mercoledì 31 ottobre 2012

DUE O TRE COSE SU DI PIETRO

Come ciclicamente gli accade, da quando è un personaggio pubblico, cioè esattamente da vent’anni, Antonio Di Pietro viene dato per morto. Politicamente, s’intende. Gli capitò nel ’94, quando dovette dimettersi da pm per i ricatti della banda B. Poi nel ‘95, quando subì sei processi a Brescia per una trentina di capi d’imputazione (sempre prosciolto). Poi nel ‘96 quando si dimise da ministro per le calunnie sull’affaire Pacini Battaglia-D’Adamo. Poi nel 2001, quando la neonata Idv fu estromessa dal centrosinistra e per qualche decimale restò fuori dal Parlamento. Poi ancora quando il figlio Cristiano finì nei guai nell’inchiesta Romeo a Napoli; quando i suoi De Gregorio, Scilipoti e Razzi passarono a miglior partito; quando alcuni ex dipietristi rancorosi lo denunciarono per presunti abusi sui rimborsi elettorali e sull’acquisto di immobili; quando una campagna di stampa insinuò chissà quale retroscena su un invito a cena con alti ufficiali dell’Arma alla presenza di Contrada; quando le presunte rivelazioni dell’ex ambasciatore americano, ovviamente morto, misero in dubbio la correttezza di Mani Pulite. Ogni volta che finiva nella polvere, Di Pietro trovava il modo di rialzarsi. Ora siamo all’ennesimo replay, con le indagini sui suoi uomini di punta nelle regioni Lazio, Emilia, Liguria, mentre il centrosinistra lo taglia fuori un’altra volta, Grillo fa man bassa nel suo elettorato più movimentista e Report ricicla le accuse degli “ex” sui rimborsi e sulle case. Si rimetterà in piedi anche stavolta, o il vento anti-partiti che soffia impetuoso nel Paese spazzerà via anche il suo? Cominciamo da Report, programma benemerito da tutti apprezzato: domenica sera Di Pietro è apparso in difficoltà, davanti ai microfoni dell’inviata di Milena Gabanelli. Ma in difficoltà perché? Per scarsa abilità dialettica o perché avesse qualcosa da nascondere, magari di inedito e inconfessabile? A leggere (per noi, rileggere) le carte che l’altroieri ha messo a disposizione sul suo sito, si direbbe di no: decine di sentenze, penali e civili, hanno accertato che non un euro di finanziamento pubblico è mai entrato nelle tasche di Di Pietro o della sua famiglia. E nemmeno nelle case, che non sono le 56 che qualche testimone farlocco o vendicativo, già smentito dai giudici, ha voluto accreditare: oggi sono 7 o 8 fra la famiglia Di Pietro, la famiglia della moglie e i due figli. Quanto alla donazione Borletti, risale al 1995, quando Di Pietro era ancora magistrato in aspettativa e imputato a Brescia: fu un lascito personale a un personaggio che la nobildonna voleva sostenere nella speranza di un suo impegno in politica, non certo un finanziamento a un partito che ancora non esisteva (sarebbe nato tre anni dopo e si sarebbe presentato alle elezioni sei anni dopo, nel 2001, e l’ex pm lo registrò regolarmente alla Camera tra i suoi introiti). Il resto è noto e arcinoto: all’inizio l’Italia dei Valori era un piccolo movimento “personale”, tutto incentrato sulla figura del suo leader, che lo gestiva con un’associazione omonima insieme a persone di sua strettissima fiducia. In un secondo momento cambiò lo statuto per dargli una gestione più collegiale. Decine di giudici hanno già accertato che fu tutto regolare, fatta salva qualche caduta di stile familistica e qualche commistione fra l’entourage del leader e il movimento. Di Pietro potrebbe anche fermarsi qui: se, in vent’anni di processi, spiate dei servizi segreti al soldo di chi sappiamo, campagne calunniose orchestrate da chi sappiamo che l’hanno vivisezionato e passato mille volte ai raggi X, riciccia fuori sempre la solita minestra, già giudicata infondata e diffamatoria da fior di sentenze, vuol dire che di errori ne ha commessi, ma tutti emendabili, perché il saldo finale rimane positivo.
Senza l’Idv non avremmo votato i referendum su nucleare e impunità; i girotondi e i movimenti di società civile non avrebbero avuto sponde nel Palazzo; in Parlamento sarebbe mancata qualunque opposizione all’indulto, agl’inciuci bicamerali e post-bicamerali, alle leggi vergogna di B. e anche a qualcuna di Monti; e certe Procure, come quella di Palermo impegnata nel processo sulla trattativa, sarebbero rimaste sole, o ancor più sole. Senza contare che Di Pietro non ha mai lottizzato la Rai e le Authority. É vero, ha selezionato molto male una parte della sua classe dirigente (l’abbiamo sempre denunciato). Ma quando è finito sotto inchiesta si è sempre dimesso e, quando nei guai giudiziari è finito qualcuno dei suoi, l’ha cacciato. Ora la sorte dell’Idv, fra l’estinzione e il rilancio, è soltanto nelle sue mani. E non dipende dal numero di case di proprietà, ma da quel che farà di qui alle elezioni. Siccome è ormai scontato che si voterà col Porcellum, dunque ancora una volta i segretari di partito nomineranno i propri parlamentari, apra subito i gazebo per le primarie non sulla leadership, ma sui candidati. E nomini un comitato di garanti con De Magistris, Li Gotti, Palomba, Pardi e altri esponenti dell’Idv o indipendenti al di sopra di ogni sospetto. Qualche errore sarà sempre possibile, ma almeno potrà dire di aver fatto tutto il possibile per sbarrare la strada a nuovi Scilipoti, Razzi e Maruccio. Nel prossimo Parlamento, verosimilmente ingovernabile e dunque felicemente costretto all’inciucione sul Monti-bis, ci sarà un gran bisogno di oppositori seri, soprattutto sul tema della legalità. Se saranno soltanto i ragazzi di Grillo o anche gli uomini dell’Idv, dipende solo da lui.
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano del 31 ottobre 2012)

