giovedì 18 marzo 2010

Brutta storia di Federico Pirro

La maggioranza di destra del Cda Rai, obbedendo in tutta evidenza agli ordini di Berlusconi, ha confermato il no ai “talk show”. E’ davvero difficile accettare questa decisione che ha come chiara motivazione l’intento di imbavagliare l’opposizione e distrarre la pubblica opinione dalle discutibilissime iniziative del premier. Ipocritamente il Cda ha deciso di affidare una valutazione conclusiva alla commissione di vigilanza.

C’è da rabbrividire per tanta impudenza: la decisione, pur se favorevole, giungerà a chiusura della campagna elettorale cioè a cose fatte. Ma c’è di più: che possa essere favorevole è davvero difficile, perché anche in commissione di vigilanza la destra è maggioranza. E’ il consueto e collaudato tentativo di stravolgere la realtà per realizzare tutt’altro. L’esempio classico, riproposto per Trani, viene dal noto e continuo ritornello della giustizia in crisi; non c’è dubbio che lo sia, ma i rimedi sui quali vengono impegnate le Camere non hanno nulla a che fare con le cause di quella crisi. Così Minzolini, il direttore del Tg1: manda in onda un suo editoriale per rivendicare il suo buon diritto ad avere colloqui telefonici col premier. Ma pensa davvero che si sia così ottusi da non cogliere il trucco? In contestazione, come ognuno sa, non è il dialogare per telefono col premier, ma il contenuto di quelle telefonate e ancor più l’obbedirvi, buttando a mare l’autonomia di una professione trasformata in zerbino in cambio di benefits e carriera.

Lo stesso Minzolini, in quel suo editoriale, non aveva lesinato critiche per la fuga di notizie, malcelando i suoi sospetti sugli stessi magistrati. Si apprende poi, ma non dal Tg1, del suo interrogatorio a Trani nello scorso dicembre e come fosse stato secretato. Rientrato a Roma o forse già in viaggio, il solerte direttore aveva informato dello stato dell’inchiesta lo stesso Berlusconi. Ecco un classico caso di fuga di notizie e non per informare la pubblica opinione come di solito avviene, ma l’indagato, fatto grave anche se non si trattasse del presidente del consiglio.

Una situazione indecente, come l’ha ben definita Giovanni Valentini nel suo editoriale di oggi su “la Repubblica”.

Al centrosinistra va doverosamente chiesto se il mutismo, l’inazione sono le risposte da opporre a quest’ennesima violenza del Cda Rai. Sostanziale mutismo e sostanziale inazione naturalmente per evitare il peggio. Intanto il peggio cresce e si consolida. Si spera sia chiaro che è’ stato deciso non solo come dobbiamo formarci le opinioni, senza cioè fruire dei dibattiti politici, ma anche cosa possiamo o non possiamo sentire.

Ricordiamo bene quando, cancellato “Il fatto” di Enzo Biagi, lo si sostituì con due poveracci a dire barzellette e poi con un cuoco a sciorinare inutili ricette. Non è cambiato nulla. Al posto di “Ballarò” l’altra sera “La carica dei 101”, intanto aumentano le gare gastronomiche, calcio, canzoni, balli e quiz. Pensare il meno possibile,far sonnecchiare il cervello il più possibile perché si consolidi nelle coscienze il dna culturale del regime. Ed i risultati dell’imbarbarimento si vedono. Dilaga, per cogliere uno degli aspetti più allarmanti, la convinzione che premere perché si cancellino i talk show, non vengano ospitati alcuni leader e nel tg non si diano alcune notizie o le si manipolino, non siano reati; quindi ad operare nella illegalità sono i pm che quei comportamenti perseguono.

La censura a danno dei dibattiti politici ribadita dal Cda Rai non ha precedenti. La data del 15 marzo 2010 quasi certamente i nostri nipoti la leggeranno sui libri di storia, come oggi leggiamo delle fasi di svolta che nel fascismo precedettero momenti cruciali per la libertà, valgano per tutti le leggi razziali. Con l’abolizione dal servizio pubblico dei talk show in campagna elettorale, questi nostri nipoti troveranno notizia di una risposta seria e concludente della sinistra o solo quella del “reprobo” Di Pietro?


Federico Pirro – Portavoce provincia di Bari IdV



__________

Nessun commento:

Posta un commento

CONTATORE