il giusto rilievo all'iniziativa che è sconosciuta ai più.
Per questo motivo, il Circolo “San Donaci Terra Viva” ha aderito con entusiasmo alla manifestazione organizzata dal WWF per domani sera, sabato 28 marzo 2008, dalle ore 20,30 alle ore 21,30.
Pertanto, invitiamo tutti i gli uomini e le donne di buona volontà, a spegnere la luce sforzandosi a consumare la minore energia possibile nell’ora in questione. Ovviamente, sarebbe auspicabile che ciò avvenisse tutti i giorni della settimana!
Auspichiamo e chiediamo a tutti Sindaci, ed in particolare al Sindaco di San Donaci, dott. Domenico Serio di aderire all’iniziativa abbassando al minimo la pubblica illuminazione nelle vie e nelle piazze.
Quanto a noi, stiamo pensando ad una sorpresa per trascorrere un ora tutti assieme, serenamente ed in compagnia di quanti vorranno intervenire presso la istituenda sede del Circolo, che è in fase di allestimento, sita in San Donaci alla via Frassaniti n.8.
Siete tutti invitati a partecipare all'evento che contribuirà
a salvare la Madre Terra.
Il Circolo IDV “San Donaci Terra Viva”

TESTAMENTO BIO_ILLOGICO


26 Marzo 2009
Testamento bio-illogico


Autore Stefano Pedica




Oggi abbiamo votato, dopo tre giorni di tentativi di far riflettere il centrodestra su cosa stava votando, quello che i cittadini non vogliono: la legge che impone una scelta sulla loro vita.

Questo è quello che noi abbiamo cercato di far capire durante questi tre giorni di lavoro e di tanti emendamenti, ma loro continuano a fare tanti spot senza risolvere i problemi.

In Italia c'è la tendenza, in questi temi, di imporre la fede anche a chi la fede non ce l'ha, ed è stato chiaro quando più persone del Partito Democratico hanno votato insieme a quelli del Pdl. Parlo dei Teodem, che avevano questo obbligo di votare secondo le continue ingerenze da parte del Vaticano durante questi tre giorni di lavoro. Noi dell'Italia dei Valori, attraverso il voto finale del Senatore Astore, l'abbiamo detto: questa è una legge scritta a più mani, e sicuramente da una mano che viene da una parte estera, che noi chiamiamo Vaticano.

Ci siamo presentati con quelle che sono le nostre idee, quelle che il nostro Presidente Di Pietro aveva manifestato in questi giorni e che io ho materializzato organizzando, con il Presidente Belisario, un sit-in all'interno del Senato con dei cartelli che esprimevano l'illogicità di questa legge: “Testamento bio-illogico”, “Testamento ideologico” e “Referendum”.

E' una legge incostituzionale, perché la Carta sancisce il diritto della persona di rifiutare le cure. Se i cittadini possono rifiutarsi di essere nutriti da un sondino non si capisce perché non possano avere più questo diritto nel caso non potessero più avere la capacità di esprimersi. Questa legge è inutile, perché il testamento biologico è nato con un solo obiettivo, ossia poter rifiutare la vita artificiale. Poiché alimentazione e idratazione forzata sono le condizioni indispensabili per mantenere la vita artificiale, di fatto questa legge nega l'obiettivo per cui è nata. E' un assurdità.

Vogliamo che la vita sia a disposizione dell'uomo e non di una legge e di uno Stato. Vogliamo che il cittadino si riprenda le proprie decisioni e non sia obbligato di far decidere allo Stato sulla propria pelle.

Vogliamo dare ai cittadini di poter esprimere la propria volontà nel caso si trovassero nelle condizioni di Eluana Englaro. Questo governo impedisce di fatto, con l'articolo 3, di esprimere la propria volontà in caso di tragedie simili a quella di Eluana Englaro. Queste persone sono talmente “sciacalli” che sfruttano anche la morte di una persona che ha sofferto e che solo lei poteva capire qual'era la sofferenza in quel momento. Ci hanno giocato sopra, come dicevo prima, per dare un messaggio alla Chiesa: “tutto ciò che Santa Madre Chiesa dice loro la trasformeranno in legge”.

La legge ritornerà alla Camera, dove ci sarà battaglia e dove ci sarà una persona che battaglierà sicuramente, Antonio Di Pietro. Ne vedremo delle belle.

Postato da Stefano Pedica

mercoledì 25 marzo 2009

BENI PUBBLICI , PROFITTI PRIVATI


24 Marzo 2009






Beni pubblici, profitti privati dei concessionari


Berlusconi dichiara dieci volte meno al fisco italiano anno su anno. Solo 14 milioni di euro. Nessuno verserà una lacrima, neanche le migliaia di disoccupati della crisi economica.
Da questa notizia balzata alla ribalta di tutti i giornali, anche quelli internazionali, se ne deduce che comunque Silvio Berlusconi continua a guadagnare ancora un sacco di soldi grazie alle concessioni ottenute dal sodale Bettino Craxi e mai rimesse in discussione dai governi successivi.

Mi domando peraltro come mai abbia dichiarato solo 14 milioni, vista la considerevole crescita di investimenti delle aziende di Stato in pubblicità sulle reti Mediaset, a scapito della RAI, come evidenziato in un articolo de L’Espresso del 12 marzo.

Mi domando come mai in una situazione dove il governo chiede sacrifici alla popolazione non vengano riviste e portate ad un congruo prezzo del 20% del fatturato, invece dell’1% attuale, le concessioni di Stato, tutte, comprese quelle per le frequenze radiotelevisive del “povero” Silvio Berlusconi. Mi domando cosa stiano facendo i colleghi in Parlamento e perché mantengano il silenzio su questa immensa regalia di Stato. Prima di proporre una patrimoniale ai redditi sopra i 100 mila euro proporrei un recupero del 19% di concessioni non versate ai cittadini negli ultimi dieci anni almeno.

Le concessioni pubbliche vanno riviste, da quelle televisive a quelle autostradali, a quelle dell’acqua, a quelle energetiche. Non sono accettabili utili da capogiro su beni di mercato in situazioni praticamente da monopolio di beni primari.

Postato da Antonio Di Pietro

martedì 24 marzo 2009

L'ONESTA' CONQUISTA TARANTO

24 Marzo 2009
L'onesta' conquista Taranto

Autore IDV Staff
Pubblichiamo il video ed il testo dell'intervista, realizzata dal nostro inviato, ad "Enzo" Stefàno, sindaco di Taranto, che ha rinunciato allo stipendio da primo cittadino per risolvere i problemi della sua città e per testimoniare che la politica dev'essere al servizio dei cittadini e non per servirsi dei cittadini.

Testo dell'intervista
Enzo Stefano è sindaco di Taranto. Dopo la nota vicenda del crack comunale, un dissesto da oltre un miliardo di euro, lei ha rinunciato ufficialmente allo stipendio di primo cittadino per cercare di risolvere i problemi della città, che sono tanti. Tra l'altro l'Ilva, primo contribuente, non paga l'Ici da tredici anni.

D.Martinelli:Che situazione si sta vivendo a Taranto?
E.Stefàno: Aver rinunziato all'indennità da sindaco è sì per dare qualche piccola risposta, naturalmente, ai problemi della città di Taranto, ma soprattutto e fondamentalmente per essere vicino alla sofferenza della città e testimoniare che la politica dev'essere al servizio dei cittadini e non servirsi dei cittadini. Questa piccola azione ha permesso di instaurare un rapporto di grande colloquio a livello morale con i cittadini, che hanno compreso. E questa comprensione ha fatto sì che i cittadini di Taranto hanno potuto sopportare i tanti diritti negati sapendo che il buio sarebbe passato in fretta. Infatti è stato così perché da un'analisi attenta, su quanti contribuivano a pagare correttamente le tasse della città, siamo riusciti a far entrare molte energie nel comune di Taranto, tanto è vero che gli introiti sono aumentati di quattordici volte. Abbiamo anche posto molta attenzione agli sprechi, tanto è vero che in rapporto al 2005 il comune di Taranto, questa amministrazione, nel 2008 ha risparmiato venti milioni di euro, che sono stati trasformati in servizi a favore dei cittadini.

D.Martinelli: Scusi, ma l'Ilva paga l'Ici o no?
E.Stefàno: L'Ilva adesso paga adeguatamente l'Ici, tanto è vero che ogni anno pagherà in più di quello che pagava, un milione e quattrocento mila euro.

D.Martinelli: E com'è potuto accadere che per così tanti anni ha evaso questa imposta comunale?
E.Stefàno: Non era stata fatta una attenta analisi, come noi invece abbiamo preteso dagli uffici, e siamo contenti perché non abbiamo agito contro nessuno, ma abbiamo agito con trasparenza guardando tutti nella stessa maniera.