sabato 27 ottobre 2012

AFGHANISTAN: E' ORA DI DIRE BASTA


Afghanistan, 11 anni di stillicidio: è ora di dire basta

Giovedì il nostro contingente ha subito un nuovo assalto da parte degli insorti afghani. Tre militari sono rimasti feriti, uno purtroppo non è sopravvissuto: il caporale Tiziano Chierotti, un alpino di 24 anni. Non so dirvi il senso di cordoglio che provo per la 52esima vittima italiana di questa guerra assurda, uno stillicidio che dura senza sosta da ormai 11, lunghissimi anni. I funerali si svolgeranno domenica, ma intanto ieri c’è stato un altro attentato ai danni dei nostri soldati. Per fortuna, tutti sono rimasti illesi. Quando la politica capirà che non bisognava mai partecipare a questo conflitto e che dobbiamo uscirne subito, sarà comunque troppo tardi. Mi chiedo come facciano a dormire la notte, quelli che mandano i nostri ragazzi a morire. Quale contropartita vale la vita dei nostri soldati?
L’IdV è l’unico partito che non ha votato per il finanziamento della missione in Afghanistan, perché si tratta di una sporca guerra che calpesta palesemente l’articolo 11 della nostra Costituzione. L’Italia sta pagando un prezzo inaccettabile in termini di vite umane, mentre dal 2001 ad oggi le condizioni della popolazione afghana non sono migliorate, il territorio continua ad essere governato dalla corruzione e la produzione di droga è addirittura aumentata. Per questo il nostro esercito viene percepito come una forza di occupazione. Non si può esporre a rischi incalcolabili chi crede nello Stato: significa non rispettare né la vita né le istituzioni. Ma ormai il Parlamento va avanti a colpi di proroga, decidendo ciecamente di lasciare lì i nostri soldati senza affrontare la questione delle missioni all’estero con una legge quadro, che disciplini in modo più serio e responsabile questo impegno. Noi non siamo contrari a prescindere all’invio delle Forze armate: una missione come quella in Libano è realmente di pace e cooperazione, ma in Afghanistan stiamo combattendo una conflitto con vittime, feriti, morte e distruzione. È davvero ora di dire basta.
Con i Governi di centrodestra, la guerra è stata sempre promossa e autorizzata come se fosse un gioco. Purtroppo anche i cosiddetti tecnici hanno firmato per prorogare la presenza in Afghanistan e la strana maggioranza ha votato a favore del rifinanziamento senza battere ciglio. Lo stesso è avvenuto per l’acquisto degli F-35, un’operazione folle di shopping militare che dimostra la continuità tra Berlusconi e Monti. Non stiamo facendo una partita a Risiko. I nostri figli muoiono. Ostinarsi a volerli lasciare in Afghanistan oltre il 2014, come vuole il Ministro Ammiraglio Di Paola, significa essere degli irresponsabili. Ricordo che nel 2006 noi del Governo Prodi, come uno dei nostri primi atti, decidemmo di ritirare le truppe dall’Iraq. Anche per mettere subito fine alla guerra in Afghanistan, l’IdV si sta impegnando per riunire una vera coalizione di centrosinistra, basata su un programma alternativo alle politiche di Berlusconi e Monti, che come primo impegno di Governo si faccia carico di riportare a casa i nostri ragazzi.

giovedì 25 ottobre 2012

STATO - MAFIA. BASTA TENTENNAMENTI

Il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, oggi alla Camera è tornato a chiedere al governo se intenda costituirsi parte civile, già nell’udienza preliminare, nel procedimento penale in corso, presso il Tribunale di Palermo, relativo alla trattativa Stato-mafia:
"Signor ministro della Giustizia, il 29 ottobre prossimo si terrà l’udienza preliminare per stabilire se rinviare a giudizio i rappresentanti dello Stato che hanno colluso con i mafiosi, commettendo il reato di violenza o minaccia agli organi dello Stato. Il 26 settembre, rispondendo a una mozione dell’Italia dei Valori, il governo ha detto che non poteva sapere se si sarebbe costituito parte civile all’udienza preliminare perché, pur avendo ricevuto gli atti, non aveva avuto modo di leggerli e quindi non poteva prendere motivata decisione. Sono parole sue, signor ministro. La domanda che noi le poniamo è questa: dal 26 settembre ha avuto modo di leggere gli atti? Ha avuto modo di prendere una motivata decisione? E quale motivata decisione ha avuto modo di prendere, tenuto anche conto del fatto che, sempre il 26 settembre, l’intero Parlamento le ha ordinato di costituirsi parte civile ai sensi dell’art. 79 del codice di procedura penale?
Prendo atto, signor ministro che su una questione del genere bisogna rivolgersi al governo e non al ministro della Giustizia, ma a me pare che il ministro della Giustizia faccia parte del governo e che quindi, prima di venire a rispondere, possa confrontarsi con gli altri membri dell’esecutivo.
Prendo atto del fatto che, ad oggi, dite di non avere ancora avuto il tempo di leggere i 120 faldoni che vi sono stati inviati. In realtà, dovete averli letti per forza perché l’avvocatura dello Stato è la stessa che ha fatto il conflitto di attribuzione con la procura di Palermo, in relazione alla questione sollevata dal capo dello Stato. Siccome è lo stesso processo, far finta di non averli letti, quando non conviene, mi sembra un comportamento da Ponzio Pilato. Prendo atto che prima del 29 ottobre, che è tra 5 giorni, dovete dirci se vi costituirete parte civile o meno. Io dico che mercoledì prossimo ci rivedremo qui perché tornerò a riproporre la questione per sapere se vi siete costituiti parte civile ed eventualmente sapere perché non lo avete fatto. Una cosa è certa: questa costituzione di parte civile la dobbiamo alla memoria di una persona per bene, il dottor D'Ambrosio, consulente del capo dello Stato. Lo stesso D’Ambrosio, infatti, il 18 giugno 2012, come ha riferito anche il Capo dello Stato nelle lettere rese pubbliche tra lui e lo stesso D'Ambrosio, aveva scritto: ‘Lei sa, signor Presidente, che non ho esitato a fare cenno a episodi del periodo 1989-93 e ho il timore di essere stato considerato allora solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi’. Voglio chiedere una cosa: quali sono stati questi indicibili accordi cui il dottor D’Ambrosio ha dovuto fare da scudo? Voi avete il dovere di andare a verificare tutto questo costituendovi parte civile. Se non lo fate diventate complici. E quanto tempo ci vuole per decidere una cosa del genere? Perché aspettate fino all’ultimo momento? Ve lo stiamo chiedendo per la quarta volta! Una cosa del genere dovreste sentirla nel cuore prima che nella ragione".

lunedì 22 ottobre 2012

Ecco la Puglia che ci piace e che vorremmo vedere pìù spesso


Comunicato stampa

La gara: 90 progetti internazionali, 18 finalisti, 1 solo vincitore
Studenti del Galilei Costa primi assoluti
all’International Global Junior Challenge
La Dieta Med-Italiana sbanca in Campidoglio e porta
nel Salento il prestigioso premio internazionale.
L’istituto si riconferma “scuola più premiata d’Italia”



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Roma – Metti un concorso internazionale sull’innovazione digitale, metti una giuria composta da super esperti, metti 90 progetti concorrenti provenienti da 32 paesi e dal resto d’Italia e poi metti, infine, la creatività e le capacità informatiche e comunicative di 25 studenti di Lecce, …risultato? La “Dieta Med-Italiana” del Galilei Costa è vincitore assoluto.

xMedia07xs.jpgIl concorso in questione è il “Global Junior Challenge”, una competizione internazionale biennale che premia l’uso innovativo delle tecnologie per l'educazione e l'inclusione sociale. Complessivamente, nelle 7 categorie previste, le idee e le 402 candidature sono state valutate da una giuria internazionale composta da 51 esperti. Gli 81 finalisti hanno portato contributi per l'educazione del 21° secolo, per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, ma anche per lo sviluppo sostenibile dell'ambiente e per l'integrazione di migranti e rifugiati. La finale si è svolta dal 17 al 19 ottobre presso la prestigiosa sede del Campidoglio in Roma.

