mercoledì 24 novembre 2010

Eolico e fotovolatico ecco le nuove regole, di Giuseppe Armenise

Data pubblicazione: 20/11/2010 Pagina: web

Poco più di un mese per l’adozione in Puglia delle linee guida nazionali sull’autorizzazione di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Gli assessori regionali coinvolti (Loredana Capone, Sviluppo economico, Angela Barbanente, Assetto del territorio, Lorenzo Nicastro, Qualità dell’ambiente e Dario Stefàno, Politiche agricole) hanno avviato gli incontri con i portatori di interessi: dai Comuni (Anci) alle Province (Upi), ai sindacati, dalle organizzazioni di categoria alle associazioni ambientaliste.

Un partenariato piuttosto caldo animato in particolare dalle rimostranze degli agricoltori, per i quali, negli ultimi cinque anni, le royalties delle società delle rinnovabili hanno sopperito alle lamentate crisi del settore. Ora che invece si sta mettendo mano alle regole, dal mondo dei coltivatori si sentono mugugni. La diffusione macroscopica di pale eoliche e campi fotovoltaici subirà infatti un inevitabile riequilibrio tra esigenze della produzione e vocazioni (turistiche e agroalimentari) del territorio.

C’è però, alle viste, anche il dimensionamento del Piano energetico e ambientale della Regione vuoi perché gli obiettivi di produzione energetica sono stati già ampiamente raggiunti, vuoi perché a breve si conosceranno le quote di produzione da fonti rinnovabili assegnate dal governo a ciascuna regione. E a quel punto occorrerà accelerare sulle politiche di riduzione di produzione da fonti fossili. Con Enel, ad esempio, la Regione sta ragionando, ritenuta velleitaria l’ipotesi di tagliare del 25%, per abbattere del 15% la quota di energia prodotta con il carbone.

Le uniche due associazioni ambientaliste presenti al tavolo del partenariato sulle linee guida regionali sono state Lipu e Legambiente. Lipu ha chiarito che nel fissare le nuove regole non si può pensare alla Puglia come ad una terra vergine visto lo sviluppo evidente di impianti in questi anni. La posizione di Legambiente è nota: «Si individuino subito le aree non idonee e si introducano criteri per l’integrazione delle differenti fonti nel paesaggio, privilegiando impianti di dimensione ridotta e in regime di scambio sul posto».

La bozza presentata dalla Regione al partenariato offre un quadro abbastanza preciso delle aree considerate non ideonee: parchi Gargano, Alta Murgia e regionali, zone umide, siti d’importanza comunitaria, zone di protezione speciale, Important birds area (Iba), aree della rete ecologica regionale per la conservazione della biodiversità e aree di connessione, siti Unesco (Trulli di Alberobello e Castel del Monte), beni culturali, immobili e aree dichiarati di notevole interesse pubblico, territori costieri e vicini a laghi, fiumi, torrenti e corsi d’acqua, boschi, zone archeologiche e tratturi, aree a pericolosità idraulica e a rischio frana individuate dal Piano assetto idrogeologico, aree tutelate dal piano di tutela delle acque e aree all’interno dei cosiddetti coni visuali, ovvero i panorami così come appaiono da un punto preciso di osservazione.

Nel caso dei coni visuali c’è anche un elenco dettagliato di quei panorami ritenuti degni di tutela e si elencano, per questo, i punti di osservazione dai quali questi panorami si possono godere e che le pale eoliche o i pannelli fotovoltaici deturperebbero: Castel fiorentino, residenza di Federico II di Svevia a Torremaggiore, in provincia di Foggia, il Castello di Dragonara a Castelnuovo della Daunia, Canne della Battaglia, nella provincia Bat, Vieste, Torre San Emiliano a Otranto, in provincia di Lecce, Santuario de Finibus terrae, a Leuca, strada panoramica di Ostuni, in provincia di Brindisi, Castel del Monte (Andria), piane degli ulivi secolari a Egnazia (Brindisi), parco delle Dune costiere, tra Torre Canne e Ostuni, Loggia di Pilato a Fasano, la Valle d’Itria con particolare riferimento all’affaccio da Locorotondo, la strada provinciale dei Trulli tra Alberobello e Martina Franca, le gravine di Gravina e Laterza, Porto badisco e il castello di Lucera.

Giuseppe Armenise

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