sabato 24 dicembre 2011

Un buon Natale di speranza e solidarietà

Desideriamo augurare a tutti voi un sereno Natale.
Per capirci, non ci interessa quello dei consumi sfrenati che lasciamo volentieri ad altri.    
Siamo infatti consapevoli del difficile momento che attraversa il nostro Paese, schiacciato da pressanti problemi  finanziari che si ripercuotono sulle famiglie e sui lavoratori, ancora una volta chiamati "in prima linea" a salvare le esauste casse statali.
Perciò quest'anno auguriamoci un Natale diverso,  fatto di speranza e di solidarietà verso chi ha veramente bisogno. Insomma, meno panettoni e più gesti di fratellanza e di aiuti concreti.
E se proprio si deve spendere del denaro, facciamolo nella nostra realtà locale, consumando prodotti tipici e della tradizione contadina o marinara che sappiamo essere i migliori. 
Chissà che alla fine questa crisi non ci aiuti a ritrovare il senso del Natale, e con esso, noi stessi.
Buon Natale!
Circolo IDV San Donaci Terra Viva
    




 

giovedì 22 dicembre 2011

SEVERINO, SIA SEVERA

di Marco Travaglio

Pensavamo, ingenuamente, che il governo tecnico fosse lì per “salvare l’Italia” con poche misure di pronto soccorso. Invece, a sentire gli annunci e le interviste del premier e dei suoi ministri sui giornali e nei talk show (a proposito: non avevano detto che non avrebbero fatto annunci né dato interviste né frequentato talk show?), pare che vogliano riformare tutto il riformabile: welfare, pensioni, stipendi, statuto dei lavoratori, grandi opere, fisco, giustizia, carceri, sanità, università, scuole, asili, anche nidi.

Una delle più loquaci è la Guardasigilli Paola Severino, che annuncia a Repubblica addirittura una legge anticorruzione. Non prima di una “revisione delle procedure decisionali e di gestione”, affidata all’immancabile “tavolo di confronto per la semplificazione dei rapporti tra Pubblica amministrazione e impresa”. Roba che, a fare presto, richiede almeno un piano quinquennale. Senza contare che quella della legge anticorruzione è diventata una gag, meglio del Sarchiapone, visto che tutti i governi che Dio manda in terra, da che mondo è mondo, ne annunciano una e poi se ne guardano bene. Noi comunque prendiamo in parola la Severino e diamo per scontato che lo stesso Parlamento che fino all’altroieri dichiarava Ruby nipote di Mubarak, salvava Cosentino, Milanese, Romano e votava leggi pro-corrotti, si convertirà in articulo mortis e con agile piroetta voterà leggi anti-corrotti. La sola proposta che la ministra anticipa è “una nuova fattispecie di corruzione, quella ‘ privata ’ all’interno delle imprese”.

Non vorremmo deluderla, ma il reato di corruzione fra privati è già previsto dalla Convenzione internazionale sulla corruzione che tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa firmarono a Strasburgo nel lontano 1999: dopodiché tutti gli Stati membri la ratificarono, tranne l’Italia. Per informazioni, la Severino può rivolgersi ad Augusta Iannini in Vespa, che staziona al ministero di via Arenula dal 2001, sopravvissuta a Castelli, Mastella, Alfano e Palma senza mai sfiorare quella convenzione con un dito. L’altro giorno s’era sparsa la voce che la Severino l’avrebbe sostituita. Magari. Invece l’ha puntualmente confermata a capo dell’ufficio legislativo. Ottima scelta per un ministro che dice di voler “uscire dalla logica delle leggi ad personam”: proprio quelle che la signora Iannini ha contribuito a scrivere senza mai un conato di vomito: falso in bilancio, rogatorie, Cirami, ex Cirielli, senza contare quelle incostituzionali fulminate dalla Consulta (Schifani, Alfano, Pecorella, anti-Caselli).

Convertirla dalla pro-corruzione all’anti-corruzione sarà dura, ma la Severino ha il piglio giusto per riuscirci. Nel qual caso le basterà prendere la Convenzione di Strasburgo e copiarla paro paro: essa già punisce – come avviene in tutto il mondo civile – non solo la corruzione fra privati (per esempio, quando il capoufficio acquisti di un’azienda prende la stecca dal fornitore per servirsi da lui, a prezzi più alti di quelli di mercato), ma anche l’autoriciclaggio (l’Italia è l’unico Paese occidentale in cui chi ricicla soldi sporchi in proprio non commette alcun reato) e il traffico d’influenze illecite (quando uno si fa pagare in cambio della promessa di spendere le proprie entrature per risolvere il suo problema).

Se poi la Severino volesse risparmiare tempo, l’anno scorso il Fatto preparò con l’aiuto di giudici e giuristi un articolato di legge che prevede anche di unificare corruzione e concussione e cancellare catastrofi come la Cirielli (la legge del 2005 che dimezza la prescrizione creando la figura del colpevole incensurato a vita, mentre intasa le carceri allungando inutilmente le pene ai recidivi), la salva-evasori (1999) e la depenalizzazione di fatto del falso in bilancio (2002). È una riforma a costo zero, anzi a introito sicuro, visto che intaccherebbe quell’enorme serbatoio di nero che ammonta ogni anno a 70-80 miliardi per la corruzione e a 150 miliardi per l’evasione. Poi farebbe crollare i costi delle opere pubbliche e incentiverebbe le imprese straniere a investire in Italia. Se vuol fare sul serio, signora ministra, sa dove trovarci.

Il Fatto Quotidiano, 21 Dicembre 2011

mercoledì 21 dicembre 2011

ci giungono gli Auguri dell'Ufficio U.N.O.

