martedì 30 giugno 2009

LA TREGUA

IL COMMENTO

La tregua, i fatti

di MASSIMO GIANNINI


È PERFETTAMENTE comprensibile la preoccupazione che traspare dalle parole di Giorgio Napolitano. Alla vigilia del G8 a L'Aquila, l'Italia si presenta nelle condizioni peggiori. Gravemente vulnerata dalle vicende pubbliche che riguardano Berlusconi, e che non a caso da due mesi riempiono i giornali di tutto il mondo. È naturale che l'istituzione più autorevole e rappresentativa, la Presidenza della Repubblica, esprima la sua inquietudine. La stessa degli italiani che hanno a cuore l'immagine e l'interesse della nazione. Ma il monito del Quirinale non può e non deve essere trasformato in ciò che non è e non voleva essere: cioè un invito ai mass media a non occuparsi più di ciò che disturba il governo.

In questi due mesi non sono mancate le "polemiche", alimentate dal Cavaliere che ha straparlato di "piano eversivo" contro di lui, e che ancora ieri si è permesso di dire che ""Repubblica" e i giornali si inventano le cose". Ma in questi due mesi sono emersi soprattutto i "fatti". Ciò che avviene di notte a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli, dove transitano veline, escort e "ospiti sbagliati". Ciò che accade di giorno alla procura di Bari, dove si indaga su tangenti, droga, prostituzione. Ciò che succede di sera nell'abitazione di qualche irresponsabile giudice costituzionale, che pur dovendosi pronunciare sul Lodo Alfano riceve a cena il premier e il suo Guardasigilli. Queste non sono polemiche. Questi sono fatti. E dove esistono i fatti c'è il giornalismo, che non può e non deve mai conoscere "tregua".

dal quotidiano la Repubblica del 30/06/2009

BERLUSCONI NON RISPONDE

Anche oggi la stampa straniera dedica attenzione
agli scandali e alle inchieste giudiziarie in corso

"Berlusconi non risponde

alle domande"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI




LONDRA - "Si avvicina la tempesta mentre il cantante insiste che sulla nave è tutto a posto". E' il titolo di un'analisi sul Times di oggi a commento della conferenza stampa a bordo della "Fantasia", la nave da crociera su cui ieri Silvio Berlusconi ha illustrato alla stampa l'agenda del summit del G8 che si svolgerà la settimana prossima all'Aquila. Il quotidiano londinese dedica di nuovo una pagina intera, la prima della sezione "Mondo", agli scandali che riguardano il premier italiano, notando che Berlusconi si è messo a fare quello che tutti i leader del mondo fanno quando hanno problemi di politica interna: diventano attivissimi in politica estera.

La sua apparizione a bordo della nave, scrive il corrispondente da Roma, Richard Owen, avrebbe dovuto riassicurare l'opinione pubblica e i leader mondiali, ma ha avuto "solo parzialmente successo". La scelta di ospitare la conferenza stampa a bordo di una nave viene giudicata "singolare" dal Times, anche perché finisce inevitabilmente per ricordare le origini di Berlusconi come "cantante da piano bar sulle navi con un occhio particolare per le belle donne". Lo scenario era perfetto, osserva il giornalista: "C'era perfino un pianoforte. Ci si poteva quasi aspettare che il premier si alzasse in piedi e cominciasse a cantare una di quelle canzoni napoletane a cui è così affezionato e che compone di suo pugno".

L'unico promemoria della sua "debolezza per le donne", prosegue l'articolo, era la presenza in prima fila di Michela Vittoria Brambilla, "l'ex-reginetta di bellezza che egli ha nominato ministro del Turismo". Ma quella debolezza "sarà nelle menti del mondo all'Aquila, con dubbi sul fatto se le crisi politiche domestiche di Berlusconi limiteranno la sua capacità di affrontare le questioni globali" poste dal vertice del G8. Il Times nota che, durante la conferenza stampa, il primo ministro ha "ignorato una domanda gridatagli" da un cronista sul perché "avesse trascorso la notte delle elezioni presidenziali americane lo scorso novembre con una escort".

Sull'episodio scrive anche il Financial Times, osservando che Berlusconi ha accettato di rispondere solo a cinque brevi domande durante la conferenza stampa, e mentre se ne andava "un reporter straniero" gli ha chiesto "cosa avesse fatto la notte delle elezioni Usa", ma il premier "ha continuato a camminare, sorridendo".

Il quotidiano finanziario smentisce poi l'affermazione, fatta da Berlusconi nel suo discorso sulla nave, secondo cui lui è "il capo di governo più popolare di tutto l'Occidente", con un indice di gradimento del 62,3 per cento: il Financial Times precisa che un sondaggio della Ispo, pubblicato lo scorso fine settimana, gli dava un indice di approvazione del 49,1 per cento, suggerendo che ha perso consensi tra le donne e i giovani.

A Berlusconi e al G8 dedica un ampio servizio anche un altro quotidiano inglese, il Guardian, titolando sull'appello del capo di stato Giorgio Napolitano: "Non imbarazzate l'Italia prima del summit - il presidente esorta i media". Il giornale rileva che la controversia sulle escort a Palazzo Grazioli ha temporaneamente offuscato il precedente scandalo sulla "misteriosa relazione" tra Berlusconi e la 18enne napoletana Noemi Letizia, notando che il premier aveva promesso di fare una dichiarazione in parlamento sui suoi rapporti con la ragazza "ma non lo ha mai fatto".

Riguardo all'appello di Napolitano a una sorta di tregua, il Guardian riporta le parole di Antonio Di Pietro: "Il mondo intero ride di noi. Dovremmo risolvere questo cancro chiamato governo Berlusconi il più presto possibile, perfino prima del summit del G8".

dal quotidiano la Repubblica del 30/06/2009

sabato 27 giugno 2009

PREMIER A CENA COI GIUDICI

Premier a cena coi

giudici costituzionali,

è polemica

Il 6 ottobre ci sarà l'udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, ma intanto è già polemica dopo la notizia di una cena riservata del premier e del ministro Alfano a casa del giudice costituzionale Luigi Mazzella. Alla serata hanno partecipato un altro componente dell'Alta Corte Paolo Maria Napolitano, oltre a Gianni Letta e al presidente della commissione affari costituzionali Carlo Vizzini. La cena sarebbe avvenuta a maggio ma ne ha dato notizia ora l'Espresso: il giudice ha confermato dicendo che lui a casa invita chi vuole e ha negato che si sia parlato del Lodo Alfano.

Tuttavia le reazioni sono di grande imbarazzo. Ufficialmente il presidente della Corte Amirante non ha fatto commenti, ma nell'opposizione c'è chi grida allo scandalo perchè è impossibile non legare la serata al forte interesse di Berlusconi alla prossima sentenza dell'Alta Corte sul Lodo Alfano. L'Idv chiede le dimissioni dei due giudici "consigliori" del premier, ma Luigi Mazzella ha subito detto che ad astenersi dalla discussione sul Lodo non ci pensa affatto. Critico anche il Pd: «Ci attendevamo una smentita - dice Lanfranco Tenaglia - e invece abbiamo letto parole di forte rivendicazione...credo che i due giudici sappiano che su un simile incontro alla vigilia della decisione della Corte che riguarda direttamente il premier grava quanto meno l'ombra di una severa inopportunità. Qualsiasi giudice non solo deve essere imparziale ma deve anche apparire tale. Speriamo riflettano sull'opportunità di astenersi dal partecipare alla decisione sul lodo Alfano»

Certo è che sarà nuovamente la Corte Costituzionale a decidere il destino dei processi a carico del premier. Come già fu nel 2004 per il 'lodo Schifanì, vale a dire lo scudo processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte bocciò in toto determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta in ottobre dovrà decidere su tre cause che riguardano la sospensione di altrettanti processi a carico del premier. La prima questione di legittimità è stata sollevata dai giudici della prima sezione del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset con Berlusconi tra gli imputati.

