lunedì 26 novembre 2012

LAVORO, LICENZIAMENTO DI MASSA IL 31 DICEMBRE NELLA P.A.


Il prossimo 31 dicembre arriveranno a scadenza 90.000 contratti a tempo determinato, 12.000 interinali, 18.000 Lsu, 42.000 contratti di collaborazione: cioè 160.000 contratti totali nella Pubblica Amministrazione. A questi vanno aggiunti 70.000 lavoratori della scuola impiegati a tempo determinato fino a giugno 2013 su posti vacanti, ma senza alcuna garanzia per il futuro.
Questa è la contabilità agghiacciante del Governo Monti, causata dal combinato disposto delle ultime manovre finanziarie, con i tagli al lavoro precario, e la spending review che riduce ulteriormente gli organici funzionali delle amministrazioni centrali, degli Enti di ricerca, degli Enti previdenziali e delle agenzie fiscali.
Se pensiamo che, rispetto alla sola Sanità, dei 40.000 precari 10.000 sono medici, che spesso garantiscono il funzionamento del Pronto Soccorso piuttosto che dei reparti ospedalieri, rischiamo a breve il collasso dei servizi pubblici essenziali sui territori, affidati da anni ad operatori ed operatrici che hanno accumulato anzianità di servizio e competenze professionali a fronte di una sistematica negazione dei loro diritti.
L'IdV ha contrastato tutti i provvedimenti del Governo Monti, e sulla spending review ha denunciato immediatamente il rischio di una dismissione dei servizi pubblici essenziali a favore dell'offerta privata.
Dopo la 'controriforma' del mercato del lavoro, con la cancellazione dell'articolo 18, e delle pensioni, che ha consegnato all'incubo di un futuro senza certezze oltre 300.000 esodati e all'impossibilità di entrare nel mondo del lavoro 800.000 giovani nei prossimi tre anni, oggi siamo alla vigilia di un drammatico licenziamento di massa nel pubblico impiego. Esattamente in coerenza con quanto già fatto in Grecia e in Spagna su indicazione della Troika alla guida dell'Europa.
I referendum contro la Casta e per il lavoro, contro l'articolo 8 dell’ultima finanziaria Berlusconi per ristabilire la certezza dei diritti universali previsti dal Contratto nazionale di lavoro e per il ripristino dell'articolo 18, rappresentano per noi la discontinuità netta con queste politiche e il profilo che dovrebbe assumere il futuro centrosinistra alla guida del Paese.
L'IdV ha sostenuto e sosterrà le battaglie dei precari, e chiede al Governo un provvedimento immediato di proroga dei contratti in essere, nelle more della definizione di un percorso che stabilizzi le lavoratrici e i lavoratori interessati e adoperandosi sin d'ora con tutti gli strumenti disponibili per una soluzione del problema.

mercoledì 21 novembre 2012

Roma, 21 novembre 2012



All’Esecutivo nazionale IDV

Loro sedi

All’Organizzazione territoriale IDV

Loro sedi

Alle Strutture dipartimentali IDV

Loro sedi

A tutti gli Iscritti e Simpatizzanti IDV

Loro sedi

A tutti gli Iscritti alla mailing list IDV

Loro sedi

Invito a partecipare all’Assemblea generale IDV

Roma 15 dicembre 2012 – dalle ore 10.00 alle ore 17.00

Rome Marriott Park Hotel, via Colonnello Tommaso Masala 54



Cari Amici,

approfitto di un momento di pausa – tra una votazione di fiducia e l’altra alla Camera

dei Deputati – per ricordare che il prossimo

sabato 15 dicembre p.v. (a partire dalle ore

10:00 e consecutivamente, senza interruzione, fino alle ore 17:00) si terrà a Roma

presso il Rome Marriott Park Hotel, via Colonnello Tommaso Masala 54, l’Assemblea

generale IDV


a cui sono invitati a partecipare tutti i dirigenti, amministratori, eletti,

militanti, iscritti e simpatizzanti dell’Italia dei Valori

.

È estremamente necessario assicurare una forte partecipazione al fine di dimostrare

che IDV c’è ed esiste ancora ed è fortemente determinata a rilanciare la propria azione

politica nel territorio, sia in relazione alle imminenti elezioni politiche (ed in alcuni casi

anche regionali, provinciali e comunali), sia soprattutto in relazione alla riorganizzazione


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della propria classe dirigente, attraverso una nuova fase congressuale che dovrà portare ad

una più capillare democratizzazione delle strutture di partito e ad una maggiore trasparenza

della propria gestione.

