sabato 8 agosto 2009

UN PARLAMENTO DA REGINA COELI

7 Agosto 2009

Un Parlamento da Regina Coeli

La riforma elettorale promossa nel dicembre 2005 dal leghista Roberto Calderoli, supportata dal governo Berlusconi III, mostra senza veli, nel 2009, la sua vera natura. Negando la liberta' d'espressione del cittadino, privato del voto di preferenza, si tratta infatti di una legge che e' linfa vitale per la casta politica.
L’inquietante interrogativo che si pone oggi pensando alle istituzioni è: chi siede in Parlamento e nel Governo? A scegliere mille parlamentari, ministri e sottosegretari, attualmente, sono cinque persone, chi più, chi meno: i segretari di partito.
Ma quali sono i criteri utilizzati per selezionare i nominativi per la maggior parte dei “prescelti”, non è dato saperli ai cittadini, che oggi sono trattati come vacche al pascolo: munte sotto elezioni e poi abbandonate nella prateria di Stato in balia degli eventi.
Una minima idea però possiamo farcela, almeno in merito ai criteri con cui il PdL, il Partito della Lingerie, e la maggioranza di Governo scelgono i loro uomini : indagati, pregiudicati e condannati in via definitiva, di cui se ne contano 13 nel Parlamento italiano.
Ma non basta. Ieri il giornale francese Nouvel Observateur, in un gravissimo articolo sulle infiltrazioni della mafia russa nel nostro territorio attraverso intrighi di Governo, cita conversazioni tra due nostri ministri: Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Conversazioni che sembrano avvallare l’ipotesi per cui entrambe conoscano le abitudini sessuali del Premier, offrendo così all’opinione pubblica ambigue interpretazioni sulle loro folgoranti nomine. Ambigue interpretazioni che, leggendo l’articolo e la reazione dell’avvocato del Premier, nonché parlamentare, Niccolò Ghedini, sembrano trovare perfino conferma.
Non basta ancora. Oggi un servizio de L’Espresso indica Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera, insieme ad alcuni luogotenenti abruzzesi, come il beneficiario di proventi derivanti dalla compravendita di scranni parlamentari, e di chissà cos’altro.
Dunque tra l’immunità parlamentare per salvare amici e fiduciari dalle pareti di un carcere, scambi di favori e riconoscimenti per prestazioni sessuali, mazzette e compravendita di seggi in Parlamento, i criteri di meritocrazia sembrano rappresentare l’ultima delle variabili per cui i parlamentari e uomini di Governo, almeno quelli scelti dalla maggioranza, finisco a rappresentare l’Italia. Un Parlamento così dovrebbe riunirsi a Regina Coeli piuttosto che a Montecitorio o a Palazzo Madama.
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Postato da Antonio Di Pietro in

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