Il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione del Tribunale di Milano che, dopo aver stralciato la posizione di Berlusconi e investito l'Alta Corte, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi l'avvocato inglese David Mills, coimputato del premier, per corruzione in atti giudiziari. La terza causa è arrivata alla Consulta dal gip di Roma Orlando Villoni nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura.


dal quotidiano l'Unità del 27/06/2009

MINACCE E DISPERAZIONE

Minacce e disperazione

di EZIO MAURO


Con un passo in più verso il suo personale abisso politico, ieri Silvio Berlusconi si è collocato all'opposizione rispetto all'establishment internazionale di cui dovrebbe far parte come imprenditore e come capo del governo italiano. Sentendosi assediato dall'imbarazzo che lo circonda fuori dal paesaggio protetto del suo mondo televisivo, il premier ha attaccato tutto il sistema libero e autonomo che non accetta di farsi strumento del suo dominio: Banca d'Italia, organismi di analisi e di controllo internazionale, Europa, e naturalmente "giornali eversivi", vale a dire Repubblica.

Questa volta la minaccia è esplicita e addirittura sguaiata nella sua prepotenza, se non fosse un segno chiaro di disperazione. Il Cavaliere annuncia infatti che "chiuderà la bocca" a "tutti quei signori che parlano di crisi", alle organizzazioni che "continuano a diffondere dati di calo dell'economia anche di 5 punti", come ha appena fatto nel doveroso esercizio della sua responsabilità il governatore Draghi e come fanno regolarmente istituzioni neutre, libere e autorevoli nel rispetto generale dei leader democratici di tutto l'Occidente.

Nello stesso tempo Berlusconi rilancia la sua personale turbativa di mercato, invitando esplicitamente gli investitori a "minacciare" il ritiro della pubblicità ai giornali che a suo giudizio diffondono la paura della crisi.

Davanti a un premier imprenditore ed editore che chiede agli industriali di "minacciare" i giornali, con l'eco puntuale e ridicola del ministro Bondi che replica l'accusa di eversione a Repubblica, ci sarebbe poco da aggiungere. Se non notare una cosa: è la prima volta che Berlusconi esplicita la sua vera intenzione verso chi sfugge alla pretesa impossibile di narrazione unica della realtà.

Tecnicamente, si chiama pulsione totalitaria: anche se la deriva evidente del Cavaliere consiglia di considerarla soprattutto velleitaria, e a termine.

da il quotidiano la Repubblica del 27/06/2009

venerdì 26 giugno 2009

QUELL'OTTO PER CENTO DI PAR CONDICIO

25 Giugno 2009

Quell'otto per cento di par condicio

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Il 6 e 7 giugno l'Italia dei Valori e' stato l'unico partito a far registrare il raddoppio dei consensi rispetto alle scorse politiche. Questo e' stato l'unico vero dato importante delle elezioni europee. Tutto il resto e' "da copione". Viste le porcate del Pdl e il comportamento di un ormai impresentabile Berlusconi, la Lega non poteva che crescere. L'elettore che non valuta facce e programmi, ma vive di "credo", ha ripiegato e ripieghera' sempre di piu', sul partito dei fucili scarichi.

L'8 giugno i burattinai dei media, ed i media stessi, sorpresi dal fenomeno incontrollabile di quell'8% con cui non si inciucia, convengono su una linea di comportamento comune: l'oscuramento. Magicamente e vigliaccamente tutti i burattini-direttori dei Tg, dei quotidiani e dei periodici smettono di parlare dell'Italia dei Valori.

In passato avevamo vissuto, e siamo stati abituati a gestire, periodi di oscuramento “ad hoc” che arrivavano puntuali in prossimità delle elezioni e nei giorni immediatamente successivi a qualche sondaggio favorevole, ma non sono stati mai così persistenti. Addirittura, il 23 giugno, Repubblica.it ha ripreso l'articolo del mio blog dal titolo “Non sta bene: e' vero” e una manciata di minuti dopo, il tempo di una telefonata, e' stato tolto dal sito!

Il problema ora e' a chi rivolgersi per avere lo spazio che ci spetta nell'ambito dell'informazione pubblica, spazio che i nostri elettori esigono per sapere cosa stiamo facendo per loro.

Un appello alla Commissione di Vigilanza o all'Agcom sarebbe come far riferimento alla Consob per denunciare il caso Parmalat. Rivolgersi ai Minzolini di turno, oltre che inutile, significherebbe dare per scontato che non ci sia una regia burattinaia, cosa che invece c'e'. Non ci e' rimasto che rivolgerci nuovamente al Presidente della Repubblica.

Al Presidente Giorgio Napolitano, questa mattina, abbiamo chiesto di intervenire per ripristinare il pluralismo e la trasparenza nell'informazione pubblica, per ridare credibilità ad un sistema d'informazione declassato a megafono di due tifoserie da stadio, per ricondurre gli organi di vigilanza sui binari del loro mestiere poiche', allo stato attuale, sono soltanto un costo per le tasche dei contribuenti. Ci auguriamo infine che il Capo dello Stato valuti bene il provvedimento sulle intercettazioni, prima di firmarlo e promulgarlo, poiché riteniamo che ci siano molte ombre ed elementi di incostituzionalità.

flash2.jpg "GRAZIE RAGAZZI"
"C’è un fenomeno che queste cariatidi della politica tentano di “normalizzare” non potendolo controllare, nè capire: la Rete. Dall’8 giugno, data in cui ci hanno oscurato i burattinai dei media, i cittadini si sono riversati in Rete per sapere cosa stiamo facendo. Dall’8 giugno Italia dei Valori ha pubblicato su You Tube 19 video che hanno avuto ad oggi oltre mezzo milione di visualizzazioni ,che crescono di ora in ora, e che si sono attestati quotidianamente tra i primi 20 video più visti del giorno. Grazie ragazzi.".
Antonio Di Pietro
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I NUOVI PONZIO PILATO

24 Giugno 2009

I nuovi Ponzio Pilato

ponziopilato.jpg

E' passato un anno di governo Berlusconi. Sono state fatte le elezioni europee e le amministrative. Ora possiamo trarre una prima conclusione: e' stato un anno terribile!

Un anno terribile sul piano dell'economia, della giustizia, dell'informazione, dell'occupazione e del lavoro, sul piano della trasparenza degli atti della Pubblica Amministrazione.

Un anno terribile perche' questo governo e questa sua maggioranza parlamentare asservita, stanno pensando solo a emanare provvedimenti che servono a loro stessi, alla loro casta, tenendo come riferimento quel progetto di "rinascita" piduista.

"Noi ci prendiamo tutto e, quindi, utilizziamo le strutture statali per fini personali", anzi, "utilizziamo pure gli aerei di Stato, i Top gun di Stato, per portare nani, ballerine e menestrelli in residenze private per i nostri godimenti".

Insisto: L'italia dei Valori non vuol mettere "l'occhio nel buco della serratura" della camera da letto del presidente del Consiglio. Il problema, proseguendo la metafora, e' che non si tratta della camera da letto del presidente del Consiglio, ma della "sala da pranzo e della cucina" di tutti gli italiani, che, per lo piu', sono rimasti con il "frigorifero vuoto". Perche' questo Parlamento, dal quale io sto parlando, ancora oggi, alla Camera e al Senato, si sta occupando delle intercettazioni telefoniche, del testamento biologico, del "sesso degli angeli" e bavagli, ma non di economia e di lavoro.

E' questa la ragione per cui noi abbiamo chiesto la sfiducia di questo Presidente del Consiglio. Perche' ci sta ridicolizzando agli occhi del mondo, perche' sta impoverendo l'economia reale del Paese, perche' sta creando una giustizia a doppio binario: zero tolleranza per i comuni cittadini e tolleranza senza limiti per i potenti di Stato.

Il direttore del Tg1, Minzolini, e' una persona che io conosco bene perche' l'ho gia' querelata tre volte. La cause che ha perso non sono state pagate da lui, ma se le e' fatte pagare dalla Mondadori di Berlusconi! Oggi, Minzolini, e' direttore del Tg1.

