giovedì 15 ottobre 2009

INDAGATO PER VILIPENDIO


14 Ottobre 2009
Indagato per vilipendio: voglio andare fino in fondo

Ieri le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia che sono stato sottoposto a indagini dalla Procura di Roma con l’accusa di aver commesso reato di vilipendio, cioè un reato di opinione. Sono accusato, quindi, di aver offeso il Capo dello Stato. Vediamo di ricapitolare la vicenda.
Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha emanato il Lodo Alfano, legge dichiarata incostituzionale dalla Consulta, che noi dell’Italia dei Valori, sin dal principio, abbiamo sostenuto essere incostituzionale. Il Presidente della Repubblica ci ha messo il cappello affermando, invece, che il lodo Alfano era una legge costituzionale. Oggi scopriamo addirittura che i suoi Consiglieri, a cominciare dal dottor D’Ambrosio, si sono adoperati per aiutare il Governo a scrivere la norma sul Lodo Alfano.
Il Presidente del Consiglio, dopo aver fatto questa norma incostituzionale ha fatto quella sullo scudo fiscale. Lo scudo fiscale - lo ribadisco ancora una volta - è una legge criminale, perché legittima il comportamento dei criminali che hanno messo all’estero, sotto il mattone, i proventi di reato. Fino a oggi i proventi di reato costituivano l’oggetto del reato di riciclaggio: oggi è diventato tutto lecito! Questa legge favorisce i criminali e umilia gli onesti, è una legge che non andava fatta, è una legge che noi dell’Italia dei Valori, come parlamentari e come cittadini, respingiamo criticando chi l’ha voluta, chi l’ha approvata e chi l’ha promulgata! Questo è il diritto, è il dovere di un parlamentare e di un cittadino di poter far sentire la propria voce rispetto a un fatto del genere!
Il giorno in cui il Presidente della Repubblica ha firmato questa legge, quasi 100 mila cittadini hanno dato il via ad una petizione, scrivendo: “Per favore, Presidente, non firmare!” e il Presidente, invece, l’ha firmata. Inoltre, a un cittadino che lo ha avvicinato durante una sua visita istituzionale in Basilicata e che gli ha chiesto: “Ti prego, non firmare”, Giorgio Napolitano ha risposto: “Ma come non lo firmo?! Tanto se non lo firmo oggi, lo dovrò firmare domani, perché me lo rimanderanno uguale! Non posso farci niente!”. Non è così, signor Presidente della Repubblica! La Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica possa non firmare la prima volta il testo approvato dal Parlamento e di rinviarlo, dunque, alle Camere con un messaggio motivato. Per esempio, motivando il proprio rinvio dicendo: “Ma che state facendo! State favorendo i criminali e state umiliando gli onesti”.
E’ questo il suo dovere, signor Presidente, quello che pensavamo fosse il suo dovere! Siamo rimasti amareggiati da questa sua abdicazione ad un suo impegno previsto dalla Costituzione e l’abbiamo detto, io l’ho detto nell’immediatezza del fatto, con il cuore, con la mente e con la forza dell’amore verso questa Repubblica e anche per il rispetto che ho verso di lei. Ho detto: non faccia un gesto di abdicazione, non firmi, perché l’atto è un atto vile, non ho dato del vigliacco a lei, ho dato del vigliacco all’atto, è vile quest’atto! E’ un atto irriguardoso verso la comunità degli onesti, è un atto di abdicazione al suo ruolo, perché lei avrebbe potuto rimandare indietro queste carte!
Questo è il fatto e, per questo fatto, ieri sono stato messo sotto indagine dalla Procura di Roma con la motivazione che avrei offeso e, conseguentemente, avrei vilipeso il Presidente della Repubblica. Ritengo che a essere offesi e vilipesi siano stati cittadini italiani onesti, che hanno pagato le tasse e adesso si vedono coloro che non hanno pagato le tasse ridere e scherzare alla faccia loro, perché pagando il 5% di ‘tangenti’ allo Stato possono fare quel che vogliono con i loro soldi. Non li reinvestiranno, statene certi! Li utilizzeranno ancora una volta per comprarsi la barchetta e per farsi gli affari loro o per riportarli un’altra volta all’estero!
E allora, rispetto a quest’inchiesta della Procura, dico una cosa: ben venga, perché voglio accertare fino a che punto c’è il diritto del cittadino a dissentire da certe decisioni dissennate e di criticare chi le firma e chi le promulga e, fino a che punto, invece, diventa un’offesa alle istituzioni, un’offesa di lesa maestà o è l’esercizio di un dovere costituzionale. Da parlamentare, voglio sapere fino a che punto mi è permesso il diritto-dovere di poter esprimere le mie idee perché si tratterebbe di ‘reato di opinione’!
Vorrei e voglio questa decisione della magistratura e voi della rete dovete volerla perché dovete sapere fino a che punto siete in un Paese democratico! Il Presidente dell’Iran cosa sta facendo adesso? Sta impiccando coloro che non la pensano come lui: in Italia c’è ‘un’impiccagione morale’, in Italia c’è la condanna per chi non può esprimere le proprie idee? Non so se è giusto o meno quello che ho detto, ma ritengo che sia giusto e, inoltre, credo che la decisione presa dal Presidente della Repubblica, di non rimandare gli atti alla Camera, sia un atto di abdicazione! Che questo sia anche un reato, però, credo proprio di no, se vogliamo vivere in uno Stato di diritto, uno Stato democratico!
E, allora, dico al Presidente della Repubblica: si vada fino in fondo nel processo, non si impedisca ai magistrati di fare il loro dovere, perché non me la prenderò mai con loro, in quanto, se dovessero arrivare alla mia condanna, vorrebbe dire che c’è una norma oggi fuori dalla storia, fuori dalla democrazia, fuori dallo stato di diritto e, quindi, quella norma deve essere rivista! Quella norma doveva servire per tutelare le alte cariche dello Stato da ben altre situazioni rispetto a quelle di garantire un divieto di critiche nei loro confronti.
Nel caso di specie alla critica si è prestato il Capo dello Stato quando ha raccontato al cittadino una favola non vera che non prevede la Costituzione: quella per cui lui non poteva non firmarla, perché tanto poi l’avrebbe dovuta rifirmare. Certo che doveva rifirmarla, ma nel frattempo sarebbe caduto il provvedimento, perché era un decreto legge e i 60 giorni erano scaduti, nel frattempo ci sarebbe stato un messaggio motivato alle Camere in cui avrebbe potuto dire, da Presidente della Repubblica e da primo cittadino italiano: “vi pare possibile fare una legge che premia i disonesti e umilia gli onesti?”.
Questo è il tema! E allora, questo tema merita l’attenzione della magistratura, ben venga la riaffermazione di uno Stato di diritto, alla cui giustizia mi sottopongo.

Postato da Antonio Di Pietro in

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