Cari
pochi giorni a Natale, pochi giorni all’inizio del nuovo anno.
Il 2011 sta per essere archiviato e, in ogni Cittadino, è forte la speranza di un cambiamento all’insegna di “giustizia sociale”; questo è il dono che ti auguriamo di trovare sotto l’albero insieme a altri valori preziosi quali “equità”, “solidarietà”, “rispetto”.
Winston Churchill diceva:
“E’ un peccato fare niente,
  col pretesto che non possiamo fare tutto”
oggi è tempo che ognuno faccia la propria parte e anche tu puoi contribuire alla costruzione di una rete di gente di valore.
Convincere e coinvolgere, questo è l'impegno che dobbiamo far nostro.
Intanto auguri, …. sinceri auguri di buon Natale e sereno 2012
Ivan Rota e Ignazio Messina

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UFFICIO NAZIONALE ORGANIZZATIVO
Via Santa Maria in Via, 12 - 00187 Roma

on. Ivan Rota
Responsabile Organizzazione IDV
Palazzo Marini 2 - Via Poli, 13 - 00187 Roma
tel. 06.67605752 - fax 06.67603393
e-mail: rota_i@camera.it
facebook: http://www.facebook.com/ivan.rota1


on. Ignazio Messina
Responsabile Eletti ed Enti Locali IDV
Palazzo Marini 2 - Via Poli, 13 - 00187 Roma
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e-mail messina_i@camera.it


lunedì 19 dicembre 2011

UNA LEGGE ELETTORALE PER "FOTTERCI"

Leggo sulla stampa, per così dire qualificata, che la nuova maggioranza PDL-PD con il supporto del fido Terzo Polo, sta puntando ad una nuova legge elettorale per rinsaldare il legame contro natura che nulla ha a che vedere con il sostegno al governo tecnico nato per superare l’emergenza economica. L’IdV ha dato battaglia per cambiare la legge elettorale “porcata” di Calderoli, fatta solo per impedire al centrosinistra, vittorioso poi nel 2006, di governare.
E poiché le altre forze politiche, di destra di centro e di sinistra, hanno fatto orecchie da mercante, abbiamo raccolto le firme per mandare in soffitta il “porcellum” ripristinando la vecchia legge maggioritaria con recupero proporzionale. Adesso attendiamo il responso della Corte Costituzionale e, appena ottenuto il via libera, ci tufferemo nella campagna referendaria.
Ovviamente i politici politicanti – anche questi di destra, di centro e di sinistra- stano provando ancora una volta a truccare le carte. Gli italiani vogliono un sistema bipolare, e loro sono pronti a farlo saltare; Francia, Inghilterra e U.S.A hanno sistemi elettorali maggioritari, e loro vogliono tornare al proporzionale puro; nel mondo tutti gli elettori sanno prima chi governerà in caso di vittoria, loro pensano di avere le mani libere per fare i soliti patti incestuosi.
L’IdV vuole programmi chiari, alleanze certe e possibilità di scegliere i parlamentari da parte dei cittadini. Vogliamo troppo? Non penso proprio e per questo siamo scomodi fino a minacciarci di lasciarci fuori dal Parlamento con una legge elettorale ad hoc. Sì, sono sempre loro, i noti politicanti che ammorbano l’aria e le aule parlamentari da trent’anni, che non hanno voluto la legge sul conflitto di interessi, che predicano bene e razzolano male, che pensano alla politica come un gioco di scacchi, tutto testa e senza anima,
Vogliono fare una legge elettorale per fotterci? La facciano pure. Cari amici, se guardassimo al nostro tornaconto, sarebbe più comodo rimanere nell’ammucchiata indistinta che si sta delineando chiedendo protezione. Invece facciamo quello che gli elettori ci hanno chiesto: i loro interessi, non i nostri.
Possibile che per il PD sia così difficile capire i nostri comportamenti fondati su scelte di merito e non di comodo? Possibile non capire che Monti sia una soluzione precaria e a termine? Noi continuiamo con le nostre idee: superato Berlusconi, dobbiamo archiviare il berlusconismo e costruire con semplicità e determinazione l’alternativa. Con chi ci sta, naturalmente.

FORZA E CORAGGIO

La manovra colma di tasse che ha tanto deluso il «New York Times» ha un po’ depresso anche noi. L’avremmo voluta più coraggiosa e profonda: i due attributi che cambiano sempre una storia e talvolta la Storia. Cos’aveva e cos’ha da perdere, il professor Monti? Ancora per qualche settimana i partiti saranno ai suoi piedi: deboli, smaniosi di farsi dimenticare e costretti a sottoscrivere qualsiasi ricetta, pur di non essere additati come i responsabili della catastrofe. Una condizione temporanea e irripetibile, che consentirebbe al governo di fare politica sulla testa dei politici e in parte anche degli italiani, impugnando la sciabola dell’emergenza per sradicare privilegi e spalancare finalmente le finestre di un Paese soffocato dalle mille caste che abbiamo visto agitarsi in queste ore.

Siamo un popolo di riformisti immaginari, che si svegliano rivoluzionari ma tornano conservatori all’ora di mettersi a tavola. Il popolo del primo comma. Prendete qualsiasi documento partorito in Italia: non soltanto una legge, basta un regolamento di condominio. L’incipit vi colpirà per la chiarezza espositiva e la precisione dei permessi e dei divieti. Poi però si va a capo, perché da noi si va sempre a capo, e lì cominciano le eccezioni. Ognuna rispettabile, giustificabile, persino auspicabile. Ma il risultato finale sono l’impotenza e l’arbitrio.

Nessuno pretendeva che Monti cambiasse in un mese la testa millenaria degli italiani. Però non sarebbe stato male se fra tanti tecnici il professore si fosse ricordato di inserire al governo un esperto di psicologia. Lo avrebbe aiutato a cogliere gli umori profondi dei suoi concittadini. Che erano sì rassegnati ad aprire il portafogli. Ma chiedevano due cose. Innanzitutto, che prima di loro lo aprissero i politici. Ci si sarebbe accontentati di un segnale: una trattenuta sull’onorevole stipendio o la sua conversione in Buoni del Tesoro. Chi, a destra e a sinistra, avrebbe avuto la faccia tosta di opporsi?

La seconda richiesta era e rimane più impalpabile, ma non meno reale: l’indicazione di un orizzonte. Non basta agitare il fantasma del fallimento: pagate le tasse, altrimenti qui salta tutto. Vero. Ma non si guarisce un depresso con la paura. Con la paura lo si può convincere a compiere un gesto di sopravvivenza, che è poi quello che stiamo facendo. Però per uscire dalle secche del declino serve la speranza in un avvenire che non può essere la restaurazione dello Stato sociale novecentesco che la globalizzazione dei cinesi e dei banchieri ha distrutto per sempre. Dai Monti e dai Passera ci aspettiamo qualcosa di più strategico. Altrimenti sarebbe stato sufficiente ingaggiare una coppia a corto di diottrie come quella che guida Francia e Germania.