Prima ci liberiamo di questo governo e meglio e'! Anche con riferimento a questa squallida legge, che stanno per emanare e che chiamano "legge sulle intercettazioni", quando in realta' e' una legge bavaglio all'informazione, e' stata pensata affinche' voi non possiate sapere piu' niente. Solo attraverso la Rete, fin quando sara' libera, potremo parlare liberamente. Le televisioni nazionali ufficiali non potranno neanche piu' farvi sapere le malefatte che combina questa casta politica. D'ora in poi, con la scusa delle intercettazioni, nessuno potra' piu' far passare le notizie sui giornali.

E come dovremmo liberarci da questa zavorra al governo? Con il voto di sfiducia. Lo sapete che per discutere in Parlamento il voto di sfiducia bisogna avere 63 firme? Solo l'iItalia dei Valori ha firmato, nessuno dell'opposizione lo ha fatto. Questi pavidi! Queste persone senza coraggio! Questi "Ponzio Pilato" che non hanno il coraggio di denunciare con i fatti, oltre che a parole, come stanno le cose. Ci dicono "ma non raggiungete la maggioranza dei parlamentari per votare la sfiducia". Ma da qualche parte bisognera' pur cominciare a parlarne, così l'opinione pubblica viene almeno a conoscenza di ciò che sta accadendo.

Ecco perche' noi dell'Italia dei Valori - e concludo - oltre al voto di sfiducia, ci accingiamo anche a raccogliere le firme per il referendum su questa "legge bavaglio" all'informazione. Perche' e' l'unico modo per parlare ad almeno un milione di cittadini che sottoscriveranno con noi questo referendum. Sara' un modo per parlarne, nelle citta', nelle piazze, un modo per far conoscere l'altra verita', rispetto a quella ufficiale e menzognera. Fate una scelta: o ci date forza per poter essere voce della liberta' in questo Paese o il regime ci travolgera' tutti.

Leggi anche:
- Mozione di sfiducia
- Tutti insieme appassionatamente, contro la mozione Idv

Postato da Antonio Di Pietro in

SULTANATO A RETI UNIFICATE

24 Giugno 2009

Sultanato a reti unificate




Riporto una mia intervista, rilasciata a "Altronline.it", sul "caso Minzolini" e sul tema dell'informazione.

Altronline: Giulietti, i silenzi dei tg “amici” di Berlusconi diventano un caso politico. L'informazione, dice l'opposizione, è drogata dal potere del Cavaliere. Qual è la novità?
Beppe Giulietti: Nessuna, questo è il problema. Non c'è nessuna novità, si tratta della riproposizione integrale dello schema che Berlusconi prima e Dell'Utri avevano già messo a punto dettagliatamente. Il premier disse: “È ora di finirla con programmi e tg che mandano in onda notizie ansiogene”. Via i servizi e gli approfondimenti su povertà, crisi economica e sociale, tutto ciò che dimostra che la realtà è diversa dalla finzione...

Altronline: Negli ultimi giorni però si è passato il segno. Il direttore del Tg1 è apparso in prima serata davanti agli italiani per giustificare la scelta di “basso profilo” sul Bari-gate. Era mai successo prima?
Beppe Giulietti: No, a mia memoria mai. È la prima volta che il direttore di un telegiornale firma un editoriale per spiegare agli italiani perché non ha dato una notizia. È vero che ha il direttore ha il potere di decidere la linea editoriale e di valutare quali notizie dare e quali no, ma quando scoppia un caso che finisce su tutti i giornali nazionali e internazionali, questi margini di discrezionalità decadono. Si tratta di un giornalista che non ha mai fatto mistero della sua simpatia per l'uomo più potente d'Italia.

Altronline: Non è un mistero neppure che le nomine Rai siano politiche. Perché ci si scandalizza soltanto ora?
Beppe Giulietti: È un'obiezione giusta che però non regge di fronte alla vera anomalia. La scelta di piazzare Minzolini al Tg1 è il frutto di un accordo fatto direttamente nella casa del presidente del Consiglio, quel Palazzo Grazioli oggi noto per altre ragioni. Non si tratta di un uomo qualsiasi, ma del proprietario delle reti televisive concorrenti.

Altronline: Garimberti ha convocato Minzolini per chiedere chiarimenti. Ma a giudizio di molti il presidente della Rai sembra avere le mani legate. È così?
Beppe Giulietti: Bisogna innanzitutto che qualcuno ci spieghi cosa mai si siano detti, visto che dopo l'incontro Minzolini si è alzato e ha fatto quell'editoriale. Quello che manca sono proprio le voci degli organismi predisposti al corretto funzionamento del servizio pubblico. Sono il presidente della Rai Garimberti e il direttore generale Masi, in qualità di uomini di garanzia, che dovrebbero convocare una riunione e discutere di una violazione delle regole senza precedenti, editoriale e deontologica.

Altronline: È d'accordo con chi chiede la testa del direttore?
Beppe Giulietti: Non mi appassiona il coro di personaggi politici che invocano licenziamenti e provvedimenti disciplinari. A me interessa la lotta sociale, professionale, sindacale. Perché qui è in atto una mistificazione, si sta facendo finta di non vedere qual è il vero problema, altro che Minzolini...

Altronline: Qual è il vero problema?
Beppe Giulietti: In Italia si sta portando avanti la costruzione di un sultanato a reti unificate, si sta procedendo a sottrarre ai cittadini le informazioni quotidiane, non se so è chiaro. Il problema sono i silenzi dell'autorità di garanzia, il girarsi dall'altra parte di chi avrebbe il dovere di intervenire. Ma c'è dell'altro.

Altronline: Cosa?
Beppe Giulietti: Questi episodi avvengono in un momento in cui il parlamento sta per varare la legge bavaglio sulle intercettazioni. Nel nostro paese c'è un'emergenza democratica, mi preoccupa che su questo tema le opposizioni procedano in ordine sparso.

Altronline: Che può fare l'opposizione?
Beppe Giulietti: Bisogna chiamare a raccolta tutti, organizzare davanti al Senato un manifestazione nazionale durante le votazioni sulla legge bavaglio. Per lanciare questo allarme le opposizioni devono essere unite, parlare con una voce sola. Serve un incontro immediato di tutte le forze politiche e sociali per mettere in piedi un'iniziativa comune.


mercoledì 24 giugno 2009

LA VERITA' CHE NON PUO' DIRE

IL COMMENTO

La verità che non può dire

di GIUSEPPE D'AVANZO


Berlusconi esige da noi, per principio e diritto divino, come se davvero fosse "unto dal Signore", la passiva accettazione dei suoi discorsi. Pretende che non ci siano repliche o rilievi alle sue parole. Reclama per sé il monopolio di un'apparenza che si cucina in casa con i cuochi di famiglia. Senza contraddittorio, senza una domanda, senza un'increspatura, senza la solidità dei fatti da lui addirittura non contraddetti, senza un estraneo nei dintorni. Vuole solo famigli e salariati. Con loro, il Cavaliere frantuma la realtà degradata che vive. La rimonta come gli piace a mano libera e ce la consegna pulita e illuminata bene. A noi tocca soltanto diventare spettatori - plaudenti - della sua performance. Berlusconi ci deve immaginare così rincitrulliti da illuderci di poter capire qualcosa di quel che accade (è accaduto) non servendoci di ciò che sappiamo, ma credendo a ciò che egli ci rivela dopo aver confuso e oscurato quel che già conosciamo. Quindi, via ogni fatto accertato o da lui confessato; via le testimonianze scomode; via documenti visivi; via i giornalisti impiccioni e ostinati che possono ricordarglieli; via anche l'anchorman gregario e quindi preferito; via addirittura la televisione canaglia che da una smorfia può rivelare uno stato d'animo e una debolezza.

Berlusconi, che pare aver smarrito il suo grandioso senso di sé, si rimpannuccia sul divano di casa affidandosi alle calde cure del direttore di Chi. Insensibile alle contraddizioni, non si accorge dell'impudico paradosso: censurare i presunti pettegolezzi dalle colonne di un settimanale della sua Mondadori, specializzato in gossip. Dimentico di quanto poca fortuna gli abbia portato il titolo di Porta a Porta (5 maggio) "Adesso parlo io" (di Veronica e di Noemi), ci riprova. "Adesso parlo io" strilla la copertina di Chi. Il palinsesto è unico.