Promosso da Roma Capitale, il concorso è organizzato dalla Fondazione Mondo Digitale sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri. Quest’ultima edizione del 2012 ha visto complessivamente, nelle varie categorie, la partecipazione di 402 progetti provenienti da 19 paesi. Nella categoria “fino a 18 anni”, erano in gara 90 progetti provenienti da ogni parte del mondo (Belgio, Olanda, Egitto, Brasile, Ungheria, Nepal, etc.) e da tutta Italia.

xMedia01xs.jpgLa giuria ha decretato come vincitore il progetto presentato dagli studenti della classe 4°B del “Galilei Costa” di Lecce dal titolo “Web promotion della Dieta Med-Italiana”, che ha come obiettivo quello di promuovere su scala mondiale lo stile alimentare e di vita italiano (conosciuto come Dieta Mediterranea) attraverso la creatività più sfrenata e l’approfondito e capillare uso delle ICT, ossia delle potenti ed innovative tecnologie di comunicazione digitale. Con quest’ultimo riconoscimento, l’istituto pugliese conferma anche per il 2012 il titolo di “scuola più premiata d’Italia”.

Giovedì scorso, 18 ottobre, i diciotto finalisti hanno presentato a turno i propri progetti alla giuria, composta da nove esperti di innovazione digitale, ed è toccato agli studenti Stefano Colella, Jacopo De Mattia e Francesco Mariano, in rappresentanza di tutta la classe, accompagnare i giudici lungo il percorso creativo ed implementativo della “Dieta Med-Italiana” del Galilei Costa. Il giorno successivo, venerdì 19, presso la prestigiosa Sala della Protomoteca del Campidoglio, alla presenza del sindaco di Roma Gianni Alemanno, la giuria si è pronunciata e ha dichiarato proprio il progetto dei ragazzi salentini vincitore per la categoria “fino a 18 anni”. A consegnare il prestigioso titolo insieme alla medaglia del sindaco e a complimentarsi con gli studenti sono stati i dirigenti della Fondazione Mondo Digitale, Mirta Michilli, Gennaro Sangiuliano e Alfonso Molina, e la vice sindaco di Roma Sveva Belviso.

michelle1xs.jpgA pesare sul voto della giuria e a far vincere la “Dieta Med-Italiana” hanno contribuito diversi elementi (come si può leggere nella motivazione sotto riportata) tra cui il sapiente uso delle nuove tecnologie di comunicazione, l’aver creato delle opportunità di lavoro per i giovani, l’aver individuato come leva per la ricrescita del Paese la “tripla A” di agricoltura, alimentazione e ambiente e, infine, l’aver avuto l’idea di assegnare a Michelle Obama un ulivo salentino di 1.400 anni come premio per l’impegno profuso in America a favore della Dieta Mediterranea, una genialata dal forte impatto mediatico. A quest’ultimo proposito, fra pochissimi giorni e precisamente sabato 27 ottobre, si raccoglieranno le olive dell’albero “La Regina” e, nella stessa giornata, si produrrà e si imbottiglierà l’ottimo olio extravergine d’oliva destinato a condire l’alimentazione dell’intera famiglia Obama, …sia che resti alla Casa Bianca che in caso contrario!

Questa la motivazione della giuria:
“Per aver saputo sapientemente valorizzare la tradizione dei prodotti della nostra terra con l’innovazione offerta dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e per aver creato un’opportunità di lavoro per i giovani del territorio. Progetto ambizioso, con l’obiettivo di aumentare l’export nel settore agroalimentare e stimolare la ripresa dell’economia reale basata sulla “tripla A”: agricoltura, alimentazione e ambiente, che trova il suo punto di forza sulla promozione della Dieta Mediterranea. Gli autori hanno curato, nei minimi particolari, tutti gli aspetti comunicativi che accompagnano la promozione di un’idea; di un prodotto. Partendo dalla creazione e registrazione di un marchio, gli autori del progetto hanno utilizzato strumenti innovativi come quelli offerti da internet (sito web, blog, social network, mail, …), ma anche idee tradizionali sempre efficaci, come quella di organizzare il “Festival della Dieta Med-Italiana” per diffondere un corretto e sano stile e regime alimentare e promuovere la vendita all’estero dei prodotti agroalimentari locali. Tra tutte le idee spicca l’idea, a forte impatto mediatico, di aver donato con l’assegnazione onoraria alla First Lady USA Michelle Obama un ulivo ultramillenario salentino quale riconoscimento per tutta l’attività svolta negli Stati Uniti a favore della Dieta Mediterranea attraverso la sua iniziativa “Let’s Move”. Un esempio da seguire per altre iniziative atte a promuovere e valorizzare prodotti, beni e tradizioni di un Paese.”


Alcuni riferimenti utili:
Sito del concorso GJC: www.gjc.it/2012/it
Sito del progetto finalista: www.dietameditaliana.it/festival

Grazie per l’attenzione e per la gentile pubblicazione.

Istituto di Istruzione Secondaria Superiore
"Galilei - Costa"
Guardiamo lontano, …dal lontano 1885
Tel. 0832/306014 - Fax: 0832/303935
La redazione IDV
Il tentativo di imbavagliare la stampa e risolvere così con un colpo di spada buona parte dei problemi di corruzione è un vizietto che molti politici proprio non riescono a togliersi, e quelli del Pdl molto più degli altri.
Ora hanno tirato fuori una norma cucita addosso alla sgradita Milena Gabanelli e la hanno infilata nel ddl sulla diffamazione che dovrebbe essere approvato entro il 30 ottobre. Quello che dovrebbe impedire il trasferimento nelle patrie galere di Alessandro Sallusti e che, proprio in virtù di quella urgenza, si presta particolarmente bene a giochetti loschi di questo tipo.
Ridotta all’osso, la “norma anti Gabanelli” impedisce agli editori e ai proprietari di testate di accollarsi loro le conseguenze patrimoniali di eventuali condanne , per i giornalisti sia free lance che dipendenti. La conduttrice di Report sarà la prima a dover chiudere bottega, nessuno oserà aprirla al suo posto.
Questo del resto è lo spirito dell’intera legge. E’ vero che non è più prevista la galera ma in compenso le multe sono salatissime, da 5 a 100mila euro e un emendamento, guarda caso sempre del Pdl, le moltiplica addirittura per cinque se il diffamato è un politico.
Non è solo un attacco alla libertà di stampa. Se questa legge dovesse passare sarebbe l’offensiva finale.

