martedì 2 marzo 2010

FINE DELLE TRASMISSIONI


2 marzo 2010
Mannaia del Cda Rai: tagliati i talk-show politici fino al voto regionale. Campo libero a Minzolini

Click. Mauro Masi sospende quattro trasmissioni per un mese: Annozero, Ballarò, Porta a Porta e l’Ultima parola. Rientrato da una settimana di sole tropicale, il direttore generale ha spento con una delibera del consiglio di amministrazione – approvata con 5 sì (la maggioranza) e 4 no (l’opposizione più Garimberti) – gli spazi di approfondimento del servizio pubblico.

La Rai doveva applicare la contestata norma sulla par condicio della Vigilanza che, in sintesi, equipara l’informazione giornalistica alla comunicazione politica: alla tribune elettorali anni ‘70, una parola ciascuno, un torto a nessuno. I conduttori potevano lavorare trattando con i bisturi – ovvero senza fare riferimento ai partiti – argomenti di cronaca e di attualità.

Ci aveva provato Annozero nelle scorse puntate, prima con l’inchiesta sulla Protezione civile e poi con la droga, i giovani e il cantante Morgan. Ci stava provando Ballarò con un dibattito sul costo della vita. Tutto inutile. Masi ha forzato il regolamento della Vigilanza già di per sé incostituzionale rispetto alla legge sulla par condicio e, sperperando milioni di spettatori e di euro (circa 4 in meno di introiti pubblicitari), impone all'azienda il silenzio sulle notizie.

Quelle notizie che saranno esclusiva di Augusto Minzolini, del Tg1 che ha assolto il corrotto David Mills, nonostante la sentenza di prescrizione della Cassazione.
I telespettatori dovranno sorbirsi ore e ore di comizi e dichiarazioni di voto: la Rai sarà un’enorme piazza con tanti palchi al centro e nessun professionista – che sia Michele Santoro o Bruno Vespa – che faccia da moderatore e tenga alto il famigerato audience.

Missione compiuta per Masi, imbeccato dai rappresentanti del governo in Cda, fuggito all'estero per ripararsi dalle critiche e poi consegnare senza appello un bavaglio benedetto da Palazzo Chigi: "Era l’unica decisione possibile per recepire la legge della commissione di Vigilanza. Così riduciamo al minino il rischio di sanzioni per l'azienda", spiegano dalla direzione generale. Il radicale Marco Beltrandi, relatore in Vigilanza, scaccia da sé le colpe altrui: “È una scelta interamente azienda, non obbligata, né richiesta né incoraggiata”.

L'altra metà della tv – l’emittenza privata – resta schiacciata dai paletti dell’Autorità di garanzia (l’Agcom) che estende alla concorrenza la par condicio della Rai. Mediaset deve proteggere soltanto Matrix, a La7 rischiano la rottura del palinsesto, a Sky insistono con la promozione dei faccia a faccia tra i candidati. Una corsa a salvare il possibile.

Eppure Mediaset, a parte Matrix, sembra immunizzata e sarà avvantaggiata dall’oscuramento di Masi. Il voto contrario di Paolo Garimberti ha innervosito Angelo Maria Petroni, il consigliere tecnico in quota ministero del Tesoro. “Questa è una dimostrazione di potere illimitato della destra”, commentano da viale Mazzini. Nel cervellotico sistema di capi e caporali, succede che il presidente e il direttore generale siano avversari: “Non condivido. Si colpiscono gli utenti cui viene negato un diritto che – dice Garimberti – coincide con un dovere specifico del servizio pubblico: quella di fare informazione”.

Sarcastico pensando a Minzolini, Giorgio Van Straten: “Restano i notiziari, ma questo, visti i comportamenti dell’attuale direzione del Tg1, non può rassicurare”.

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