Il contribuente ha il dovere di pagare, ma ha anche il diritto di sapere a cosa serviranno i suoi sacrifici. A investire sul potenziamento dell’unica italianità spendibile all’estero - ricerca, agricoltura, artigianato, turismo, cultura -, oppure a tappare le falle di bilancio che la recessione e il killeraggio dei mercati si incaricheranno di riaprire fra sei mesi?
Bisogna scegliere, bisogna osare. Questo non è più il tempo dei rimpianti e delle recriminazioni. È il tempo della forza e del coraggio. Vale per il governo, per le imprese, per gli analisti che analizzano e non azzardano mai soluzioni. Vale per tutti noi che ci aggiriamo fra i vicoli della crisi come pugili suonati, digrignando i denti in faccia al mondo che cambia, invece di guardarlo negli occhi per capire se possiamo ancora farcelo amico.

Massimo Gramellini dal quotidiano "LA STAMPA"

sabato 17 dicembre 2011

FREQUENZE TV, VIA DEL GOVERNO ALL'ASTA

Frequenze tv, sì del governo all'asta Berlusconi: "Un'imboscata"L'esecutivo fa suoi gli ordini del giorno presentati da Idv e Lega e si impegna a cancellare l'assegnazione a titolo gratuito per andare ai migliori offerenti. L'ex premier irritato dalla firma di Maroni sul documento e sulla decisione del governo di "adottarlo"
ROMA - Il governo ha accolto nell'aula della Camera due ordini del giorno analoghi, di Idv, Lega ed esponenti del Pd, che lo impegna ad annullare l'assegnazione gratuita delle frequenze Tv e a indire una successiva asta "a titolo oneroso". Il documento, essendo stato accolto, non è stato posto ai voti. Lo ha comunicato il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che ha corretto una sua precedente indicazione in cui ne chiedeva l'accantonamento.

Il "beauty contest", cioé l'assegnazione a titolo gratuito delle frequenze tv liberate dal digitale terrestre era stato deciso dal governo Berlusconi e contestato dalle opposizioni 1in quanto assegnava agli operatori telefonici, senza alcun onere, 2 i canali analogici liberati. Il beauty contest era stato all'epoca votato anche dalla Lega che oggi, invece, ha presentato un Odg di segno totalmente contrario.

L'ordine del giorno della Lega, di cui il primo firmatario è Roberto Maroni, partendo dal mancayo introito del "beauty contest", sottolinea come al contrario "la recente gara 4G per il mercato delle tlc ha generato un incasso superiore alle più rosee aspettative, garantendo una entrata di circa 4 miliardi". La Lega sottolinea inoltre

"l'imprescindibile necessità" di puntare sulla banda larga, per la quale una gara potrebbe "generare nuovo gettito".

Di qui l'impegno al governo ad "annullare il bando di gara per l'assegnazione di diritto d'uso di frequenze in banda televisiva e il conseguente disciplinare di gara, che finirebbe per implementare a titolo gratuito la già rilevante detenzione di frequenze di soggetti già operanti" (Rai e Mediaset), e ad annullare conseguentemente il beauty contest. Il documento della Lega dà indicazioni tecniche per come impostare la nuova gara per l'assegnazione delle frequenze che, in ogni caso, dovranno essere "oggetto di asta a titolo oneroso".

All'assegnazione a titolo gratuito si era detta non disponibile anche Sky, 3ritenendo che la lunghezza dei tempi di assegnazione e la farraginosità delle procedure, non avrebbe permesso una pianificazione dei costi e dei possibili ritorni in termini economici dell'operazione. "Il governo ha accettato gli ordini del giorno per rivedere la gara sulle frequenze tv. Lo avevamo chiesto, è successo. E' un fatto positivo, molto", commenta Walter Veltroni.

"Quello di oggi è un importante risultato raggiunto. Esprimiamo soddisfazione per l'accoglimento dell'odg a firma Di Pietro, per il quale Italia dei Valori si è battuta in Parlamento con determinazione". Così Massimo Donadi, capogruppo di Idv alla Camera, ha commentato in Aula la decisione del governo. "Viste le esperienze in materia di ordini del giorno accolti e mai attuati, vigileremo in Parlamento affinché il governo mantenga fede agli impegni assunti, auspicando che l'esecutivo, trattandosi di adempimenti amministrativi, provveda tempestivamente ad annullare il beauty contest e organizzare una gara", ha concluso Donadi.

Ma le reazioni più attese erano quelle dell'"indiretto" interessato, l'ex premier e patron di Mediaset, Silvio Berlusconi. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma secondo alcuni esponenti di primo piano del Pdl, Berlusconi avrebbe parlato di vera e propria "imboscata". Il Cavaliere, riferiscono alcuni deputati che erano vicini all'ex premier in Aula, ha letto con attenzione i testi degli Odg e in particolare è rimasto colpito da uno dei due documenti, quello della Lega, a prima firma di Roberto Maroni. La doccia fredda è arrivata quando il governo, che inizialmente aveva chiesto il ritiro degli odg sulle frequenze, ha dato invece il suo via libera

venerdì 16 dicembre 2011

AVREMMO VOTATO LA FIDUCIA SE.....

A distanza di poche settimane, il governo Monti è tornato in Parlamento per la seconda volta a chiederci di dargli fiducia. La prima volta ce l'hanno chiesta sulla parola. E noi sulla parola l'abbiamo data. Una parola in realtà composta da 3 parole: equità, rigore e sviluppo. E oltre a queste 3 parole c'era la fiducia sulla professionalità e credibilità del nuovo governo. E lo voglio dire subito, a scanso di equivoci: dovessimo tornare indietro, quella fiducia la daremmo ancora, perché non v'è dubbio che è meglio veder rappresentare l'italia dal presidente del consiglio Monti, vederlo ai vertici internazionali dialogare da pari con Merkel, Obama e Sarkozy, piuttosto che l'ex presidente Berlusconi che ci faceva vergognare e ridere. Non v'è dubbio che è meglio confrontarsi con personalità come quelle attuali, piuttosto che con ex ministri inquisiti per fatti di mafia.