venerdì 19 ottobre 2012

CORRUZIONE, DAL CSM CRITICHE SEVERE

La legge sulla corruzione piace molto ai giornali di regime e molto poco a tutti gli altri. Il Csm ha mosso critiche molto severe e circostanziate, anche se poi il vicepresidente Vietti ha provato a gettare acqua sul fuoco parlando di valutazione sostanzialmente positiva.
E’ stata molto dura anche la segretaria della Cgil Camusso e persino Repubblica, pur arrampicandosi un po’ sugli specchi pur di non attaccare troppo l’amato governo Monti, ammette che la legge fa più danno che altro.
Tutte queste sacrosante critiche scoprono oggi quel che noi dell’Italia dei Valori andiamo dicendo e gridando invano da mesi: le assenze inconcepibili, come quella del falso in bilancio, gli specchietti per le allodole, come la falsa incandidabilità dei condannati, e soprattutto la depenalizzazione della concussione per induzione, con la conseguente marea di prescrizioni.
Proprio sulla base di queste critiche, che oggi tutti o quasi fanno proprie, solo l’IdV ha votato contro la legge al Senato. Il capogruppo in Commissione giustizia senatore Luigi Li Gotti spiega in questo articolo (la cui seconda parte pubblicheremo domani) il perché di questa nostra scelta illustrando la legge e le sue conseguenze.
E’ fondamentale che i cittadini sappiano di cosa si sta parlando e cosa si sta votando, perché senza trasparenza non c’è neppure democrazia reale.

giovedì 18 ottobre 2012

per non dimenticare Peppino Basile

Cari Amici,
 
per opportuna conoscenza Vi informo che giovedì prossimo parteciperò alla presentazione del libro di Lino Dematteis il delitto di Ugento sull'omicidio del consigliere dell'idv Peppino Basile, organizzato ad Alezio (LE) alle ore 17.30 presso la Biblioteca Comunale/Museo Civico Messapico in via Kennedy.
 
Con l'occasione porgo cordiali saluti,
 
On. Pierfelice Zazzera

AUTO BLU A PAPA, GRILLI RIMUOVA POLETTI

Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’economia, Vittorio Grilli, in merito alla vicenda delle auto blu delle Fiamme Gialle messe a disposizione del deputato Pdl, Alfonso Papa, e dei suoi familiari.
"Da quanto si apprende da articoli e agenzie di stampa – scrive Di Pietro nell’interrogazione – già nell’ambito dell’indagine sulla P4, era emerso che, sin dal 2001, Alfonso Papa, quando era stato distaccato presso il ministero della Giustizia, aveva a disposizione macchine e uomini delle Fiamme Gialle, non solo per sé ma anche per la moglie e i figli". Nell’atto ispettivo, Di Pietro chiede al ministro "quali iniziative intenda adottare a carico di taluni ufficiali e sottufficiali della Guardia di Finanza che si sono occupati, a vario titolo, della scorta del deputato Papa" e, soprattutto, "se non ritenga di dover procedere alla rimozione di Paolo Poletti, attuale numero due dell’Aisi, il servizio segreto civile, dal suo ruolo". Secondo l'accusa, infatti, l'organizzazione sarebbe stata affidata proprio a Poletti quando era alto ufficiale delle Fiamme Gialle.

LO SCANDALO INFINITO DEGLI F-35 AI TEMPI DELLA CRISI. DIAMO I SOLDI A CHI NE HA BISOGNO.

Ricordate la storia degli F-35, gli inutili e costosissimi cacciabombardieri che il governo inisiste nel voler comprare a dispetto della crisi, delle casse vuote dello Stato e dei sacrifici durissimi imposti al Paese? C’è una novità, e non da poco: costeranno molto più del previsto, che già era uno sproposito. Lo ha ammesso il generale Claudio Debertolis, Segretario generale della Difesa, cioè il responsabile delle acquisizioni degli armamenti per l’Italia.
Lo stesso generale che a febbraio, parlando alla Commissione Difesa della Camera, aveva stimato in 80 milioni di dollari il costo di ognuno dei primi tre esemplari di F-35, adesso si corregge e fa sapere che i costi, al netto di logistica e ricambi, sono lievitati a 127,3 milioni di dollari per ogni aereo nella versione convenzionale e a 137,1 milioni di dollari per ognuno di quelli a decollo corto e atterraggio verticale.

La sorpresa è relativa, nel senso che si è sempre saputo che lo scandaloso programma F-35 sarebbe costato molto di più di quanto le nostre autorità militari dicevano, ma è impossibile lo stesso trattenere la rabbia e l’indignazione per uno spreco assurdo. Perché i soldi mancano per tutto, al punto che il governo continua a mettere tasse su tasse e ora vuole tassare anche le pensioni di guerra, ma non mancano se si tratta di tenere in piedi un piano di investimenti militari anacronistico, insostenibile e insensato, per comprare 90 cacciabombardieri di cui non abbiamo bisogno perché non siamo in guerra con nessuno e non dobbiamo dichiarare guerra a nessuno.
Non ci possiamo permettere una follia del genere. Non ce la possiamo pemettere mentre si tartassano gli italiani con una pressione fiscale da record del mondo, mentre si lasciano nella disperazione decine di migliaia di esodati, mentre si tagliano il welfare e i servizi essenziali, mentre non ci sono soldi per la scuola. Il governo si rende conto di quante cose si possono fare con 15 miliardi di euro? Penso alla Sanità, alla scuola, agli ammortizzatori sociali, agli asili nido, alle misure a sostegno di chi è in difficoltà, alla riduzione delle tasse sul lavoro. Sì che se ne rende conto, sono stimati professori, tecnici qualificati e lo sanno bene. Il punto è che non vogliono farlo e anche questo è veramente insopportabile.

mercoledì 17 ottobre 2012

UNIVERSITA': ZAZZERA (IDV), PROFUMO BOCCIA RETE UNIVERSITA' DEL SUD. GOVERNO NORDISTA

"Il Ministro Profumo ha bocciato la costituzione in rete delle Università di Molise, Basilicata e Puglia. Una iniziativa che aveva il pregio finalmente di utilizzare l'autonomia come momento di crescita e non come chiusura alla difesa del proprio orticello. La prospettiva che Università del sud si mettano in rete per offrire servizi migliori, abbattimento dei costi e utilizzo delle risorse migliori dovrebbe essere salutata con applausi e urla di gioia. Invece no, il Ministro ha bocciato il progetto. Una decisione incomprensibile che dimostra lo spirito nordista di chi oggi governa l'Italia e che intende relegare il sud in una sorta di apartheid." E' quanto dichiara l'on. Pierfelice Zazzera deputato dell'IDV e vicepresidente della Commissione Cultura.
"Voglio ricordare al Ministro che il Fondo di Finanziamento Ordinario continua ad essere sbilanciato a favore delle università del nord. La parte di risorse riservata alla premialità finirà per andare non a chi merita ma a chi vive in realtà già sviluppate e abbondantemente finanziate. Senza parlare dell'ANVUR le cui valutazioni con queste premesse porteranno alla inevitabile chiusura delle università del mezzogiorno. Il Ministro Profumo - conclude Zazzera - dimostra un totale stato di confusione, oltre ad una insopportabile arroganza. Dovremmo incentivare la creazione di reti delle Università e la realizzazione di piattaforme della conoscenza nel mezzogiorno, perché dalla crisi si esce solo con maggiore innovazione, ricerca, formazione e cultura. Invito le Università del sud a non abbandonare il progetto, anzi ad allargarlo anche a Campania e Calabria nonostante il Ministro Profumo che va ricordato è rettore presso il Politecnico di Torino".

