mercoledì 24 giugno 2009

da "Famiglia Cristiana" n.26 uno spunto per una riflessione sui fatti di cronaca che vedono coinvolti note personalità

LA REAZIONE DEI LETTORI SU COMPORTAMENTI DISCUTIBILI

PER UNA VALUTAZIONE
MENO "DISINCANTATA"


Chi ha l’onore e l’onere di servire il Paese, per di più con una così larga maggioranza, ha il dovere di dedicare tutto il suo tempo al "bene comune" dei cittadini. Senza tante "distrazioni".

Le scrivo su quanto sta emergendo, in questi giorni, sul nostro presidente del Consiglio. Non le nascondo che non sono mai riuscita ad averne stima, perché l’ho trovato una figura lontana da un padre di famiglia, poco coerente con i princìpi cristiani. Non nascondo neppure d’essermi sentita usata da lui e da altri politici, che hanno strumentalizzato le associazioni cristiane per farsi propaganda politica. Oggi per me la misura è colma. Perché la Chiesa non ha il coraggio della verità e la forza di proclamare che la famiglia è un grande valore, e che nei rapporti con le donne (ma anche con gli extracomunitari) ci vuole il massimo rispetto? Vorrei che la Chiesa prendesse le debite distanze da chi non rispetta questi valori. Molti cristiani la pensano come me. Ma il silenzio delle gerarchie ci lascia molto confusi, e finisce col farci credere che alla Chiesa stia bene una simile situazione. Ma non è così.

Francesca V.

Anche la moralità può attendere?

Credo che, come me, anche i lettori di Famiglia Cristiana siano delusi dall’atteggiamento eccessivamente prudente (è vero, la prudenza è una virtù, ma non bisogna esagerare nemmeno con le virtù!) sui comportamenti del presidente del Consiglio. Che non sono un fatto privato, poiché è un uomo pubblico, ha un importantissimo ruolo politico. Non dimentichiamo che è stato lui a fondare la sua popolarità facendo leva sulla famiglia e i valori cristiani. Non crede che sarebbe auspicabile una chiara e severa presa di posizione anche della stampa cattolica? Oppure, esistono ragioni di convenienza che consigliano di non inimicarsi il potente di turno, per cui anche la moralità "può attendere"? Purtroppo, in passato ciò è accaduto tante volte, e a distanza di anni o secoli la Chiesa è stata costretta a fare ammenda. Oggi i fedeli guardano con molta più attenzione alle prediche della gerarchia cattolica ma anche ai loro comportamenti concreti.

Giuseppe

Quali sono i valori da rispettare

Finalmente la Chiesa ha aperto gli occhi su chi ci governa. Ormai siamo lo zimbello del mondo. Come si può accettare tanta immoralità da parte di chi guida le istituzioni (l’ha evidenziato anche la stessa moglie!). Ha fatto bene Casini a staccarsi da questa maggioranza, stava perdendo la sua dignità. Adesso, però, la Chiesa deve dare indicazioni ai fedeli e far capire quali sono i valori da rispettare. Come può accettare certe "libertà" di comportamento o provvedimenti irrispettosi delle persone umane? Io spero tanto nel suo giornale, non si preoccupi se qualcuno l’accusa di "cattocomunismo", tanto non sa quel che dice, non ha argomenti.

Mario V.

Che ne sarà del senso religioso della nostra gente?

Leggo le sue note settimanali sempre con grande interesse. Ieri abbiamo appreso delle ultime vicende che riguardano il nostro presidente del Consiglio, e non può immaginare che cosa, io e mio marito, abbiamo provato di fronte a tutte queste "performances". Mi preme, però, che lei sappia anche del mio forte disappunto (e uso un termine particolarmente tenue) perché nessun cardinale abbia avuto nulla da ridire su queste autentiche porcherie. Io sono cattolica e praticante, ma se le gerarchie ecclesiastiche non hanno la forza di prendere una posizione di totale e assoluta disapprovazione sul comportamento privato (che è anche pubblico) di questo personaggio, ne soffrirà terribilmente anche la stessa immagine della Chiesa. Se essa non alza la voce in modo forte e inequivocabile, tra qualche anno il sentimento religioso del nostro popolo andrà perso per sempre. Lo scriva lei, con la chiarezza che la distingue, perché se aspettiamo che vescovi e cardinali alzino un semplice dito, ci sarà ancora tanto da attendere.

Anna B.