Non è in discussione da parte nostra la possibilità di poterci confrontare nel merito, e ci dispiace davvero che questo confronto sia stato impossibile con la decisione di mettere la fiducia. Una fiducia che fa sentire noi sotto ricatto, ma sappiamo che anche il governo si sente sotto ricatto. Non lo possono ammettere, certo, ma a me lasciatemelo dire. Per bocca dello stesso Monti, dei suoi ministri e sottosegretari, abbiamo preso atto che questa manovra l'avrebbero fatta in modo diverso se gli fosse stato consentito.

Non ci crede, il presidente Monti? Vada a leggere la prima pagina di Repubblica di oggi, l'intervista a Catricalà: "sulle liberalizzazioni - ha detto - certo che sono arrabbiato e amareggiato, la forza delle lobby in Parlamento è ancora potente. E ancora, cito da Ballarò di 3 giorni fa il sottosegretario Polillo: "Non abbiamo potuto mettere a gara le frequenze televisive perché nella maggioranza c'è anche il PdL". Lo vogliamo tradurre in dipietrese? "Perché nella maggioranza c'è anche il partito di Berlusconi, che le frequenze se le è prese a gratis!"

In onestà, vi pare che brave persone come quelle che compongono il governo Monti non abbiano la nostra fiducia? Ma il problema è che ci dispiace vederli così arrendevoli. Non io, non Di Pietro, ma il professor Monti, nel 1999, da commissario europeo, intervenendo pubblicamente e spiegando le ragioni per cui nel nostro Paese non c'era e non c'è sviluppo - la terza gamba dell'impegno fiduciario di qualche settimana fa -, diceva: "L'economia italiana è debole perché il risanamento è fatto con aggravi fiscali e non con il contenimento delle spese". E adesso cosa fa, il presidente Monti? Aggravi fiscali, tasse su tasse, e nulla sul contenimento delle spese.

Io penso che un'altra manovra era ed è ancora possibile. Mi auguro che successivamente si possa ancora fare, recuperando quel rapporto fiduciario che noi non abbiamo tolto. Siamo costretti a toglierlo oggi perché ci viene posto il ricatto del voto di fiducia, che è cosa diversa. E siamo costretti a votare contro perché questa manovra è iniqua e ingiusta, una manovra che non fa gli interessi della collettività italiana. E' una manovra - e cito un manifesto di economisti e intellettuali di ieri - che viene imposta al Paese, ma che manca di un concreto e chiaro segno di equità, ha in sé un rigore a senso unico, e la giustizia sociale è inesistente".

E' una manovra iniqua, perché fa pagare il costo della crisi ai pensionati e non alle lobby finanziarie, a quelle persone che hanno iniziato a lavorare prestissimo e pensavano di andare finalmente in pensione, e non ci andranno perché i soldi per far quadrare i conti il governo è andato a prenderli proprio a loro invece che agli scudati fiscali e invece di fare la convenzione con la Svizzera, come Germania e Inghilterra, per prendere quei fondi dagli evasori che sono scappati e hanno nascosto i capitali in Svizzera dopo aver fatto falsi in bilancio e corruzione. Il governo ha preferito colpire i precari, piuttosto che eliminare i costi della politica o colpire i grandi evasori fiscali.

Non io, ma Monti stesso ha detto che la prima cosa da fare era eliminare i costi della politica, eliminare gli sprechi, gli enti inutili, i consigli di amministrazione e le società a iosa che sono nate per dare posti di sottobanco ai trombati della politica. Ma poi non l'ha fatto. Ha detto che lo farà nel 2013. La fine che faranno questi provvedimenti è di essere rimandati per sempre.

Noi non siamo d'accordo col merito della manovra. E' una manovra che non tiene conto degli interessi dei cittadini. E' una manovra che poteva e doveva essere fatta in altro modo. E' una manovra che il governo stesso ha ammesso essere insufficiente. E allora chiedo direttamente al governo: perché avete messo la fiducia? E, se proprio dovevate mettere la fiducia, perché prima di questo vi siete sottomessi alle corporazioni, agli ordini professionali, a tutte quelle lobby di interessi che dicevate di voler combattere?

La verità è una e una sola, signor presidente del Consiglio: il suo è nato come un governo tecnico, ma è subito diventato un governo politico, con i suoi compromessi. Per cercare una maggioranza parlamentare che le permettesse di sopravvivere qui dentro, ha rinunciato ai suoi stessi principi e obiettivi. Noi oggi neghiamo la fiducia. Non perché non abbiamo rispetto verso tutti voi, ma perché ci dispiace avervi visti così arrendevoli. Ci auguriamo che voi un giorno possiate tornare ad essere persone tutte d'un pezzo, che fanno gli interessi di tutti gli italiani e che mettono al primo posto gli interessi dei più deboli: quel giorno potremo con piacere tornare a darvi la fiducia.
Noi dell'Italia dei Valori non facciamo populismo. Facciamo politica nell'interesse dei cittadini. E se c'è qualcuno a cui non va bene tutto questo, si assuma la responsabilità di trovare un'alternativa, non se la prenda con noi che, come Cassandra, denunciamo il male che vediamo.

Postato da Antonio Di Pietro

pubblichiamo da Micromega "L’ultimo treno che viene dal Sud di Angelo d’Orsi"


Cinque notti fa è partito l’ultimo convoglio Torino-Palermo. Dopo mezzo secolo di onorato servizio, è stato soppresso, come tutti i convogli dell’asse Nord/Sud. Un gesto assurdo, persino volgare, che in nome della riduzione dei costi non solo ha tolto un servizio essenziale all’utenza, ma ha dato uno schiaffo alla “coesione sociale”, a vegliare sulla quale ora addirittura abbiamo un ministero.

