mercoledì 23 giugno 2010

Il prof. Lanzillotti ci invita ancora una volta a riflettere con un documento di Italia Nostra

Intervento del 22 MAGGIO Ascoli Piceno
Risoluzione sulla proliferazione incontrollata dell’Eolico in Italia
Italia Nostra (e associazioni ambientaliste nazionali, regionali e Comitati
Mariarita Signorini per gruppo energia Italia Nostra nazionale
PREMESSA
Ribadendo la propria consapevole quanto ovvia condivisione dello sviluppo di produzioni
energetiche attraverso fonti rinnovabili ma ritenendo che le relative tecnologie non
possano essere applicate acriticamente, in un quadro pianificatorio e normativo
ingovernato o a scapito del territorio come palesemente sta accadendo in Italia ormai da
anni.
RILEVATO CHE
Sul territorio nazionale proliferano progettualità di impianti eolici in aree di rilevanza
naturalistica, paesaggistica e storico culturale, richiamando l’attenzione e l’azione di
associazioni ambientaliste nazionali e delle loro sezioni regionali e di molti comitati locali
spontanei, gruppi ornitologici, associazioni di categoria, oltre che di numerosi cittadini a
vario titolo coinvolti e di uomini di cultura.
La situazione risulta ormai da anni del tutto fuori controllo con studi ambientali
generalmente superficiali, valutazioni generalmente disinvolte degli Enti preposti, regole
assolutamente inadeguate e insufficienti, permanenti minacce di ricorsi da parte delle
aziende del settore, cumuli di progetti a cui gli uffici preposti e impreparati devono dare
riscontri.
Come temuto in passato, il risultato di questa situazione si è già tradotto in una
compromissione dei valori territoriali, a partire da Biodiversità e Paesaggio, su vasta scala
ma anche in una ipoteca di ulteriori vasti comprensori, oggi non visibile ma desumibile
dalla quota di centrali con parere positivo o addirittura già definitivamente autorizzate e
prossime alla realizzazione.
Il Position Paper dello Stato Italiano del 2007 prevede una capacità eolica di 10.000 MW
on-shore e 2.000 off-shore.
In Italia risultano in esercizio a fine 2009 già 4845 MW, che in realtà a ottobre 2009
lievitavano già 7674 MW considerando tutti gli impianti già autorizzati. Tuttavia
considerando tutti i pareri ambientali positivi (pareri sostanziali e quindi preludio
all’autorizzazione finale) il dato complessivo è pari a una ipoteca di oltre 11.000 MW,
raggiunti all’insegna di una sostanziale improvvisazione e senza che vi sia mai stata una
effettiva pianificazione, programmazione o analisi preventiva da parte dello Stato o delle
Regioni.
A esasperare la già sconcertante situazione delineata, premono istanze in istruttoria
presso le Autorità preposte per ulteriori 70.000 MW ad emblema di una situazione
inverosimile ma in cui le società maturano diritti giuridici, in ordine a obblighi di riscontro in
capo agli uffici preposti.
Malgrado l’evidente deregulation urbanistica indotta con la proliferazione di centrali
eoliche, e nonostante l’eolico non sia obbligatoriamente assoggettato a V.I.A. ma solo a
verifica di assoggettabilità a V.I.A., dal 2009 la situazione normativa nazionale è stata
ulteriormente peggiorata con la deregolamentazione delle macchine eoliche da 1 MW
(circa 100 m di h) la cui realizzazione è stata sottratta anche alla verifica ambientale, con
conseguenze ulteriormente caotiche e destrutturanti per il territorio.
In Italia l’eccessiva contribuzione pubblica sull’eolico, la più alta d’Europa e probabilmente
del mondo, pari a circa il doppio della media europea e valida per 15 anni, rinnovabili per
ulteriori 15 con la ristrutturazione della turbina, è alla base di una distorsione del mercato,
di spinte ingovernabili, di schiaccianti condizionamenti nella adozione delle regole e nella
comunicazione e di sempre più numerosi episodi di malgoverno o di vero e proprio
malaffare, con infiltrazioni della malavita organizzata.
Agli incentivi alla produzione si aggiungono agevolazioni occulte come la predisposizione
e/o il potenziamento della rete elettrica in alta tensione al servizio degli impianti o le
sconcertanti indennità elargite alle società eoliche per le necessarie e reiterate riduzioni di
produttività imposte per motivi di sicurezza, in aree dove le centrali eoliche sono state
autorizzate al di là delle capacità della rete, costretta perciò a inseguire costosi
adeguamenti.
Il futuro eolico italiano, a fronte di oltre 10.000 MW di potenza installata, una spesa di circa
3,7 MLD di euro all’anno e con le note criticità ambientali, contribuirà a circa l’1,5% del
fabbisogno energetico complessivo nazionale (elettrico, trasporti, civile e industria).
Si materializza sempre più il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di
Kyoto, che per altro raccomanda il "Miglioramento dell’efficienza energetica in settori
rilevanti dell’economia nazionale" (Art. 2, punto II). Rispetto a tale enunciato e a ingenti