D.Martinelli: Parliamo un po' della crisi occupazionale. Taranto, un po' come tutte le città del Sud come al Nord, vive il problema. Per carità, visto che non si sta molto meglio, lei che è primo cittadino come vive questa situazione con i cittadini che sicuramente le chiederanno aiuto e si presenteranno in Comune per chiedere aiuto?
E.Stefàno: Certamente. Taranto in tutto questo è una vittima privilegiata perché se pensiamo che ci sono diecimila operai in cassa integrazione sommati alla disoccupazione che già faceva paura, certamente i bisogni aumentano e quindi c'è particolare sofferenza. Ci siamo adoperati guardando anche all'aspetto sanitario, perché almeno vogliamo che almeno per la sanità finisca l'immigrazione verso il Nord. Abbiamo chiesto alla Regione, e ottenuto, reparti di alta specializzazione come la cardiochirurgia, che mancava nella nostra città e che nel giro di un anno ha salvato migliaia di vite umane e ha permesso alle tante famiglie di non emigrare almeno per questo. Abbiamo avviato una campagna di prevenzione dei tumori, in modo tale che le persone non debbano andare fuori dalla nostra città. Abbiamo posto attenzione al problema casa. Siamo riusciti a risolvere inventando, abbiamo cioè dato temporaneamente gli alloggi dei custodi nelle scuole, dove mancava il custode, abbiamo dato alle famiglie bisognose, in maniera temporanea, in modo tale di permettere loro di avere almeno un tetto. E con tante iniziative abbiamo la serenità di sapere che nella nostra città non ci sono persone che non hanno casa, e non ci sono persone che non hanno la possibilità di mangiare.

D.Martinelli: In molti comuni italiani ci si lamenta perché nel patto di stabilità non è possibile utilizzare i fondi che i comuni dispongono per poter fare opere pubbliche. A Taranto com'è la situazione?
E.Stefàno: Noi abbiamo grandi necessità ma come abbiamo detto prima, risparmiando, quello che non dipende da noi non possiamo dare risposte, però per tutto quello che dipende da noi lo stiamo facendo. Stiamo risparmiando anche nei lavori che il comune sta portando avanti trattando e controllando quello che gli imprenditori ci chiedono. Faccio un esempio: per il riscaldamento delle scuole che improvvisamente si era guastato durante il periodo invernale, ci era stato chiesto da alcune imprese circa cinquecentomila euro per rimetterli in moto, li abbiamo invece riattivati con ventinovemila euro. Un'attenzione oculata perché quello che risparmiamo lo dobbiamo ridare ai cittadini.

D.Martinelli: Due battute ancora per chiudere sulla sua esperienza di sindaco e di come sta vivendo il suo rapporto con i componenti della giunta comunale, che si ritrova a guidare.
E.Stefàno: Devo dire che una certa mentalità politica del passato di dire che cosa spetta a quel partito, in alcune persone ancora rimane, ma abbiamo dato dimostrazione concreta di non ascoltare queste richieste e di mantenere fermo l'impegno con i cittadini. Noi lavoriamo per i cittadini e quando non saremo più in grado di onorare questo impegno, siamo disposti ad andare a casa.

D.Martinelli: Perché lei oggi qui su questo palco dove c'è stato Antonio Di Pietro?
E.Stefàno: Perché si parla di legalità e siamo in prima fila a portare questa battaglia, onorati di farlo insieme a Italia dei Valori.





Postato da IDV Staff

IL PIZZO DI TARANTO


24 Marzo 2009
Il pizzo di Taranto








Pubblico un intervento di Carlo Vulpio, giornalista e candidato indipendente nelle liste dell'Italia dei Valori alle elezioni Europee del 6 e 7 giugno. Carlo è entrato in politica per rappresentare nelle istituzioni la voce libera dell'informazione, i cittadini ed i colleghi che credono in questo valore.

Testo dell'intervento

"Oggi vi raccontiamo una cosa che probabilmente, ancora per molto tempo, non leggerete su nessun giornale, che non ascolterete su nessuna televisione e su nessun canale radio. Vi parleremo di un fatto che, invece, una informazione libera e responsabile dovrebbe titolare a nove colonne sulle sue prime pagine o dovrebbe dare come prima notizia nei telegiornali e radiogiornali. Oggi noi vi parleremo di Taranto.
Taranto, si è scoperto qualche tempo fa, è la città più inquinata d'Europa per emissioni industriali.

Taranto produce il novantadue per cento della diossina italiana.

Taranto è ammorbata da sostanze cancerogene teratogene come gli idrocarburi policiclici aromatici come il mercurio, l'arsenico, il piombo, tutte sostanze che vengono dalle sue principali industrie che non sono industrie di poco conto, ma sono industrie che si chiamano Ilva, la più grande acciaieria d'Europa, si chiamano Eni e la sua raffineria, che si chiamano Cementir, laddove si produce cemento. Queste tre industrie, che sono le più grandi, oltre che ammorbare Taranto e a contribuire in maniera pesante all'aumento dei tumori, delle malattie leucemiche, quindi ad uccidere i tarantini come mosche, non pagano l'Ici al comune di Taranto fin dal 1993, anno in cui l'imposta comunale sugli immobili venne istituita per Legge.
L'Ilva, per esempio, ne paga solo una parte, circa tre milioni e mezzo, l'Eni non paga circa sette milioni di Ici ogni anno, la Edison, altra industria, non paga due milioni e duecentomila euro l'anno di Ici. Poi c'è la Cementir che non paga circa centomila euro l'anno, ma questa somma, rispetto alle altre, rischia soltanto di apparire una multa un pochino più salata. In quindici anni, fino al 2007, tutte queste industrie non hanno pagato complessivamente centosettantadue milioni di Ici fra imposte, interessi e sanzioni.
Questo significa che ogni tarantino ha pagato ottocentodieci euro a testa, quello che potremmo tranquillamente chiamare il “pizzo” che la città di Taranto ha pagato a questi, diciamo, nuovi Casalesi?
Le cose sconvolgenti sono due: la prima che questa Ici non verrà più pagata per il suo ammontare perché dieci anni, dal 1993 al 2002, sono coperti dalla prescrizione, cioè di questi 172 milioni, all'incirca 120 milioni, non potranno più entrare nelle casse del comune di Taranto.
La seconda cosa sconvolgente è che per la prima volta, dopo quarantotto anni, la nuova giunta comunale che si è insediata a Taranto diciotto mesi fa, anche per merito di un nuovo assessore, una signora che si chiama Fischetti ,che è un tecnico prestato alla politica proveniente dall'Agenzia delle entrate, ha disposto assieme al sindaco Stefàno un accertamento fiscale.
Ma ci viene da ridere, scusate, perché abbiamo scoperto che questa è la prima ispezione fiscale che ha subito l'acciaieria più grande d'Europa in cinquant'anni ed è la prima ispezione fiscale che hanno subito anche le altre industrie di cui stiamo parlando.
Noi abbiamo anche scoperto che questo è accaduto per una ragione molto semplice: fino all'anno scorso, il servizio dell'Ici è stato appaltato a una società di Taranto che si chiama Emmegi s.r.l., che sta per Mimmo Greco, titolare di questa società, che simpaticamente a Taranto chiamano il papa. Questa società ha riscosso per conto del comune l'Ici. Come mai non ha fatto nessun controllo? Questa è una bella domanda che tutti dovremmo porci, perché intanto l'Ici è una tassa che si autocertifica, quindi cosa facevano queste industrie? Autocertificavano l'Ici che passavano alla società che aveva appaltato il servizio e che questa, a sua volta, girava pari pari al comune di Taranto.
Mai nessun controllo e poi si scopre, per la prima volta, che vi è questo grande ammanco.
Un'altra cosa molto grave è che la città di Taranto è il comune che ha fatto registrare in tutta la storia d'Italia il più grande buco finanziario: ha dovuto dichiarare fallimento per l'astronomica cifra di un miliardo e duecento milioni di euro.
Voi capite bene come, andando a scovare fatti come questo, si capisce un po' meglio perché un comune fallisca.
Tutto questo è davvero allarmante, però noi abbiamo voluto dirvelo perché io, facendo il giornalista, ho scritto un'inchiesta su tutto questo, e sto aspettando, d'accordo col mio giornale, che l'inchiesta venga pubblicata. Non credo che ci saranno ragioni per non pubblicarla, però siccome l'interesse pubblico di questa cosa è molto alto e siccome questo servizio è già da tempo realizzato, è stata una bella idea quella di venire qui con Daniele, che in questo momento mi sta inquadrando e sta ascoltando le cose che io dico, sotto il cavallo della Rai, perché questo splendido esemplare di equino possa correre e sbizzarrirsi libero per i prati, come dovrebbe essere l'informazione pubblica, a cui tanto noi teniamo, compresi i nostri colleghi direttori dei telegiornali della Rai, Mediaset e di La7, che tutti quanti insieme potessimo un giorno raccontare al mondo com'è che Taranto, che è in Italia e in Europa, sia la città più inquinata d'Europa per emissioni industriali e com'è che soltanto a Taranto vi possa essere un quartiere come il Tamburi, chiamato il quartiere dei morti che camminano, perché l'esempio di un sobborgo industriale di una città sulla quale poi è sorta l'industria come neanche, forse, in Pakistan accade non è una mia battuta.
Sono sicuro che questa storia la ascolterete nei telegiornali, la vedrete sui giornali e la sentirete anche in radio."