A tal fine – come molti di voi hanno già avuto modo di constatare ed altri potranno

farlo nei prossimi giorni – ho personalmente intrapreso un percorso che mi ha già portato, o

mi porterà nei prossimi giorni, ad incontrare i quadri dirigenti di IDV (membri

coordinamento regionale, amministratori ed eletti) di ogni regione al fine di informare loro

preventivamente sul progetto e le scadenze elettorali e congressuali di cui trarremo la sintesi

tutti insieme il 15 dicembre a Roma. Sto facendo questi incontri preventivi proprio per dare

modo a tutti di essere informati per tempo e così valutare, a ragion veduta e con tutta

serenità, le proposte che verranno formalizzate il prossimo 15 dicembre in sede di

Assemblea generale.

Ho anche pregato i dirigenti IDV, che ho incontrato e sto incontrando nelle varie

regioni, di fare assemblee di base nei vari territori di loro competenza al fine di informare a

loro volta i militanti IDV e spero che ciò stia avvenendo e comunque possa avvenire in

tempo utile per tutti.

Ciò premesso, prego – anzi supplico – tutti coloro che credono nel nostro partito, di

partecipare in massa all’Assemblea generale del prossimo 15 dicembre perché è necessario

far emergere in maniera chiara e convincente che Italia dei Valori c’è e vuole continuare ad

essere un punto di riferimento importante nel panorama politico italiano.

E’ peraltro importante esserci anche per approvare un insieme di regole più stringenti

circa una maggiore attenzione sulla questione morale e la trasparenza amministrativa di cui

dobbiamo farci carico per evitare critiche dannose per la nostra credibilità.

In esito alla discussione che verrà fuori dall’assemblea del 15 dicembre, e soprattutto

agli incontri che sto personalmente facendo in tutte le regioni, sarà mia cura convocare un

formale Esecutivo nazionale (presumibilmente già a Gennaio prossimo e comunque in

tempo utile per interagire con Voi in relazione alle prossime scadenze elettorali) al fine di

formalizzare le decisioni che verranno discusse nella predetta Assemblea generale.


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domenica 18 novembre 2012

Solo un'alleanza di centrosinistra può essere alternativa a Monti - Primarie. Votare per far vincere no a Monti bis
Legge elettorale, alleanze, M5S, prospettive per il Paese. Antonio Di Pietro, a Firenze per un'iniziativa politica dell'Italia dei Valori Toscana, affronta con i giornalisti i temi più caldi presenti sul tavolo della politica. Ed è una vera e propria agenda programmatica quella del leader IdV, a partire dalla nuova legge elettorale che, secondo Di Pietro va "modificata prima di andare alle elezioni perché il porcellum non garantisce il diritto del cittadino di scegliere chi mandare in Parlamento e chiediamo anche che si possano fare in un'unica giornata tutte le elezioni, nazionali e regionali, perché in questo momento in cui mancano i soldi ai cittadini anche per un piatto di pastasciutta, buttare via centinaia di milioni di euro ci sembra davvero un'esagerazione e uno spreco".In questo quadro si inserisce la tappa delle primarie del centrosinistra che l'IdV guarda con grande interesse. "In esito ad esse - dichiara Di Pietro - abbiamo già chiesto un confronto con ogni vincitore per confrontarci su un programma condiviso che metta al primo posto un'alternativa alle politiche di Monti che consideriamo politiche recessive, che hanno aumentato la disuguaglianza sociale. In questo senso IdV ha dato già il via libera alla partecipazione ai propri militanti e l'invito alla cittadinanza che si riconosce nel centrosinistra a partecipare alle primarie e a votare secondo coscienza".
Il leader IdV dà una sua personale indicazione: "Per quanto mi riguarda, mi auguro possa vincere una proposta che ha come punto di riferimento un'alternativa e stiamo prendendo atto con soddisfazione che questo è un contenuto forte del programma di Vendola ma anche di quello di Bersani - ha spiegato -. In questo senso noi parteciperemo come componenti del centrosinistra alle primarie con un impegno formale a costruire un programma unitario alternativo alle politiche di Monti. Lascio liberi i militanti e i dirigenti di Italia dei Valori di votare secondo coscienza e - precisa Di Pietro - mi auguro che possa vincere quell'area che fa riferimento a un programma alternativo a Monti e non certo il neoliberismo alla Marchionne di cui Renzi è innamorato, il cui programma in concreto in realtà non è nemmeno pervenuto".
Capitolo Grillo. "Italia dei Valori - spiega il presidente IdV - ha un rispetto profondo per il Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo. Ciò nonostante noi non possiamo seguire il Movimento di Grillo nella mera protesta perché sentiamo l'obbligo e la responsabilità di costruire un'alternativa di Governo riformista, progressista, di maggiore uguaglianza sociale, un'alternativa che vediamo soltanto in un'alleanza con le altre forze politiche che sono disponibili, come abbiamo proposto a Vasto".
"Certo - sottolinea Di Pietro -, vogliamo vedere cosa farà quella parte del Partito Democratico che ancora oggi mette come punto di riferimento il proseguimento del Governo Monti perché è evidente che o ci si allea con Idv e il centrosinistra oppure con le forze moderate e l'Udc il cui obiettivo è riportare Monti dopo Monti. Questo progetto può interessare al sistema economico e bancario ma certo non alla gente comune, e per questo noi di Idv vogliamo costruire un'alternativa al montiamo, mi auguro anche con il Partito Democratico e con quella parte di Pd che attraverso le primarie sta rilanciando questo progetto".