Il Paese in cattiva luce davanti a tutto il mondo

So che questa mia lettera verrà cestinata, ma provo ugualmente a mandargliela. Quel che sta succedendo, in questi ultimi tempi, in Italia mette in cattiva luce il nostro Paese davanti a tutto il mondo. Le vicende in cui è coinvolto chi ci governa con ragazze più o meno circondate dal mistero, più o meno fotografate e filmate, suscitano negli italiani una serie di domande, che non hanno ancora ricevuto risposta. Mi chiedo: perché sono poche le voci che cercano di aprire gli occhi agli italiani? Perché sono pochi i giornali (spero che il vostro continui sempre su questa linea!) che vanno controcorrente nel fare informazione? Sarebbe bello che, in circostanze simili, anche la Chiesa si facesse sentire per aiutare chi è debole e confuso. Chi alzerà la voce come Mosè e i profeti per richiamarci a non essere cristiani solo di nome ma anche nei fatti e nei comportamenti?

Annamaria M.

La "correzione fraterna" è un dovere per i cristiani

Sono ormai al limite della sopportazione per i comportamenti di chi ci governa. Ora ha toccato il fondo della sua "piccolezza" con una barzelletta su Dio che diventa un suo dipendente, violando così il primo e il secondo comandamento, che ci ricordano di «Non nominare il nome di Dio invano...». Spero che lei, il suo giornale e, stavolta, anche la Chiesa diciate una parola forte contro chi non rispetta i valori cristiani e osa parlare di Dio con irriverenza. Spero che si facciano sentire tutte le persone religiose, e che anche i suoi stessi sostenitori si interroghino sulla fiducia che gli hanno abbondantemente concesso. E non mi dica che non si deve giudicare nessuno! Costui, con i suoi comportamenti, sta dando scandalo, dev’essere indotto a un ripensamento e a una giusta riflessione, per noi cristiani la "correzione fraterna" è un dovere. Qui non si tratta di pregiudizio o di essere schierati con un partito o con un altro, non è una faccenda di destra, sinistra, centro o "estremità"! Le auguro tutta la forza necessaria per i suoi interventi. Che Dio la benedica!

Giuseppina M.

I giovani e il grande fascino dell'uomo di successo

Acquisto da molti anni la sua rivista e spesso ho desiderato scriverle, ma non ho mai dato seguito al mio impulso. Ora, però, il cuore trabocca. Nell’ultima campagna elettorale – in cui si è toccato il fondo dello squallore – si è levata una domanda drammatica: «Vi sentireste di far educare i vostri figli da chi è alla guida del Governo oggi?». Domanda arrivata troppo tardi, perché potesse far riflettere seriamente. Ormai le nuove generazioni sembrano subire il fascino dell’uomo di successo e sperano solo, a qualunque prezzo, di poter assomigliare a lui. Da oltre trent’anni le sue televisioni stanno minando le coscienze con messaggi che esaltano l’edonismo, il facile successo, il consumismo sfrenato: dai lontani Drive in allo sdoganamento mediatico di tanti comportamenti viziati, conditi da commozioni plateali o rivendicazioni civili per oscurare ogni senso etico. Nella corsa al consenso (e anche alla pubblicità) è finito nel degrado anche il servizio pubblico della Rai, un tempo tanto attento al valore educativo delle sue trasmissioni. Solo Famiglia Cristiana ha protestato contro la cattiva televisione e non s’è lasciata affascinare dallo charme di quest’uomo che ci governa. Ma, purtroppo, non basta. Mi sconvolge il silenzio degli organi ufficiali della Chiesa, né mi basta l’affermazione che «ognuno ha la propria coscienza per giudicare». Il fatto che chi ci governa si dichiari paladino della Chiesa (ci crederà davvero?) e finanzi le sue opere, basta a cancellare le perplessità nei confronti dei suoi comportamenti? Ci siamo chiesti quanti disvalori ha trasmesso negli anni con soap opera e siparietti televisivi, stravolgendo ogni senso della dignità umana? Talvolta, mi capita di sentire persino onorabili nonnine incitare le nipotine a comportamenti trasgressivi, come quelli visti in Tv: «Che male c’è», dicono, «non è più come una volta!». Sbaglio se dico che abbiamo barattato i princìpi cristiani con un piatto di lenticchie? Oggi, i valori evangelici si scontrano con una società che li deride e li mette in crisi. Se non troviamo nella Chiesa una parola chiara e inequivocabile, a chi dobbiamo rivolgerci? Mi perdoni per la durezza di queste espressioni, ma la mia amarezza è grande. Com’è possibile predicare e chiedere alle persone d’essere coerenti con la fede se poi la Chiesa tace ed è accondiscendente verso chi calpesta valori cristiani non solo nella vita privata, ma anche nella scelta dei candidati? Non sono una integralista, ma stavolta agli uomini di Chiesa chiedo più coerenza, per il bene delle nuove generazioni. Le esprimo una profonda stima per il lavoro coraggioso che svolge e i messaggi di speranza che ci trasmette.