Postato da Antonio Di Pietro

sabato 21 marzo 2009

Conferenza stampa dell' Italia Dei Valori:

Comunichiamo a tutti i cittadini interessati che questa sera, alle ore 20,45 (con replica domani pomeriggio alle ore 15,05), sarà trasmessa sull'emittente Tele Radio Citta Bianca una interessante intervista al Sen. Giuseppe Caforio dell'Italia dei Valori, nonchè al candidato Presidente alla Provincia, Avv. Nicola Massari, ed al candidato Sindaco al Comune di Brindisi Antonio Giunta.
Si raccomanda a tutti gli interessati di seguire l'evento, che consentirà di fare chiarezza sulle vicende politiche che interessano la tornata elettorale del giugno prossimo.
Inoltre, sapremo certamente qualcosa in più sull'ambiguo comportamento del Partito Democratico che, come è noto, ha scelto di appoggiare nelle elezioni provinciali la candidatura di Massimo Ferrarese.
E' noto che il Partito dell'Italia dei Valori non sia rimasto al palo a subire l'inerzia degli altri naturali alleati, ma ha da tempo presentato i propri candidati facendo conoscere a tutti i cittadini i propri programmi: legalità, lavoro, sviluppo ecocompatibile, e quant'altro occorra per dare un futuro migliore al nostro amato territorio.
Seguiamo con attenzione l'evento anche perchè è noto che la stampa di regime non farà certamenente passare la notizia sui media locali.
Vi diamo pertanto appuntamento su Tele Radio Citta Bianca.

Il Circolo dell'Italia Dei Valori di San Donaci

giovedì 19 marzo 2009

SONIA ALFANO IN EUROPA CON L'IDV


19 Marzo 2009
Sonia Alfano in Europa






Torniamo in Europa, ma con degli italiani di valore di cui essere orgogliosi. Per questo presentiamo il nostro candidato che ha una storia umana, professionale ed etica, e che potrà rappresentare la migliore Italia in Europa.

Testo dell'intervento:

"Purtroppo sono all'ordine del giorno le prove dell'infiltrazione della mafia all'interno delle istituzioni. Per fare un esempio, mi viene in mente il nome di Renato Schifani, presidente del Senato, che qualche anno fa era socio in affari del boss Nino Mandalà di Villabate. Oppure, mi viene in mente il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che piacevolmente andava ai matrimoni delle figlie dei boss, in fattispecie del boss Croce Napoli con cui si intratteneva, si abbraccia e si bacia.
Credo che il nostro Paese abbia bisogno di far filtrare all'esterno quello che accade in Italia. Non è soltanto un problema italiano, la strage di Duisburg ne è una prova lampante, la prova che le mafie hanno ormai agganciato non solo i territori italiani, ma che stanno continuando ad espandersi in tutta l'Europa.
Se molti continueranno a pensare che le mafie sono un problema che esiste soltanto al Sud, faranno solo un favore alla loro crescita. E' risaputo che le mafie tendono a razziare i territori del Sud, ma in realtà i loro soldi li investono poi al Nord. Nel Sud abbiamo visto il sangue nelle strade, però questi soldi vengono successivamente ripuliti e reinvestiti al Nord Italia e adesso anche in Europa.
La cosa più importante da fare è cercare di far arrivare in Europa il nostro grido di allarme. Sono convinta che davanti a questo tipo di emergenze tutti gli italiani si devono assumere le proprie responsabilità.
Non vi chiederò mai di darmi fiducia. Non intendo decidere nulla per gli altri all'interno di una stanza chiusa. Vorrei costruire questo percorso insieme a voi e soprattutto vorrei che voi, accanto a me, vi assumiate le vostre responsabilità e prendiate coscienza che ognuno di voi è una pedina importante in questa nazione.
Troppe volte ci siamo dovuti vergognare per i titoli che la stampa estera ha usato per descrivere il nostro Paese. Ritengo fondamentale dover portare, insieme a tutti voi, un nuovo segnale di onestà per questo Paese. L’Italia ha bisogno di cambiare, non è un percorso impossibile, è difficile, però occorre farlo, proprio per poter continuare a guardare in faccia i nostri figli e per poter continuare a fissare il tricolore che troppe volte abbiamo visto insanguinato con delle morti.
Vorrei che si smettesse di esportare all'estero il peggio e vorrei che per una volta si potesse credere, tutti quanti insieme, che questo Paese è sì da ricostruire, ma aspetta solo ed esclusivamente il nostro contributo e nessuno può più tirarsi indietro."

Postato da Antonio Di Pietro


18 Marzo 2009
L'aziendalizzazione del sapere



Autore Pierfelice Zazzera

Ronde xenofobe e manganelli fascisti: questi sono gli unici strumenti che il Governo conosce per affrontare i problemi del Paese. La protesta degli studenti e del movimento dell'onda, che in questi giorni sta manifestando nelle università, andrebbe ascoltata e non repressa.

Le ragioni della protesta degli studenti sono sacrosante. Questo Governo taglia i finanziamenti all’istruzione e alla ricerca, trasforma le università in fondazioni e, con il disegno di legge Aprea, in discussione in Commissione, vuole trasformare i consigli di istituto in consigli di amministrazione e imporre l’assunzione diretta degli insegnanti da parte dei presidi.

La nostra Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto alla migliore istruzione pubblica. L’aziendalizzazione del sapere che ha in testa il Governo è inaccettabile perché tradisce il dettato costituzionale.



Postato da Pierfelice Zazzera

martedì 17 marzo 2009

LUIGI DE MAGISTRIS IN EUROPA CON L'IDV



17 Marzo 2009

Luigi De Magistris in Europa


Torniamo in Europa,

ma con degli italiani di valore di cui essere orgogliosi. Per questo presentiamo il nostro candidato che ha una storia umana, professionale ed etica, e che potrà rappresentare la migliore Italia in Europa.

Testo dell'intervento:

"La prima cosa in questo momento importante per la mia storia personale e professionale è la ragione per la quale ho scelto di impegnarmi in politica, la politica con la "P" maiuscola.
Lascio un lavoro al quale ho dedicato quindici anni della mia vita e che è stato il mio sogno, come ha detto qualcuno, la missione di questi anni.
Ritengo che non mi sia stato consentito di esercitare le funzioni che amavo, in particolare quella di Pubblico Ministero, che mi consentivano di investigare, di accertare i fatti, di fare quello che ho sempre sognato nella mia vita.
Sono stato in qualche modo ostacolato in questa attività che non mi è più possibile esercitare da alcuni mesi. Quello che ancora mi inquieta di più, in questo momento storico, è l'attività di delegittimazione, di ostacolo e di attacco nei miei confronti e della mia professione, e nei confronti di tutti coloro che hanno cercato, in questi mesi, in queste settimane e in questi anni di accertare i fatti. Da ultimo, quello che è accaduto ai magistrati di Salerno che sono stati o sospesi o esiliati in altre parti del territorio nazionale.
Mi sono, in sostanza, reso conto che non ci sono più le condizioni per esercitare, almeno per quanto riguarda la mia persona, le funzioni che amo e, quindi, di riuscire a fare qualcosa di importante come magistrato in questo Paese.
Cercherò di portare la mia esperienza personale, la mia passione civile e il mio amore per la giustizia e la mia attenzione ideale in quella che è la realtà principale in cui si possono modificare le cose, i fatti e anche la storia di un Paese, che è appunto la politica con la "P" maiuscola.
Sono contento del progetto che mi è stato proposto da Antonio Di Pietro e dall'Italia dei Valori e dell'impegno richiestomi dalla società civile. E' l'impegno della società civile che entra in politica e che, quindi, vuole fare qualcosa di concreto. Un progetto che vorrà mettere le prime fondamenta, le prime basi nelle elezioni europee, ma che di certo punta ad una nuova politica in Italia. Questa politica della trasparenza, dell'onestà, della legalità e delle cose concrete è l’opposto del sistema di casta nel quale ci troviamo ormai immersi da anni.
Voglio dare la disponibilità, con coraggio, per fare qualcosa di diverso, di rischioso, ma entusiasmante. Credo che possa essere importante.
L'Europa è un luogo dove bisogna assolutamente portare un'altra immagine di questo Paese, che non è quella di coloro che hanno depredato i finanziamenti pubblici europei. E' un’Italia che vuole cambiare, che vuole dare un'immagine, non solo di apparenza, ma di sostanza e fare una politica assolutamente diversa.
L'Europa è un luogo dove dobbiamo e possiamo difendere la Costituzione. Questo è un altro dei motivi per i quali ho scelto di impegnarmi in politica, perché ritengo che ci troviamo in una fase in cui c’è un autoritarismo molto forte che ho definito, in alcune circostanze, “prefascismo”. Cosi come fu importante nel secolo scorso creare la Costituzione, che fu scritta da sensibilità democratiche diverse e alla cui stesura parteciparono socialisti, democristiani, liberali e comunisti, adesso è il momento in cui la società civile si deve impegnare per difendere in Europa la Costituzione, che deve essere ancora attuata, soprattutto nei principi fondamentali come quelli della libertà, della solidarietà e dell'uguaglianza. Su questi temi bisogna portare in Europa idee, che spiegherò poi nei dettagli nei vari incontri che farò in questi mesi sul territorio, ma anche attraverso la Rete. Ritengo che la Rete sia fondamentale, perché non è solo una “rete di rapporti virtuali tra soggetti”, ma dietro ad ogni persona c'è un cuore che pulsa. Anime, coscienze e sensibilità, su cui bisogna lavorare e dare entusiasmo, soprattutto ai giovani.
Mi occuperò di giustizia, legalità e trasparenza. Sono convinto che questo sia un momento storico per poterci impegnare tutti, contribuendo con le proprie forze a cambiare questo Paese. Sono convinto che si possa fare sia impegnandosi quotidianamente, come ho sempre detto, nel proprio lavoro, nelle proprie professioni, nelle proprie relazioni, ma anche impegnandosi per il bene pubblico, nella politica per essere protagonisti del cambiamento. Sono convinto che la democrazia partecipativa è ciò che può cambiare questo Paese.
L'impegno in Europa non significa disimpegno in Italia. Sono convinto che questo progetto si debba costruire in Italia, per cambiare veramente questo Paese, per portare idee nuove e soprattutto per stare vicino ai più deboli, a coloro che hanno sete di giustizia, a coloro che attendono di poter ottenere un posto di lavoro, a coloro che attendono di poter raggiungere la verità. La mia azione sarà quella di portare le istanze di giustizia e di verità in tutto il Paese e soprattutto in quelle aree dove queste esigenze sono più necessarie."

Postato da Antonio Di Pietro

L'ALBA DI UN NUOVO INDULTO


16 Marzo 2009


L'alba di un nuovo indulto


Autore Silvana Mura

L'allarme lanciato dal Ministro Alfano, in merito al sovraffolamento carcerario, impone immediatamente una riflessione evidente come il sole: l’indulto è stato un provvedimento inutile per risolvere il problema, ma quanto mai dannoso per la sicurezza dei cittadini. Dunque, ancora una volta, viene confermato che l’Italia dei Valori aveva avuto ragione ad organizzare un strenua opposizione a tale misura.

Alla luce di ciò le parole del ministro Alfano vanno inserite d’ufficio nella categoria lacrime di coccodrillo, dal momento che il suo partito fu uno tra i più strenui sostenitori dell’indulto e contribuì in maniera determinante ad approvarlo con il voto in parlamento.

Poiché il piano carceri è irrealizzabile per mancanza di fondi e per la lunghezza dei tempi di realizzazione, le tante carceri che già esistono rimangono vuoti perché manca il personale per consentire di aprirle, ci domandiamo con preoccupazione se l’allarme di Alfano non voglia preparare il terreno ad un altro indulto.

Certamente va riconosciuto che il governo si sta già dando da fare per ridurre considerevolmente gli arresti. Infatti, se la formula "ne intercetto 10 e ne salvo 90" verrà introdotta nella legge sulle intercettazioni, si farà un passo avanti molto importante in questa direzione.



Postato da Silvana Mura

venerdì 13 marzo 2009

CREDIBILI IN EUROPA

13 Marzo 2009
Credibili in Europa


I partiti sono in campagna elettorale per le europee di giugno. Aspettatevi di tutto, grandi spot, grandi promesse, dichiarazioni d’intento di ogni sorta. La sicurezza tornerà al centro dell’interesse nazionale offuscando la crisi, Bossi rispolvererà i fucili scarichi di un federalismo mai avviato. Con esse inizierà la consueta strategia dell’oscuramento e della denigrazione nei confronti dell’Italia dei Valori. Strategia già a regime sui quotidiani nazionali.

Vedrete grandi spazi al Pd che deve ricostruire la facciata di un’opposizione soft ma necessaria al teatrino di governo. Vedrete grandi titoli e mezzi busti per Udc e Lega designate al ruolo di terzi Poli, ago della bilancia per le alleanze.

Per l’Italia dei Valori il diktat sarà perentorio: oscurare.

Il perché è chiaro: per la politica chi non è comprabile o ricattabile è pericoloso.

L’Italia dei Valori non è in vendita, e quindi è pericolosa. E se è vero che il nostro partito fa notizia, share e tiratura di copie durante l’anno, sotto elezioni è un rischio per la Casta, tranne che per i cittadini, ai quali si presenta a giugno l’occasione di cambiare volto alla politica.

L’Italia dei Valori candiderà facce oneste, con alle spalle storie di professionalità, di impegno sociale, di valore. Persone con la fedina penale pulita.

Per noi il Parlamento europeo, così come quello italiano, non è né l’Elba di condannati, prescritti, indagati ed indultati né un riconoscimento da elargire a chi, a diverso titolo, lo ha negoziato nelle stanze di partito.

Alle elezioni europee il cittadino potrà esprimere la preferenza sulla scheda elettorale, un fastidio per la Casta. Silvio Berlusconi ha dichiarato che si candiderà capolista in tutte le circoscrizioni ed ha invitato i suoi ministri a fare altrettanto, seguendo il suo “buon” esempio.

Un gesto degno della disonestà di un corruttore.

Silvio Berlusconi sa benissimo che lo spazio che daranno i media al governo sarà aggiuntivo a quello stabilito dalla legge sulla par condicio per la campagna elettorale. Non solo, questo vile giochetto consentirà di nascondere ai cittadini i veri candidati che li rappresenteranno poi in Europa. Gli italiani vedranno nomi e volti noti come Fitto, Tremonti, Matteoli, Rotondi, Scajola e li voteranno, ma non saranno loro a partire per Strasburgo. Saranno invece le retrovie sconosciute su cui faranno confluire i voti quando torneranno ai rispettivi ministeri. Questi ministri andrebbero sospesi dalla carica e dallo stipendio per tutto il periodo della campagna elettorale per impossibilità ad assolvere i loro compiti in un Paese a rischio default e che non può essere amministrato a giorni alterni in base ad impegni elettorali.

Nei prossimi giorni presenterò alcune candidature importanti. Le persone scelte dall’Italia dei Valori hanno l’obiettivo, ripeto, di rappresentare degnamente gli italiani a Strasburgo. Il primo appuntamento sarà mercoledì prossimo sul blog, dove presenterò, e si presenterà, il primo di una lista di candidati eccellenti, segnale inequivocabile della svolta che l’Italia dei Valori vuol imprimere alla politica in Europa e nel nostro Paese. E la Casta capirà.

Postato da Antonio Di Pietro

MULTE E PRIVACY

“Dalla parte dei cittadini”

Dipartimento Nazionale

“ TUTELA DEL CONSUMATORE”

"ANOTHER WORLD IS POSSIBLE"

MUGABE MELITUS WERE

SPORTELLO DEI DIRITTI



COMUNICATO STAMPA





Multe nulle se l’organo accertatore non è dotato di documento di sicurezza per la tutela della privacy ai sensi del D. lgs 196/03



Una semplice lettura del D. Lgs 196/03 (Codice in materia di protezione dei dati personali) che disciplina la materia della raccolta dei dati personali, metterebbe in crisi gran parte dei Comandi delle Polizia Locali, ma probabilmente anche di quelli di polstrada e carabinieri, ed in particolare di tutti quelli che sino ad oggi non hanno adottato il documento programmatico di sicurezza per la tutela della privacy.

Come è noto, infatti, come recita espressamente la legge in questione, i dati personali trattati in violazione della suddetta normativa sono assolutamente inutilizzabili.