In un'atmosfera da caminetto, il premier ricompone la solita scena patinata da fotoromanzo a cui non crede più nessuno, neppure nel suo campo. La tavolozza del colore è sempre quella: una famiglia unita nel ricordo sempre vivo di mamma Rosa e nell'affetto dei figli; l'amore per Veronica ferito - certo - ma impossibile da cancellare; la foto con il nipotino; una vita irreprensibile che non impone discolpa; l'ingenuità di un uomo generoso e accogliente che non si è accorto della presenza accanto a lui, una notte, di una "squillo" di cui naturalmente non ha bisogno e non ha pagato perché da macho latino conserva ancora il "piacere della conquista".

Acconciata così la sua esistenza che il più benevolo oggi definisce al contrario "licenziosa", chi la racconta in altro modo non può essere che un "nemico". Da un'inimicizia brutale sono animati i giornali che, insultati ma non smentiti, raccontano quel che accade nelle residenze del presidente. Antagonisti malevoli, prevenuti o interessati sono quegli editori che non azzittiscono d'imperio le loro redazioni. C'è qualcosa di luciferino (o di vagamente folle) nella pretesa che l'opinione pubblica - pur manipolata da un'informazione servile - s'ingozzi con questo intruglio. Dimentico di governare un Paese occidentale, una società aperta, una democrazia (ancora) liberale, il capo del governo pare convinto che, ripetendo con l'insistenza di un disco rotto, la litania della sua esemplare "storia italiana" possa rianimare l'ormai esausta passione nazionale per l'infallibilità della sua persona. È persuaso che, mentendo, gli riesca di sollecitare ancora un odio radicale (nell'odio ritrova le energie smarrite e il consenso dei "fanatizzati") contro chi intravede e racconta e si interroga - nell'interesse pubblico - sui lati bui della sua vita che ne pregiudicano la reputazione di uomo di governo e, ampiamente, la sua affidabilità internazionale. Berlusconi sembra non voler comprendere quanto grave - per sé e per il Paese - sia la situazione in cui si è cacciato e ha cacciato la rispettabilità dell'Italia. Ha voluto convertire, con un tocco magico e prepotente, le "preferite" del suo harem in titolari della sovranità popolare trasformando il suo privato in pubblico. Non ha saputo ancora spiegare, dopo averlo fatto con parole bugiarde, la frequentazione di minorenni che ora passeggiano, minacciose, dinanzi al portone di Palazzo Chigi. Ha intrattenuto rapporti allegri con un uomo che, per business, ha trasformato le tangenti alla politica in meretricio per i politici. Il capo del governo deve ora fronteggiare i materiali fonici raccolti nella sua stanza da letto da una prostituta e le foto scattate da "ragazze-immagine", qualsiasi cosa significhi, nel suo bagno privato mentre ogni giorno propone il nome nuovo di una "squillo" che ha partecipato alle feste a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli (che pressione danno a Berlusconi, oggi?).

La quieta scena familiare proposta da Chi difficilmente riuscirà a ridurre la consistenza di quel che, all'inizio di questa storia tragica, si è intravisto e nel prosieguo si è irrobustito: la febbre di Berlusconi, un'inclinazione psicopatologica, una sexual addiction sfogata in "spettacolini" affollati di prostitute, minorenni, "farfalline", "tartarughine", "bamboline" coccolate da "Papi" tra materassi extralarge nei palazzi del governo ornati dal tricolore. Una condizione (uno scandalo) che impone di chiedere, con la moglie, quale sia oggi lo stato di salute del presidente del Consiglio; quale sia la sua vulnerabilità politica; quanta sia l'insicurezza degli affari di Stato; quale sia la sua ricattabilità personale. Come possono responsabilmente, questi "buchi", essere liquidati come affari privati?

La riduzione a privacy di questo deficit di autorità e autorevolezza non consentirà a Berlusconi di tirarsi su dal burrone in cui è caduto da solo. Ipotizzare un "mandato retribuito" per la "escort" che ricorda gli incontri con il presidente a Palazzo Grazioli è una favola grottesca prima di essere malinconica (la D'Addario è stata prima intercettata e poi convocata come persona informata dei fatti). Evocare un "complotto" di questo giornale è soltanto un atto di intimidazione inaccettabile.

Ripetendo sempre gli stessi passi come un automa, lo stesso ritornello come un cantante che conosce una sola canzone, Berlusconi appare incapace di dire quelle parole di verità che lo toglierebbero d'impaccio. Non può dirle, come è sempre più chiaro. La sua vita, e chi ne è stato testimone, non gli consente di dirle. È questo il macigno che oggi il capo del governo si porta sulle spalle. Non riuscirà a liberarsene mentendo. Non sempre la menzogna è più plausibile della realtà. Soprattutto quando un Paese desidera e si aspetta di sentire la verità su chi (e da chi) lo governa.

dal quotidiano la Repubblica del 24/06/2009

NON STA BENE

23 Giugno 2009

'Non sta bene': è vero

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L’intervista rilasciata al Sunday Times dalla signora Patrizia D’Addario lede gravemente la dignità del nostro paese e delegittima una figura chiave delle istituzioni: il Presidente del Consiglio.
Non è più possibile andare oltre, e ritengo, pertanto, che la mozione di sfiducia, presentata in occasione della condanna dell’avvocato David Mills, abbia ulteriori motivi per essere ripresa seriamente in considerazione.
Chiedo un atto di orgoglio, e senso delle istituzioni, anche alla maggioranza. Il desiderio di mantenere uno scranno in Parlamento, nel timore di non essere rieletti, è rimasta l’unica spiegazione plausibile nel negare l’evidenza di un Premier impresentabile.
Il Pdl dimostri di essere un partito, e non un gruppo di prezzolati alla corte del Re.

Aveva ragione la signora Lario nell’affermare che suo marito “non sta bene”.

Il paese ha bisogno, in una congiuntura sociale ed economica complessa, di un uomo forte, concentrato sul governo del paese, che sappia ridisegnare equilibri sociali ed internazionali, ed invece si ritrova con un ricattato, un clown e un erotomane nel senso improprio del termine.

Qui non si tratta più di distinguo tra pubblico e privato "alla Minzolini" ma di una colossale, raccapricciante indecenza dei fatti che, anche se forse privi di conseguenze giuridiche, hanno una notevole rilevanza etica.

Arrivare al 2013 con questo Presidente del Consiglio significherebbe raccogliere le macerie del paese ed attendere un ventennio prima di poter tornare sulla via dello sviluppo.

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"Augusto Minzolini, direttore del Tg1, e' un gossipparo, un "l'Emilio Fede del servizio pubblico" che ha ridotto lo spazio dell'informazione politica in modo impressionante, oltre ad aver oscurato l'Italia dei Valori. Minzolini andrebbe licenziato per “giusta causa”. Ricordo a Minzolini che quando ha fatto del vero gossip su di me, l'ho querelato tre volte, ha avuto una condanna a 4 mesi di reclusione, e “dulcis in fundo” il risarcimento danni lo ha pagato la Mondadori".
Antonio Di Pietro
Postato da Antonio Di Pietro in

da "Famiglia Cristiana" n.26 uno spunto per una riflessione sui fatti di cronaca che vedono coinvolti note personalità

LA REAZIONE DEI LETTORI SU COMPORTAMENTI DISCUTIBILI

PER UNA VALUTAZIONE
MENO "DISINCANTATA"


Chi ha l’onore e l’onere di servire il Paese, per di più con una così larga maggioranza, ha il dovere di dedicare tutto il suo tempo al "bene comune" dei cittadini. Senza tante "distrazioni".

Le scrivo su quanto sta emergendo, in questi giorni, sul nostro presidente del Consiglio. Non le nascondo che non sono mai riuscita ad averne stima, perché l’ho trovato una figura lontana da un padre di famiglia, poco coerente con i princìpi cristiani. Non nascondo neppure d’essermi sentita usata da lui e da altri politici, che hanno strumentalizzato le associazioni cristiane per farsi propaganda politica. Oggi per me la misura è colma. Perché la Chiesa non ha il coraggio della verità e la forza di proclamare che la famiglia è un grande valore, e che nei rapporti con le donne (ma anche con gli extracomunitari) ci vuole il massimo rispetto? Vorrei che la Chiesa prendesse le debite distanze da chi non rispetta questi valori. Molti cristiani la pensano come me. Ma il silenzio delle gerarchie ci lascia molto confusi, e finisce col farci credere che alla Chiesa stia bene una simile situazione. Ma non è così.