Hanno cancellato, soprattutto per i ceti meno abbienti, la possibilità, per di più nell’imminenza delle festività di fine anno (una vera crudeltà) di “tornare al paese”, di andare a fare scorta di caciocavalli e salumi, della tanica d’olio (di quei pochi ulivi sopravvissuti al forzato abbandono della terra), di vino “genuino” della vigna, di pane fatto in casa, dei giocattoli ricevuti in dono per il Natale dai bambini. Certo, ci dicono gli orari ferroviari, sarà sempre possibile raggiungere Bari da Milano: cambiando a Bologna, e Palermo o Napoli da Torino, cambiando a Roma. Con i pacchi,le valigie, gi indumenti invernali…; me le vedo quelle famiglie stremate, che corrono da un binario all’altro, per acciuffare il loro treno, pregando la Madonna di non mancarlo. Ma questo è un crimine. Ce ne rendiamo conto? E ci hanno anche detto che tutto ciò era necessario per abbattere i costi. Menzogna.

Dai sindacati apprendiamo che i treni notte trasportavano in un anno circa un milione e mezzo di passeggeri. Il fatto è, a quanto capisco, che i fondi pubblici riversati su Trenitalia, ora sono dirottati sull’“alta velocità”, i cui prezzi praticati alla clientela continuano a lievitare: ma tanto, si ragiona negli uffici commerciali dell’azienda, quello è un pubblico in grado di pagare, o perché abbiente, o perché gran parte di esso viaggia a spese di ditte, imprese, istituti. Per gli altri sono rimasti i treni regionali: mettendone una dozzina una dopo l’altro, si può continuare a percorrere la Penisola da cima a fondo, in definitiva. Perché allarmarsi? Perché protestare? In effetti il pubblico, nella sua grande maggioranza, tace, inebetito o assorto nei suoi privati gravi problemi, quelli della sopravvivenza, detto in una sola parola. E la scomparsa dei collegamenti ferroviari Nord/Sud non sembra cosa grave. E, rimaniamo in silenzio, o ci accontentiamo di esercitare il diritto al mugugno, più che mai sotto ricatto per via della “Crisi”, il grande Moloch che richiede ogni giorno veri e propri sacrifici umani.

Se la battaglia contro il treno “ad alta voracità”, che dovrebbe devastare la Val di Susa, recando benefici solo a un pugno di capitalisti, e addossando ai contribuenti la maggior parte dei costi, è in corso, e non credo finirà, lo si deve, anche, forse, al fatto, che è più facile, per così dire, combattere per impedire la creazione di qualcosa (di negativo), piuttosto che per evitare l’eliminazione di qualcosa (di positivo). Le circostanze sono favorevoli nel caso negativo, più difficili nel caso positivo; ossia lottare contro è più semplice, come messaggio politico, che lottare per. Inoltre, là la lotta è concentrata in uno spazio delimitato, nel quale le popolazioni, le vittime designate dello scempio-Tav, si riconoscono, si possono mobilitare, si possono facilmente organizzare contro le truppe di occupazione.

Quanto all’altra faccenda, l’abolizione dei treni notte, dei collegamenti diretti Nord/Sud, diciamolo, a chi interessa? Eppure, questa battaglia in realtà, come quella contro il Tav, è una battaglia di democrazia: perché va nell’interesse di tutti, o della stragrande maggioranza della popolazione. Ed è una battaglia da farsi in nome della difesa dei beni pubblici, per riaffermare anche innanzi tutto che i trasporti, come la sanità, l’istruzione, e le comunicazioni (dalle poste ai telefoni, che non a caso erano di proprietà pubblica, prima) costituiscono servizi per la cittadinanza, e non possono essere considerati nei termini di costi e profitti.

E vogliamo parlare di quel migliaio di lavoratori che verranno licenziati? O, in parte, “ricollocati” in altre aziende del Gruppo (a fare che?): ma questa possibilità vale solo per i dipendenti delle Ferrovie dello Stato (perché il Gruppo debba ancora chiamarsi così, poi…), e tutti coloro che lavoravano per le società addette ai servizi? Per loro nessuna pietà. A casa. Non importa l’età, la condizione, lo stato di famiglia. Tutti a casa. E il ministro della coesione? E la ministra del welfare? E il ministro delle infrastrutture e trasporti? Beh, loro sono occupati a dire che bisogna fare l’alta velocità, che i sacrifici sono per tutti, che i servizi devono essere in pareggio. Ma dimenticano gli stipendi dei supermanager: a cominciare dall’ultralodato Moretti. Vogliamo dirla tutta? Questa è l’ennesima sua infamia. Un’infamia che assume un peculiare sapore in questa congiuntura storica e politica. Spezzare l’unità nell’anno delle celebrazioni dell’Unità: ecco come leggo io questa scelta dissennata. E dividere orizzontalmente, oltre che verticalmente, il Paese, aumentando le distanze tra ceti agiati e ceti disagiati. Divisione geografica, divisione sociale.

E, così, impietosamente, gettare fra i detriti un pezzo di storia importante, come il Treno del Sole. Solo chi non ha mai fatto quel tragitto notturno, sia nell’andata sia nel ritorno, non può capire il significato e il valore di quella nostra Transiberiana. Solo chi non ha visto gli assalti di una marea umana, che lanciava i ragazzi dai finestrini per far occupare i posti migliori (le prenotazioni erano cose rare e da ricchi), quegli enormi scatoloni di cartone, le valige chiuse con lo spago, i fiaschi e le taniche…; solo chi ha visto da testimone partecipe quel film, può capire di cosa sta parlando. Viaggi lunghissimi, defatiganti, nella calura di fine luglio, o nel gelo di Natale; negli scomparti a otto posti, di seconda classe, si creava una coesione umana strepitosa. Racconti di campagna e di officina, offerte di mandarini e arance, panettoni condivisi (ricordo un 31 dicembre tornando dal Sud, in cui tutti i miei compagni di viaggio, occasionali – ero solo, ragazzo – avevano lo spumante e il panettone, e mi costrinsero ad assaggiarne da ogni bottiglia, ma in modo protettivo e affettuoso), salami affettati sul momento e offerti, quasi cacciati a forza tra le dita, che si ungevano irrimediabilmente, ma si potevano pulire sul pane “casereccio”, anche quello prodotto di un Sud che tornava al lavoro nelle officine e negli uffici della Fiat e dintorni.