Il Componente Nazionale del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA, pertanto, ritiene opportuno che venga aperta una seria riflessione in seno agli enti non ancora provvisti del documento privacy, in quanto ai sensi della suddetta legge sembrerebbe evidente l’inutilizzabilità assoluta di tutti quegli atti nei quali i dati non vengano raccolti nel rispetto degli adempimenti previsti dalla legge.

La conseguenza immediata della mancata o non corretta applicazione della normativa in questione potrebbe comportare la non remota possibilità di veder annullati migliaia di verbali per infrazioni al Codice della Strada, al di là delle implicazioni in materia di riservatezza dei cittadini “schedati” dai suddetti organi.

Lecce, 09/03/2009

Giovanni D’AGATA

giovedì 12 marzo 2009

LA PUGLIA PER LA LEGALITA'


11 Marzo 2009
La Puglia per la legalita'


Autore Pierfelice Zazzera



Venerdì 13 marzo, alle ore 10:00 a Bari in Piazza San Ferdinando, la Puglia si mobilita per la legalità. Metteremo a disposizione di movimenti e associazioni uno spazio di libertà per testimoniare il proprio impegno, la propria esperienza, la propria storia. Parleranno le voci libere di chi lotta quotidianamente per salvare l'ambiente e la salute dei cittadini, di chi da anni si impegna per il rispetto della legalità sul territorio, di chi da sempre contrasta la pericolosa commistione tra affari e politica, di chi mette in guardia dai vecchi e nuovi conflitti d'interesse.

Da un anno a questa parte l'illegalità in Puglia rialza la testa, si sente forte, minaccia le istituzioni, uccide per strada, intimidisce la società civile. Sono tanti i sindaci pugliesi che hanno ricevuto in questi mesi minacce di stampo mafioso fino a determinarne le dimissioni come nel caso del Sindaco Morlacco di Lucera, il comune di Ennio Festa coordinatore cittadino della CGIL più volte minacciato e ospite sul palco. O ancora come il giornalista de La Stampa Gianni Lannes da anni impegnato contro le discariche abusive nel foggiano e picchiato dal sindaco di Orta Nova per aver denunciato i rischi sulla sicurezza di alcuni istituti scolastici.

L'Italia dei Valori ha perso persino un proprio uomo, il consigliere provinciale Peppino Basile di Ugento (LE), impegnato contro l'abusivismo edilizio e la devastazione del territorio ad opera di imprenditori senza scrupoli che hanno trasformato il Salento nella pattumiera d'Italia.

Ma l'impegno per la legalità è anche il difficile incontro tra la tutela della salute e il mantenimento del posto di lavoro. E per questo abbiamo voluto ospitare la voce di Peacelink che a Taranto da anni combatte affinché l'ILVA rispetti le regole, il territorio, la sicurezza sul lavoro. Legalità è anche la voce del riscatto di detenuti che attraverso la Cooperativa "Vita Nuova" hanno potuto riscattarsi dall'illegalità.

Il 13 marzo ascolteremo la voce di Carlo Vulpio, giornalista pugliese del Corriere della Sera, a cui è stato esplicitamente imposto di non occuparsi più delle inchieste calabresi (Poseidone, Why not, Toghe Lucane), esattamente come è stato imposto al pm Luigi De Magistris condannato dal CSM ad andar via dalla Calabria colpevole di aver scoperto una nuova tangentopoli.

Il palco di piazza San Ferdinando ospiterà la voglia della Puglia di non rimanere in silenzio attraverso la voce salentina di Nando Popu leader del gruppo musicale dei Sud Sound System. E' la Puglia che non vuole farsi incatenare alle logiche dell'illegalità, che vuole rompere l'omertà, che non vuole rassegnarsi.

Venerdì 13 marzo a partire dalle ore 10 a Bari in Piazza San Ferdinando alzeremo la testa e parleremo a voce alta.



Postato da Pierfelice Zazzera

mercoledì 11 marzo 2009

L'ICI E I CONIUGI SEPARATI

L’ICI, i CONIUGI SEPARATI ed il COMUNE che pretende (a torto) l’intero importo dal genitore affidatario: cosa ha deciso la Corte di Cassazione.

L'Ici (e cioè l’imposta comunale sugli immobili) si paga in base alla rispettiva quota di proprietà sull'immobile. Questo è, in estrema sintesi, quanto ha statuito la sentenza n. 4445/09 emessa il 06.11.2008 dalla Suprema Corte di Cassazione, Sez. Tributaria, depositata il 24.2.2009.
Lo scenario che fa da sfondo alla importante pronunzia è quello di due coniugi separati (idem per i divorziati), in cui quello affidatario dei figli, nonché assegnatario dell'abitazione di cui era comproprietario per il 25%, si era visto richiedere da parte del Comune di Firenze il versamento ICI per intero, in funzione del possesso e godimento del bene per gli anni d'imposta 1995, 1996 e 1997. Orbene, la S.C. accogliendo il ricorso del contribuente-genitore affidatario ha di fatto annullato (o meglio cassato) il verdetto emesso della Commissione Tributaria Regionale Toscana che invece aveva ritenuto obbligato al pagamento del tributo il coniuge affidatario “(..) sin quando perdura il provvedimento del Giudice che ha stabilito chi deve abitare la casa coniugale”.
I Supremi giudici, infatti, hanno dunque accolto il ricorso del coniuge affidatario, e in particolare il secondo motivo, affermando chiaramente che la concessione di un diritto personale di godimento non può essere equiparato giuridicamente e fiscalmente alla proprietà dell’immobile.
Infatti, solo il fatto di essere proprietario di immobile (o comunque, titolare di altro diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi ecc. ex art. 3 D.lgs. 30.12.1992 n.504) comporta la soggettività passiva al versamento dell'imposta. I Supremi giudici hanno dunque chiarito che con il provvedimento di assegnazione della casa coniugale emesso dal tribunale civile in sede di separazione personale o di divorzio viene riconosciuto al coniuge rimasto assegnatario della casa di abitazione (nonché affidatario dei figli minori) “(..) un atipico diritto personale di godimento e non un diritto reale, sicché in capo al coniuge non è ravvisabile la titolarità di un diritto di proprietà o di uno di quei diritti reali di godimento (..) costituenti l’unico elemento di identificazione del soggetto tenuto al pagamento dell’imposta in parola sull’immobile”..
A tale proposito la S.C. di Cassazione ha richiamato l'articolo 218 del codice civile. Tale norma dispone, infatti, che «il coniuge che gode dei beni dell'altro coniuge è soggetto a tutte le obbligazioni dell'usufruttuario». Tuttavia, i Giudici hanno precisato che la norma non è applicabile a tutte le situazioni reali. Infatti, una eccezione è proprio rappresentata dall'assegnazione volontaria o giudiziale al coniuge affidatario dei figli minori della casa di abitazione di proprietà dell'altro coniuge.
A ciascuno dei potenziali genitori affidatari - contribuenti interessati non resta che trarre le conclusioni. Restiamo ovviamente a disposizione dei cittadini per qualsivoglia quesito che attenga a questa come ad altre simili fattispecie.

postato da: Circolo IDV San Donaci Terra Viva.