Francesca V.

Anche la moralità può attendere?

Credo che, come me, anche i lettori di Famiglia Cristiana siano delusi dall’atteggiamento eccessivamente prudente (è vero, la prudenza è una virtù, ma non bisogna esagerare nemmeno con le virtù!) sui comportamenti del presidente del Consiglio. Che non sono un fatto privato, poiché è un uomo pubblico, ha un importantissimo ruolo politico. Non dimentichiamo che è stato lui a fondare la sua popolarità facendo leva sulla famiglia e i valori cristiani. Non crede che sarebbe auspicabile una chiara e severa presa di posizione anche della stampa cattolica? Oppure, esistono ragioni di convenienza che consigliano di non inimicarsi il potente di turno, per cui anche la moralità "può attendere"? Purtroppo, in passato ciò è accaduto tante volte, e a distanza di anni o secoli la Chiesa è stata costretta a fare ammenda. Oggi i fedeli guardano con molta più attenzione alle prediche della gerarchia cattolica ma anche ai loro comportamenti concreti.

Giuseppe

Quali sono i valori da rispettare

Finalmente la Chiesa ha aperto gli occhi su chi ci governa. Ormai siamo lo zimbello del mondo. Come si può accettare tanta immoralità da parte di chi guida le istituzioni (l’ha evidenziato anche la stessa moglie!). Ha fatto bene Casini a staccarsi da questa maggioranza, stava perdendo la sua dignità. Adesso, però, la Chiesa deve dare indicazioni ai fedeli e far capire quali sono i valori da rispettare. Come può accettare certe "libertà" di comportamento o provvedimenti irrispettosi delle persone umane? Io spero tanto nel suo giornale, non si preoccupi se qualcuno l’accusa di "cattocomunismo", tanto non sa quel che dice, non ha argomenti.

Mario V.

Che ne sarà del senso religioso della nostra gente?

Leggo le sue note settimanali sempre con grande interesse. Ieri abbiamo appreso delle ultime vicende che riguardano il nostro presidente del Consiglio, e non può immaginare che cosa, io e mio marito, abbiamo provato di fronte a tutte queste "performances". Mi preme, però, che lei sappia anche del mio forte disappunto (e uso un termine particolarmente tenue) perché nessun cardinale abbia avuto nulla da ridire su queste autentiche porcherie. Io sono cattolica e praticante, ma se le gerarchie ecclesiastiche non hanno la forza di prendere una posizione di totale e assoluta disapprovazione sul comportamento privato (che è anche pubblico) di questo personaggio, ne soffrirà terribilmente anche la stessa immagine della Chiesa. Se essa non alza la voce in modo forte e inequivocabile, tra qualche anno il sentimento religioso del nostro popolo andrà perso per sempre. Lo scriva lei, con la chiarezza che la distingue, perché se aspettiamo che vescovi e cardinali alzino un semplice dito, ci sarà ancora tanto da attendere.

Anna B.

Il Paese in cattiva luce davanti a tutto il mondo

So che questa mia lettera verrà cestinata, ma provo ugualmente a mandargliela. Quel che sta succedendo, in questi ultimi tempi, in Italia mette in cattiva luce il nostro Paese davanti a tutto il mondo. Le vicende in cui è coinvolto chi ci governa con ragazze più o meno circondate dal mistero, più o meno fotografate e filmate, suscitano negli italiani una serie di domande, che non hanno ancora ricevuto risposta. Mi chiedo: perché sono poche le voci che cercano di aprire gli occhi agli italiani? Perché sono pochi i giornali (spero che il vostro continui sempre su questa linea!) che vanno controcorrente nel fare informazione? Sarebbe bello che, in circostanze simili, anche la Chiesa si facesse sentire per aiutare chi è debole e confuso. Chi alzerà la voce come Mosè e i profeti per richiamarci a non essere cristiani solo di nome ma anche nei fatti e nei comportamenti?

Annamaria M.

La "correzione fraterna" è un dovere per i cristiani

Sono ormai al limite della sopportazione per i comportamenti di chi ci governa. Ora ha toccato il fondo della sua "piccolezza" con una barzelletta su Dio che diventa un suo dipendente, violando così il primo e il secondo comandamento, che ci ricordano di «Non nominare il nome di Dio invano...». Spero che lei, il suo giornale e, stavolta, anche la Chiesa diciate una parola forte contro chi non rispetta i valori cristiani e osa parlare di Dio con irriverenza. Spero che si facciano sentire tutte le persone religiose, e che anche i suoi stessi sostenitori si interroghino sulla fiducia che gli hanno abbondantemente concesso. E non mi dica che non si deve giudicare nessuno! Costui, con i suoi comportamenti, sta dando scandalo, dev’essere indotto a un ripensamento e a una giusta riflessione, per noi cristiani la "correzione fraterna" è un dovere. Qui non si tratta di pregiudizio o di essere schierati con un partito o con un altro, non è una faccenda di destra, sinistra, centro o "estremità"! Le auguro tutta la forza necessaria per i suoi interventi. Che Dio la benedica!

Giuseppina M.

I giovani e il grande fascino dell'uomo di successo

Acquisto da molti anni la sua rivista e spesso ho desiderato scriverle, ma non ho mai dato seguito al mio impulso. Ora, però, il cuore trabocca. Nell’ultima campagna elettorale – in cui si è toccato il fondo dello squallore – si è levata una domanda drammatica: «Vi sentireste di far educare i vostri figli da chi è alla guida del Governo oggi?». Domanda arrivata troppo tardi, perché potesse far riflettere seriamente. Ormai le nuove generazioni sembrano subire il fascino dell’uomo di successo e sperano solo, a qualunque prezzo, di poter assomigliare a lui. Da oltre trent’anni le sue televisioni stanno minando le coscienze con messaggi che esaltano l’edonismo, il facile successo, il consumismo sfrenato: dai lontani Drive in allo sdoganamento mediatico di tanti comportamenti viziati, conditi da commozioni plateali o rivendicazioni civili per oscurare ogni senso etico. Nella corsa al consenso (e anche alla pubblicità) è finito nel degrado anche il servizio pubblico della Rai, un tempo tanto attento al valore educativo delle sue trasmissioni. Solo Famiglia Cristiana ha protestato contro la cattiva televisione e non s’è lasciata affascinare dallo charme di quest’uomo che ci governa. Ma, purtroppo, non basta. Mi sconvolge il silenzio degli organi ufficiali della Chiesa, né mi basta l’affermazione che «ognuno ha la propria coscienza per giudicare». Il fatto che chi ci governa si dichiari paladino della Chiesa (ci crederà davvero?) e finanzi le sue opere, basta a cancellare le perplessità nei confronti dei suoi comportamenti? Ci siamo chiesti quanti disvalori ha trasmesso negli anni con soap opera e siparietti televisivi, stravolgendo ogni senso della dignità umana? Talvolta, mi capita di sentire persino onorabili nonnine incitare le nipotine a comportamenti trasgressivi, come quelli visti in Tv: «Che male c’è», dicono, «non è più come una volta!». Sbaglio se dico che abbiamo barattato i princìpi cristiani con un piatto di lenticchie? Oggi, i valori evangelici si scontrano con una società che li deride e li mette in crisi. Se non troviamo nella Chiesa una parola chiara e inequivocabile, a chi dobbiamo rivolgerci? Mi perdoni per la durezza di queste espressioni, ma la mia amarezza è grande. Com’è possibile predicare e chiedere alle persone d’essere coerenti con la fede se poi la Chiesa tace ed è accondiscendente verso chi calpesta valori cristiani non solo nella vita privata, ma anche nella scelta dei candidati? Non sono una integralista, ma stavolta agli uomini di Chiesa chiedo più coerenza, per il bene delle nuove generazioni. Le esprimo una profonda stima per il lavoro coraggioso che svolge e i messaggi di speranza che ci trasmette.