martedì 16 ottobre 2012

LETTERA ALLA " COALIZIONE BENE COMUNE "

Al Segretario Nazionale del Partito Democratico
On. Pierluigi Bersani
Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 – 00187 Roma
Al Presidente di Sinistra Ecologia Libertà
On. Nichi Vendola
Via Goito, 39 (4° Piano) – 00185 Roma
Al Segretario Nazionale del Partito Socialista Italiano
On. Riccardo Nencini
Piazza San Lorenzo in Lucina, 26 – 00186 Roma
OGGETTO: PRIMARIE CENTROSINISTRA 2012

Gent.mi Segretari,
il partito “Italia dei Valori”, che mi onoro di rappresentare, si riconosce nella “Carta di intenti” nella sua versione varata dai partiti PD – SEL – PSI.
Italia dei Valori prende però atto che, secondo quanto previsto dal documento “Modalità per la presentazione delle candidature”, a noi fatto pervenire, risulta quanto segue:
- art. 3: “non possono candidarsi alle primarie …coloro che svolgono attività politica di organizzazione e sostegno ad altri partiti…”;
- art. 4. “Il Collegio dei Garanti per le Primarie si riserva di valutare l’esclusione di quelle candidature ritenute manifestamente non accoglibili in quanto di noti dirigenti e/o ispiratori ovvero di iscritti appartenenti a movimenti politici o partiti non facenti parte della coalizione Italia bene comune”.
Non spetta a noi entrare nel merito di tali scelte che impediscono all’IDV, addirittura con la previsione di una specifica clausola ad excludendum, di partecipare alle primarie, ma ci permettiamo di far rilevare che bisognerà in qualche modo risolvere la dicotomia che esiste fra la “Coalizione Bene Comune”, di cui si fa riferimento nella vostra documentazione, e la “Coalizione di Centrosinistra”, di fatto e di diritto esistente nel panorama politico-istituzionale italiano e di cui fa parte pure il partito “Italia dei Valori”. In particolare, ricordo che IDV è già presente in molte realtà territoriali in unione ai partiti che rappresentate e, soprattutto, segnalo che (pressoché contestualmente alle elezioni politiche nazionali e probabilmente in un unico “election day”) si voterà per le elezioni provinciali e comunali di molte città (fra cui la città metropolitana di Roma) e per quelle regionali del Lazio, del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia, tutte realtà queste ove non solo siamo già in una coalizione comune, ma abbiamo già concordato di ripresentarci insieme.
Ciò premesso e rimarcato, IDV, pur avendo già organizzato in queste ore la raccolta delle 20.000 firme previste per presentare una propria autonoma candidatura, non intende forzare la mano con la presentazione non concordata di tale candidatura e ciò al fine di evitare ulteriori incomprensioni all’interno della “Coalizione di Centrosinistra” di cui tutti noi facciamo parte.
Chiediamo, però, formalmente che – nei modi che riterrete più opportuni ma comunque in tempi compatibili con le imminenti scadenze elettorali sopraindicate – vi siano fra noi incontri chiarificatori, onde evitare che divisioni interne al Centrosinistra possano riportare al Governo un Centrodestra berlusconiano che tanti danni ha provocato al Paese ed alla credibilità delle istituzioni.
Chiediamo, altresì, chiarimenti in ordine alla possibilità per IDV di poter partecipare alle Primarie - pur senza esprimere propri candidati - con proprie mozioni di sostegno alla sopraindicata “Carta di Intenti”.
Restiamo in attesa dei chiarimenti richiesti e cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti e “buone primarie”.

Cordialmente
Antonio Di Pietro – Presidente Italia dei Valori

sabato 13 ottobre 2012

LA TRASPARENZA E' UNA COSA SERIA


Riporto sul blog la lettera con cui il capogruppo IdV alla Camera Massimo Donadi accompagna oggi la pubblicazione del bilancio del gruppo IdV della Camera dei Deputati. Per noi la trasparenza è una cosa seria.

 Nelle scorse settimane ho
 deciso di rendere pubblico il bilancio 2011 (lo trovate in allegato) del gruppo di Italia dei Valori alla Camera, per sottoporlo al giudizio dell’opinione pubblica e dell’informazione. Non stiamo parlando del bilancio fatto di cinque o sei voci generali all’interno delle quali ci può stare tutto e il contrario di tutto, ma di un bilancio analitico al centesimo di euro, dettagliato al singolo scontrino, alla singola ricevuta, alla singola fattura pagata, fosse anche l’acquisto di un toner della stampante o il francobollo per spedire una busta.

Voleva essere l’assunzione di responsabilità di un gruppo che sa di aver gestito con scrupolo e parsimonia il denaro pubblico e, al tempo stesso, un tentativo di riavvicinarsi ai cittadini accettando il confronto e il giudizio su ogni singola spesa fatta. Per redigere il bilancio in modo così analitico, tuttavia, c’è voluto del tempo e, frattanto, è arrivato il caso Lazio che ci ha ferito tutti nel profondo.

Ho riflettuto a lungo se avesse ancora senso procedere con la pubblicazione del bilancio del gruppo di Italia dei Valori alla Camera. Mi sono convinto che oggi ha più senso che mai, perché rappresenta una sfida e, al tempo stesso, un auspicio. La sfida rappresentata dalla trasparenza totale e l’auspicio che spontaneamente, come sta facendo il gruppo parlamentare al Senato che pubblicherà il proprio bilancio nei prossimi giorni, o come hanno già fatto alcuni gruppi consiliari, questa trasparenza diventi un modello per i gruppi dell’Idv in tutte le regioni. Là dove, invece, non ci dovesse essere una risposta spontanea ci sia, per dirla alla Di Pietro, una risposta “spintanea” fatta di controlli puntuali e richieste.

Allontanare su due piedi chi è accusato di aver già commesso fatti gravi, infatti, è senz’altro un segnale positivo ma, ancora meglio, è prevenire imponendo regole rigorose. Qualora risultasse che tali regole non vengono rispettate, è nostro dovere fare pulizia senza guardare in faccia a nessuno.