L'ICI E I CONIUGI SEPARATI

L’ICI, i CONIUGI SEPARATI ed il COMUNE che pretende (a torto) l’intero importo dal genitore affidatario: cosa ha deciso la Corte di Cassazione.
L'Ici (e cioè l’imposta comunale sugli immobili) si paga in base alla rispettiva quota di proprietà sull'immobile. Questo è, in estrema sintesi, quanto ha statuito la sentenza n. 4445/09 emessa il 06.11.2008 dalla Suprema Corte di Cassazione, Sez. Tributaria, depositata il 24.2.2009.
Lo scenario che fa da sfondo alla importante pronunzia è quello di due coniugi separati (idem per i divorziati), in cui quello affidatario dei figli, nonché assegnatario dell'abitazione di cui era comproprietario per il 25%, si era visto richiedere da parte del Comune di Firenze il versamento ICI per intero, in funzione del possesso e godimento del bene per gli anni d'imposta 1995, 1996 e 1997. Orbene, la S.C. accogliendo il ricorso del contribuente-genitore affidatario ha di fatto annullato (o meglio cassato) il verdetto emesso della Commissione Tributaria Regionale Toscana che invece aveva ritenuto obbligato al pagamento del tributo il coniuge affidatario “(..) sin quando perdura il provvedimento del Giudice che ha stabilito chi deve abitare la casa coniugale”.
I Supremi giudici, infatti, hanno dunque accolto il ricorso del coniuge affidatario, e in particolare il secondo motivo, affermando chiaramente che la concessione di un diritto personale di godimento non può essere equiparato giuridicamente e fiscalmente alla proprietà dell’immobile.
Infatti, solo il fatto di essere proprietario di immobile (o comunque, titolare di altro diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi ecc. ex art. 3 D.lgs. 30.12.1992 n.504) comporta la soggettività passiva al versamento dell'imposta. I Supremi giudici hanno dunque chiarito che con il provvedimento di assegnazione della casa coniugale emesso dal tribunale civile in sede di separazione personale o di divorzio viene riconosciuto al coniuge rimasto assegnatario della casa di abitazione (nonché affidatario dei figli minori) “(..) un atipico diritto personale di godimento e non un diritto reale, sicché in capo al coniuge non è ravvisabile la titolarità di un diritto di proprietà o di uno di quei diritti reali di godimento (..) costituenti l’unico elemento di identificazione del soggetto tenuto al pagamento dell’imposta in parola sull’immobile”..
A tale proposito la S.C. di Cassazione ha richiamato l'articolo 218 del codice civile. Tale norma dispone, infatti, che «il coniuge che gode dei beni dell'altro coniuge è soggetto a tutte le obbligazioni dell'usufruttuario». Tuttavia, i Giudici hanno precisato che la norma non è applicabile a tutte le situazioni reali. Infatti, una eccezione è proprio rappresentata dall'assegnazione volontaria o giudiziale al coniuge affidatario dei figli minori della casa di abitazione di proprietà dell'altro coniuge.
A ciascuno dei potenziali genitori affidatari - contribuenti interessati non resta che trarre le conclusioni. Restiamo ovviamente a disposizione dei cittadini per qualsivoglia quesito che attenga a questa come ad altre simili fattispecie.

postato da: Circolo IDV San Donaci Terra Viva.

L'ITALIA HA BISOGNO DI FUTURO


10 Marzo 2009

L'Italia ha bisogno di futuro


Domenica per il Presidente del Consiglio la crisi "c'era ma non era grave", fino al giorno prima "non c’era", ieri "era grave ma senza miseria". Silvio Berlusconi, come ho già scritto, è inadeguato a gestire la crisi, il suo piano di ripresa economica si ferma all’edilizia delle lobby, al nucleare dell'Enel, e alle televisioni di cui è proprietario. La sua visione del futuro per l'Italia è piuttosto semplicistica: un'elité di amici fatta di palazzinari e finanzieri, molto ricchi, il resto della popolazione divisa in carpentieri, disoccupati, e pensionati con la social card. Nessun progetto credibile per rilanciare il paese al di là di spot e scelte senza futuro come il ponte sullo stretto di Messina.

Ma Berlusconi è oltremodo ottimista. Perché?

I cittadini capirebbero meglio il suo stato d’animo dalla visione delle cifre che ha intascato, riportate in un articolo di Italia Oggi, per i dividendi delle sue società. La cifra è da capogiro: 160 milioni, il 50% più di quelli ricevuti nel 2008. I risultati delle stesse società, spiega l’articolo con una punta di sarcasmo, sono in “controtendenza” rispetto al mercato, grazie alle concessioni statali, preciserei.

In un momento di crisi come questo non è pensabile mantenere le concessioni di Stato a prezzi di “cortesia”, ovvero quasi gratuite.

Lo Stato chiede sacrifici alla popolazione e vanno quindi subito riviste, nei confronti di chi realizza enormi profitti grazie allo sfruttamento di infrastrutture pubbliche, le rendite di concessione.

Per le concessioni delle frequenze su cui trasmettono le reti Mediaset, lo Stato riceve la miseria dell’1% del fatturato di RTI, una delle tante società di famiglia Berlusconi, da cui non transitano neppure gli enormi ricavi pubblicitari ottenuti grazie ad esse. Una beffa.

Il 20 gennaio nell’articolo “Berlusconi, mister unpercento” scrissi che avrei depositato, così come poi ho fatto, un'interrogazione a risposta scritta per chiedere spiegazioni al ministro dello Sviluppo economico.

Sono in attesa di quella risposta, che non è ancora arrivata, ma che continuerò a chiedere.

Postato da Antonio Di Pietro

lunedì 9 marzo 2009

INTERCETTAZIONI : OPPOSIZIONE SENZA SCONTI

9 Marzo 2009

Intercettazioni: opposizione senza sconti

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Domani verra' avviata alla Camera la discussione sul disegno di legge sulle intercettazioni. Anche se ci sono lievi "ritocchi" - per altro inutili e di fatto peggiorativi - sui gravi indizi di reato, la riforma rimane una gravissima limitazione ed una catastrofe per il nostro sistema giudiziario, oltre che una "museruola" all'informazione pubblica gia' profondamente controllata nel nostro Paese.

Lo spiega ampliamente un articolo apparso questa mattina su La Stampa a firma di Carlo Federico Grosso (leggi la biografia su Wikipedia), che sottolinea come la questione della privacy e degli abusi nelle pubblicazioni di intercettazioni siano, in realta', "particolarmente enfatizzati" per pilotare, come unica soluzione possibile, l'indebolimento del sistema giudiziario e della libera informazione attraverso questo disegno di legge.

L'Italia dei Valori e' pronta a fare un'opposizione senza sconti su questo tema, così come ha fatto fin da quando questa riforma è stata presentata in Aula.

Postato da Antonio Di Pietro

domenica 8 marzo 2009

ANTONIO DI PIETRO A BARI


LA PUGLIA PER LA LEGALITA'


Venerdì 13 marzo 2009 - ore 10.00 Piazza SAN FERDINANDO - BARI

Interviene on. ANTONIO DI PIETRO - PRESIDENTE DELL'ITALIA DEI VALORI

Interverranno, inoltre, figure regionali di riferimento che, per ragioni diverse ed in contesti diversi, hanno portato avanti battaglie importanti. Anche a costo di sacrifici o pregiudizio personale o professionale:

CARLO VULPIO - Giornalista del Corriere della Sera

CIRO FIORE, Gip del Tribunale di Taranto

MICHELE CAGNAZZO - scrittore del libro "Mafia"

ENZO COLONNA - movimento Aria Fresca, Altamura

ENNIO FESTA - sindacalista della CGIL di Lucera

MICHELE RUGGIERI, Movimento Peacelink
ALESSIO DIPALO, Movimento Aria Fresca Altamura
PINO FERRULLI, presidente del comitato Pro Ambiente di Modugno
PINO ARLACCHI, sociologo
GIANNI LANNES, giornalista de "La Stampa"
EZIO STEFANO, sindaco di Taranto

In caso di maltempo la manifestazione si svolgerà all'interno del teatro Piccinni


Il Circolo Italia Dei Valori di San Donaci

sta organizzando il viaggio a Bari per seguire questa interessante manifestazione.

Chi fosse interessato a venire con noi a Bari può contattarci ai nostri numeri

oppure scrivendo al nostro indirizzo di posta.

8 MARZO RIFLESSIONI

RIFLESSIONI SULLA FESTA DELLA DONNA:

Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulle donne in occasione della festa dell’8 marzo. Devo essere sincera non l’ho mai festeggiata, né ho mai dato importanza a questo giorno, pur riconoscendo e rispettando la motivazione e l’episodio tragico che l’hanno ispirata.

Ma proprio le notizie di cronaca di questi ultimi giorni mi hanno fatto riflettere sulla situazione delle donne e sulla loro vulnerabilità.

A cosa si deve l’impennata di notizie tragiche e l’accanimento contro le donne?

E’ forse l’importanza che assume oggi la donna nel mondo del lavoro, nella vita sociale, la possibilità che possa far carriera , è forse la sua indipendenza, la sua libertà che fanno paura?

E’chiaro che un nuovo stile di vita che ha eguagliato i sessi è stato difficile da accettare da una società maschilista e per certi versi misogina, che non ha gradito il riconoscimento di ruoli decisionali, di potere, di controllo in capo alle donne anche al di fuori della famiglia.

Ma la soluzione è proprio dentro di noi! Noi siamo figlie, mogli, madri, sorelle e dobbiamo essere noi ad insegnare ai nostri uomini la sensibilità, l’amore, la tolleranza e il rispetto per gli altri e tutto ciò che di positivo è insito in noi.

Auguri a tutte.

Stefania DUMA


Domani
Otto marzo
Non datemi fiori
Non datemi doni ma solo
Amore

Postato da: Stefania DUMA

8 MARZO FESTA DELLA DONNA


La “ Giornata della donna”

No, non è una ”festa”, ma una giornata, una bella giornata quella dedicata alla donna, ovvero a tutti noi, donne e uomini, indistintamente, solo perché esseri umani.

