lunedì 31 agosto 2009

31 Agosto 2009
Una democrazia debole

Con il ritardo che contraddistingue un certo tipo di opposizione, quella delle piume per intenderci, finalmente l’Italia sembra aver capito chi ha portato alla Presidenza del Consiglio. Ora che lo squalo ha fatto incetta della libera informazione, riducendola a brandelli, si accinge a sbranare i pesci più grossi che si ritenevano al sicuro.
Rai, Repubblica, The Guardian, Avvenire, El Pais, Videocracy, "Biutiful Countri" ma anche blogger, contestatori di piazza, giornalisti e presentatori, ogni volta che osano contestare la propaganda di governo, vengono fatti oggetto di repressione. Per farlo questa maggioranza utilizza tutti i mezzi messi a disposizione dalle istituzioni: forze dell’ordine, moniti alla platea di Confindustria, interruzione di finanziamenti pubblici, televisioni di Stato e parlamentari avvocati.
Non riesco neanche più a comprendere chi voglia al governo Silvio Berlusconi se non una manciata di parlamentari che temono per la loro pensione, una falange sudista alla guida di Miccichè, che lo tiene sotto scacco con il Partito del Sud, i lettori dei giornali di famiglia e qualche signora sintonizzata su Rete4, innamorata di Emilio Fede. Tolto questo folto, ma sparuto, gruppo di interessati fan, il Vaticano ed i cattolici prendono le distanze dalle festicciole rosse, il mondo degli industriali chiede continuamente interventi che non arrivano, la scuola e l’istruzione agonizzano devastate dai licenziamenti, gli operai sono da tempo senza lavoro e senza casa, gli investitori internazionali sono tutti fuggiti dal Belpaese. I vari Primi ministri lo schivano per evitare gaffe anche per uno scatto fotografico e, da ultimo, il Financial Times gli dedica una prima pagina di denigrazione, segnale che ritengo particolarmente significativo poiché indica una sola cosa: anche il mondo della finanza ha scaricato l’Italia.
Non ricordo una Presidenza del Consiglio più devastante di questa, e mai avrei immaginato che l’Italia cadesse così in basso senza accorgersene.
L’Italia è isolata e schiacciata tra Paesi con derive dittatoriali, ai quali inviamo le Frecce tricolori per real politik, dicono, e potenze economiche in forte sviluppo da cui siamo emarginati per gli scandali e le pessime scelte politiche del governo.
Comincio a pensare che se un Paese che vuole togliersi di torno un Presidente del Consiglio, con un consenso di poco superiore al 15% sul totale della popolazione con diritto al voto come ci dicono gli ultimi risultati delle europee, non è in grado di farlo attraverso le proprie leggi, allora è la democrazia ad essere debole e gli strumenti costituzionali di difesa sono lacunosi. Forse è il caso di pensare a nuovi meccanismi che, più che proteggere le istituzioni, penso all’immunità parlamentare o il lodo Alfano, proteggano i cittadini da quest’ultime.
Pubblico di seguito le 10 domande di La Repubblica ed invito i lettori a fare altrettanto sui propri blog:
1. Quando, signor presidente, ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? Quante volte ha avuto modo d’incontrarla e dove? Ha frequentato e frequenta altre minorenni?
2. Qual è la ragione che l’ha costretta a non dire la verità per due mesi fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi prima di fare due tardive ammissioni?
3. Non trova grave, per la democrazia italiana e per la sua leadership, che lei abbia ricompensato con candidature e promesse di responsabilità politiche le ragazze che la chiamano «papi»?
4. Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e sono decine le “squillo” che, secondo le indagini della magistratura, sono state condotte nelle sue residenze. Sapeva che fossero prostitute? Se non lo sapeva, è in grado di assicurare che quegli incontri non l’abbiano resa vulnerabile, cioè ricattabile – come le registrazioni di Patrizia D’Addario e le foto di Barbara Montereale dimostrano?
5. È capitato che “voli di Stato”, senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti delle sue festicciole?
6. Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiamo compromesso gli affari di Stato? Può rassicurare il Paese e i nostri alleati che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi di ricatto che ridimensionano la sua autonomia politica, interna e internazionale?
7. Le sue condotte sono in contraddizione con le sue politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family Day o firmare una legge che punisce il cliente di una prostituta?
8. Lei ritiene di potersi ancora candidare alla presidenza della Repubblica? E, se lo esclude, ritiene che una persona che l’opinione comune considera inadatta al Quirinale, possa adempiere alla funzione di presidente del consiglio?
9. Lei ha parlato di un «progetto eversivo» che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?
10. Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?

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30 Agosto 2009
Golpe d'autunno

Autore Luigi de Magistris
La maggioranza politica tenterà di utilizzare le Istituzioni per portare a compimento, nei prossimi mesi, il più devastante disegno autoritario mai concepito dal dopoguerra in poi. Un vero e proprio "golpe d’autunno". Un golpe senza armi, ma intriso di violenza morale,attraverso l’uso di uno schermo legale che porterà all’uccisione della democrazia dal suo interno.Da un punto di vista istituzionale si cercherà di rafforzare il progetto presidenzialista, di tipo peronista, disegnato su misura dell’attuale Premier. Si tenterà di riconoscere poteri assoluti al Capo dello Stato eletto dal popolo e di conquistare il controllo quasi totale dei mezzi di comunicazione, con il Parlamento ridotto ad organo di ratifica dei desiderata dell’esecutivo.Sul fronte della giustizia, l’obiettivo del governo è la distruzione dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura attraverso la sottoposizione del pm al potere esecutivo, oltre alla revisione della Corte Costituzionale e del Csm, certo non per liberare tali fondamentali organi dalle influenze partitiche e di poteri che pure sono presenti, ma attraverso il rafforzamento della componente politica e partitocratica.Il desiderio dei nuovi peronisti è ovviamente quello che Berlusconi diventi il Capo, il Capo di tutto e di tutti, con ampi poteri e con questi anche il comando delle forze armate in modo da poter governare anche eventuali conflitti sociali.Sul piano economico infatti, la maggioranza prepara la repressione al dissenso ed al conflitto sociale causato da un disegno che punta a rafforzare le disuguaglianze attraverso una politica economica che consolida sempre più i poteri forti, dove dominano l’assenza del contrasto all’evasione fiscale e l’approvazione di norme che rafforzano il riciclaggio del denaro sporco.E’ necessaria una grande mobilitazione civile, sociale e politica che si opponga a questo disegno autoritario che rappresenterà il saccheggio della nostra Storia.
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domenica 30 agosto 2009


29 Agosto 2009
Solidarietà a Repubblica

Autore Antonio Di Pietro
Esprimo a nome mio e dell'Italia dei Valori piena solidarietà al direttore de 'La Repubblica', Ezio Mauro, la cui unica colpa è stata quella di aver rivolto, attraverso le pagine del suo quotidiano, delle domande libere e per questo evidentemente scomode al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Se un diritto fondamentale per un Paese democratico come quello della libertà di stampa viene meno è chiaro che viviamo oramai in un regime dittatoriale nel quale chi dissente dal Duce viene messo a tacere.
Difendere con forza i principi della libertà di stampa e d'informazione è diventata una vera e propria missione. Missione che da sempre l'Italia dei Valori porta avanti e che, per questo, non può non vederci in prima linea uniti nell'aderire all'appello di Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky per la libertà di stampa, diritto che, ribadisco, dovrebbe essere alla base di un Paese democratico
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sabato 29 agosto 2009