Loredana R.

È necessario un serio e rapido cambiamento

Leggo volentieri il suo giornale, che interpreta una visione del sociale che mi è affine. Sono rimasta sconcertata dalla protervia con cui chi ci governa di chiara d’essere vittima di calunnie, anziché dare una spiegazione dei suoi comportamenti, quanto meno "inusuali" per una figura istituzionale. Mi ha dato fastidio che anche i giovani industriali, all’incontro di Santa Margherita Ligure, abbiano manifestato un clima di simpatica "collusione", battendo le mani e ridendo alle discutibili battute e barzellette del presidente del Consiglio. Certo, poi, hanno potuto incontrare Gheddafi e avviare con lui probabili affari. Ma c’è un limite a tutto. Sono solo io a vedere la schizofrenia e l’ambiguità in cui sta scivolando il Paese? Non ci accorgiamo della realtà ogni giorno più drammatica, che tocca fasce sempre più larghe di persone? Credo sia necessario un serio e rapido cambiamento, prima che si disfi il tessuto economico e sociale del Paese. Mi scusi per lo sfogo, ma siete tra i pochi che ancora sapete dare le notizie, senza cedere ai compromessi della politica, ma mettendo sempre al centro l’uomo e la sua dignità.

Rita C.

Perché i preti non dicono "qualcosa di cristiano"?

Sono Liliana, sposata con Luigino da 36 anni e ho tre figli. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerla durante l’indimenticabile pellegrinaggio dei lettori di Famiglia Cristiana "Sulle orme di san Paolo", e le abbiamo espresso il nostro pieno appoggio per il suo coraggio nel proclamare il Vangelo. Le scrivo perché mi sono ritrovata in sintonia con il pensiero di Pina ’53 (FC n. 24/2009) e con la sua risposta, che ho fotocopiato e dato ai sacerdoti del mio paese. Lei chiede un "minimo di moralità" ai politici che ci governano, eppure i nostri bravi cattolici appoggiano persone poco trasparenti, che non hanno uno stile di vita sobrio e avversano l’accoglienza degli stranieri. Il loro individualismo si esprime nella frase: «Io sto bene, degli altri non mi interessa nulla». Perché i nostri sacerdoti non dicono "qualcosa di cristiano" di fronte a tanta immoralità? La situazione oggi è davvero pesante. Ci senta vicini con la preghiera e l’appoggio al suo proclamare con coraggio il Vangelo di Gesù.

Liliana

«Il presidente del Consiglio non deve illudersi che la Chiesa taccia. La Chiesa non rinfaccia nulla a nessuno, per carità cristiana, ma è evidente che i vescovi hanno una precisa morale da difendere». Così comincia l’intervista a monsignor Ghidelli, vescovo di Lanciano e Ortona, noto biblista, apparsa domenica 21 giugno sul Corriere della Sera, a proposito delle vicende che hanno investito una delle più alte cariche istituzionali del Paese.

Il suo disagio e quello di altri vescovi hanno fatto eco all’editoriale di Avvenire, in cui si chiedeva al presidente del Consiglio «un chiarimento sufficiente a sgomberare il terreno dagli interrogativi più pressanti, che non vengono solo dagli avversari politici ma anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa al premier».

Il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Mogavero, ha aggiunto: «Tra il livello pubblico, di governo, e quello privato e inviolabile, di coscienza, c’è un terzo piano: quello dell’immagine. I comportamenti di chi governa possono determinare maggiore credibilità oppure una delegittimazione, parziale o totale. Certi comportamenti possono incrinare la fiducia fino a una delegittimazione di fatto».

Chi ha l’onore e l’onere di servire il Paese (senza servirsene), per di più con una larga maggioranza, quale mai si era vista nella storia della Repubblica, è doveroso che si dedichi a questo importante compito senza "distrazioni", che un capo di Governo non può permettersi. L’alta responsabilità comporta restrizioni di movimenti e comportamenti adeguati alla carica, per servire a tempo pieno il Paese e dedicarsi totalmente al "bene comune" dei cittadini.

A maggior ragione oggi, che il Paese è alle prese con una delle più gravi crisi economiche (ma anche morali) che abbia mai affrontato, con moltissime famiglie sulla soglia della povertà, lavoratori senza più occupazione e giovani precari a vita, senza futuro e speranza. Che esempio si dà alle giovani generazioni con comportamenti "gaudenti e libertini", o se inculchiamo loro i valori del successo, dei soldi, del potere: traguardi da raggiungere a ogni costo, anche tramite scorciatoie e strade poco limpide?

Oggi il Paese più che di polveroni e distrazioni, necessita di maggiore sobrietà, coerenza e rispetto delle regole. E, soprattutto, chiarezza. Non solo a parole, ma concretamente, con i fatti. A poco servono imbarazzanti e deboli difese d’ufficio dei vari "corifei", "caudatari" o "maschere salmodianti" (come li ha definiti qualcuno), che ci propinano a ogni ora ritornelli e moduli stantii, a difesa dell’indifendibile. Onel tentativo "autolesionista" di minimizzare tutto, spostando la mira su altri bersagli. Ancora peggio, poi, quando "la pezza è più grande dello sbrego" come si dice, e si definisce il presidente del Consiglio «l’utilizzatore finale» di un giro di prestazioni a pagamento (ammesso che sia vero), e si considerano le donne "merce", di cui «si potrebbe averne quantitativi gratis». Naturalmente.

Non basta la legittimazione del voto popolare o la pretesa del "buon governo" per giustificare qualsiasi comportamento, perché con Dio non è possibile stabilire un "lodo", tanto meno chiedergli l’"immunità morale". La morale è uguale per tutti: più alta è la responsabilità, più si ha il dovere del buon esempio. E della coerenza, che è ancora una virtù, e dà credibilità alle persone e alle loro azioni.

Sull’operato del presidente del Consiglio oggi fanno riflettere certi silenzi "pesanti", anche all’interno della stessa maggioranza. La Chiesa, però, non può abdicare alla sua missione e ignorare l’emergenza morale nella vita pubblica del Paese. Nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perché non intervenga e taccia. I cristiani (come dismostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati e amareggiati da questo clima di decadimento morale dell’Italia, attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno "disincantata". Non si può far finta che non stia succedendo nulla, o ignorare il disagio di fasce sempre più ampie della popolazione, e dei cristiani in particolare.

Il problema dell’esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica. In altre nazioni, se i politici vengono meno alle regole (anche minime) o hanno comportamenti discutibili, sono costretti alle dimissioni. Perché tanta diversità in Italia? L’autorità senza esemplarità di comportamenti non ha alcuna autorevolezza e forza morale. È pura ipocrisia o convenienza di interessi privati. Chi esercita il potere, anche con un ampio consenso di popolo, non può pretendere una "zona franca" dall’etica. Né pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: è il classico "piatto di lenticchie", da respingere al mittente.

Parlando di De Gasperi, grande statista trentino, Benedetto XVI l’ha indicato come modello di moralità per i governanti: «Il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano di incoraggiamento e stimolo per coloro che reggono le sorti dell’Italia, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo». «De Gasperi», ha aggiunto il Papa, «è stato autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza».

In una nota pubblicata dal Sir (Servizio informazione religiosa, cioè l’agenzia di notizie dei vescovi) del 26 maggio scorso, Riccardo Moro afferma che le vicende personali del premier offrono «un contributo sgradevole al sereno sviluppo dei rapporti democratici». E al premier che assicura di "chiarire in futuro" i dubbi sollevati dalla stampa nazionale ed estera, chiede: «Ma se nulla di quanto è ignoto è riprovevole, perché rinviare? Se non vi è nulla da nascondere, alimentare i misteri rinviando spiegazioni, rivela una considerazione della stampa e dell’opinione pubblica particolarmente irriguardosa». E aggiunge: «La libera stampa indipendente è uno dei fondamenti della democrazia per il controllo sull’azione del Governo e per veicolare informazione e dialogo democratico tra i cittadini, non un disturbo nell’azione democratica».