giovedì 15 novembre 2012


Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha inviato una lettera al Presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, e ai componenti del CdA Rai per denunciare la mancata informazione da parte del servizio pubblico sui quattro referendum, come previsto dalla nostra Costituzione.
“Illustre Presidente, come Lei sa – si legge nel testo - è in corso in tutta Italia la raccolta delle firme per quattro referendum popolari per la cancellazione del finanziamento pubblico dei partiti, della “diaria” percepita dai parlamentari e di norme della “legge Fornero” relative alle modifiche dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e le deroghe ai diritti previsti dai contratti nazionali di lavoro stabilite da normative approvate dal precedente Governo. Si tratta di argomenti di grandissima rilevanza politica e sociale che non possono essere ignorati o marginalizzati dal Servizio pubblico radiotelevisivo. Purtroppo, alla luce dei dati di fatto e di ciò che i cittadini possono constatare direttamente, la RAI ha dato e sta dando scarsissimo rilievo ai temi oggetto dei referendum. Nei telegiornali, nei giornali radio e nelle trasmissioni di approfondimento giornalistico, vi sono solo scarsissime tracce dell’attività di raccolta delle firme e mancano totalmente discussioni e confronti sulle questioni oggetto dei quesiti referendari. In passato, in occasione analoghe a quelle attuali, la Rai, anche su impulso della Commissione parlamentare di vigilanza, si è adoperata per far sì che, nella fase della raccolta delle firme, il servizio pubblico radiotelevisivo aprisse la propria programmazione radiofonica e televisiva all’approfondimento e al confronto sui problemi oggetto dei referendum.
Come forza politica promotrice, insieme a SEL, ai Verdi, al Pdc, al Prc, alla Fiom, a “Lavoro e società” della Cgil, “alla Cgil che vogliamo”, ad Alba, ad art.21, dei referendum popolari, Le chiedo un immediato intervento che assicuri, attraverso una informazione corretta e completa, il rispetto dell’unico strumento previsto dalla nostra Costituzione per dare direttamente la parola ai cittadini. Certo della Sua sensibilità sul ruolo e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo, resto in attesa di una Sua risposta che mi auguro positiva”.

domenica 4 novembre 2012

IDV. ORLANDO: NON LASCIO, IL MIO IMPEGNO CON DI PIETRO

“Io non lascio l’Italia dei Valori ma non mi rassegno a fare dell’IdV un partito morto come tutti gli altri. Dopo le elezioni amministrative, i referendum e il Governo Monti è emersa la gravissima crisi del sistema dei partiti ma anche la voglia di nuova partecipazione. Il mio impegno sarà per una necessaria profonda trasformazione insieme ad Antonio Di Pietro e a tutti coloro che, espressione dei mondi vitali, non vogliono sottomettersi a politiche deleterie per il Paese e che non vogliono rassegnarsi al drammatico fenomeno della disaffezione e dell’astensione dei cittadini. Per fare questo, occorre che quanti ci credono lavorino a un grande progetto non di salvezza di un partito ma di rafforzamento e costruzione di una grande esperienza politica”. E' quanto afferma in una nota Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e portavoce nazionale IdV.