Romanticherie fuori tempo massimo? Forse. Ma quel treno era l’Italia unita, che finalmente usciva dalle ristrettezze del primo dopoguerra, e si avviava sulle strade del “miracolo”, che non fu solo economico, fu sociale, culturale, antropologico. “Quel treno che viene dal Sud”, cantò in una bellissima canzone gonfia di sentimenti e di retorica Sergio Endrigo, cogliendo bene il significato di una vera e propria istituzione che è stata un simbolo e uno strumento di una identità in costruzione dell’Italia. E ora, per chiudere armoniosamente il Centocinquantenario, l’abbiamo messa a morte. Disfatta l’Italia, ora possiamo provvedere a disfare gli italiani. Questo è un piccolo, ma importante passo.

(15 dicembre 2011)

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giovedì 15 dicembre 2011

Riceviamo e pubblichiamo: "Messaggio per tutti gli Italiani onesti"

   *MESSAGGIO PER
TUTTI GLI ITALIANI ONESTI:
*
MARIO MONTI CHIEDE DI
AUMENTARE L'ETÀ
DELLE PENSIONI PERCHÉ IN EUROPA
TUTTI LO FANNO.

- NOI CHIEDIAMO,
INVECE, DI ARRESTARE TUTTI I POLITICI CORROTTI , DI
ALLONTANARE DAI  PUBBLICI UFFICI TUTTI QUELLI  CONDANNATI IN VIA
DEFINITIVA PERCHÉ IN EUROPA TUTTI LO FANNO, O SI DIMETTONO DA SOLI PER
EVITARE IMBARAZZANTI FIGURE.

- DI DIMEZZARE IL NUMERO DI PARLAMENTARI
PERCHE´ IN EUROPA NESSUN PAESE HA
COSI´ TANTI POLITICI !!

- DI DIMINUIRE IN MODO DRASTICO GLI STIPENDI E I PRIVILEGI A PARLAMENTARI E
SENATORI, PERCHÉ IN EUROPA NESSUNO GUADAGNA COME LORO.

- DI POTER ESERCITARE IL "MESTIERE" DI POLITICO AL MASSIMO PER 2 LEGISLATURE
COME IN EUROPA TUTTI FANNO !!

- DI METTERE UN TETTO MASSIMO ALL´IMPORTO
DELLE PENSIONI EROGATE DALLO
STATO  (ANCHE RETROATTIVE), MAX.  5.000,
00 EURO AL MESE DI CHIUNQUE, POLITICI E NON, POICHE´ IN EUROPA NESSUNO
PERCEPISCE 15/20 OPPURE 30.000,00
EURO AL MESE DI PENSIONE COME
AVVIENE IN ITALIA

- DI FAR PAGARE I MEDICINALI VISITE SPECIALISTICHE
E CURE MEDICHE AI FAMILIARI DEI POLITICI POICHE´ IN EUROPA NESSUN
FAMILIARE DEI POLITICI NE USUFRUISCE COME AVVIENE INVECE IN ITALIA
DOVE CON LA SCUSA DELL´IMMAGINE VENGONO ADDIRITTURA MESSI A CARICO
DELLO STATO ANCHE GLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ESTETICA, CURE
BALNEOTERMALI ED ELIOTERAPIOCHE DEI FAMILIARI DEI
NOSTRI POLITICI !!

CARO MARIO MONTI,
NON CI PARAGONARE ALLA GERMANIA DOVE:
NON SI PAGANO
LE AUTOSTRADE, I
LIBRI DI TESTO PER LE SCUOLE SONO A CARICO
DELLO
STATO SINO AL 18° ANNO
D´ETA´, IL 90 % DEGLI GLI ASILI E  NIDO SONO
AZIENDALI E GRATUITI E NON
TI CHIEDONO 400/450 EURO COME GLI ASILI
STATALI
ITALIANI !!

Serve un Keynes per salvare il Belpaese di Salvatore Settis, da Repubblica, 15 dicembre 2011


Ambiente, paesaggio e beni culturali in tempo di crisi: a governo tecnico, qualche appunto tecnico.

Primo: ancora più fragile dell'economia italiana è il suolo della Penisola. Sono state censite almeno mezzo milione di frane, che interessano poco meno del 10% del nostro territorio. Non si tratta solo di morfologia naturale: il degrado è velocizzato dall'abbandono delle coltivazioni e da incendi boschivi spesso dolosi. Ma anche dalla cementificazione (infrastrutture e insediamenti abitativi) che sigillando i suoli accresce la probabilità di frane e alluvioni e ne rende più gravi gli effetti, dall'incuria per il regime delle acque, che riduce le risorse idriche e genera disastrose esondazioni.

Queste traumatiche alterazioni del suolo comportano enormi danni (almeno 5 miliardi di euro negli ultimi sette anni, secondo l'Ispra) e continue perdite di vite umane. Molto vulnerabili anche le nostre coste, quasi 5.000 chilometri già in continua erosione e a rischio allagamento per almeno il 24% (dati Ispra), eppure ancora devastate dalla proliferazione di porti turistici, a celebrare i fasti di una prosperità che non c'è più.

Eppure, mentre il degrado del territorio avanza con ritmo spietato, sentiamo ripetere la favola di uno “sviluppo” economico basato sul moltiplicarsi di autostrade e ferrovie (anche se inutili) e sul rilancio dell'edilizia (mediante condoni, sanatorie, “piani casa”). Ma se così fosse, perché questo tipo di sviluppo ha prodotto la crisi profonda che attraversiamo? Dopo la frana di Giampilieri presso Messina, che nell'ottobre 2009 uccise quaranta italiani, Bertolaso ne attribuì la colpa all'abusivismo edilizio, ma si affrettò a dichiarare che per consolidare quel tratto di costa mancano le risorse, «due o tre milardi di euro». Due giorni dopo, il ministro Prestigiacomo dichiarò che «il ponte sullo Stretto non è alternativo alla protezione dell'ambiente», e il ministro Matteoli disse che i lavori per il ponte devono continuare.

Questa è l'idea dello “sviluppo sostenibile” che ci è stata fino a ieri propinata: non un centesimo per consolidare le coste dello Stretto, “uno sfasciume pendulo sul mare” secondo la celebre definizione di Giustino Fortunato, sì invece a una pioggia di miliardi per costruire su quelle frane un'opera faraonica (la definizione è del presidente Napolitano). Questo governo avrà la forza di mettere in discussione le favolette che ci sono state ammannite? Vorrà studiare caso per caso, con esperti terzi e non legati alle banche e alle imprese appaltatrici, la sostenibilità reale della Tav in Val di Susa e altrove? O vorrà allinearsi all'elegante dichiarazione dell'ad di Trenitalia, Moretti, secondo cui a sollevare dubbi contro la TAV sarebbero solo «quattro fessi»?