Massimo Donadi
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giovedì 11 ottobre 2012

SUBITO PULIZIA AL NOSTRO INTERNO

Oggi è una giornata campale per la politica, per la credibilità della politica e anche per la credibilità dell’Italia dei Valori nella politica.
In queste ultime ore abbiamo assistito a eventi sconvolgenti, che fanno passare in secondo piano anche i drammatici eventi di tangentopoli.
A Reggio Calabria un capoluogo di provincia viene sciolto per mafia con provvedimento del governo. A Milano un assessore in carica viene arrestato perché ha comprato i voti per essere eletto dalla mafia. In questo momento, a Roma un nostro consigliere regionale, un consigliere dell’Italia dei Valori, sta subendo una perquisizione perché accusato d i peculato, di essersi addirittura appropriato di soldi del gruppo. E potrei citare centinaia di altri casi che stanno accadendo.
La verità è una sola: la politica non può aspettare di leggere ogni mattina ciò che la magistratura ha scoperto. Così è avvenuto nel 1992 e dopo vent’anni non si riesce più a venirne fuori. Per questa ragione noi dell’Italia dei Valori ribadiamo fermamente il nostro appoggio all’opera della magistratura. Faccia chiarezza. Non guardi in faccia a nessuno. E chi ha sbagliato, deve pagare.
Al nostro consigliere Vincenzo Maruccio, sul quale che fino a ieri non avevamo avuto nulla da obiettare per come ha svolto la sua attività ma che oggi è sottoposto a una verifica dei propri comportamenti da parte della magistratura, abbiamo immediatamente chiesto, per dare il buon esempio, di dimettersi dal partito, perché non può far parte del partito con un’accusa del genere. Di dimettersi da capogruppo alla Regione, perché non può guidare il gruppo dell’IdV in Regione. Di dimettersi da coordinatore regionale del Lazio dell’IdV dei valori e da consigliere regionale. Vincenzo Maruccio lo ha fatto immediatamente e spontaneamente, come era giusto che facesse. (in allegato la lettera delle sue dimissioni)
Per l’amor di dio, caro Vincenzo, sappiamo bene tutti, e mi viene da piangere nel dirlo, che l’innocenza deve valere fino a sentenza penale passata in giudicato. Ma una cosa è la tua storia giudiziaria personale, altra cosa è la credibilità della politica e la credibilità delle istituzioni. Per questo non dovevi restare un minuto in più a fare il consigliere regionale.
Ora devi correre dal tuo giudice e farti giudicare, come ho fatto io. Ero ministro. Ricevetti un avviso di garanzia nel lontano 1996. Ero a Istanbul e dopo 12 minuti 12 mi dimisi e andai di corsa dal mio giudice per farmi giudicare e per dimostrare la mia innocenza.
Noi dell’Italia dei Valori ci rivolgiamo agli altri partiti, a tutti coloro che fanno politica, per dire: fate come noi. Può succedere di dover rispondere del proprio operato di fronte alla magistratura, ma in questo casi si corre dai magistrati non in parlamento a farsi rieleggere per non farsi processare. Ci si dimette da ogni ruolo politico e istituzionale per non coinvolgere né il partito né le istituzioni nelle proprie storie personali.
Noi dell’IdV, al di là del caso specifico, non vogliamo sfuggire alle nostre responsabilità politiche. Non vogliamo né possiamo limitarci a dire: “E’ un caso isolato che verificherà la magistratura”. Dobbiamo fare immediatamente pulizia al nostro interno con una revisione completa e concreta, determinata e urgente di ruoli e incarichi all’interno del nostro partito.
Tutti coloro che a qualsiasi livello hanno concorso, non vedendo o non volendo vedere, saranno allontanati dai ruoli di partito, dalle cariche , dagli incarichi e non saranno ricandidati. E’ l’unico modo per liberarci completamente di ogni sospetto. Per questa ragione le prossime candidature, a cominciare dalle elezioni per la Regione Lazio e per il Comune di Roma, dalle prossime elezioni politiche e amministrative, verranno sottoposte preventivamente al vaglio della Rete, con primarie online, attraverso voi che ci seguite e ci ascoltate. Perché quattro occhi vedono meglio di due.
A tutti può capitare di trovarsi con qualche persona che non merita di stare nel partito. Ma il nostro impegno è di liberarcene, non di tenercele e di coccolarle.

[ndr: E’ arrivata immediata la risposta positiva di Vincenzo Maruccio, capogruppo IdV Lazio, all’appello di Antonio Di Pietro che aveva chiesto le sue dimissioni da tutti gli incarichi, compreso quello di consigliere regionale del Lazio. C’è una bella differenza tra chi sta in galera, come Fiorito, e continua a percepire lo stipendio, e il nostro consigliere che, subito dopo esser stato indagato, non ha esitato ed ha rassegnato le dimissioni da ogni ruolo e incarico, anche elettivo, mettendosi a disposizione della magistratura e fornendo tutta la documentazione richiesta. Auspichiamo che anche gli altri partiti facciano altrettanto. Al link, la lettera di Vincenzo Maruccio.]

martedì 9 ottobre 2012

L' IDV IN PIAZZA CON GLI ESODATI

L'Italia dei Valori in Piazza Montecitorio al fianco di migliaia di esodati che da mesi sono senza reddito, senza lavoro e senza pensione. Si deve assicurare, al più presto, a tutti i lavoratori interessati una soluzione strutturale e concreta.
L’IdV, che ha votato contro la riforma Fornero, aveva presentato una propria proposta di legge per garantire all'intera platea l'accesso alla pensione con le vecchie regole, ma ha successivamente sottoscritto il testo unificato, votato all'unanimità in Commissione Lavoro alla Camera prima dell'estate e bloccato dal Pdl alla riapertura dei lavori, per favorire una chiusura positiva della vicenda.
Le forze che sostengono il governo Monti hanno la responsabilità di aver votato le leggi che hanno generato il dramma degli esodati.
Pertanto, chiediamo a queste forze di pretendere dal Governo le necessarie coperture finanziarie, evitando rinvii furbeschi alla prossima legge di stabilità, che avrebbero il sapore di un'insopportabile presa in giro.