Loredana R.

È necessario un serio e rapido cambiamento

Leggo volentieri il suo giornale, che interpreta una visione del sociale che mi è affine. Sono rimasta sconcertata dalla protervia con cui chi ci governa di chiara d’essere vittima di calunnie, anziché dare una spiegazione dei suoi comportamenti, quanto meno "inusuali" per una figura istituzionale. Mi ha dato fastidio che anche i giovani industriali, all’incontro di Santa Margherita Ligure, abbiano manifestato un clima di simpatica "collusione", battendo le mani e ridendo alle discutibili battute e barzellette del presidente del Consiglio. Certo, poi, hanno potuto incontrare Gheddafi e avviare con lui probabili affari. Ma c’è un limite a tutto. Sono solo io a vedere la schizofrenia e l’ambiguità in cui sta scivolando il Paese? Non ci accorgiamo della realtà ogni giorno più drammatica, che tocca fasce sempre più larghe di persone? Credo sia necessario un serio e rapido cambiamento, prima che si disfi il tessuto economico e sociale del Paese. Mi scusi per lo sfogo, ma siete tra i pochi che ancora sapete dare le notizie, senza cedere ai compromessi della politica, ma mettendo sempre al centro l’uomo e la sua dignità.

Rita C.

Perché i preti non dicono "qualcosa di cristiano"?

Sono Liliana, sposata con Luigino da 36 anni e ho tre figli. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerla durante l’indimenticabile pellegrinaggio dei lettori di Famiglia Cristiana "Sulle orme di san Paolo", e le abbiamo espresso il nostro pieno appoggio per il suo coraggio nel proclamare il Vangelo. Le scrivo perché mi sono ritrovata in sintonia con il pensiero di Pina ’53 (FC n. 24/2009) e con la sua risposta, che ho fotocopiato e dato ai sacerdoti del mio paese. Lei chiede un "minimo di moralità" ai politici che ci governano, eppure i nostri bravi cattolici appoggiano persone poco trasparenti, che non hanno uno stile di vita sobrio e avversano l’accoglienza degli stranieri. Il loro individualismo si esprime nella frase: «Io sto bene, degli altri non mi interessa nulla». Perché i nostri sacerdoti non dicono "qualcosa di cristiano" di fronte a tanta immoralità? La situazione oggi è davvero pesante. Ci senta vicini con la preghiera e l’appoggio al suo proclamare con coraggio il Vangelo di Gesù.

Liliana

«Il presidente del Consiglio non deve illudersi che la Chiesa taccia. La Chiesa non rinfaccia nulla a nessuno, per carità cristiana, ma è evidente che i vescovi hanno una precisa morale da difendere». Così comincia l’intervista a monsignor Ghidelli, vescovo di Lanciano e Ortona, noto biblista, apparsa domenica 21 giugno sul Corriere della Sera, a proposito delle vicende che hanno investito una delle più alte cariche istituzionali del Paese.

Il suo disagio e quello di altri vescovi hanno fatto eco all’editoriale di Avvenire, in cui si chiedeva al presidente del Consiglio «un chiarimento sufficiente a sgomberare il terreno dagli interrogativi più pressanti, che non vengono solo dagli avversari politici ma anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa al premier».

Il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Mogavero, ha aggiunto: «Tra il livello pubblico, di governo, e quello privato e inviolabile, di coscienza, c’è un terzo piano: quello dell’immagine. I comportamenti di chi governa possono determinare maggiore credibilità oppure una delegittimazione, parziale o totale. Certi comportamenti possono incrinare la fiducia fino a una delegittimazione di fatto».

Chi ha l’onore e l’onere di servire il Paese (senza servirsene), per di più con una larga maggioranza, quale mai si era vista nella storia della Repubblica, è doveroso che si dedichi a questo importante compito senza "distrazioni", che un capo di Governo non può permettersi. L’alta responsabilità comporta restrizioni di movimenti e comportamenti adeguati alla carica, per servire a tempo pieno il Paese e dedicarsi totalmente al "bene comune" dei cittadini.