Nella nostra cerchia familiare tutti abbiamo una mamma, probabilmente una sorella, siamo mogli e abbiamo figlie. A queste particolari figure di donne, gli uomini, di solito, rivolgono sentimenti di gratitudine, affetto e amore.

Detta così sembra andare tutto bene, salvo poi , usciti di casa, se ne dimenticano e le altre donne diventano “l’altra parte”, quella antagonista e in diretta concorrenza con il cosiddetto “sesso forte”, cui non è dovuto rispetto e pari diritti e, in casi estremi, solo l’oggetto da depredare.

Probabilmente tutto questo nasce da una cattiva visione del proprio ruolo all’interno della famiglia e della società. Già… anche nella famiglia.
E’ provato che le sopraffazioni nascono prima di tutto in famiglia, dove un diritto e un ruolo non scritto, giustifica ogni violenza fisica e morale.

Evviva la giornata della donna! Spero questo possa servire a farci e farvi prendere coscienza (e soprattutto conoscenza) che la donna che vive accanto a voi non è solo l’altra metà del cielo, ma la metà di voi stessi.-

Alle donne auspico che i migliori auguri giungano loro da parte di un figlio, un fratello, un marito ed un padre.


Lettera pensata e scritta da una donna.

sabato 7 marzo 2009

IMPRONTE: ABBIAMO FATTO IL NOSTRO DOVERE


7 Marzo 2009
Impronte: abbiamo fatto il nostro dovere



Autore Massimo Donadi


Da martedì 18 sarà attivo il nuovo sistema di voto antipianisti, voluto dal Presidente della Camera Gianfranco Fini e fortemente sostenuto da Italia dei Valori.

Non è un caso, infatti, che tutti i deputati di Italia dei Valori abbiano già da tempo depositato le proprie minuzie, ovvero, il rilascio dell’impronta del dito. Ad oggi, mancano all’appello 59 deputati che hanno tempo di rimediare fino a martedì, quando si svolgerà il primo voto con il nuovo sistema su una mozione bipartisan relativa alla situazione in Tibet.

Sempre fino ad oggi sono 19 gli obiettori, coloro cioè che hanno rifiutato di sottoporsi al prelievo dell'impronta prevista dal nuovo sistema. Questo, ad ora, il dettaglio delle tessere rilasciate, tanto per essere chiari e dare un quadro completo:

IDV: TUTTI;
LEGA: 48 su 60;
Gruppo misto: 13 su 20;
PD: 213 su 218;
PDL: 219 su 271;
UDC: 32 su 34.

Da martedì, ne vedremo delle belle. Non ci sarà più scampo per quei deputati con il vizietto, ovvero, con la pessima abitudine di essere assenti ma con il vantaggio di non perdere i soldi, grazie alla mano amica del collega che vota per lui.

Triste che si sia dovuti arrivare ad un misura del genere. Ma non era più tollerabile continuare a pagare con i soldi dei contribuenti italiani i deputati fannulloni e magari a passeggio per le strade di Roma. Succede così per tutti i lavoratori italiani. Da oggi, non c’è più via di scampo neanche per i deputati. Era ora.

Postato da Massimo Donadi

venerdì 6 marzo 2009

GELMINI: PER STRADA INSEGNANTI E BAMBINI


6 Marzo 2009
Gelmini: per strada insegnanti e bambini


Autore Antonio Borghesi


La riforma della scuola elementare del ministro Gelmini e' un vero e proprio capolavoro di insipienza. Con un colpo solo, e' riuscita nel difficile intento di buttare sulla strada insegnanti e bambini.

Secondo i calcoli del mensile “Tuttoscuola”, basati sulle pre-iscrizioni alla prima elementare, nel 2009 saranno circa 500 mila i bambini che inizieranno il primo ciclo scolastico. Secondo un sondaggio ministeriale il 90% delle famiglie ha chiesto il tempo “lungo” o “prolungato”. Il Ministro aveva garantito che le richieste delle famiglie sarebbero state accolte. Ora invece, secondo “Tuttoscuola”, basandosi sugli organici previsti dal Ministero, 300 mila famiglie non potranno usufruire dell’offerta richiesta e cioè di un orario di 30 ore settimanali. Per molte di esse si aprirà la scelta drammatica di dover lasciare i bambini soli o per strada, se non possono permettersi di sostenere i costi di una baby sitter.

Nel frattempo circa 30 mila insegnanti precari della scuola saranno licenziati. Come avevamo osservato al momento del varo della riforma in realtà questa legge aveva solo lo scopo di “fare cassa”. Eppure basterebbe poco per rispondere ai bisogni delle famiglie. Il Ministro “Tremonti sul viale del tramonto” non è ancora stato capace di recuperare 5 miliardi di euro dagli evasori che si erano autodenunciati con il suo condono del 2003. Basterebbe rendere esecutive le somme autodenunciate e decaduti tutti coloro che hanno pagato una o poche rate di quel condono, agendo immediatamente con il sequestro dei loro beni ed in sede penale. Si potrebbero già licenziare meno precari ed accontentare tante famiglie.

Il Ministro Gelmini va iscritto di diritto alla “Lista dei furbetti” di questa nostra povera Italia per essersi recata a Reggio Calabria a fare l’esame di stato per diventare avvocato. Non ha ancora risposto alle nostre richieste di indicarci quale fosse la sua residenza a Reggio (obbligatoria per legge), poiché è evidente che se questa fosse inesistente (notoriamente vi era un fiorente commercio di residenze false), passerebbe dalla “Lista dei furbetti” alla “Lista degli indagati”. Nel frattempo compia almeno un ravvedimento operoso, ammetta di aver sbagliato e si faccia dare un po’ di soldi da Tremonti per rispettare gli impegni assunti con i cittadini.

Postato da Antonio Borghesi

giovedì 5 marzo 2009

COLLEZIONISMO DI POLTRONE


4 Marzo 2009
Collezionismo di poltrone


Anche oggi vi voglio parlare di informazione e lo faccio perché credo che siamo arrivati ai confini della democrazia, proprio perché l'informazione sta ormai diventando uno strumento sotto il controllo di specifiche persone messe apposta dal sistema dei partiti, innanzitutto, e da persone che vogliono farsi i propri affari attraverso l'informazione stessa.

Voglio parlarvi del Consiglio d'Amministrazione della Rai. Come sapete, le nomine sono state fatte e l'Italia dei Valori si è rifiutata di far parte di questa lottizzazione che, invece, ha denunciato in tutte le sedi. Ora stanno decidendo chi sarà il Presidente del CdA Rai. Anche all'Italia dei Valori è stato chiesto se voleva concorrere all'individuazione di questo Presidente, ma noi abbiamo rifiutato, perché contestiamo l'idea stessa che prima si fa il misfatto e poi si vogliono chiudere le porte. Ecco il misfatto: i membri del Cda Rai sono stati scelti dai partiti in spirito di perfetta lottizzazione, con un accordo volgare tra centrodestra e centrosinistra. Ecco perché non intendiamo parteciparvi.

Per farvi capire il conflitto d'interessi che c'è all'interno del CdA Rai vi cito un caso, quello di Guglielmo Rositani. Ebbene, riflettiamo: la Rai per definizione offre un servizio pubblico, il suo compito è quello di informare i cittadini e garantire la tutela della democrazia. La Rai dovrebbe essere lo strumento per controllare i potenti per conto del popolo. E' chiaro che se il CdA viene nominato dai partiti, i suoi membri rispondono ad essi. E' il controllato che nomina il controllore, come se l'imputato nominasse il giudice. E a questo punto non c’è nessuna garanzia che ciò che dice l'informazione pubblica sia vero.

Prendete il caso di Rositani: membro del Cda Rai, è anche sindaco di un paesino della Calabria e membro del Cda Ponte di Messina. Quando l'informazione pubblica deve far sapere ai cittadini se in quel paese il sindaco fa le cose bene o male, o che il ponte sullo stretto di Messina sia una cosa giusta o sbagliata, secondo voi il Cda come deciderà? Deciderà sulla base di una risultanza oggettiva o sulla base di una risultanza soggettiva di chi sta anche dentro del Cda stesso? Mi pare che il conflitto d'interessi ci sia, ed è evidente: egli un giorno fa il giudice e un giorno fa il giudicato.

Mi pare che, ancora una volta, c'è da denunciare questa lottizzazione partitica che decide per sé e non fa conoscere ai cittadini come stanno in realtà le cose, ma come più pare e piace a chi sta al potere e per conto di questo o quel partito. L'Italia dei Valori si è dissociata, protesta e nello stesso tempo si fa carico di informare i cittadini su come stanno in realtà le cose.


Postato da Antonio Di Pietro

mercoledì 4 marzo 2009

I CITTADINI CI SCRIVONO

Un cittadino sandonacese scrive.

pubblichiamo una missiva pervenuta da parte di un ns. concittadino/a, che ringraziamo, che ci segnala un problema annoso ed ancora irrisolto: l'amianto.

