mercoledì 5 agosto 2009

La Repubblica: Gli operai Innse presidiano la Prefettura

L'appello della Fiom:

"Intervenga Berlusconi"

I cinque operai entrati ieri in fabbrica hanno passato la notte sul carro ponte sul quale si erano arrampicati ieri. Intanto la protesta si è spostata davanti alla Prefettura. Comizio volante in corso Monforte
di Ilaria Carra
Ancora una giornata tesi alla Innse di via Rubattino. La protesta dei cinque operai che ieri si sono introdotti nella fabbrica per salire poi su un carro ponte prosegue ad oltranza. L'appello dei sindacati per un intervento diretto del premier Silvio Berlusconi è rimasto, sinora, inascoltato. E il possibile incontro in Prefettura con il titolare dell'Innse Silvano Genta è sfumato: l'imprenditore incontrerà la stampa nel pomeriggio negando l'ipotesi di un confronto con i sindacati. Che, al contrario di quanto è avvenuto ieri, non potranno mantenere i contatti con gli operai sul carro ponte: la polizia ha loro vietato l'ingresso in fabbrica, assicurando direttamente l'assistenza ai protagonisti della protesta.

Dopo 14 mesi di lotta, la vicenda della Innse di via Rubattino aveva vissuto ieri alcuni dei momenti più caldi. Cinque operai erano riusciti a intrufolarsi nella fabbrica, eludendo la sorveglianza del cordone di polizia e sono saliti su un carro ponte, a metà mattina, minacciando di buttarsi giù. La protesta è proseguita per tutta la notte.

A loro contininuano ad arrivare attestati di solidarietà L'ultimo quello del cardinale Dionigi Tettamanzi. «È come buttare via un tesoro ogni volta che si chiude una fabbrica — ha detto a nome del cardinale don Raffaello Ciccone, responsabile della Pastorale del Lavoro per la Diocesi di Milano, inviato da Tettamanzi in sostegno e solidarietà ai lavoratori -. Non è solo una questione di reddito: qui c’è di mezzo la dignità dei lavoratori spesso considerati come dei rifiuti umani».

L’appello della Diocesi, rivolto anche alla Regione affinché tenti il tutto e per tutto, non è stato l’unico. Dopo aver rifiutato, d’a ccordo con i cinque sulla gru, la proposta della Prefettura di sospendere fino a lunedì lo smantellamento, la Fiom è andata oltre: «Chiediamo un intervento diretto al presidente del Consiglio Berlusconi - dice Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom-Cgil - per bloccare lo smantellamento dei macchinari all’i nterno della Innse».





Alla Regione che aveva puntato il dito contro i giudici, ritenuti gli unici che potevano bloccare lo sgombero e non l’hanno fatto, il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, risponde così: «Non si può pensare che i conflitti sociali possano essere risolti dal tribunale - replica Pomodoro - La Regione è libera di esprimere ogni sua opinione ma non credo che il giudice che lunedì si occupava della causa tra Aedes e Genta potesse decidere di bloccare un decreto ingiuntivo emanato da un altro giudice. Ora l’unica soluzione potrebbe essere un nuovo provvedimento d'urgenza. Io sono sempre per la conciliazione tra le parti. Il caso va risolto sul piano politico».

Per due volte ieri operai e forze dell’ordine sono arrivati al contatto, specie poco dopo l’entrata delle cinque tute blu nella fabbrica che come prima cosa si sono subito accorti della macchina più grande già fatta a pezzi. Da lì al gesto, estremo, è stato un attimo: barricati su una gru fino alla notte, e fino alla minaccia di buttarsi. Una mossa disperata, per i lavoratori della Innse, che ha causato però subito lo stop dello smontaggio delle altre macchine: vista la situazione, e la sicurezza a rischio, gli altri operai, quelli incaricati dai nuovi inquirenti di smontare i macchinari, non potendo più proseguire se ne sono andati.

Mentre l’immobiliare proprietaria dell’area, Aedes, fa sapere di aver avuto un incontro con un imprenditore interessato all’a cquisto, «anche se preliminare» precisa, il Comune respinge ogni accusa di voler speculare sull’area: «Non c’è alcun progetto e non si costruirà nessun metro cubo finché la questione non sarà risolta — assicura Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica — il punto è se c’è qualcuno che vuole far vivere ancora quella realtà».
(05 agosto 2009)

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