Secondo: il paesaggio italiano è fra i più devastati d'Europa. A fronte di un incremento demografico nullo, abbiamo il più alto consumo di suolo d'Europa. Incentivi, sanatorie e condoni hanno seminato per il Paese migliaia di capannoni “industriali” dove non si produce nulla e nulla viene immagazzinato (ma che “producono” vantaggi fiscali per chi li fa). Almeno due milioni sono gli appartamenti invenduti (centomila solo a Roma e dintorni), eppure si continua a costruire. Città preziose come Bologna vedono svuotarsi il centro storico, mentre si favoleggia di grattacieli, imitando gli sceicchi del Golfo Persico in una provinciale corsa a una “modernità” già stantia. La retorica delle energie rinnovabili aggrava la situazione: l'Italia è il Paese europeo con più incentivi a chi installa eolico e pannelli solari, mentre non spende quasi niente in ricerca per massimizzarne gli effetti e ridurne l'impatto. Se davvero credessimo nelle rinnovabili, dovremmo fare esattamente il contrario. Perché non dare, invece, incentivi a chi riusa edifici abbandonati, anziché costruirne di nuovi? O a chi salva o incrementa l'uso agricolo dei suoli? Cura del suolo e riuso degli edifici abbandonati potrebbero innescare un processo virtuoso, assorbendo manodopera di un'edilizia comunque in crisi e allo sbando.

Terzo: da quando il governo Berlusconi tagliò quasi un miliardo e mezzo al già languente bilancio del ministero dei Beni culturali (luglio 2008), le strutture pubbliche della tutela hanno visto un vertiginoso ridursi di funzionalità e capacità d'intervento. Mentre cala ogni giorno il numero degli addetti, per pensionamenti e assenza di turnover, e la loro età media si avvicina ormai ai 60 anni, aumentano sulla carta i loro compiti. Soprintendenti-superman devono reggere due, tre, quattro uffici spostandosi da una città all'altra, e intanto mancano i soldi per telefono, benzina, luce elettrica. Per rimediare, qualcuno ha una soluzione pronta: chiudere le Soprintendenze, accorpando gli ultimi superstiti in uffici regionali senza competenze, senza bilancio, senza poteri. Piccola osservazione tecnica: la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico della Nazione, imposta dall'art. 9 della Costituzione, non si può fare se non c'è chi tutela. E nessuno al mondo ha mai inventato un sistema migliore delle Soprintendenze territoriali italiane, gloriosa istituzione che ha un secolo e deve essere rinnovata e migliorata, ma non messa in soffitta.

Il governo Monti ha raccolto altissime competenze, a cominciare da quelle del presidente del Consiglio e del ministro dello Sviluppo Passera. Da un governo come questo abbiamo il diritto di aspettarci un'analisi fredda e professionale dei dati, e la capacità laica di dirsi, e di dirci, la verità. È un dato positivo della “manovra” di questi giorni l'assenza della voce “dismissioni del patrimonio pubblico”, una fonte d'introiti assai amata da Tremonti. Ed è da augurarsi che il patrimonio culturale e il paesaggio, protetti dalla Costituzione, non vengano mai più messi in vendita.

È deludente, invece, che manchi un tentativo minimamente adeguato di combattere l'evasione fiscale: 120 miliardi l'anno di tasse non pagate sono una enorme risorsa economica non sfruttata, anzi generalmente rimossa dalla pubblica attenzione, con sfumature non poi tanto grandi fra centrodestra e centrosinistra. Attingervi potrebbe risparmiarci qualche lacrima sui sacrifici che ci attendono. Sarebbe essenziale per rispondere al sempre attuale invito di Keynes: sconfiggere “l'incubo del contabile”, e cioè il pregiudizio secondo cui nulla si può fare, se non comporta frutti economici immediati.

«Invece di utilizzare l'immenso incremento delle risorse materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie – scrive Keynes – stiamo creando ghetti e bassifondi; e si ritiene che sia giusto così perché “fruttano”, mentre – nell'imbecille linguaggio economicistico – la città delle meraviglie potrebbe “ipotecare il futuro”».
Questa «regola autodistruttiva di calcolo finanziario governa ogni aspetto della vita. Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore economico. Saremmo capaci di fermare il sole e le stelle perché non ci danno alcun dividendo» (è ancora Keynes che parla).

Il paesaggio, l'ambiente, il patrimonio culturale sono come il sole e le stelle: illuminano e condizionano la nostra vita, corpo e anima. Perciò hanno un ruolo così alto nella Costituzione, dove incarnano l'idea che ne è il cuore: il bene comune e l'utilità sociale, sovraordinati al profitto privato. Paesaggio, ambiente, patrimonio richiedono sapienza tecnica per essere tutelati: ma richiedono anche un'idea d'Italia, un'idea declinata al futuro.

(15 dicembre 2011)