28 Agosto 2009
I rischi del mestiere

La ritengo la miglior battuta dell’anno quella di Bossi: “Berlusconi è nel mirino della mafia”. Incredibile ma vero. Una visione del mondo alla rovescia quella del Tex Willer leghista, una battuta da far rivoltare nella tomba le centinaia di eroi che nel mirino della criminalità ci sono finiti veramente, lasciandoci la pelle.
Eppure ascoltando i suoi vecchi discorsi (uno dei quali segnalo da You Tube), il signor Bossi sembra si sia completamente e improvvisamente ravveduto sul suo socio-compare di governo. Vorrei tranquillizzare Bossi, che in questa calda estate è riuscito a tenere banco con l’effimero occuparsi di dialetto, dell’Inno di Mameli, delle gabbie salariali e delle polemiche sulla necessità di “rimbalzare il clandestino”. Cosa, quest’ultima, che a suo figlio è riuscita meglio, per fortuna solo virtualmente, nel web.
Il sottoscritto ha una versione dei fatti leggermente differente, che vede il Presidente del Consiglio oggetto di attenzioni pericolose per l’inasprimento della legge sulla confisca dei beni ai mafiosi. Un inasprimento che rimarrà sulla carta dopo qualche strascico dovuto a procedimenti già in atto. Se da una parte infatti ci può essere stato un giro di vite, dall’altro si è di fatto tolta la possibilità che questo stesso sia efficace, grazie all’eliminazione per i magistrati del preziosissimo strumento delle intercettazioni attraverso una legge che ridurrà drasticamente la possibilità di assicurare alla giustizia i malavitosi.
Credo invece che possa anche essere realistica la versione del ricatto tramite scandali sessuali in cui Berlusconi si è comunque tuffato in qualità di “utilizzatore finale” -almeno stando alle parole del suo fido avvocato- con mani e piedi, ripetutamente. Credo inoltre che questa situazione conflittuale sia un invito amichevole a rispettare i patti stipulati con la mafia ed avviati con la nascita di Forza Italia, di cui parla anche la sentenza di condanna a 9 anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa del senatore Dell’Utri. Credo anche che questo strappo sia stato ricucito con l’assegnazione, che io ho definito “elargizione a prescindere”, di qualche miliardo al Sud, per investimenti tutti da definire, che però ha scongiurato la scissione del Partito del Sud dal Pdl. Insomma, signor Bossi, qualche scaramuccia è salutare tra simpatizzanti per ripartire con patti ben chiari per una amicizia lunga. Certo, la criminalità organizzata ha molte facce e falangi che si muovono, a volte, in modo imprevedibile, per cui non escludo che il Premier possa trovarsi in qualche situazione pericolosa, ma sono i rischi del mestiere di chi gioca col fuoco.
Ritengo comunque che, metaforicamente, il suo alleato possa dormire su due guanciali, visto che ha sempre avuto giubbotti antiproiettile delle migliori marche, dalla Mangano alla Cuffaro, fino all’ultimissimo modello: il Dell’Utri, affidabilissimo e con una garanzia di ben 9 anni!
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venerdì 28 agosto 2009


28 Agosto 2009


Le Frecce Tricolore a Lockerbie

Riporto una lettera-appello di Carlo Galiotto, comandante Alitalia di lungo raggio, inoltratami dallo stesso.
L’appello di Galiotto è rivolto al Capo dello Stato ed anche alle autorità dell'Aeronautica Militare. La proposta è quella di utilizzare le Frecce Tricolore sui cieli di Lockerbie a commemorazione delle 270 vittime dell’attentato del 21 dicembre 1988 di cui fu riconosciuto colpevole Abdel Basset Ali al-Megrahi, ufficiale dell'intelligence libica e capo della sicurezza per Libyan Airways, scarcerato e accolto nei giorni scorsi come un eroe dal dittatore Gheddafi.L'iniziativa di Galiotto la ritengo una giusta provocazione alla decisione di Silvio Berlusconi di mandare la Banda musicale della Brigata meccanizzata «Sassari», gli Sbandieratori di Gubbio, insieme a quelli di Sansepolcro, e le Frecce Tricolore come rappresentanza, che gli italiani non vogliono, dell'Italia al 40° anniversario del golpe che il 1 settembre del 1969 portò al potere un militare.
Testo lettera:
Al Signor Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Palazzo del Quirinale , 00187 Roma
Signor Presidente della Repubblica,
Il volo Pan Am 103 era un collegamento aereo operato dalla Pan American World Airways che collegava l'aeroporto di Londra-Heathrow all' Aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York. Il 21 dicembre 1988 il velivolo che stava effettuando questo volo, un Boeing 747-121, registrato con il codice N739PA e chiamato Clipper Maid of the Seas, esplose in volo in conseguenza della detonazione di un esplosivo al plastico sopra la cittadina di Lockerbie, nella regione di Dumfries e Galloway, in Scozia. Nel disastro aereo morirono 270 persone, 259 a bordo dell'aereo e 11 persone a terra colpite dai rottami del velivolo
La PAN - Pattuglia Acrobatica Nazionale - meglio nota come "Frecce Tricolori", costituisce un inequivocabile, eccellentissimo ed indiscusso simbolo del valore nazionale italiano.É considerata in Patria come all'estero con orgoglio ed ammirazione. Il messaggio degli uomini della PAN, una squadra di formidabili tecnici ed aviatori italiani, é un messaggio di pace, di amicizia e di amore che emoziona ed appassiona chiunque abbia la fortuna di ammirarne le evoluzioni in volo.
Le celebrazioni organizzate in occasione dei 40 anni dalla presa di potere di Gheddafi avvengono in stretta concomitanza con l'avvenuta liberazione del terrorista di Lockerbie condannato in quanto esecutore del disastro e prevedono, il 1ºsettembre a Tripoli, la partecipazione della nostre Frecce Tricolori.
Risulta a dir poco paradossale che proprio degli aviatori siano costretti a spettacolarizzare un evento adombrato in questi giorni da un'enfasi tanto cinica quanto agghiacciante, totalmente avulsa da un benché minimo ricordo dei 16 membri d' equipaggio e dei 254 civili periti nel tragico volo PanAm 103!
Credo sia necessaria una riflessione e forse persino un gesto coraggioso da parte dello Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Italiana, ed é per questo che mi rivolgo a Lei, Signor Presidente, affinché sia reso da parte della nostra PAN un doveroso tributo alle Vittime di quel'atto terroristico con un "passaggio" nel cielo di Lockerbie, a parziale ristoro di una coerenza storica che gli uomini e le donne giuste e pacifiche credo si aspettino dal nostro Paese.
Con deferenza,Carlo Galiotto ( 1ºcomandante, pilota di linea di lungo raggio)
Roma, 24 agosto 2009
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28 Agosto 2009