Maurizio Zipponi
Alessandra Tibaldi

2° FESTA REGIONALE DEI VALORI


lunedì 8 ottobre 2012

CONTRO I CORROTTI BISOGNA RADDRIZZARE LA ROTTA

Come nelle peggiori tradizioni dei governicchi e dei politicanti, la legge sulla corruzione peggiora di giorno in giorno, anzi di ora in ora. Ieri ancora la si poteva mandare giù, con un po’ di sforzo, perché almeno era un segnale positivo. Domani, per un partito serio e che vuole davvero combattere la corruzione come il nostro, anche questo potrebbe risultare impossibile.
Una legge che non prevede l’autoriciclaggio, il ripristino del falso in bilancio e un intervento drastico sulla prescrizione parte già col piede sbagliato. Noi lo diciamo da anni, una legge così, infatti, pretende di costruire una casa nuova e solida tenendosi le fondamenta marce messe da chi quella casa, cioè l’edificio della giustizia, voleva abbatterlo. E come si fa, signora ministro Severino?
Noi dell’Italia dei Valori abbiamo chiesto e proposto in tutti i modi di inserire queste norme, ma nessuno ci ha dato retta, sennò Berlusconi si offendeva e magari faceva pure cadere il governo.
La derubricazione a reato minore della concussione per induzione, cioè del reato chiave per quanto riguarda la corruzione nella pubblica amministrazione, è un regalo di Natale non solo per i corruttori e i corrotti di domani ma anche per quelli di ieri, che vedranno spalancarsi insperate possibilità di prescrizione.
L’idea di affibbiare tre anni di galera a chi ha pagato i funzionari anche se denuncia la malefatta, poi, è da camicia di forza. Vuol dire che nessuno denuncerà più nessuno, per non andarci di mezzo. E’ una specie di legge “anti-pentiti” applicata alla corruzione.
Gli ultimi ritocchi apportati dal governo non turano nessuna di queste falle ma aggiungono qualche nuovo danno. La corruzione tra privati è prevista solo in caso di querela, mentre è ovvio che una violazione delle norme che regolano la concorrenza deve essere punita comunque. Il traffico di influenze illecite, nella definizione minimalista che ne dà il governo, scatterebbe solo quando un funzionario compie qualche atto contrario ai suoi doveri d’ufficio. E’ invece chiaro che il traffico riguarda proprio l’uso scorretto di atti in sé formalmente corretti. Infine non si può pensare di allargare le maglie dei magistrati fuori-ruolo per combattere meglio la corruzione. Serve l’opposto, cioè più magistrati in ruolo.
Va bene dire che anche solo mandare un segnale minimo, oggi come oggi, è importantissimo. Ma che almeno sia un segnale nella giusta direzione e non in quella opposta. Si deve iniziare a danneggiare i corrotti, non tranquillizzarli.
    

sabato 6 ottobre 2012

ANTI-CORRUZIONE SI FACCIA PRESTO

Il parlamento approvi subito la legge contro la corruzione. Sarebbe un segnale forte, importante.

Si tratta di una legge significativa, nonostante alcune lacune come il mancato intervento sul tema decisivo della prescrizione.

La sua approvazione è necessaria, infatti, soprattutto oggi che nuovamente vengono alla ribalta scandali inaccettabili e vergognosi, prima ancora sul piano morale che politico e penale.

Viviamo in un momento storico in cui una fetta importante di cittadini e cittadine non riesce ad arrivare alla fine del mese, dunque leggere la cronaca del Lazio-gate, piuttosto che di altri scandali, fa male.

E fa male anche a noi politici dalle mani pulite che amministriamo rimettendoci, vedendo ogni giorno il dramma delle persone negli occhi e cercando di cambiare, senza soldi, le nostre città.

La nostra amministrazione, comunque, non ha aspettato la legge del parlamento: il Comune di Napoli ha messo in campo iniziative importantissime contro la corruzione, per esempio il centro unico per gli acquisti contro il rischio delle gare truccate, l'incentivo alle imprese che denunciano racket e corruzione, l'azzeramento di tutte le consulenze esterne, la non disponibilità delle auto blu agli assessori.

Sono segnali forti che arrivano da molti Comuni a dimostrazione che, anche in politica, sono in tanti a volere questa legge.

Il parlamento deve approvarla, perchè esiste una maggioranza bulgara e il governo afferma di voler cambiare passo rispetto al passato.

Allora non perdano più tempo: approvino la legge.

Luigi De Magistris

BARBARA AGGRESSIONE AD ATTIVISTA DELL' IDV

Aggredito mentre attacca manifesti in coma attivista dell' IdvStava affiggendo i poster del partito di Di Pietro nella centrale piazza Igea ma un suo concorrente non ha gradito e gli ha sferrato un pugno. L'uomo è stato trasportato in elisoccorso a Catania. È gravissimo

È in fin di vita un attivista dell' Italia dei Valori che ieri sera è stato colpito nella centrale piazza Igea, a Ragusa, mentre stava affiggendo alcuni manifesti elettorali da un uomo che stava facendo lo stesso lavoro per altri candidati ragusani. La vittima è stata colpita con un pugno, cadendo poi a terra e battendo la nuca.

Gravissime sono apparse le sue condizioni ai medici dell'ospedale Civile di Ragusa, che ne hanno disposto l'immediato trasferimento in elisoccorso nella divisione di rianimazione del Cannizzaro di Catania, dove è in coma.

Nel nosocomio catanese l'uomo è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico per l'asportazione dell'ematoma cerebrale. "Non ci sono parole per commentare questo assurdo episodio che ci ha portato alla determinazione di non affiggere più manifesti", afferma il coordinatore provinciale di Idv, Giovanni Iacono. Intanto, l'aggressore si è presentato alla polizia ed è stato denunciato per lesioni colpose gravissime.

mercoledì 3 ottobre 2012

ANTI-CORRUZIONE. PDL CON LE MANI NELLA MARMELLATA

La melina da parte del Pdl sul disegno di legge anticorruzione ha un unico scopo e l'Italia dei Valori lo ha denunciato da subito: ottenere il massimo del tornaconto per il partito e per il suo fondatore e padrone, Silvio Berlusconi. Soprattutto mettere una pietra tombale sopra i guai giudiziari del Cavaliere. Guai seguiti all'affaire Karima El Mahroug, la ragazza più nota come Ruby 'Rubacuori', arrestata a Milano il 27 maggio 2010 e rilasciata dopo la famosa telefonata dell'allora presidente del Consiglio che la qualificò come nipote del presidente egiziano Mubarak. Insomma, trasformare una legge sacrosanta come l'anticorruzione, fondamentale per il rilancio dell'economia e per l'immagine del nostro Paese all'estero, nell'ennesima norma ad personam. Come? Con la presentazione di alcuni emendamenti che mirano a modificare il reato di concussione e a stravolgere i processi in corso, compreso, appunto, quello su Ruby che tanto 'brucia' a Berlusconi.
Un “uso strumentale della lotta alla corruzione che è un'offesa al Paese, ai cittadini e alle Istituzioni". Lo dichiara il responsabile Giustizia dell'Italia dei Valori, senatore Luigi Li Gotti, che aggiunge: "Non siamo così stupidi da farci fregare di nuovo, né così stupiti che chi ci ha fregato per vent'anni ci riprovi adesso. Per anni Berlusconi e i suoi peones hanno usato il Parlamento per l'approvazione di leggi ad personam, per farsi gli affari propri sfuggendo furbescamente dai processi e dalle aule dei tribunali. Non vedo perché dovrebbero smettere di farlo adesso, se non c'è qualcuno che glielo impedisce.
Noi dell'IdV, sin dal primo momento, abbiamo lanciato l'allarme che dietro l'approvazione del ddl anticorruzione il PdL nascondesse un ricatto a uso e consumo del premier. Dopo l'emendamento salva-Ruby il tentativo è sotto gli occhi di tutti, i pidiellini sono stati trovati con le mani nella marmellata. Allora, poiché ci sono persone di buon senso che abitano il Parlamento e siedono al governo, chiedo al Pd di non prestare il fianco a quest'operazione e al governo, ministro Severino in primis, di non accettare accordi al ribasso. Con la lotta alla corruzione non si scherza - conclude Li Gotti - è un cancro che si sta mangiando il Paese".