venerdì 2 novembre 2012

CARO GRILLO, FACCIAMO PAURA PERCHE' SIAMO NEL GIUSTO

Caro Beppe,
hai visto che casino sta venendo fuori a seguito della mia intervista di questa mattina su Il Fatto Quotidiano? E, soprattutto, del tuo successivo post in cui hai affermato che mi vedresti bene a fare il Presidente della Repubblica? “Troppa grazia Sant’Antonio”, direbbe mia sorella Concetta. E non mi pare proprio il caso di insistere. Però, il tuo paradosso ha certamente colto nel segno, se è vero, come è vero, che si è scatenato il mondo intero contro di noi.
Tutto l’establishment istituzionale ce l’ha con te per la tua proposta che reputano oscena. E, buona parte dei dirigenti “nominati” del mio partito, questi sì graziati da Sant’Antonio, se la sta facendo sotto temendo che una rinnovata accoppiata fra me e te metterebbe fuori automaticamente i riciclati, che pure si sono infilati nell’Italia dei Valori. Stiano tranquilli e sereni coloro che in Italia dei Valori ci sono venuti e ci stanno per amore e per passione di questo partito e di tutto il lavoro che abbiamo fatto insieme in questi anni (Travaglio in un esemplare editoriale di ieri ne ha fatto una sintesi meditata). Io non abbandonerò mai la nave IdV e rimarrò al suo comando fino alla fine, ovvero fino a quando non troveremo insieme una persona che lo farà con altrettanto amore e passione.
Certo, tutti quelli che nell’IdV, fino ad oggi, ne hanno approfittato e speravano di poterne approfittare ancora per riciclarsi, con abili manovre di trasformismo politico, fanno bene ad essere preoccupati. Perché sono effettivamente arrivati al capolinea all’interno del partito. E’ bene che costoro si preparino a traslocare altrove, giacché il Congresso prossimo venturo che ci aspetta non è, né può essere, riservato solo agli amici e agli amici degli amici. Insomma, a coloro che portano un mucchietto di tessere ogni tanto solo per assicurarsi una ricandidatura e una poltrona, sfruttando il lavoro e lo sforzo dei tanti, tantissimi militanti e dirigenti perbene che hanno fatto il loro dovere civico dentro il partito.
A costoro ribadisco: state sereni che l’IdV continuerà ad esistere e a lottare per le proprie battaglie di legalità e democrazia nel nostro Paese. Nessuno ha intenzione di ammainare la bandiera! Certo, quanto prima, e sicuramente in occasione del Congresso, toglieremo anche il mio nome dal simbolo ma questo solo perché, una volta eliminate le mele marce e i tanti “mosconi verdi” che erano saliti sul nostro carro, saremo tutti in grado di camminare a testa alta senza più il pericolo di coltellate alle spalle.