L'imbarbarimento etico


Autore Leoluca Orlando
Chi conosce l'art.54 della Costituzione?
L'art.54 chiude la Parte I ,sì proprio quella che reca i principi fondamentali, e ricorda - nel primo comma - che ogni cittadino è tenuto a rispettare la Costituzione e le leggi, ma poi aggiunge che chi ricopre pubbliche funzioni, oltre ovviamente a rispettare Costituzione e leggi, è tenuto ad adempierle “con disciplina e con onore “.Sì, proprio così : la Costituzione - e non uno stravagante moralista o giustizialista – prescrive “disciplina e onore“ per quanti ricoprono pubbliche funzioni (il parlamentare, ma anche l'amministratore locale; il magistrato ma anche il docente, il medico e il poliziotto...).Certo , trattasi di espressioni che appaiono” datate “, ma il messaggio è chiarissimo, prescrive - per pubblici funzionari - “un di più“ rispetto alla legalità.E' in questo comma il richiamo costituzionale all'etica, a quella “ etica pubblica “, che è la grande assente nella vita politica, e non solo politica, italiana..Accanto alle regole morali (del tutto individuali, collegate ad una concezione filosofica, ad una tradizione familiare , ad una fede...), accanto alle regole giuridiche ( per definizione universali e cogenti in forza della autorità della legge) ogni comunità ha bisogno di qualcosa di altro., di un insieme di regole e di comportamenti considerati cogenti e la cui violazione viene sanzionata, criticata , diviene criterio di valutazione ...ancorchè tale violazione non costituisca necessariamente un reato.Ciò che va chiesto ai pubblici funzionari – in base ad una precisa disposizione costituzionale – non è , pertanto, se il loro comportamento è morale , non è soltanto se il loro comportamento è legale....Di più e altro : viene chiesto il rispetto di regole e comportamenti eticamente corretti.Nei paesi civilizzati, viene censurato il far confusione tra pubblico e privato, il coltivare conflitti di interesse, organizzare in residenze adibite a ruoli istituzionali party e festini di ogni colore, coinvolgendo escort, minorenni e compagni di merenda. Sono comportamenti considerati eticamente non corretti e vengono sanzionati anche con l'allontanamento dei pubblici funzionari coinvolti, senza che venga in rilievo, ai fini della censura e della sanzione, se quei comportamenti configurano ipotesi di reato. Emblematica è la censura e la sanzione per i conflitti di interessi, censura e sanzione ricorrenti in paesi civilizzati, ancorché non vi sia una legislazione che li censura e sanziona ,” Non è reato, ma non si fa!”.
E' questa la grande importanza dell'art.54 .Ignorano tale norma e tale importanza, quanti pubblici funzionari , criticati per i loro comportamenti , replicano dicendo :”Taci, moralista !” o “Attendo con fiducia l'esito del processo e il riconoscimento che non ho commesso un reato “.Tutto chiaro? Sì!Tutto semplice? No!No, non è semplice affermare la etica nella vita pubblica di un paese. Non è semplice, perché la etica è convenzionale. La vigenza e cogenza di regole etiche dipende da convenzioni, dalla circostanza che esse vengono accettate dai consociati.E' questa convenzione che manca nel nostro paese. Di più e di più grave . Da alcuni anni con il berlusconismo - che non è soltanto una persona - si sta costruendo una “etica incostituzionale e antidemocratica” , si stanno stravolgendo regole etiche precedenti e se ne stanno costruendo di altre che modificano la stessa Costituzione . Stili di vita e comportamenti che finiscono con il distruggere – anche quando non costituiscono reato – il lavoro come diritto, riducendolo in favore, la eguaglianza mortificata da impunità e privilegi di casta, il diritto di impresa distrutto da crescenti posizioni monopoliste e giganteschi conflitti di interesse.....Accade , così ,che il potentissimo Governatore della Banca Federale di Germania si è dovuto dimettere per aver accettato da una banca privata tedesca – in violazione di un patto etico tra i banchieri :"tra noi non ci si scambiano doni” - il pagamento del conto di tre giorni in un albergo di Berlino. Si è dimesso , ancorché ricevere quel dono non costituisse reato.In Italia , per citare esempi di berlusconismo non realizzato da Berlusconi, per liberarci da un Governatore della Banca di Italia “ eticamente analfabeta “ abbiamo dovuto attendere arrivo di Carabinieri e avvio di processi penali. Per le regole etiche di un paese civilizzato non può restare al suo posto un Governatore della Banca Centrale che di notte parlando ad un operatore finanziario (criminale o non, nel caso sposta poco, anche se in Italia lo si fa con operatori finanziari criminali) al telefono, con frasi amichevoli,comunica di aver firmato la autorizzazione richiesta.Per le regole etiche di un paese civilizzato, citando ancora un esempio di berlusconismo non realizzato da Berlusconi, non può, parimenti, restare al suo posto un Presidente della Regione, che discute di prezziari regionali in un retrobottega di un negozio di biancheria intima di un paese della provincia siciliana. E non occorre, per allontanare e costringere alle dimissioni quel Presidente della Regione che quell'imprenditore sia riconosciuto mafioso, come è stato riconosciuto mafioso l'imprenditore Aiello, e non occorre aspettare che quel Presidente della Regione sia condannato per aver favorito mafiosi, come poi il Presidente Cuffaro è stato condannato. Non è eticamente corretto (ancorché non necessariamente sia possibile configurare un reato) per un Presidente di Regione e per un imprenditore discutere di decisioni regionali pubbliche in un retrobottega.Altro che “disciplina “, altro che “onore.” Superfluo è ricordare il fiume in piena di comportamenti e messaggi che la attuale maggioranza utilizza per modificare sensibilità e regole etiche, producendo continui attentati al nostro sistema democratico e contribuendo, a monte e con la approvazione di una legislazione scellerata tutta protesa a garantire immunità e impunità, a determinare un crescente” imbarbarimento e analfabetismo etico”, che costituisce la essenza del berlusconismo
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mercoledì 26 agosto 2009

DI Pietro sabato 29 agosto a Bari

Cari amici,

vi informo che il nostro Presidente sarà nella vostra regione il prossimo 29 agosto con il seguente programma:

· Bari ore 17.00: Convention dal titolo "L'Alternativa di governo" presso lo Sheraton Nicolaus Hotel (Via A. Ciasca 9);

· Torremaggiore ore 20.30: incontro pubblico nella piazza principale.

Cordiali saluti.


Francesca Bonetti

Segretaria particolare

On. Antonio Di Pietro

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www.italiadeivalori.it

SEDE NAZIONALE "ITALIA DEI VALORI"
Via Felice Casati, 1/A - 20124 Milano MI
Tel. 02/45498411 - Fax 02/45498412 - E-mail: segreteria@italiadeivalori.it

Si comunica che ai sensi e per ogni effetto di legge l'indirizzo di posta elettronica usato è stato inserito in una apposita mailing list alfine di far pervenire puntualmente una news letter di aggiornamento delle nostre attività. Qualora non si desiderasse tale inserimento, prego di chiedere la cancellazione.



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giovedì 20 agosto 2009

Il Presidente della Repubblica al quotidiano La Stampa: "Ora dal governo aspetto risposte sull'Unità d'Italia"

E' stato pubblicato da "La Stampa" con il titolo "Ora dal governo aspetto risposte sull'Unità d'Italia" un colloquio con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, firmato da Federico Geremicca:

Di certo avrebbe preferito trascorrere le sue brevissime vacanze leggendo altro - almeno sui quotidiani - piuttosto che lo stillicidio di polemiche distillate dall'estate leghista. I dialetti nelle scuole, i test agli insegnanti, le bandiere regionali affianco al tricolore, la zuffa intorno all'inno di Mameli... Nulla, insomma, che possa aver fatto particolarmente piacere a Giorgio Napolitano, nella sua doppia veste di simbolo e garante dell'unità nazionale e di meridionale e meridionalista convinto. Chi gli sta vicino o fa la spola tra i «palazzi» e la tenuta presidenziale di Castel Porziano giura che il Capo dello Stato si sia a ragion veduta astenuto dall'intervenire. «Non è questione che si possa affrontare con una battuta. Ci sto riflettendo... Del resto - dice il Presidente - il rovescio della medaglia in questione è la situazione del Mezzogiorno e lo stato di estremo disagio in cui versano le nostre regioni meridionali». Di questo parlerà certamente presto, magari anche prima della visita in Basilicata, prevista per i primi giorni di ottobre.

Ma che naturalmente non prenda parte alla discussione in corso non significa che il Presidente la sottovaluti. Fedele allo stile sobrio che ne sta caratterizzando il mandato, si è affidato ai due tradizionali capisaldi della sua azione. Da una parte, una sollecitazione discreta al governo affinché intervenisse, perché considerava impossibile che si tacesse di fronte a certe polemiche. Dall'altra, un'attenzione particolare alle cose concrete, ai fatti, alle azioni con le quali dimostrare - governo, Parlamento e forze politiche - che l'unità del Paese e i suoi simboli sono considerati tutt'oggi un valore da preservare. E c'è appunto una cosa concreta alla quale il Capo dello Stato dedica da settimane la sua attenzione: il programma per le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia.

Qualche settimana fa Giorgio Napolitano prese carta e penna e scrisse una lettera al governo per conoscere gli intendimenti e gli impegni dell'esecutivo per la celebrazione del centocinquantenario: è passato del tempo, e attende ancora una risposta. La lettera era riservata, naturalmente, ma il tenore è facile da immaginare, essendo invece nota un'altra missiva che il Presidente inviò negli stessi giorni al Comitato di Torino per le celebrazioni (era il tempo della polemica sollevata da Galli Della Loggia intorno al centocinquantenario dimenticato). Rallegrandosi per il lavoro di quel comitato, Giorgio Napolitano esprimeva rammarico «per altre iniziative delle istituzioni regionali, locali e soprattutto nazionali che, purtroppo, non si riesce ancora a veder definite». Il tempo è passato, siamo ancora a quello. Ora è previsto che nella prossima seduta di governo il ministro Bondi illustrerà il programma delle celebrazioni. «Magari interverrò allora - dice il Presidente - sulla base di quello che verrà o non verrà fuori».