Gentile Avv. Fanelli,
mi rivolgo a Lei quale Presidente del Circolo Italia dei Valori di San Donaci un partito che da sempre ha posto come primo obbiettivo il rispetto della legalità e la massima trasparenza nell’amministrazione del territorio e della cosa pubblica.

Nel nostro territorio, come credo in tutto il resto del territorio nazionale, insistono edifici e manufatti industriali dove abbonda in varie forme la presenza di amianto. A partire dagli anni ’60,causa la scarsa conoscenza di tale potenziale pericolo, o forse per colpevole negligenza di chi lo produceva, si è fatto largo uso di coibentazioni e coperture( “eternit”) persino nelle nostre private abitazioni.

Com’è noto l’amianto è nocivo alla salute dell’uomo per la sua caratteristica di rilasciare nell’aria microfibre inalabili. Dette sostanze arrecano patologie gravi ed irreversibili all’apparato respiratorio quali “asbestosi” e “carcinoma polmonare” che condannano chi ne è affetto ad una lenta agonia.

Tutti i manufatti dove è presente l’amianto, se nel tempo non vengono opportunamente controllati e manutenuti (come credo faccia ogni buon padrone di casa), a causa dell’azione di agenti esterni quali le forti variazioni di temperature ,la pioggia ed il vento, tendono a sgretolarsi e quindi a rilasciare nell’aria le micidiali microfibre con effetti devastanti su tutti gli esseri viventi
.
La normativa in vigore impone ai proprietari di edifici e manufatti industriali(dove rilevante è la presenza di amianto a causa della grandezza della superficie operativa) di informare gli Enti preposti, quali il Comune e l’A.S.L., ove abbiano accertato in essi la presenza di amianto. Il Comune da parte sua è tenuto a censire e comunque ad individuare tali siti facendone oggetto di apposita mappatura e imponendo al legittimo proprietario apposito intervento di bonifica e messa in sicurezza. L’A.S.L. è tenuta a sua volta a tenere un registro dove è evidenziata la localizzazione dell’amianto sul territorio. Dulcis in fundo esiste l’A.R.P.A. che dovrebbe, comunque ed in ogni caso, sopraintendere alla vigilanza ambientale del territorio.

Ora mi chiedo e Le domando, perché nonostante la normativa in vigore e i numerosi Presidi Istituzionali si continua a vivere in un ambiente così degradato? Basta guardarsi in giro per vedere all’interno del paese manufatti industriali in completo abbandono e la presenza sui tetti e negli orti delle case private di coperture in “eternit” senza alcuna protezione esterna. Se ciò non bastasse, è sufficiente recarsi a prendere una boccata di “aria buona” fuori dall’abitato per imbattersi in discariche abusive abbandonate sul ciglio della strada stracolme di materiale dismesso in amianto.

Spero che questa mia segnalazione possa far parte di inziative da parte dell’I.D.V. nel promuovere più accurati e seri controlli da parte delle Autorità preposte al controllo del territorio.-

Gentile Concittadino/a
Mi sento innanzitutto di ringraziarLa per aver posto all'attenzione di tutti noi un tema attuale che ci interessa da vicino per le profonde implicazioni ambientali e di salute pubblica. Quello dell'amianto e della sua bonifica è uno dei gravissimi problemi ambientali che ci tocca affrontare con serietà e senso di responsabilità se non vogliamo che le generazioni presenti e future paghino con la vita la nostra incuria. Le fibre di amianto che si sprigionano nell'aria, nel terreno,nella falda acquifera sono infatti un serio pericolo per la salute umana. Per il momento non possiamo che passare la segnalazione al ns. Sindaco, al quale chiediamo di farci conoscere quali iniziative l'Amministrazione Comunale intenda adottare per tutelare adeguatamente la salute dei cittadini Sandonacesi e non solo di essi. Ad ogni buon conto, poichè non possiamo perdere altro tempo,
invitiamo tutti gli interessati a comunicarci i siti interessati da amianto, siano essi discariche, luoghi privati o pubblici (es. abitazioni, uffici, capannoni ecc.). Provvederemo a ns. volta ad attivare le Autorità preposte, e in caso di loro inerzia, a denunciare il fatto all'Autorità Giudiziaria. Grazie. Americo Fanelli -"Circolo IDV San Donaci Terra Viva" e mail:idvsandonaci@gmail.com

martedì 3 marzo 2009

SCIOPERO VIRTUALE , BEFFA REALE


3 Marzo 2009
Sciopero virtuale, beffa reale



Pubblico una considerazione "semiseria" sullo sciopero virtuale.

La tradizione del movimento operaio aveva inventato molto tempo fa lo sciopero bianco. Quando il padrone era insensibile alle rivendicazioni, in certi momenti gli operai non avevano altro mezzo per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica se non proclamare una forma di agitazione speciale: andare a lavorare, far funzionare la fabbrica, mettere in moto le macchine, produrre le merci, tutto questo senza percepire il salario giornaliero. Perché facevano così? Per mettere in evidenza il loro insostituibile ruolo di produttori, mostrare in un certo senso l’inutilità del padrone.

Era una posizione non priva di ingenuità, ma non doveva essere tanto apprezzata dal padronato se questo spesso richiedeva che la polizia impedisse agli operai l’accesso alla fabbrica. Non pagare il lavoro della giornata veniva quindi considerato meno importante dell’impedire agli operai la strana libertà di lavorare gratis.

Lo sciopero bianco fa dunque parte delle forme non cruente della lotta di classe. Il suo equivalente nel mondo contadino fu, nell’immediato dopoguerra e fino alla riforma agraria, l’occupazione e la lavorazione delle terre incolte e mal coltivate. I paesi contadini del Sud riversavano il loro popolo con arnesi e bestiame sulle terre del latifondo: zappare e seminare era il più delle volte il primo atto di un dramma in cui mancava poi la raccolta. Ma aveva un forte valore simbolico e ha dato forte impulso alla necessità della riforma.

Lo sciopero virtuale di oggi vorrebbe, nelle intenzioni di chi lo propone, rinnovare quel certo non so che di nobiltà delle lotte del passato. Ferrovieri, tranvieri, operatori dei trasporti pubblici proclamano l’agitazione ma assicurano la regolarità del servizio: sono in sciopero ma lavorano. Potrebbero fermare il paese e invece lo fanno muovere come un orologio. L’unica differenza con una condizione normale è che lavorano gratis.

Nessuno degli utenti si accorgerà della mobilitazione: treni, tram, navi, aerei saranno tutti in movimento. Pagheranno il biglietto ma la (minima) quota che dovrebbe andare a chi li trasporta rimarrà nelle casse delle aziende oppure, facendo un giro macchinoso, finirà in improbabili opere di beneficenza o in fondazioni o in chissà cos’altro. L’importante è che non finisca nelle tasche degli scioperanti. Questo è il punto essenziale: che lavorino senza essere pagati. Di questa rinuncia gli utenti sapranno solo se la stampa vorrà dare rilievo alla cosa, altrimenti la vicenda resterà circondata dall’ignoranza dei più.

E’ emozionante vedere con quale partecipazione morale aziende che hanno lasciato scadere per interi bienni o trienni contratti da rinnovare, che hanno asciugato le buste paga dei propri dipendenti fino alla loro rarefazione, trovino le parole più convinte per lodare questa nuova forma di lotta che garantisce loro l’esecuzione quotidiana del lavoro e al tempo stesso il risparmio sulle paghe. La crescente massa dei lavoratori, che tra poco sarà la maggioranza, sommerà quindi alla precarietà sempre maggiore della propria condizione contrattuale una sola certezza: che non solo sarà pagata poco e male quando lavora in modo normale, ma che quando adotterà lo sciopero virtuale l’unica sicurezza sarà di lavorare senza essere pagata affatto.

Gli apologeti della funzionalità, per essere onesti, dovrebbero almeno impegnarsi a stabilire, con la stessa legge, che il giorno prima dello sciopero virtuale e il giorno stesso della mobilitazione invisibile, tutti i mezzi di comunicazione pubblici e privati dovrebbero essere obbligati a trasmettere ogni ora notizie aggiornate, inchieste dirette e a garantire il commento della giornata ai suoi protagonisti. Vi immaginate un telegiornale RaiSet che invece di intervistare Cicchitto e Giovanardi fa parlare il tranviere di Quarto Oggiaro per farsi spiegare quanto salario ha perso in giornata e l’impiegata trasportata per farsi raccontare quant’è meraviglioso arrivare in orario per merito del tranviere non pagato?



Postato da Pancho Pardi

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