risorse finanziarie già impegnate sull’eolico, la programmazione strategica in campo
energetico per la riduzione della CO2 dovrebbe ora concentrarsi verso obiettivi più
immediatamente perseguibili da ricercarsi, ad esempio, nel comparto edilizio e ancor più
quello dei trasporti.
A tutt’oggi le Linee Guida nazionali per l’inserimento delle rinnovabili sul territorio previste
dal 2003 (D.Lgs. 387/03) non sono state redatte dallo Stato, determinandosi una
vulnerabilità giuridica delle regole, comunque inadeguate, emanate dalle Regioni e
pertanto in buona parte abbattute da ricorsi e sentenze della Giustizia Amministrativa.
La stessa bozza delle Linee Guida di cui al precedente punto è oggi all’Ordine del Giorno
alla Conferenza Unificata Stato Regione ma risulta essere un documento del tutto
insufficiente ad arginare un fenomeno di cosi ampia virulenza poiché non contiene
elementi minimi di tutela e di cogenza delle procedure.
A quanto sopra si aggiunge una pericolosa deriva a opera dell’insediamento diffuso e
incontrollato di nuove centrali elettriche da fonte rinnovabile (fotovoltaico, biomasse, ecc)
che sta replicando la dinamica dell’eolico, determinando forti preoccupazioni per gli usi
impropri del territorio, ulteriormente degradato per la mancanza di una programmazione e
regolamentazione cogente.
CONSIDERATO CHE
La salvaguardia del Paesaggio costituisce oggetto di impegni assunti dall’Italia in sede
internazionale (cfr. Convenzione Europea del Paesaggio promossa dal Consiglio d’Europa
e firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 ratificata con legge 9 gennaio 2006, n. 14).
La tutela della Biodiversità è parimenti sancita in sede comunitaria attraverso le Direttive
92/43 “Habitat” e 79/409 “Uccelli”.
Nel 2009 anche il XV Convegno Nazionale di Ornitologia, alla luce delle evidenze
scientifiche adottava una propria risoluzione sull’eolico, identificando la pericolosità di una
dinamica di insediamento incontrollato ormai in molti ambiti ambientali sensibili, in danno
soprattutto di uccelli minacciati (rapaci, cicogne, ecc) e chirotteri, ed esprimeva forti
preoccupazioni alle istituzioni, chiedendo e raccomandando articolate misure di tutela e di
argine al fenomeno.
SI CHIEDE
Al Governo, al Parlamento, alle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, alle Regioni
riunite in Conferenza Unificata,
l’adozione urgente di misure serie e improcrastinabili, volte a garantire la tutela dei
valori ancora non compromessi del Paese.
la rimodulazione degli incentivi per l’eolico, uniformandoli al mercato europeo e
subordinandoli alla fonte, in relazione alla sensibilità del territorio interessato e a
piani di bonifica o risanamento di situazioni o autorizzazioni fortemente critiche.
l’adozione di un limite programmatico e non derogabile all’insediamento di
tecnologie eoliche e fotovoltaiche nelle aree non urbanizzate che implicitamente
alterano su vasta scala l’assetto urbanistico e la geografia della Nazione
l’avvio di un confronto urgente in cui l’associazionismo “critico” sulla questione
eolica possa essere ascoltato e in cui poter consuntivare in chiave multidisciplinare
la situazione nazionale e promuovere obiettivi di pianificazione a medio lungo
termine.
22 Maggio 2010
Italia Nostra:
hanno sottoscritto tutti i rappresentanti dei regionali o i Presidenti stessi presenti al
Convegno di 12 regioni:
Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria, Campania, Lazio, Abruzzo, Marche, Toscana, Emilia
Romagna, Liguria, Lombardia.
I dati sono stati raccolti in collaborazione delle Associazioni Ambientaliste nazionali e dei
Comitati in pedice che hanno condiviso e sottoscritto (taluni anche in seguito) il documento
Altura
Amici della Terra
Centro Studi Torre di Nebbia – Alta Murgia (Ba)
CNP
LIPU
Mountain Wilderness
Associazione Ornitologi dell’Emilia Romagna
Comitato GEO Ambiente e territorio- Monterotondo
Comitato Liberiamo il Vento – Faeto (Fg)
Comitato Monte Cucchi – S.Benedetto V. di Sambro (Bo)
Comitato Passo delle Pianazze – Farini (Pc), Bardi (Pr)
Comitato Tutela Paesaggio – Piacenza
Comitato dell’Ariacheta
Fare Verde Calabria
GRIG Gruppo d’Intervento Giuridico o.n.l.u.s (Sardegna)
Gruppo Ornitologico Sardo
Organizzazione Lucana Ambientalista- Basilicata
ProNatura Emilia Romagna
Pronatura Toscana
Stazione Romana per l’Osservazione e la Protezione degli Uccelli

N.D.R. Le considerazioni che precedono inducono ad una riflessione: cosa si è fatto per impedire una proliferazione incontrollata degli impianti sul territorio di San Donaci e Cellino S.M.?
Non è forse il caso di fermarsi per riflettere sul da farsi prima di assentire a nuovi insediamenti di questo genere?
Per tale motivo, invitiamo i Sindaci interessati, che almeno a parole hanno manifestato sensibilità verso il problema, a fermare i nuovi insediamenti in attesa che si stabiliscano regole certe.
Circolo IDV San Donaci Terra Viva

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