L'attenzione era dunque già alta, e le forti e recenti polemiche non l'hanno certo abbassata. Saranno, magari, solo i soliti fuochi d'artificio estivi dei «lumbard», ma non si sa mai... Ed è per questo che il Presidente tiene a conoscere il programma di iniziative cui pensa il governo: un programma che, nelle aspettative del Capo dello Stato, dovrà rappresentare - per il suo spessore - la migliore risposta a certe recenti polemiche. Insomma, dire che il Capo dello Stato sia preoccupato, probabilmente è improprio: ma raccontarlo sereno forse sarebbe una bugia. «Se ho scritto una lettera è per avere una risposta - annota -. Ormai siamo a fine agosto, la scadenza comincia a non esser lontana e se in autunno non si stringe... A quel punto saremo arrivati alla fine del 2009, e quindi occorrerà fare tutto nel 2010 perché gli eventi possano regolarmente aver luogo l'anno dopo. I tempi sono molto stretti...». La conclusione? Semplice: il Presidente resta in attesa. «Attendo - dice - una risposta ormai improrogabile dal governo, affinché chiarisca i suoi intendimenti e i programmi in vista del nostro anniversario». Una risposta, certo, alle sue preoccupazioni intorno alle celebrazioni per il 150° dell'Unità d'Italia; ma anche una risposta ai timori di chi vede quell'unità attaccata e derisa ad ogni piè sospinto.

elementi correlati

Comunicati stampa del Sen. Felice Belisario

Belisario: Berlusconi vuole umiliare il Sud

      Felice Belisario

Felice Belisario

"Berlusconi continua a imbrogliare gli italiani. Dopo anni in cui insieme a Tremonti ha sottratto denaro al Sud per investirlo altrove, adesso si inventa una improbabile e indefinita agemzia per il Mezzogiorno di cui egli stesso si autoproclama capo": lo afferma il presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario.
"E' il classico gioco delle tre carte - continua Belisario - prima crea il problema meridionale e poi fa finta di risolverlo. E' un altro carrozzone che vuole regalare ai suoi affiliati desiderosi di poltrone ma certamente incapaci di dare una svolta a un Sud in ginocchio che la Trimurti Berlusconi-Tremonti-Bossi, dopo aver offeso, vuole umiliare".


Pubblicato da Ufficio stampa IdV al Senato [ idv_ufficiostampa@senato.it ]

Sabato 8 Agosto 2009 - ore 12:08 [in categoria: ]

Questione morale. Belisario: Centrosinistra non può essere brutta copia del centrodestra

      Felice Belisario

Felice Belisario

“La coalizione di centrosinistra non può essere una brutta copia del centrodestra. Deve essere alternativa in tutto, soprattutto deve differenziarsene per la condotta etico-morale, liquidando i corrotti e chi fa un uso personale della politica per arricchirsi o far arricchire i propri amici e parenti”. Lo afferma il presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario

“Non è ammissibile, ad esempio, fare polemiche dichiarazioni come quelle che il Sindaco di Bari e segretario regionale del PD, Michele Emiliano (ex pm) e quelle ancor più gravi che il Presidente della Regione Puglia Niki Vendola, hanno rivolto contro i magistrati che hanno finalmente scoperchiato la cupola del malaffare sulla sanità pugliese”.

“Cosa hanno fatto di male i magistrati di Bari? Hanno solo messo in evidenza – spiega Belisario - che, purtroppo, la corruzione non ha colori e si annida anche nel centrosinistra. Piuttosto, Emiliano e Vendola spieghino i loro errori e li correggano. Non è mai troppo tardi”.

Infatti, secondo Belisario, “Emiliano dovrebbe spiegare perché ha voluto che l'ex assessore Tedesco sedesse nei banchi di Palazzo Madama; Vendola dovrebbe chiarire perché è stato colpevolmente sordo alle denunce che l'IdV ha fatto fin da tre anni fa sulla cattiva gestione della sanità nella regione. Basta con i giochetti e le candidature – conclude il presidente dei senatori IdV - la campana dell'ultimo giro è già suonata!”.


Pubblicato da Ufficio stampa IdV al Senato [ idv_ufficiostampa@senato.it ]

martedì 11 agosto 2009

La Gazzetta del Mezzogiorno: Un sit-in dell'Idv a favore del pm Digeronimo:



BARI - L'intervento del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, con la lettera che ha voluto inviare al pm antimafia che indaga sulla sua giunta, Desiree Digeronimo, “è un grave attacco all’autonomia e all’indipendenza della magistratura”, “è uno scivolone di Vendola”. Lo sostiene il coordinatore regionale dell’Idv Puglia, Pierfelice Zazzera, che questo pomeriggio, insieme ad aderenti al partito, al consigliere regionale dell’Idv, Giacomo Olivieri, e ad esponenti del comitato 'Cittadino collaboratore di giustizià, ha tenuto un sit-in dinanzi alla sede della Procura di Bari, in via Nazariant, a sostegno della magistratura di Bari che sta indagando sugli “scandali sanitari e sugli intrecci tra politica, affari e criminalità”. Zazzera ha scritto una lettera a Vendola, chiedendo tra l'altro di chiarire “perché tanti esponenti legati al mondo della sanità, che quattro anni fa hanno sostenuto Raffaele Fitto (ex presidente della Regione Puglia e ora ministro dei Rapporti con le Regioni, ndr) oggi continuano a ricoprire ruoli di rilievo nella gestione della sanità pugliese”.

“Quando Vendola parla poi di reti di amicizie che minerebbero l'indipendenza di giudizio di un magistrato o di esponenti della della giustizia partecipi di festini dove sarebbe girata cocaina, a cosa – chiede Zazzera – si riferisce? Vendola deve fare i nomi”. “Vengono sollevate da Vendola, che ha voluto fare una spettacolarizzazione, – ha continuato Zazzera – eccezioni sulla competenza dell’indagine, sovrapponendosi al ruolo che spetta esclusivamente al Procuratore Generale. Bene ha fatto il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ad aprire un procedimento a tutela del magistrato”.

La lettera di Vendola “mette a rischio – secondo Zazzera – anche la sicurezza di un magistrato impegnato nelle indagini sull'antimafia”. L'Idv di Puglia, con cartelloni e striscioni srotolati davanti alla Procura, ha incitato il pm Digeronimo “ad andare avanti senza farsi intimidire da nessuno e senza avere paura”. “La corruzione – ha anche detto Zazzera – non ha un colore politico. Tutti sanno che molti primari sono stati nominati perchè devono impiantare protesi altrimenti vengono mandati via”. “Nel 2010 – ha concluso Zazzera – noi proporremo liste pulite. E sia chiaro che l’Idv non deve decidere da che parte stare, l’Idv sta nel centrosinistra”.

nota: Il Circolo dell'Italia dei Valori di San Donaci con una propria delegazione era presente ieri pomeriggio a Bari davanti al Palazzo di Giustizia insieme al Coordinatore Provinciale dott. Giuseppe CAPRIOLI. Sul posto è giunto altresì il Sen Giuseppe CAFORIO ed il vice Coordinatore Provinciale Vittorio MADAMA. E' stata espressa solidarietà ai magistrati invitandoli ad andare avanti nell'attività di indagine senza guardare in faccia nessuno.
Caro Niki, un tempo sapevi da che parte stava la giustizia. Ora facciamo fatica a riconoscerti come un uomo di sinistra.
Non potevi non sapere quello che accadeva nella tua Regione!


lunedì 10 agosto 2009

PUGLIA: BASTA CON I GIOCHETTI


9 Agosto 2009

Puglia: basta con i giochetti

Autore Felice Belisario
La coalizione di centrosinistra non può essere una brutta copia del centrodestra. Deve essere alternativa in tutto, soprattutto deve differenziarsene per la condotta etico-morale, liquidando i corrotti e chi fa un uso personale della politica per arricchirsi o far arricchire i propri amici e parenti.Non è ammissibile, ad esempio, fare polemiche dichiarazioni come quelle che il Sindaco di Bari e segretario regionale del PD, Michele Emiliano (ex pm) e quelle ancor più gravi che il Presidente della Regione Puglia Niki Vendola, hanno rivolto contro i magistrati che hanno finalmente scoperchiato la cupola del malaffare sulla sanità pugliese.Cosa hanno fatto di male i magistrati di Bari? Hanno solo messo in evidenza che, purtroppo, la corruzione non ha colori e si annida anche nel centrosinistra. Piuttosto, Emiliano e Vendola spieghino i loro errori e li correggano. Non è mai troppo tardi.Emiliano dovrebbe spiegare perché ha voluto che l'ex assessore Tedesco sedesse nei banchi di Palazzo Madama; Vendola dovrebbe chiarire perché è stato colpevolmente sordo alle denunce che l'IdV ha fatto fin da tre anni fa sulla cattiva gestione della sanità nella regione. Basta con i giochetti e le candidature, la campana dell'ultimo giro è già suonata!