A maggior ragione oggi, che il Paese è alle prese con una delle più gravi crisi economiche (ma anche morali) che abbia mai affrontato, con moltissime famiglie sulla soglia della povertà, lavoratori senza più occupazione e giovani precari a vita, senza futuro e speranza. Che esempio si dà alle giovani generazioni con comportamenti "gaudenti e libertini", o se inculchiamo loro i valori del successo, dei soldi, del potere: traguardi da raggiungere a ogni costo, anche tramite scorciatoie e strade poco limpide?

Oggi il Paese più che di polveroni e distrazioni, necessita di maggiore sobrietà, coerenza e rispetto delle regole. E, soprattutto, chiarezza. Non solo a parole, ma concretamente, con i fatti. A poco servono imbarazzanti e deboli difese d’ufficio dei vari "corifei", "caudatari" o "maschere salmodianti" (come li ha definiti qualcuno), che ci propinano a ogni ora ritornelli e moduli stantii, a difesa dell’indifendibile. Onel tentativo "autolesionista" di minimizzare tutto, spostando la mira su altri bersagli. Ancora peggio, poi, quando "la pezza è più grande dello sbrego" come si dice, e si definisce il presidente del Consiglio «l’utilizzatore finale» di un giro di prestazioni a pagamento (ammesso che sia vero), e si considerano le donne "merce", di cui «si potrebbe averne quantitativi gratis». Naturalmente.

Non basta la legittimazione del voto popolare o la pretesa del "buon governo" per giustificare qualsiasi comportamento, perché con Dio non è possibile stabilire un "lodo", tanto meno chiedergli l’"immunità morale". La morale è uguale per tutti: più alta è la responsabilità, più si ha il dovere del buon esempio. E della coerenza, che è ancora una virtù, e dà credibilità alle persone e alle loro azioni.

Sull’operato del presidente del Consiglio oggi fanno riflettere certi silenzi "pesanti", anche all’interno della stessa maggioranza. La Chiesa, però, non può abdicare alla sua missione e ignorare l’emergenza morale nella vita pubblica del Paese. Nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perché non intervenga e taccia. I cristiani (come dismostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati e amareggiati da questo clima di decadimento morale dell’Italia, attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno "disincantata". Non si può far finta che non stia succedendo nulla, o ignorare il disagio di fasce sempre più ampie della popolazione, e dei cristiani in particolare.

Il problema dell’esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica. In altre nazioni, se i politici vengono meno alle regole (anche minime) o hanno comportamenti discutibili, sono costretti alle dimissioni. Perché tanta diversità in Italia? L’autorità senza esemplarità di comportamenti non ha alcuna autorevolezza e forza morale. È pura ipocrisia o convenienza di interessi privati. Chi esercita il potere, anche con un ampio consenso di popolo, non può pretendere una "zona franca" dall’etica. Né pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: è il classico "piatto di lenticchie", da respingere al mittente.

Parlando di De Gasperi, grande statista trentino, Benedetto XVI l’ha indicato come modello di moralità per i governanti: «Il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano di incoraggiamento e stimolo per coloro che reggono le sorti dell’Italia, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo». «De Gasperi», ha aggiunto il Papa, «è stato autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza».

In una nota pubblicata dal Sir (Servizio informazione religiosa, cioè l’agenzia di notizie dei vescovi) del 26 maggio scorso, Riccardo Moro afferma che le vicende personali del premier offrono «un contributo sgradevole al sereno sviluppo dei rapporti democratici». E al premier che assicura di "chiarire in futuro" i dubbi sollevati dalla stampa nazionale ed estera, chiede: «Ma se nulla di quanto è ignoto è riprovevole, perché rinviare? Se non vi è nulla da nascondere, alimentare i misteri rinviando spiegazioni, rivela una considerazione della stampa e dell’opinione pubblica particolarmente irriguardosa». E aggiunge: «La libera stampa indipendente è uno dei fondamenti della democrazia per il controllo sull’azione del Governo e per veicolare informazione e dialogo democratico tra i cittadini, non un disturbo nell’azione democratica».

Di fronte all’Italia che arranca, di fronte al polverone mediatico sulle vicende del premier, i problemi reali del Paese (famiglia, lavoro, immigrati, riforme...) sono passati in secondo ordine. C’è da augurarsi, quanto prima, che da una "politica da camera da letto" si passi alla vera politica delle "camere del Parlamento", restituite alla loro dignità e funzioni. Prima che la fiducia dei cittadini verso le istituzioni prenda una via senza ritorno. A tutto c’è un limite. Quel limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite conseguenze.

D.A.

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