sabato 4 luglio 2009

CONTRO LA MAFIA

3 Luglio 2009

Contro la mafia una rivoluzione culturale




Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa. Chi parla e cammina a testa alta muore una volta sola”. E' la frase, solenne e profonda, di Giovanni Falcone, che fa da cornice alla grande iniziativa che si terrà domani a Pomigliano D'Arco, in provincia di Napoli, alle ore 16.30 presso la sala consiliare del Comune.

Il convegno, promosso dai “familiari delle vittime della mafia” al quale parteciperanno, tra gli altri, Sonia Alfano, Gioacchino Genchi, Salvatore Borsellino e il sottoscritto, rappresenta un'occasione preziosa di riflessione: non un ricordo tout court, solo rituale, dei drammi del passato, ma anche un momento per riaccendere i riflettori, ribadire ad libitum l'imprescindibilità di valori, come quello della giustizia, della legalità, dell'antimafia, sempre più umiliati ed offesi da una politica imbarbarita, svilita, avvitata su se stessa, incapace – perchè spesso non è suo interesse - di rispondere ai veri bisogni dei cittadini e di impegnarsi per costruire proposte concrete di rafforzamento dei diritti e della tenuta democratica.

Un incontro, quello di Pomigliano, che sarà un momento non solo di commemorazione ma anche un'occasione di coraggioso e fiero riscatto: da una città della profonda provincia di Napoli, un territorio segnato troppo spesso dal degrado sociale, dalla presenza invasiva della camorra e dove ad ancora troppi giovani è stato rapita anche la speranza per un futuro meno incerto, deve venire un segnale di speranza, di grande forza. Di ritorno del primato dell'etica nella politica.

L'antimafia deve tornare tra le priorità della politica perchè la mafia, la camorra, la 'ndrangheta ogni giorno continuano a prosperare, a diffondersi, a uccidere. Nel silenzio di tanti, troppi. Questo governo ha appena approvato dei provvedimenti iniqui, assurdi e contrari ai valori della Costituzione, utili solo ad alimentare una propaganda becera ed insulsa e che di fatto renderanno ancora più debole chi lo è già e ancora più feroce chi è già forte. La vera lotta alla criminalità e all'illegalità – al contrario - si fa innanzitutto colpendo i tentacoli di questo “mostro”, una vera e propria metastasi presente nella politica, nelle istituzioni, nella società, nell'economia. Una piovra che contamina, distrugge, influenza, che va affrontata non solo con leggi serie e risorse economiche adeguate (sebbene il governo Berlusconi abbia clamorosamente fallito anche su queste priorità, su cui peraltro si era impegnato in campagna elettorale. Alla faccia della sicurezza!) ma anche, e soprattutto, investendo nel grande capitale umano, quello sano, per arrivare ad una grande rivoluzione culturale.

Sostenere chi merita e isolare la subcultura della violenza e delle commistioni di comodo. Un nuovo senso di comunità, un nuovo vigore alla battaglia antimafia: principi fondamentali per misurare la qualità di una democrazia. Qualità che in Italia è messa sempre più a dura prova da un sistema politico inquinato, tossico, grigio, che avviluppa anche un'informazione troppo spesso prona alle esigenze della propaganda. E quando un diritto viene squalificato a mero strumento di esercizio del potere, significa che la democrazia è in pericolo. Ed allora è giunto il momento di dire basta, di cominciare a ribellarsi, di lavorare insieme per riscattare territori piegati dalla violenza, dalla sopraffazione, dalla subcultura.

Diceva Paolo Borsellino: “La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale dell'indifferenza, delle contiguità e quindi della complicità”. Ogni giorno, in Italia, ognuno di noi viene privato di un pezzettino di libertà: quella di riuscire a trovare un lavoro sano, di poter vivere con tranquillità nella propria città, di non dover essere costretto ad aver paura. Ed un diritto negato a un cittadino è un diritto negato ad un'intera società. E l'antidoto per una società in pericolo è unirsi, tutti. Facendo, ognuno per il suo ruolo e le sue responsabilità, fronte comune per debellare un cancro che continua ad innervare la nostra bella Italia. Una ribellione necessaria per condurre una grande, magnifica, fondamentale, corale battaglia di civiltà.


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