Quanto alla mia intervista di questa mattina su Il Fatto Quotidiano, i “soliti soloni”, soprattutto quelli presenti all’interno dell’IdV, mi chiedono di smentirne il contenuto e di rettificare il mio pensiero. E perché? Che cosa ho detto di male? Ho solo segnalato che l’azione di killeraggio politico in corso, su vari fronti, ai danni dell’IdV (da ultima quella realizzata da chi a Report ha dato informazioni false e documenti parziali e farlocchi, traendo così in inganno anche la sua conduttrice) sta scientemente delegittimando la nostra forza politica. Questo, allo specifico scopo di voler impedire al partito di raggiungere il quorum del 5% e così farlo restare fuori dal Parlamento nella prossima legislatura. Una riprova? Ebbene, in Parlamento stanno approvando una legge elettorale che prevede lo sbarramento del 5%, ad hoc solo per noi giacché per i partiti che si presenteranno all’interno della coalizione lo sbarramento è ridotto al 4% e per la Lega è previsto un diverso sbarramento se lo supera in almeno tre regioni e cioè quelle del Nord.
E’ evidente, quindi, che il regime partitocratico e dei poteri forti vuole che non ci sia più nemmeno una forza di opposizione all’interno del Parlamento e IdV ha dimostrato di sapersi opporre all’interno e fuori del Parlamento sia nei confronti del Governo Berlusconi che del Governo Monti. Nel corso dell’intervista ho poi aggiunto che – nel deprecato caso in cui l’IdV non dovesse riuscire a superare lo sbarramento del 5% (ma io e tutti noi dobbiamo batterci a morte per riuscirci) – mi auguravo, e mi auguro, che almeno in Parlamento ci possano andare tante persone perbene che ho visto nascere e crescere attorno al Movimento 5 Stelle. Sono ragazze e ragazzi puliti che, stufi pure loro, come noi, di stare ad aspettare che chi sta al Governo pensi un po’ al bene comune, si stanno rimboccando le maniche per occuparsi direttamente loro della cosa pubblica.
Una riprova? Guardate cosa è successo alle recenti elezioni siciliane: noi di IdV purtroppo non ce l’abbiamo fatta, ma quelli di M5S sì. Ed è un bene per la Sicilia che almeno loro ci siano riusciti ad entrare nel Consiglio regionale: così almeno ci sarà qualcuno che potrà controllare, informare e denunciare pubblicamente ciò che faranno i sempre soliti noti. E mi riferisco cioè a coloro che, durante la recente campagna elettorale, hanno fatto finta di correre l’uno contro l’altro, ma che da domani torneranno a governare insieme, ripetendo il copione di prima.
Caro Beppe, insomma e in conclusione: come mai una mia sola semplice e sincera intervista per elogiare il buon lavoro dei militanti di M5S e il tuo post di solidarietà alla mia persona hanno scatenato tanta preoccupazione? In fondo, io e te non ci siamo nemmeno sentiti, né parlati in questi giorni e men che meno abbiamo concordato, come invece qualcuno vorrebbe far credere, ciò che pubblicamente abbiamo affermato singolarmente. Sappiamo bene, tutti e due, che l’IdV e il M5S probabilmente andranno ognuno con il proprio simbolo al prossimo appuntamento elettorale. Ma ciò non toglie che sento il bisogno di ribadire il mio pensiero: rispetto ai tanti politici di professione, che hanno rovinato l’Italia in tutti questi anni, è un bene per il Paese che sia scoppiata la reazione della società civile. Una reazione che anche tu, Beppe, anzi soprattutto tu in questo periodo, hai saputo amalgamare e rappresentare.
Antonio Di Pietro