Di fronte all’Italia che arranca, di fronte al polverone mediatico sulle vicende del premier, i problemi reali del Paese (famiglia, lavoro, immigrati, riforme...) sono passati in secondo ordine. C’è da augurarsi, quanto prima, che da una "politica da camera da letto" si passi alla vera politica delle "camere del Parlamento", restituite alla loro dignità e funzioni. Prima che la fiducia dei cittadini verso le istituzioni prenda una via senza ritorno. A tutto c’è un limite. Quel limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite conseguenze.

D.A.

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martedì 23 giugno 2009

IL POLITICO NON HA UN PRIVATO

“Il politico non ha

un privato”

lo diceva Minzolini

La iena degli archivi contro Augusto Minzolini. Ieri il direttore del Tg1 si è deciso a render conto ai suoi ascoltatori del silenzio tenuto dalla sua testata sui casi in cui è coinvolto il presidente del Consiglio. Qui la sua dichiarazione video (qui per iscritto) dove ci dice che “in questa storia piena di allusioni non c’è ancora una notizia“, le notizie essendo ciò che i giornali debbono scrivere o trasmettere (a dire il vero ci sono testimoni e prove, ma lasciamo perdere, quello che conta qui sono le parole del direttore).

Oggi, linkatissimo in rete, esce questo post con questa sua dichiarazione del 29 ottobre 1994. Per chi volesse leggere l’integrale, con altre parole di saggezza, cliccare qui, è un pezzo di… Repubblica.

“Le smentite a ripetizione rivelano solo che abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. […] Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico”

p.s.

si chiama “crowdsourcing”, quando l’attenzione e l’occhio della rete segnala ai media perle che erano andate smarrite.

dal quotidiano la Repubblica del 26/06/2009

lunedì 22 giugno 2009

IN RAI SILENZIO ASSOLUTO

L'ANALISI / Dalla Rai a Mediaset: così un caso diventa"fantasma"


Nelle edizioni di sabato una vera pietra tombale seppellisce l'inchiesta di Bari

Silenzi, omissioni, mezze

notizie


il Patrizia-gate cancellato

dai tg

Il Tg1 di Minzolini ha evitato di collegare Berlusconi alla D'Addario
Solo "feste a Palazzo Grazioli", aggiungendo: "Potrebbe trattarsi di millanterie"
di SEBASTIANO MESSINA


Silenzi, omissioni, mezze notizie il Patrizia-gate cancellato dai tg

Il direttore del Tg1
Augusto Minzolini

È davvero possibile insabbiare uno scandalo che domina le prime pagine dei quotidiani nazionali, è al centro di un'inchiesta giudiziaria ed è finito immediatamente nei titoli della stampa internazionale? Sì, è possibile. In questa Italia dove il presidente del Consiglio ha anche l'ultima parola sulle nomine dei direttori di cinque dei sei maggiori telegiornali, ormai non c'è più bisogno di contestare i fatti, i sospetti e le accuse: basta nasconderli, e oplà, la notizia non c'è più.

Quei quindici milioni di italiani che ogni sera si affidano ai telegiornali per sapere quello che è successo in Italia e nel mondo, quell'80 per cento di telespettatori che non leggono i giornali - dunque non leggeranno neanche questo articolo - e hanno la tv come unica fonte d'informazione, non hanno la più pallida idea di quello che è successo la settimana scorsa.

Già, cos'è successo? Proviamo a mettere in ordine i fatti, e confrontiamoli con quello che il Tg1 e il Tg5 hanno riferito ai loro fiduciosi telespettatori.
Mercoledì 17. Il "Corriere della Sera" pubblica in prima pagina un'intervista a una signora di Bari, Patrizia D'Addario, che racconta di essere stata pagata 2000 euro per partecipare a due feste a Palazzo Grazioli (residenza romana di Silvio Berlusconi), e dichiara di avere le prove di aver passato una notte in compagnia del presidente del Consiglio. E poiché chi l'ha pagata è un imprenditore della sanità, oggetto a Bari di un'inchiesta per presunte tangenti, il magistrato ipotizza un reato preciso: "induzione alla prostituzione". Su Berlusconi, dunque, aleggia il bruciante sospetto di essersi intrattenuto con una donna pagata per fare sesso con lui.

All'ora di pranzo, accendiamo il televisore. Il Tg5 delle 13, riferendo di "presunte irregolarità negli appalti della sanità privata", dà la notizia con queste parole: "Uno degli imprenditori si vantava di essere stato invitato a partecipare con delle ragazze a feste a Palazzo Grazioli". E vabbè, pensa il telespettatore, che male c'è a vantarsene? Dopodiché il cronista riferisce di "indagini per induzione alla prostituzione", ma evita accuratamente di dire chi avrebbe indotto chi, e soprattutto con chi la donna sarebbe stata indotta a prostituirsi. Mezz'ora dopo, il Tg1 entra in argomento con le parole di Berlusconi, che un conduttore compunto scandisce con tono severo: "Ancora una volta si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità". E mentre uno si domanda di cosa stia parlando, il conduttore precisa: "Si parla di feste con la partecipazione di alcune ragazze". Tutto qui? Sì, tutto qui.

Il telespettatore non capisce come mai Berlusconi sia così infuriato, ma aspetta l'ora di cena per saperne di più. Attesa vana, perché i due telegiornali ripetono le formule criptiche dell'ora di pranzo: "Si parla di feste...". Il Tg1, preoccupato di aver detto già troppo, aggiunge premuroso: "Tutto da verificare: potrebbe trattarsi di millanterie o altro". Dopodiché entrambi i tg rivelano che la faccenda ha un risvolto politico. Che non riguarda però il premier, ma D'Alema: colpevole di aver ipotizzato "una scossa" capace di destabilizzare il governo. Invece di spiegarci il nuovo "caso Berlusconi", dunque, entrambi apparecchiano un inesistente "caso D'Alema" sul quale concentrano la dose quotidiana di dichiarazioni in politichese stretto.

Giovedì 18 i magistrati di Bari interrogano cinque ragazze, i giornali inglesi titolano sulle "donne pagate alle feste di Berlusconi", ma il Tg1 delle 20 riesce a confondere ancora di più le idee al suo pubblico, spiegando che si indaga "sul presunto ingaggio di ragazze per avvicinare i potenti". Quali ragazze, e soprattutto quali potenti, non si sa. Il Tg5 della sera, invece, fa finalmente il nome di Patrizia D'Addario, e anche quello dell'imprenditore coinvolto, Gianpaolo Tarantini, spiegando che quest'ultimo potrebbe aver "tentato di ingraziarsi persone influenti". Il telespettatore immagina che queste "persone influenti" siano gli stessi "potenti" evocati dal Tg1, ma non gli viene dato neanche un indizio per capire chi siano.

Venerdì 19 Gianpaolo Tarantini - l'imprenditore indagato per "induzione alla prostituzione" - dà all'Ansa la sua versione dei fatti, l'opposizione chiede al premier di riferire in Parlamento e il quotidiano dei vescovi, "Avvenire", lo invita apertamente a discolparsi: "Occorre un chiarimento con l'opinione pubblica". Le notizie non mancano, ma il Tg1 di Minzolini comincia con un Berlusconi furioso: "Le trame giudiziarie e gli attacchi mediatici non mi butteranno giù!". Il nostro telespettatore è sempre più curioso di capire cosa diavolo stia succedendo, ma deve accontentarsi di quello che gli passa il convento di Mimun, ovvero il Tg5 delle 20: "Il premier ha commentato così le voci che per vari rivoli sono emerse in questi giorni". Quali voci? E dove sono emerse? Certo non al Tg5 (e neppure al Tg1).

Sabato 20 una delle ragazze coinvolte, Barbara Montereale, racconta a "Repubblica" cosa accadeva nelle feste di Palazzo Grazioli ("Tutte lo chiamavano papi"), mentre si apprende che dalle registrazioni consegnate da Patrizia D'Addario ai magistrati si sentirebbe la voce di Berlusconi che dice: "Vai ad aspettarmi nel letto grande". Con questi tasselli il puzzle è quasi completo, e infatti l'indomani i giornali stranieri racconteranno la storia con dovizia di particolari. Per il Tg1 e il Tg5, invece, il caso è chiuso. Non un titolo, non un servizio, non una parola. Una pietra tombale ha seppellito l'inchiesta di Bari, i sospetti dei magistrati, l'imbarazzo del premier e le domande dell'opposizione.

