venerdì 6 novembre 2009



Il governo Berlusconi ha "congelato sine die" 800 milioni di euro destinati allo sviluppo della banda larga, divenuta bene di primaria importanza per la vita quotidiana di 60 milioni di cittadini. Una cifra poco più alta di quella di un pilastro del ponte di Messina, opera che servirà a meno di un decimo della popolazione ma avviata in tempi record dal governo.
Ma perché quest’ennesima legge da età della pietra? Non l’avrà mica ispirata lo stesso spirito che, nel 2005, diede alla luce il decreto che bloccò la diffusione del Wi-Max nelle grandi città per attuare "urgenti norme contro il terrorismo"? L’obiettivo della decisione di oggi come allora, in materia di Internet, è arginare il tracollo del sistema televisivo e dell’editoria, strumenti senza i quali la classe politica attuale invecchierebbe di 100 anni in un sol colpo.
Se internet entrasse nelle case, con la diffusione del tubo catodico, questo Parlamento durerebbe un periodo pari a quello tra Natale e Santo Stefano. E loro, quelli che fanno le leggi per l'Italia, lo sanno benissimo. Insomma, sarebbe come dire che entrerebbero nelle case Travaglio o Grillo e verrebbe messo fuori Emilio Fede; dentro Amazon fuori la Mondadori.
E non fatevi ‘infinocchiare’ dalla subdola giustificazione che quei soldi servono per gli ammortizzatori sociali perché questo governo ha bruciato miliardi fregandosene dei cancelli chiusi della fabbriche. Poco importa a questi politici se 800 milioni di euro, investiti per lo sviluppo di nuove tecnologie, rappresenterebbero una cura da cavallo adeguata per aiutare l’economia, il lavoro e i giovani.
Che importa a questi politicanti se l’Italia è la nazione a minor sviluppo tecnologico, grazie a barriere normative e infrastrutturali, nel privato come nella pubblica amministrazione? Loro, i politicanti, mangiano ogni giorno in doppiopetto blu, hanno una macchina con il lampeggiante sempre acceso, un aereo di Stato per le villeggiature, un panfilo a Portofino e ce l’hanno anche perché internet non c’è. Figuriamoci promuovere la diffusione della Rete, meglio rinnovare 140 milioni di euro in due anni all’editoria e stampare “Donne di cuori” che fare harakiri, non c'è paragone: dopotutto gli italiani stanno così bene con la decima edizione del Grande Fratello.....

Postato da Antonio Di Pietro in

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