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IL NUCLEARE E' MORTO

8 Agosto 2009

Il nucleare è morto in culla

“Entro il 2015 il mercato delle centrali solari termodinamiche farà segnare crescite a due cifre, per un valore globale di 10 miliardi di euro” sono le parole di un dirigete della Siemens, colosso tedesco, che investirà cifre blu nelle tecnologie legate al solare e lo farà proprio in Italia, a Siracusa.
ll pianeta muove verso le energie rinnovabili ed investe tutto in quella direzione, il futuro è là, lo hanno fiutato tutti, anche la Francia che ci ha rifilato una tecnologia nucleare vecchia di trent’anni. Lo stesso Obama nei giorni scorsi ha aperto linee di finanziamento all’automotive per lo sviluppo delle tecnologie no-petrolio.“Ma l’America è lontana” cantava Lucio Dalla ed effettivamente oggi l’Italia è più vicina all’Iran che non agli Stati Uniti con la mozione n° 1-00155 dei senatori Gasparri, Nania e Dell’Utri che invita il governo, in sostanza, a dirottare gli investimenti dal solare termodinamico al nucleare.Nel frattempo l’italiano Rubbia in Spagna sta realizzando il progetto di una centrale a ciclo solare termodinamico per cui Siviglia nel 2013 sarà la prima città europea con un distretto di 700.000 abitanti a disporre soltanto di energia solare termodinamica.Questo Governo è inadeguato, politicamente morto, socialmente anacronistico e guidato da uomini incompetenti e disinteressati a temi come l’ambiente, le energie rinnovabili, la ricerca scientifica e le nuove tecnologie, settori che potrebbero offrire centinaia di migliaia di posti di lavoro altamente appetibili in ambito internazionale. Ed invece l’Italia è ferma, anzi in caduta libera, con un Pil che toccherà per fine anno un -8% nella migliore delle previsioni, una disoccupazione che infrangerà la barriera del 10%, fabbriche ed attività produttive pronte ad abbassare le saracinesche dopo le ferie e finanziamenti miliardari senza obiettivi che affosseranno ulteriormente il debito pubblico. Tutto frutto di una colossale incompetenza che costituirà una pesante ipoteca per il futuro dei nostri figli Il nucleare morto in culla, non si farà mai, Silvio Berlusconi non taglierà mai il nastro di nessuna centrale, se non altro per questioni temporali, in compenso tutto questo “cinema” sull’energia frutterà qualche miliardo di euro dello Stato e della Comunità europea a qualche impresa filo-governativa, ma costerà agli italiani un ritardo incolmabile nei confronti degli altri Paesi in tema di sviluppo delle energie rinnovabili e, come al solito, andremo a “rimorchio”, in campo energetico, ancora per un paio di secoli.
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sabato 8 agosto 2009

LIBIDINE ANTIDEMOCRATICA

7 Agosto 2009

Libidine antidemocratica
Autore Leoluca Orlando
Il caldo di agosto fa evaporare le residue illusioni di una Commissione parlamentare realmente di vigilanza e di garanzia e di un consiglio di amministrazione Rai realmente in grado di fare scelte aziendali autonome.Con buona pace di Sergio Zavoli e di Paolo Garimberti, esperti professionisti ridotti al ruolo di "re travicello", la Rai ormai è un'azienda eterodiretta e ciò grazie ad un vergognoso conflitto di interessi che vede in una stessa persona sommarsi i ruoli di capo del governo, rappresentante della proprietà del servizio pubblico e proprietario dell'azienda televisiva privata più grande d’Italia.Non contenti, dopo avere mortificato la Commissione parlamentare di vigilanza e dopo aver di fatto commissariato il consiglio di amministrazione della Rai, il più grande imprenditore televisivo privato, sfruttando il suo ruolo di capo del governo e dalla sede ufficiale di palazzo Chigi, minaccia e attacca singoli giornalisti e intere redazioni giornalistiche del servizio pubblico.Siamo in presenza di una vera e propria escalation di atti di libidine istituzionale e di continui episodi di delirio di onnipotenza, che umiliano la libertà di informazione, la professionalità dei giornalisti e il diritto costituzionalmente garantito dei cittadini di essere informati.Non consentiremo che, approfittando delle pause estive, si metta in atto un autentico golpe democratico, e si realizzi quel piano eversivo antidemocratico che Licio Gelli e la P2 avevano teorizzato e che Silvio Berlusconi sta concretamente attuando.

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UN PARLAMENTO DA REGINA COELI

7 Agosto 2009

Un Parlamento da Regina Coeli

La riforma elettorale promossa nel dicembre 2005 dal leghista Roberto Calderoli, supportata dal governo Berlusconi III, mostra senza veli, nel 2009, la sua vera natura. Negando la liberta' d'espressione del cittadino, privato del voto di preferenza, si tratta infatti di una legge che e' linfa vitale per la casta politica.
L’inquietante interrogativo che si pone oggi pensando alle istituzioni è: chi siede in Parlamento e nel Governo? A scegliere mille parlamentari, ministri e sottosegretari, attualmente, sono cinque persone, chi più, chi meno: i segretari di partito.
Ma quali sono i criteri utilizzati per selezionare i nominativi per la maggior parte dei “prescelti”, non è dato saperli ai cittadini, che oggi sono trattati come vacche al pascolo: munte sotto elezioni e poi abbandonate nella prateria di Stato in balia degli eventi.
Una minima idea però possiamo farcela, almeno in merito ai criteri con cui il PdL, il Partito della Lingerie, e la maggioranza di Governo scelgono i loro uomini : indagati, pregiudicati e condannati in via definitiva, di cui se ne contano 13 nel Parlamento italiano.
Ma non basta. Ieri il giornale francese Nouvel Observateur, in un gravissimo articolo sulle infiltrazioni della mafia russa nel nostro territorio attraverso intrighi di Governo, cita conversazioni tra due nostri ministri: Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Conversazioni che sembrano avvallare l’ipotesi per cui entrambe conoscano le abitudini sessuali del Premier, offrendo così all’opinione pubblica ambigue interpretazioni sulle loro folgoranti nomine. Ambigue interpretazioni che, leggendo l’articolo e la reazione dell’avvocato del Premier, nonché parlamentare, Niccolò Ghedini, sembrano trovare perfino conferma.
Non basta ancora. Oggi un servizio de L’Espresso indica Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera, insieme ad alcuni luogotenenti abruzzesi, come il beneficiario di proventi derivanti dalla compravendita di scranni parlamentari, e di chissà cos’altro.
Dunque tra l’immunità parlamentare per salvare amici e fiduciari dalle pareti di un carcere, scambi di favori e riconoscimenti per prestazioni sessuali, mazzette e compravendita di seggi in Parlamento, i criteri di meritocrazia sembrano rappresentare l’ultima delle variabili per cui i parlamentari e uomini di Governo, almeno quelli scelti dalla maggioranza, finisco a rappresentare l’Italia. Un Parlamento così dovrebbe riunirsi a Regina Coeli piuttosto che a Montecitorio o a Palazzo Madama.
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giovedì 6 agosto 2009

IL RE E' NUDO


6 Agosto 2009

Il re e' nudo

Autore Luigi de Magistris
Quello che sembra emergere dal blog di Paolo Guzzanti è ‘patrimonio’ conosciuto nel mondo politico e dell’informazione, pur essendo stato archiviato in modo frettoloso nelle sedi istituzionali competenti. C’è da sperare che la magistratura, la quale si riconosce nella Costituzione, in particolare nell’articolo 3 (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge) e 112 (obbligatorietà dell'azione penale), accerti gli aspetti penali della vicenda. Ci troviamo infatti di fronte a nuove tecniche di corruzione e mercimonio delle pubbliche funzioni che avrebbero come protagonista il presidente del Consiglio e alcuni membri del suo Governo. Comportamenti sanzionati dal codice penale: si veda l’articolo 319 che riguarda incarichi politici ed istituzionali in cambio di utilità varie.Una vicenda che potrebbe dunque avere un profilo giudiziario oltre che politico-morale. Se il primo lo lasciamo alla magistratura, il secondo invece ci riguarda tutti come cittadini di questo Paese. Oggi leggendo i giornali esteri c’è infatti da rabbrividire per l’italica immagine che si va diffondendo oltr’Alpe. Se i media inglesi, in pieno stile british, attaccano l’Italia con un misto di repulsione e sarcasmo, quelli francesi mettono da parte ogni tono ironico per lasciare spazio solo alla condanna. Una delegittimazione che ovviamente non riguarda esclusivamente il presidente del Consiglio e la sua corte, ma l’intera nazione.Perché gli italiani accettano di essere governati da un potere molto più simile all’impero romano in decadenza che ad una moderna democrazia?Questa è la domanda che circola oltre confine e che dovrebbe trovare risposta qui da noi. Il punto doloroso è che se il re è nudo, anche il suo popolo non è vestito troppo. La (in)cultura berlusconiana, con il potente mezzo della televisione commerciale, ha creato una rivoluzione antropologica nella società italiana, alterandone i geni. Il sovrano in fondo rispecchia la sua base. E la rispecchia perché ha contribuito a plasmarla: come nei regimi totalitari, con il sogno dell’homo novus, anche Berlusconi in questi anni ha imposto un modello antropologico. E lo ha imposto a tutti. Le ragazze e le donne possono guardare alla bellezza del corpo come apripista di ogni strada (governo e politica compresi), mentre agli uomini il modello offerto è lui stesso: l’imprenditore di successo senza scrupoli che conquista la guida del Paese e che è al di sopra della legge e dell’etica pubblica.Eppure in questa triste decadenza di un’intera nazione, continua ad esistere un anticorpo capace di neutralizzare la ‘malattia’ berlusconiana. E’ rappresentato dalla parte sana del Paese, quella società civile che affolla blog e social network per parlarsi, che fa resistenza pacifica leggendo e informandosi, che punta l’indice contro le mafie perché fedele ad un’idea di legalità e di giustizia, che sa provare il senso della solidarietà verso i migranti, che vede il potere come strumento e non come fine della politica , che crede nei partiti e nei movimenti come spazi di partecipazione. A questa società civile, che non esaurisce se stessa dentro la cabina elettorale, è affidato il sogno di una ricostruzione, prima ancora che politica sicuramente etica.Il re è nudo, ma il popolo no.