Cosa sia successo nelle misteriosissime feste di Palazzo Grazioli, il telespettatore italiano non è riuscito a saperlo. E forse non lo saprà mai, se aspetterà che glielo rivelino i tg di Berlusconia.

dal quotidiano la Repubblica del 22/06/2009

TUTTO IL MONDO (S)PARLA DI NOI

I giornali stranieri seguono con crescente interesse la vicenda

Stampa estera scatenata


"Berlusconi può cadere"

di FRANCESCO BEI


Stampa estera scatenata "Berlusconi può cadere"

Un articolo su Berlusconi
su El Pais online

ROMA - Se i telegiornali italiani - con l'eccezione di Skytg24 e Tg3 - continuano a ignorare lo scandalo di Bari, altrettanto non si può dire per la stampa estera, che segue la vicenda con interesse crescente. "È giunta l'ora per Silvio Berlusconi?", s'interrogava ieri El Mundo, principale giornale spagnolo di area centrodestra. "Molti considerano - aggiungeva - che lo scandalo erotico-festivo delle ultime settimane, in continua crescita, potrebbe causare la caduta finale di colui che finora sembrava politicamente immortale". E ancora: "Ormai non passa giorno in cui il rosario di rivelazioni non si incrementa con nuove e truculente scoperte, che ogni volta minano vieppiù la reputazione e il potere del Cavaliere".

Sempre in Spagna, anche El Paìs torna a parlare del caso Berlusconi con quella che definisce "la rivolta delle veline". Il quotidiano spagnolo afferma che "le denunce delle modelle pongono fine al feeling con la Chiesa cattolica ed all'ammirazione di molti italiani". "Secondo fonti diplomatiche", aggiunge il quotidiano, "Berlusconi ha chiesto la solidarietà di varie cancellerie straniere" nelle quali però "lo sconcerto supera la comprensione".

Non ci vanno leggeri nemmeno i media britannici, anche in questo caso senza distinzioni di destra o di sinistra. Il conservatore Times, sotto al titolo "Una notte nell'harem di Berlusconi", riporta le dichiarazioni di Patrizia D'Addario. Ma è soprattutto il Daily Telegraph, altra testata conservatrice a larga diffusione, a soffermarsi sul caso: "Il vizio minaccia di far cadere Berlusconi.

Il Telegraph sostiene che c'è paura per "nuove rivelazioni in vista del summit del G8 del mese prossimo", e intervista James Walston, un professore di scienze politiche all'American University of Rome, che predice uno "stillicidio di rivelazioni" e afferma che "questo non darà a Berlusconi un'aria molto da statista quando tratterà con Obama e Merkel".

Spostandosi a sinistra si trovano Guardian e Observer, entrambi attenti alla vicenda del presidente del Consiglio. "Possono le rivelazioni di Barbara Montereale far cadere Berlusconi?", si chiede The Observer. Per il Guardian il racconto della Montereale potrebbe "convincere molti italiani che si è passato il segno".

dal giornale la Repubblica del 22/06/2009

STAKANOVISTI E FANNULLONI

22 Giugno 2009

Stakanovisti e fannulloni




Vi ricordate il Ministro Brunetta e la sua polemica sui fannulloni? Bene. In Parlamento, ormai è accertato, i fannulloni sono i rappresentanti del Popolo della Libertà (vigilata). La conferma viene dall'Osservatorio civico sul Parlamento attraverso le cifre snocciolate nel primo Rapporto ‘Camere aperte’.

Di che si tratta? Del lavoro svolto per mesi dalle organizzazioni Openpolis, Controllo cittadino e Cittadinanzattiva che hanno indagato, con metodo e scrupolosità, l’attività parlamentare dall’inizio della legislatura misurando con grafici e classifiche l'efficienza di gruppi e singoli.

Attraverso l’indice di attività , elaborato in base a parametri quali il numero di proposte di legge presentate o cofirmate, di interrogazioni o interpellanze, degli interventi in Aula o in Commissione, della presenza alle votazioni, si evince molto chiaramente che i deputati dell'Italia dei valori sono i più attivi tra tutti i gruppi presenti alla Camera, e anche al Senato.Va anche detto che questo confortante dato non rappresenta certo una sorpresa per noi che, in Parlamento, ogni giorno ci impegnamo ad operare scelte forti e coerenti di opposizione a provvedimenti che ci hanno poco o nulla convinti: dal Lodo Alfano, alla legge sulle intercettazioni, al Decreto Abruzzo, tanto per fare degli esempi. Anche rispetto alle presenze, dopo la nostra battaglia contro i ‘pianisti’ e l’introduzione delle impronte digitali per poter votare, i risultati alla fine si sono visti: calano le presenze di quelli che si facevano votare dagli amici e affiora la verità che vede i deputati e i senatori dell’Italia dei Valori ai primi posti per impegno e produttività.

In questo contesto, tuttavia, c’è un dato avvilente a fare da sfondo e che ha condizionato non solo i punteggi relativi all’attività complessiva dei parlamentari evidenziati dal rapporto ‘Camere aperte’ ma anche le motivazioni di deputati e senatori a mostrarsi più attivi. Ci riferiamo al fatto che siamo in presenza di un Parlamento ormai in ginocchio, ridotto a un ruolo notarile e di ratifica di decisioni prese a Palazzo Chigi. Infatti, su 68 leggi approvate, 61 sono state quelle proposte dal governo in un anno, con una percentuale del 90%, a fronte delle sole 7 di iniziativa parlamentare, il 10%.

In ogni caso, pur dovendo lavorare e impegnarci in presenza di tali arroganti limitazioni, l’impegno dei parlamentari di Italia dei Valori da domani sarà ancora maggiore. Anche per onorare quello splendido otto percento di consensi che gli elettori ci hanno riconosciuto, in speranza e fiducia, alle elezioni europee.


venerdì 19 giugno 2009

REFERENDUM: PERCHE' VOTARE NO

19 Giugno 2009

Referendum: perche' votare no




Riporto il video ed il testo del mio intervento durante la trasmissione Uno Mattina sul prossimo Referendum Elettorale.

Testo dell'intervento

Uno Mattina: Perché dovrebbero vincere i NO? Spieghiamolo, anche tecnicamente.
Antonio Borghesi: In pratica, supponiamo ci siano 4 partiti che partecipano alle elezioni, 2 prendano il 25%, uno il 24% e uno il 26%, quest'ultimo si ritroverebbe immediatamente con il 55% della rappresentanza in Parlamento. Partiti praticamente uguali, ma soltanto uno controllerebbe l'intero Parlamento. In una situazione come quella attuale, dove un anno di governo Berlusconi ci ha portato ad un disegno di stampo autoritario, è qualcosa di inaccettabile. Per questo chiediamo di votare NO.

Uno Mattina: Non è che i partiti più piccoli abbiano paura di scomparire rispetto a quelli più grandi?
Antonio Borghesi: Non credo, perché proprio noi ci siamo sempre messi in gioco nonostante qualche anno fa eravamo un partito del 2% e non dell'8% come oggi. Ci siamo sempre messi in gioco perché crediamo che il cittadino debba avere una semplificazione politica, e non un grande numero di piccoli partiti dove poi, come dimostra l'esperienza del precedente governo Prodi, è difficile metterli d'accordo per governare il Paese. Bipolarismo si, bipartitismo no. Ci auguriamo che con la vittoria del NO il Parlamento metta mano ad una legge che ridia nelle mani dei cittadini, con il voto di preferenza, la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. Un anno di governo Berlusconi, con un preciso disegno di stampo totalitario che ha portato a svilire continuamente il Parlamento con il voto di fiducia, con dichiarazioni di inutilità dello stesso e con un continuo attacco alla magistratura, ci porta oggi alla necessità di resistere a questa deriva autoritaria. Votando No resistiamo a questa deriva, che altrimenti rischierebbe di consegnare a Berlusconi l'intero Parlamento.


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