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SULL'EVASIONE FISCALE GOVERNO COME DON ABBONDIO

Ci voleva più coraggio. Dall’evasione fiscale all’asta sulle frequenze televisive, dall’Ici sui beni della Chiesa ai tagli, ma quelli veri, sui costi della politica. Noi non chiedevamo meno tagli o sacrifici ma solo che fossero distribuiti in maniera più equa. Si dice che il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare: in questa manovra è mancato completamente. Non solo per il modo in cui è stata concepita ma per la sostanziale indisponibilità del governo ad aprirsi al confronto sulle modifiche proposte dai vari gruppi parlamentari.
Voglio in particolare soffermarmi sul complesso di emendamenti che Idv ha presentato in materia di evasione fiscale e che avrebbero rappresentato una vera e propria rivoluzione, capace di sconfigger l’evasione, mandando al tempo stesso in pensione per sempre studi di settore, redditometri, e spesometri vari.
La nostra proposta era semplice e da subito operativa. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha già oggi a disposizione una massa enorme di informazioni che le derivano in parte da una propria enorme banca dati, messa a punto in questi anni, e la possibilità di accedere alle banche dati del sistema bancario e degli intermediari finanziari.
Nelle sue linee essenziali la nostra proposta era di una semplicità straordinaria e partiva da un presupposto ovvio: i redditi evasi e i pagamenti ricevuti in nero, nella loro stragrande maggioranza, vengono prima o poi fatti transitare dall’evasore, prima di essere spesi, attraverso una banca o un intermediario finanziario. Sarebbe, quindi, sufficiente che l’agenzia delle Entrate si facesse trasmettere ogni anno da tutti gli operatori finanziari operanti nel nostro paese, il saldo delle uscite di denaro dai propri conti o depositi di ogni titolare di un codice fiscale.
Questo importo, che rappresenta tutte le spese sostenute da un soggetto nel corso di un anno per qualunque causa o titolo, avrebbe potuto poi essere incrociato con i redditi dichiarati da quello stesso soggetto nell’anno precedente. Ogni volta, che non vi fosse stata congruità tra redditi dichiarati e spese effettuate sarebbe bastato attribuire alle Agenzie delle Entrate il potere di avviare autonomamente un procedura di accertamenti fatta di diversi passaggi. In primo luogo, invitare il contribuente, in presenza di spese maggiori ai redditi dichiarati, a dimostrare la provenienza delle maggiori disponibilità di denaro. Per capirci, un contribuente onesto potrebbe aver venduto un immobile, o ereditato una somma, o contratto un mutuo o un prestito con una banca. In tutti i casi in cui le giustificazioni del contribuente non fossero state puntuali e convincenti sarebbe partito un vero e proprio accertamento fiscale.
Questo sistema, che nei suoi principi fondamentali è molto semplice, e che abbiamo elaborato con docenti della Bocconi e della Cattolica di Milano, è, pari pari, la riproposizione del sistema attualmente vigente negli Stati Uniti, che ha permesso a quel paese di debellare l’evasione fiscale e di sferrare un duro colpo alla criminalità organizzata, che ha liquidità ma non sa spiegarne la provenienza.
Questo sistema non solo non lascia scappatoie agli evasori ma addirittura conduce a comportamenti virtuosi. Infatti, chi ha speso 100 sa che non può dichiarare 10 altrimenti, a differenza di quanto accade adesso, dove l’accertamento fiscale è un rischio remoto, incorrerebbe immediatamente nell’accertamento. Sia chiaro che oggi l’Agenzie delle Entrate ha già gli strumenti informativi e informatici per avviare questo processo. Basterebbe solo l’input politico per accendere il bottone.
La nostra proposta non è stata presa in considerazione dal governo. Spiace e molto che di fronte al nostro metodo, semplice e infallibile, il governo abbia preferito la via di Don Abbondio.
Da www.massimodonadi.it

MONTI REGALA LE FREQUENZE A BERLUSCONI A SPESE DEI CITTADINI

 “Come si fa a dare la fiducia ad un governo del genere? E’ mai possibile che anche il vostro governo, come il precedente, non metta queste sei frequenze all’asta e, invece, le regali in parte alla Rai e in parte a Mediaset?”.

E’ quanto ha affermato il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, nel corso del question time alla Camera sull’asta delle frequenze digitali, replicando al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Di Pietro aveva affermato che “nel passaggio dall’analogico al digitale sono stati usati due pesi e due misure. Le frequenze dal 61 al 69 sono state messe all’asta e sono stati così recuperati allo Stato 4 miliardi. Alla Rai e a Mediaset sono invece state assegnate sei frequenze in grazioso dono” e aveva chiesto perché il governo non sia intervenuto su questa situazione di evidente ingiustizia. Il ministro aveva glissato sulla risposta.
“Questo – ha proseguito Di Pietro è un atteggiamento comprensibile da parte del governo Berlusconi – che ha sempre e solo fatto questo: si faceva gli affari propri approvandosi le leggi ad personam. Il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ieri, ospite a Ballarò, rispondendo alla stessa domanda che oggi ho posto a lei, mi ha detto che il governo non può mettere all’asta le frequenze televisive perché nella maggioranza che sostiene il governo c’è anche il Pdl. Cosa vuol dire questo? Che voi state facendo un voto di scambio per aver avuto la fiducia – ha attaccato Di Pietro - e per continuare ad avere la fiducia anche domani voi non mettete in gara le frequenze buttando via quattro miliardi di euro, chiedendoli ai pensionati italiani.

A Roma il 'No Monti Day' IDV con i Vigili del Fuoco precari

E' partito alle 10.00 di questa mattina, in piazza Montecitorio, il presidio dei Vigili del Fuoco precari che dà il via al 'No Monti Day', la giornata di mobilitazione nazionale contro il Governo Monti e la sua manovra organizzata dall'Unione Sindacale di Base, con manifestazioni, presidi, flash mob in tutti i principali capoluoghi.
Con loro anche l'Italia dei valori. ll leader idv Antonio Di Pietro è con gli oltre 500 pompieri discontinui, giunti a Roma da ogni parte d'Italia, per manifestare contro i provvedimenti inseriti nella manovra, che per i VVF comportano una riduzione in 13 mesi del 75% del totale fondo per i richiami del personale precario, il sabotaggio, attraverso una specifica modifica del D.Lgs. 139/2006, delle migliaia di cause contro il 'collegato lavoro' che stanno trovando accoglimento nei tribunali di tutto il Paese; la trasformazione del Corpo Nazionale da base professionista a base volontaria.
Se tali provvedimenti verranno approvati, dal prossimo primo gennaio ci saranno oltre 20.000 nuovi disoccupati senza nessun tipo di ammortizzatore sociale. USB condanna questo tentativo di risolvere la partita del precariato cancellando i precari e continuerà a mantenere alta la mobilitazione di tutti i lavoratori contro una manovra iniqua e dettata dai poteri forti.
Non solo i vigili del fuoco discontinui. A Roma il 'No Monti Day' prosegue con la protesta dei lavoratori dell'INPDAP, che dalle 11.00 manifestano sotto il Ministero del Lavoro in via Veneto contro la cancellazione di 700 posti di lavoro determinata dalla soppressione dell'Ente. Flash mob a sorpresa sono inoltre previsti nel corso di tutta la giornata.

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