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A COSA SERVIRA' LA RAI?


5 Agosto 2009

Oggi sulla vicenda Mediaset-Rai contro Sky e' intervenuto, di buon'ora, anche Sergio Zavoli, presidente della Commissione di Vigilanza, intimando alla dirigenza Rai di riaprire le trattative con Sky. Anche questo invito cadra' nel vuoto, così come quello del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che, per tutta risposta al suo, ha ricevuto un dossier di scartoffie dal dg Rai Mauro Masi. Così come sono cadute nel vuoto le quattro regole di comportamento per i posteri del Presidente Rai Paolo Garimberti.
La verità è che la Rai verrà usata dal Capo del Governo per fare concorrenza a Murdoch a favore delle reti del Biscione. La Rai ne uscirà con le ossa rotte: milioni di euro di perdite, investimenti senza ritorno di cui la Fininvest sarà l’unica o la maggior beneficiaria, fuga di audience e di pubblicità dalle sue reti, licenziamenti, ed un graduale invecchiamento della struttura, dei palinsesti e delle tecnologie, che la renderanno nel giro di qualche anno priva di ogni capacità concorrenziale, così come la vorrebbe Mediaset. Un tracollo il cui risanamento sarà tutto a carico dello Stato e dei cittadini e di cui le reti del Presidente del Consiglio saranno le uniche beneficiarie.
Mi chiedo dove sia l’Antitrust, a cosa serva la Commissione di Vigilanza se non può arrestare il processo di sabotaggio in corso, quale sia l’utilità del CdA se per prendere decisioni di questa portata sul futuro delle emittenti pubbliche bastino Masi e la parte di CdA a nomina Pdl. Tra qualche anno, poi, i cittadini si chiederanno anche a cosa serva la Rai come brutta copia delle reti Mediaset. Vorrei che Masi presentasse in Parlamento il piano industriale e le valutazioni economiche con cui ha preso le decisioni sull’alleanza Mediaset per TivuSat e, viste le passività che sarà costretto ad esibire, mi chiedo se non sarà necessaria la sua rimozione e la discussione delle carte in un tribunale.
Certamente a settembre porterò all’attenzione del Parlamento Europeo la vicenda e, se necessario, riacquisterò una pagina della stampa estera per un nuovo appello alla comunità internazionale.
Oltre al conflitto di interessi, che da anni combattiamo e denunciamo e che il Pd ha magicamente riscoperto dopo averlo per anni garantito, è necessario estromettere la politica dalle nomine dei dirigenti del servizio pubblico, in particolare da quelle della Rai, per garantire anche allo Stato di perseguire, attraverso le sue strutture, gli interessi dei cittadini e del Paese ed un bilancio quantomeno in pareggio che non gravi sul debito pubblico.
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mercoledì 5 agosto 2009

La Repubblica: Gli operai Innse presidiano la Prefettura

L'appello della Fiom:

"Intervenga Berlusconi"

I cinque operai entrati ieri in fabbrica hanno passato la notte sul carro ponte sul quale si erano arrampicati ieri. Intanto la protesta si è spostata davanti alla Prefettura. Comizio volante in corso Monforte
di Ilaria Carra
Ancora una giornata tesi alla Innse di via Rubattino. La protesta dei cinque operai che ieri si sono introdotti nella fabbrica per salire poi su un carro ponte prosegue ad oltranza. L'appello dei sindacati per un intervento diretto del premier Silvio Berlusconi è rimasto, sinora, inascoltato. E il possibile incontro in Prefettura con il titolare dell'Innse Silvano Genta è sfumato: l'imprenditore incontrerà la stampa nel pomeriggio negando l'ipotesi di un confronto con i sindacati. Che, al contrario di quanto è avvenuto ieri, non potranno mantenere i contatti con gli operai sul carro ponte: la polizia ha loro vietato l'ingresso in fabbrica, assicurando direttamente l'assistenza ai protagonisti della protesta.

Dopo 14 mesi di lotta, la vicenda della Innse di via Rubattino aveva vissuto ieri alcuni dei momenti più caldi. Cinque operai erano riusciti a intrufolarsi nella fabbrica, eludendo la sorveglianza del cordone di polizia e sono saliti su un carro ponte, a metà mattina, minacciando di buttarsi giù. La protesta è proseguita per tutta la notte.

A loro contininuano ad arrivare attestati di solidarietà L'ultimo quello del cardinale Dionigi Tettamanzi. «È come buttare via un tesoro ogni volta che si chiude una fabbrica — ha detto a nome del cardinale don Raffaello Ciccone, responsabile della Pastorale del Lavoro per la Diocesi di Milano, inviato da Tettamanzi in sostegno e solidarietà ai lavoratori -. Non è solo una questione di reddito: qui c’è di mezzo la dignità dei lavoratori spesso considerati come dei rifiuti umani».

L’appello della Diocesi, rivolto anche alla Regione affinché tenti il tutto e per tutto, non è stato l’unico. Dopo aver rifiutato, d’a ccordo con i cinque sulla gru, la proposta della Prefettura di sospendere fino a lunedì lo smantellamento, la Fiom è andata oltre: «Chiediamo un intervento diretto al presidente del Consiglio Berlusconi - dice Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom-Cgil - per bloccare lo smantellamento dei macchinari all’i nterno della Innse».





Alla Regione che aveva puntato il dito contro i giudici, ritenuti gli unici che potevano bloccare lo sgombero e non l’hanno fatto, il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, risponde così: «Non si può pensare che i conflitti sociali possano essere risolti dal tribunale - replica Pomodoro - La Regione è libera di esprimere ogni sua opinione ma non credo che il giudice che lunedì si occupava della causa tra Aedes e Genta potesse decidere di bloccare un decreto ingiuntivo emanato da un altro giudice. Ora l’unica soluzione potrebbe essere un nuovo provvedimento d'urgenza. Io sono sempre per la conciliazione tra le parti. Il caso va risolto sul piano politico».

Per due volte ieri operai e forze dell’ordine sono arrivati al contatto, specie poco dopo l’entrata delle cinque tute blu nella fabbrica che come prima cosa si sono subito accorti della macchina più grande già fatta a pezzi. Da lì al gesto, estremo, è stato un attimo: barricati su una gru fino alla notte, e fino alla minaccia di buttarsi. Una mossa disperata, per i lavoratori della Innse, che ha causato però subito lo stop dello smontaggio delle altre macchine: vista la situazione, e la sicurezza a rischio, gli altri operai, quelli incaricati dai nuovi inquirenti di smontare i macchinari, non potendo più proseguire se ne sono andati.