mercoledì 31 ottobre 2012

DUE O TRE COSE SU DI PIETRO

Come ciclicamente gli accade, da quando è un personaggio pubblico, cioè esattamente da vent’anni, Antonio Di Pietro viene dato per morto. Politicamente, s’intende. Gli capitò nel ’94, quando dovette dimettersi da pm per i ricatti della banda B. Poi nel ‘95, quando subì sei processi a Brescia per una trentina di capi d’imputazione (sempre prosciolto). Poi nel ‘96 quando si dimise da ministro per le calunnie sull’affaire Pacini Battaglia-D’Adamo. Poi nel 2001, quando la neonata Idv fu estromessa dal centrosinistra e per qualche decimale restò fuori dal Parlamento. Poi ancora quando il figlio Cristiano finì nei guai nell’inchiesta Romeo a Napoli; quando i suoi De Gregorio, Scilipoti e Razzi passarono a miglior partito; quando alcuni ex dipietristi rancorosi lo denunciarono per presunti abusi sui rimborsi elettorali e sull’acquisto di immobili; quando una campagna di stampa insinuò chissà quale retroscena su un invito a cena con alti ufficiali dell’Arma alla presenza di Contrada; quando le presunte rivelazioni dell’ex ambasciatore americano, ovviamente morto, misero in dubbio la correttezza di Mani Pulite. Ogni volta che finiva nella polvere, Di Pietro trovava il modo di rialzarsi. Ora siamo all’ennesimo replay, con le indagini sui suoi uomini di punta nelle regioni Lazio, Emilia, Liguria, mentre il centrosinistra lo taglia fuori un’altra volta, Grillo fa man bassa nel suo elettorato più movimentista e Report ricicla le accuse degli “ex” sui rimborsi e sulle case. Si rimetterà in piedi anche stavolta, o il vento anti-partiti che soffia impetuoso nel Paese spazzerà via anche il suo? Cominciamo da Report, programma benemerito da tutti apprezzato: domenica sera Di Pietro è apparso in difficoltà, davanti ai microfoni dell’inviata di Milena Gabanelli. Ma in difficoltà perché? Per scarsa abilità dialettica o perché avesse qualcosa da nascondere, magari di inedito e inconfessabile? A leggere (per noi, rileggere) le carte che l’altroieri ha messo a disposizione sul suo sito, si direbbe di no: decine di sentenze, penali e civili, hanno accertato che non un euro di finanziamento pubblico è mai entrato nelle tasche di Di Pietro o della sua famiglia. E nemmeno nelle case, che non sono le 56 che qualche testimone farlocco o vendicativo, già smentito dai giudici, ha voluto accreditare: oggi sono 7 o 8 fra la famiglia Di Pietro, la famiglia della moglie e i due figli. Quanto alla donazione Borletti, risale al 1995, quando Di Pietro era ancora magistrato in aspettativa e imputato a Brescia: fu un lascito personale a un personaggio che la nobildonna voleva sostenere nella speranza di un suo impegno in politica, non certo un finanziamento a un partito che ancora non esisteva (sarebbe nato tre anni dopo e si sarebbe presentato alle elezioni sei anni dopo, nel 2001, e l’ex pm lo registrò regolarmente alla Camera tra i suoi introiti). Il resto è noto e arcinoto: all’inizio l’Italia dei Valori era un piccolo movimento “personale”, tutto incentrato sulla figura del suo leader, che lo gestiva con un’associazione omonima insieme a persone di sua strettissima fiducia. In un secondo momento cambiò lo statuto per dargli una gestione più collegiale. Decine di giudici hanno già accertato che fu tutto regolare, fatta salva qualche caduta di stile familistica e qualche commistione fra l’entourage del leader e il movimento. Di Pietro potrebbe anche fermarsi qui: se, in vent’anni di processi, spiate dei servizi segreti al soldo di chi sappiamo, campagne calunniose orchestrate da chi sappiamo che l’hanno vivisezionato e passato mille volte ai raggi X, riciccia fuori sempre la solita minestra, già giudicata infondata e diffamatoria da fior di sentenze, vuol dire che di errori ne ha commessi, ma tutti emendabili, perché il saldo finale rimane positivo.
Senza l’Idv non avremmo votato i referendum su nucleare e impunità; i girotondi e i movimenti di società civile non avrebbero avuto sponde nel Palazzo; in Parlamento sarebbe mancata qualunque opposizione all’indulto, agl’inciuci bicamerali e post-bicamerali, alle leggi vergogna di B. e anche a qualcuna di Monti; e certe Procure, come quella di Palermo impegnata nel processo sulla trattativa, sarebbero rimaste sole, o ancor più sole. Senza contare che Di Pietro non ha mai lottizzato la Rai e le Authority. É vero, ha selezionato molto male una parte della sua classe dirigente (l’abbiamo sempre denunciato). Ma quando è finito sotto inchiesta si è sempre dimesso e, quando nei guai giudiziari è finito qualcuno dei suoi, l’ha cacciato. Ora la sorte dell’Idv, fra l’estinzione e il rilancio, è soltanto nelle sue mani. E non dipende dal numero di case di proprietà, ma da quel che farà di qui alle elezioni. Siccome è ormai scontato che si voterà col Porcellum, dunque ancora una volta i segretari di partito nomineranno i propri parlamentari, apra subito i gazebo per le primarie non sulla leadership, ma sui candidati. E nomini un comitato di garanti con De Magistris, Li Gotti, Palomba, Pardi e altri esponenti dell’Idv o indipendenti al di sopra di ogni sospetto. Qualche errore sarà sempre possibile, ma almeno potrà dire di aver fatto tutto il possibile per sbarrare la strada a nuovi Scilipoti, Razzi e Maruccio. Nel prossimo Parlamento, verosimilmente ingovernabile e dunque felicemente costretto all’inciucione sul Monti-bis, ci sarà un gran bisogno di oppositori seri, soprattutto sul tema della legalità. Se saranno soltanto i ragazzi di Grillo o anche gli uomini dell’Idv, dipende solo da lui.
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano del 31 ottobre 2012)

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