martedì 2 ottobre 2012

PRIMARIE, VENDOLA UFFICIALIZZA LA CANDIDATURA: " ACCETTO PER VINCERE "

Nichi Vendola correrà alle primarie del centrosinistra. “Per scacciare il fantasma del Monti bis e trasformare le primarie da ennesima faida di partito a occasione di svolta per il paese, ci vediamo al Mav di Ercolano, sabato 6 ottobre alle 18″, scrive il leader di Sel con un messaggio sul suo sito. E conclude: “Accetto la sfida per vincerla”.
L’annuncio della sua candidatura, secondo Marina Sereni, vicepresidente dell’assemblea nazionale del Pd, “è positivo e va nella direzione di una riorganizzazione del campo progressista e democratico volta ad unire le forze pronte ad assumere responsabilità di governo dopo il voto del 2013″. Per questo motivo, puntualizza Sereni, “Bersani ha proposto a Vendola, così come a tutti gli altri candidati alle primarie, di sottoscrivere un accordo politico e programmatico chiaro ed esigibile che garantisca, accanto agli obiettivi della crescita, del lavoro e dell’equità, il rispetto degli impegni assunti in Europa e un patto di legislatura con le forze moderate di centro per portare avanti un programma di riforme profonde che, anche dopo il voto, saranno necessarie e richiederanno una vasta alleanza politica e sociale”.
Anche Antonio Di Pietro commenta in un’intervista a Pubblico la candidatura di Vendola (“mi fa piacere”) anche se si riserva di sostenerlo dopo avere visto il programma. Quanto alla sua candidatura, Di Pietro spiega: “Allo stato per come la legge elettorale si prefigura, anche se scommetto che se ne farà una nuova passando dalla padella alla brace, non ci stanno le coalizioni, quindi non mi devo candidare alle primarie del Pd: sono il presidente dell’Idv. Non posso partecipare a primarie che non mi appartengono”.

ARRESTATO FIORITO, IL SUO FUTURO STA' COMINCIANDO AD APPASSIRE

L’inchiesta sui fondi della regione Lazio finiti nelle tasche dei consiglieri Pdl fa il salto di qualità. Franco Fiorito, ex capogruppo regionale del Popolo della Libertà, è stato arrestato dagli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza. E’ indagato per peculato per l’utilizzo illecito dei fondi destinati ai suoi colleghi eletti alla Pisana. Lo scandalo, che ha travolto il partito di Silvio Berlusconi, ha portato alle dimissioni della presidente Renata Polverini. A indagare sugli sprechi e le ruberie dei consiglieri è la Procura di Roma. Anche se sui fondi è stata aperta una inchiesta anche dalla Procura di Viterbo, in cui Fiorito è indagato per i reati di falso e calunnia. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari Stefano Aprile su richiesta del procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna e del pm Alberto Pioletti. Il politico è stato portato nel carcere di Regina Coeli. Gli uomini della Fiamme gialle stanno eseguendo anche diverse perquisizioni negli uffici e abitazioni riconducibili all’ex capogruppo chiamato “Er Batman”.
L’ordinanza di arresto è stata motivata per il pericolo di fuga, il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. La procura gli contesta l’appropriazione di una somma superiore a quella che era stata resa nota nei giorni scorsi ovvero quasi un milione e 300 mila euro. ”Stiamo valutando le motivazioni addotte dai magistrati”, ha commentato l’avvocato Enrico Pavia, uno dei legali di Fiorito.
I primi accertamenti degli inquirenti e degli investigatoti avevano attestato a un milione di euro l’ammontare di fondi passati dai due conti del gruppo regionale del Pdl a quelli di Fiorito. Dopo essere stato ascoltato dalla Procura di Viterbo la settimana scorsa, il consigliere regionale aveva annunciato la sua ricandidatura alle prossime elezioni regionali. In una intervista al Fatto Quotidiano Fiorito aveva “confessato” che i soldi, che dovevano essre destinati ai consiglieri per la loro attività politica, venivano spesi in “festini” e “gnocche”. A scandalo deflagrato però Fiorito aveva detto di aver la coscienza tranquilla e che avrebbe restituito il maltolto. Nel corso degli interrogatori aveva anche puntato il dito contro i compagni di partit0, indicati come dei veri e propri stalker: “Ero perseguitato, tutti mi chiedevano soldi”.
Fiorito agli inquirenti aveva raccontato che su 17 consiglieri che formavano il gruppo Pdl alla Regione sette avrebbero presentato fatture false. Il consigliere aveva consegnato anche le ricevute rimborsate agli ex colleghi durante l’interrogatorio con gli inquirenti durato sette ore. Le indagini all’inizio si erano concentrate su gli oltre 100 bonifici che avevano portato 753mila euro dalle casse del partito su conti esteri intestati al consigliere o ai familiari, ma la contestazione presente nell’ordinanza fa lievitare di quasi il doppio la somma dei soldi “rubati”. Nell’ambito dell’inchiesta è stata sentita l’ex fidanzata Samantha Reali cui erano stata bonificata una somma come compenso per il suo impegno in campagna elettorale. La donna, però, ha dichiarato di non sapere da dove provenissero i soldi.
”Lasciando perdere le espressioni sentite nell’opinione pubblica in questi giorni, sul piano tecnico non si può parlare di peculato per una giurisprudenza ormai costante – afferma l’avvocato Carlo Taormina annunciando ricorso contro la decisione del gip – Se ci si trova davanti a un reato questo è quello di appropriazione indebita, dove l’arresto non è consentito. Mi auguro che questo rappresenti una svolta e che quindi adesso anche gli altri 70 consiglieri della Regione Lazio abbiano lo stesso trattamento”. “Si aspettava e si temeva per la pressione dell’opinione pubblica e per il dibattito che è nato. L’arresto di Fiorito per l’ipotesi di peculato non è pertinente. C’è una giurisprudenza che dice che quando questo denaro pubblico entra nelle tasche di un partito, piaccia o non piaccia, diventa denaro privato – sostiene il legale a Tgcom24 – Inoltre c’è da dire che se hanno arrestato Franco Fiorito, mancano all’appello gli altri 70 consiglieri della Regione Lazio”. Sulle esigenze per procedere all’arresto aggiunge: “Noi abbiamo avuto un interrogatorio dove abbiamo depositato tutti gli atti. Pericoli di fuga non ce ne sono mai stati, per cui sotto tutti i profili, parlando di esigenze cautelari per l’arresto, queste non c’erano”. ”Sorpreso e profondamente dispiaciuto”; Fiorito secondo l’avvocato Enrico Pavia, non si aspettava di finire in galera. “Una situazione che addolora” perché “l’arresto si poteva evitare” dice a TgSky24.

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