Mentre l’immobiliare proprietaria dell’area, Aedes, fa sapere di aver avuto un incontro con un imprenditore interessato all’a cquisto, «anche se preliminare» precisa, il Comune respinge ogni accusa di voler speculare sull’area: «Non c’è alcun progetto e non si costruirà nessun metro cubo finché la questione non sarà risolta — assicura Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica — il punto è se c’è qualcuno che vuole far vivere ancora quella realtà».
(05 agosto 2009)

lunedì 3 agosto 2009

il Presidente della Repubblica ha promulgato il decreto legge correttivo

03/08/2009
Promulgata la legge sui provvedimenti anticrisi ed emanato il decreto-legge correttivo

C o m u n i c a t o

E' stato oggi sottoposto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il decreto-legge correttivo di alcune disposizioni del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi.

Il Capo dello Stato ha quindi promulgato il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009, avendo anche preso atto della dichiarazione resa dal Presidente del Consiglio dei Ministri che subordina l'applicabilità della norma sulle disponibilità auree della Banca d'Italia al conseguimento del parere favorevole della Banca centrale europea, oltre che del parere conforme della stessa Banca d'Italia.

Il Presidente della Repubblica ha successivamente emanato il decreto-legge correttivo, che entrerà in vigore contestualmente alla legge di conversione del decreto anticrisi.

Roma, 3 agosto 2009

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Documento in formato PD

ANTIMAFIA A PAROLE


3 Agosto 2009

Antimafia a parole

Autore Luigi de Magistris
Il fatto di aver espletato per circa quindici anni le funzioni di Pubblico Ministero in territori caratterizzati da una radicata e forte presenza della criminalità organizzata mi pone come osservatore privilegiato tanto da poter giungere alla conclusione che solo una parte dello Stato intende effettivamente lottare contro le mafie.La mafia, dopo la stagione delle stragi politico-mafiose degli anni 1992-1993, ha deciso di adottare la strategia politico-criminale tipica della ’ndrangheta, ossia quella di evitare il conflitto armato con esponenti delle Istituzioni e di penetrare, invece, in modo capillare, nel tessuto economico-finanziario ed in quello politico-istituzionale.L’infiltrazione nell’economia e nella finanza è talmente diffusa in tutto il territorio nazionale che le mafie contribuiscono ormai, in buona parte, al prodotto interno lordo del nostro Paese tanto da far sì che non si possa più distinguere tra economia legale ed economia illegale. Le mafie hanno enormi capitali da investire che rappresentano il provento della gestione del traffico internazionale di droga. Il riciclaggio avviene nel settore immobiliare, nelle finanziarie, nelle banche, nell’edilizia, nel commercio all’ingrosso ed al minuto, nelle società di calcio, nelle società che si occupano di ambiente, nella sanità, nei lavori pubblici; insomma, dove c’è denaro, dove c’è business, le mafie sono interessate.E quando si controllano, illegalmente, settori nevralgici dell’economia nessun cittadino può dire che si tratta di problematiche a lui estranee, che non lo riguardano direttamente: difatti, se la criminalità organizzata controlla parte del ciclo dell’edilizia si comprende perché gli edifici si frantumano alla prima scossa di terremoto; se la criminalità organizzata gestisce i traffici di rifiuti tossico-nocivi si capisce perché in Italia c’è un’emergenza ambientale e sanitaria senza uguali nell’Unione Europea. La mafia, quindi, non è un problema solo di alcune regioni del Paese, non è un fatto per addetti ai lavori. E’ un’emergenza nazionale: criminale, politica, economica, sociale e culturale.Attraverso, poi, la gestione illegale della spesa pubblica, il controllo dei finanziamenti pubblici (anche dell’Unione Europea), le mafie, in questi ultimi 17 anni in particolar modo, sono penetrate, in modo articolato e pervasivo, nella politica e nelle Istituzioni. Quando si riesce a controllare parte significativa della spesa pubblica - e mi riferisco soprattutto, in questo caso, alle regioni del Sud Italia, ma non solo - si condizionano appalti e sub-appalti in tutti i settori (ambiente, sanità, infrastrutture, informatica, formazione professionale, ecc.), si decide a chi affidare opere e lavori, quali progetti debbono essere approvati, si condiziona il mercato del lavoro decidendo insieme - criminalità organizzata, politica ed imprenditoria collusa - quali persone assumere ed alla fine si condiziona pesantemente la democrazia attraverso il voto di scambio che trova linfa con il vincolo delle appartenenze.È nella gestione illegale della spesa pubblica, soprattutto attraverso la creazione di una miriade di società miste pubblico-private, che si realizzano anche le nuove forme di corruzione: non ci sono più, infatti, le valigette dei tempi di Chiesa e Poggiolini, ma le consulenze, i progetti, i posti nelle compagini delle società miste, le assunzioni, gli incarichi. E’ anche qui che avviene l’intreccio criminale tra controllori e controllati, è in questi segmenti che si radica il rapporto collusivo tra criminalità organizzata e pezzi delle Istituzioni: politici - che hanno realizzato anche le nuove modalità di finanziamento illecito dei partiti - funzionari e dirigenti di enti pubblici, magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Spesso il collante di questi segmenti deviati - non residuali, purtroppo - delle Istituzioni sono centri di potere molto influenti: logge massoniche coperte, lobby, comitati d’affari, club di servizi, strutture talvolta con ampie radici nel mondo ecclesiastico.Di fronte ad un cancro di tali dimensioni la lotta alle mafie a 360 gradi viene svolta da irriducibili: taluni magistrati ed appartenenti alle forze dell’ordine, singoli politici, esponenti della società civile. Siamo ancora troppo pochi e sotto assedio dei poteri forti e di quelli criminali. Lo Stato, nel suo complesso, invece, si accontenta del contrasto solo ad un certo «livello» di mafia: le estorsioni, il traffico di droga, gli omicidi. Quando si affronta, invece, il nodo fondamentale - quello che rappresenta la linfa vitale del sistema mafioso - i rapporti mafia-politica, mafia-economia e mafia-istituzioni, si rimane isolati: non è più lo Stato che agisce, ma servitori dello Stato.E’ su questi temi che la storia d’Italia ha conosciuto la stagione degli omicidi politico-mafiosi, è su tali intrecci criminali che si stanno consolidando quelle che si possono chiamare le morti professionali di servitori dello Stato da parte di articolazioni dello Stato stesso: si tratta delle tecniche raffinatissime di neutralizzazione dei servitori dello Stato scomodi, ingombranti, deviati ed antropologicamente diversi per il sistema mafioso. Quello che è più grave è che tali nuove strategie - per nulla estemporanee - avvengono nel silenzio e, in taluni casi, anche con il contributo di chi dovrebbe essere tra i principali alleati di coloro i quali contrastano - non con chiacchiere o passerelle politico-istituzionali - le forme più pericolose ed insidiose delle mafie: quella dei colletti bianchi del terzo millennio.Ed è su questi temi che ho trovato importanti le immediate prese di posizione congiunte, con riferimento alla lotta alle mafie, al Parlamento Europeo - nelle prime riunioni - tra parlamentari di Italia dei Valori e Partito democratico. Ed è per questo che tutte le forze democratiche del Paese debbono vigilare affinché le indagini in corso presso le Procure di Palermo e di Caltanissetta non subiscano interferenze che possono provenire non solo dalla politica, ma anche dall’interno dello stesso ordine giudiziario: non posso non ricordare che, in epoca assai recente, indagini giudiziarie molto rilevanti proprio sulla criminalità organizzata dei colletti bianchi non sono state fermate dalla mano militare dei Riina e Provenzano di ultima generazione ma dalla carta bollata del Consiglio Superiore della Magistratura che ha trovato convergenze parallele con la politica ed i poteri forti.

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BENVENUTO AL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE


3 Agosto 2009

Benvenuto al nuovo Movimento di Liberazione Nazionale
Nell'indifferenza nazionale della casta e dei suoi media, sabato nessuno si e' accorto di un fatto molto rilevante: Beppe dal suo blog annuncia la nascita di un movimento per il prossimo autunno, che si presenterà alle elezioni regionali del 2010. Finalmente, caro Beppe, ti sei convinto di quanto ti segnalai qualche anno fa: “per cambiare il Paese bisogna metterci la faccia”, lo dico con sincerità e senza compiacimento: finalmente sei sceso nell’arena anche tu, deluso da questa classe politica al tramonto, predatrice ed incapace contro cui Italia dei Valori si scontra un giorno si e l’altro pure.
Ho accolto la notizia con grande entusiasmo e nessuna preoccupazione, un sentimento, il mio, molto lontano dalle parole con cui i notabili del Pd ti hanno liquidato appena qualche settimana fa definendoti “membro di un movimento ostile”. Ora quel “movimento ostile” dietro cui si muovono qualche milione di cittadini, che in realtà, a mio avviso, costituisce una manifestazione esemplare di democrazia diretta, nata e cresciuta all’ombra della Rete, può trovare un’identità alle urne delle prossime elezioni.
Mi auguro di avere nel nuovo Movimento di Liberazione Nazionale, così come lo hai definito, un valido interlocutore per l’Italia dei Valori affinché, insieme, si possa innescare il cambiamento che gli italiani aspettano da molti governi, una “rivoluzione democratica” per rinnovare il Paese mobilitando le coscienze del primo partito nazionale: quello degli sfiduciati, degli astenuti, delle schede bianche.
Un benvenuto, dunque, e porte aperte al movimento con cui Italia dei Valori ha sempre condiviso larga parte delle sue battaglie, idee e programmi e con cui mi auguro si possa riuscire nell’avvincente impresa in cui ci siamo cimentati da qualche anno ormai: far soffiare un vento nuovo nella politica e nella democrazia italiana in odor di vecchio, e a dir il vero, anche di marcio.
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sabato 1 agosto 2009

GIORGIO NON FIRMARE


Sì del Senato, con 166 voti a favore e 109 contrari. Contrari Udc, Idv e PdIl Consiglio dei ministri ha poi dato il via libera alle disposizioni richieste dal Colle
Anticrisi, varato dl e correttivoL'opposizione: "Legge dannosa"
I senatori dell'Italia dei valori hanno indossato la maglietta "Giorgio non firmare"Berlusconi: "Tassa sull'oro rispetta l'autonomia di Bankitalia e Bce"

L'Aula del Senato, con 166 voti a favore e 109 contrari, ha votato la fiducia al decreto anticrisi che diventa così legge. Favorevoli PdL e Lega nord, contrari Udc, Idv e Pd. Al voto non hanno partecipato i due senatori del Movimento per l'autonomia. Alle 11 si è riunito il Consiglio dei ministri che ha varato le disposizioni correttive richieste dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le modifiche introdotte. Le correzioni varate dal Consiglio dei ministri al dl anticrisi intervengono per chiarire le norme relative alla Corte dei conti, alle competenze del ministero dell'Ambiente, allo scudo fiscale e al ponte sullo stretto. Il nuovo dl prevede il coinvolgimento del ministero dell'Ambiente nelle misure urgenti in materia di energia. Nella parte relativa alla Corte dei conti, si prevede che "le procure possono iniziare l'attività istruttoria ai fini dell'esercizio dell'azione di danno erariale a fronte di specifica e concreta notizia di danno, fatte salve le fattispecie direttamente sanzionate dalla legge". Per quanto attiene al danno d'immagine il testo governativo prevede che "il corso della prescrizione dell'eventuale illecito contabile resta sospeso fino alla conclusione del procedimento penale". Lo scudo fiscale, introdotto con il decreto legge anticrisi, non varrà per i procedimenti in corso. Infine il ponte sullo stretto. Non è più previsto che l'attuale amministratore delegato della società Stretto di Messina Piero Ciucci venga nominato commissario straordinario per il ponte sullo stretto. La nuova norma, infatti, non fa più riferimento a Ciucci, ma dice genericamente che dovrà essere nominato "un commissario".
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Berlusconi: "Legge su tasse auree rispetta Bankitalia e Bce". Il decreto non contiene, invece, nessun intervento sulla tassa sull'oro. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha precisato tramite una nota ufficiale: "La norma è chiara e non può prestarsi ad equivoco. Secondo quanto espressamente previsto dall'articolo 14 del decreto legge non potrà avere applicazione senza il parere 'non ostativo', cioè favorevole, della Bce e senza il consenso espresso della Banca d'Italia. E' evidente perciò che, nella lettera e nello spirito, la norma è pienamente rispettosa dell'indipendenza istituzionale e finanziaria della Banca d'Italia e del tutto coerente con i principi del Trattato e del sistema europeo delle Banche centrali". L'opposizione: "Legge inutile e dannosa". Proteste in aula al momento del voto con Stefano Pedica, senatore dell'Idv che ha mostrato una maglietta bianca con al centro la scritta "Giorgio non firmare". Il capogruppo Felice Belisario e i senatori Giuliano Carlino e Stefano Pedica sono invece scesi nella sala stampa per regalare le magliette ai giornalisti. "L'iter di questo decreto si chiude oggi in maniera ridicola e rocambolesca. Dopo due voti di fiducia, uno alla Camera e uno al Senato, questo provvedimento è stato modificato dal governo". Lo ha affermato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. "Il governo ha annullato il ruolo del Parlamento", commenta Rocco Buttiglione vicepresidente della Camera dei Deputati e presidente dell'Udc. Alle critiche ha risposto il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli. "Con l'approvazione dei correttivi del dl anticrisi sono state fatte modifiche di carattere formale - ha affermato Matteoli al termine del Consiglio dei ministri -. Non c'è nessuno stravolgimento politico del provvedimento". (1 agosto 2009)

LA MAFIA RINGRAZIA

31 Luglio 2009

Fondi: la mafia ringrazia
Autore Stefano Pedica


Anche oggi abbiamo subito l'ennesima bugia di questo governo. Si era impegnato, nel passato Consiglio dei ministri, per dare una risposta per il comune di Fondi, dove il prefetto Frattasi, il primo cittadino della legalità, ci aveva informato con 500 cartelle che quel comune era un intreccio tra Camorra, N'drangheta, Mafia e tutte le persone che erano colluse con la criminalità organizzata, i consiglieri comunali, il sindaco, funzionari comunali e tante persone della famiglia Tripodo, che governa ancora oggi all'interno di questo comune.Non dimentichiamoci che a Fondi c'è il MOF, il mercato ortofrutticolo più grande d'Europa, dove la criminalità organizzata è presente e si sta organizzando sul territorio. Questo è un mercato dove c'è una commissione tra politica locale, nazionale e la criminalità organizzata. Su questo stiamo facendo una battaglia, perché Fondi è un esempio di criminalità che si allarga in tutta Europa con il MOF, e con questa entratura lenta dal basso Lazio, da Latina a Fondi, arriva fino al nord, quella che dichiariamo come la nuova criminalità organizzata, quella fatta dai politici, dai colletti bianchi, quella che il Lodo Alfano ha salvato, quella che attraverso la non risposta del Consiglio dei ministri sta dando vita a questa nuova criminalità. Fatta da chi? Dai soliti noti: da un governo irresponsabile che non ha ancora dato una risposta ai cittadini di Fondi e all'Italia intera, fatta da quei personaggi, da quei ministri, che guarda caso sono consapevoli perché non dando una riposta danno una mano alla criminalità organizzata. Questo per noi dell'Italia dei Valori vuol dire “restare in silenzio”, e voi tutti sapete che per noi il silenzio è mafioso.Continueremo la protesta. La prima settimana ero da solo, oggi eravamo 5 parlamentari, siamo andati dentro la sala stampa del Consiglio dei ministri, non ci hanno fatto entrare, hanno cambiato la sala stampa e noi, simbolicamente, abbiamo occupato quella principale. Il Presidente del Consiglio, perché aveva vergogna di dire che ancora oggi non era stato deciso su una cosa di cui tutti siamo a conoscenza, 17 arresti, 500 cartelle del prefetto Frattasi, ha rimandato tutto al prossimo Consiglio dei ministri. La Mafia ringrazia, che può prendere spunto: “seguiamo il modello Fondi perché si può delinquere, il Consiglio dei ministri, non sciogliendoci, vuol dirci che stiamo perorando una causa buona, quella della criminalità organizzata”.Ricordatevi, la criminalità organizzata non ha colore politico, e noi lo stiamo dimostrando, mentre il governo dimostra di avere un colore politico, quello di aiutare con il silenzio quella criminalità che noi tutti stiamo combattendo. Ecco perché saremo ancora presenti. Settimana scorsa ero da solo, oggi eravamo in cinque, e saremo sempre più parlamentari a chiedere a questo governo bugiardo, a questo governo che aiuta la criminalità organizzata, a dirci se sta con l'illegalità o con la legalità. Noi tutti siamo dalla parte della legalità. Oggi erano seduti 24 ministri, ed io, ironicamente, ho detto: “C'è un 25° ministro, quello della criminalità”. Questo non lo vogliamo, continueremo a combatterlo, e al prossimo Consiglio dei ministri saremo più numerosi come parlamentari e come cittadini.
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