lunedì 30 agosto 2010

Le pari opportunità di Eleonora Millardi

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Le pari opportunità: come realizzarle veramente?
La questione femminile ha radici lontane che affondano soprattutto nell’organizzazione
socio-economica del Paese e nella mentalità dei cittadini.
Non più di sessant’anni fa nelle famiglie regnava una rigida gerarchia con ruoli netti per
genitori, nonni ecc.. La figura maschile era preponderante, avesse o meno meriti
particolari, e i compiti assegnatigli erano socialmente i più gratificanti.
Le donne, invece, avevano solo compiti minori, tra cui quello di governare la casa e i figli,
educandoli per lo più secondo le scelte dei padri. Per il resto non era concesso loro quasi
nulla. Anche le scelte di studio, e quindi di vita lavorativa, erano fortemente influenzate
dalla famiglia. In genere venivano orientate verso l’insegnamento, in quanto occupazione
che, a quei tempi, impegnava soltanto per mezza giornata e quindi garantiva
l’assolvimento dei compiti domestici.
Da allora sono passati molti anni, la società è completamente cambiata, i movimenti
giovanili dal 1968 in poi, le leggi di riforma degli anni ’70, in particolare quella di riforma del
diritto di famiglia del 1975, hanno stravolto i vecchi canoni sociali. Le donne hanno
finalmente guadagnato un ruolo attivo nella società, non limitato al solo ambito famigliare.
Hanno rivendicato il diritto di avere un’opinione politica, di poter occupare posizioni
lavorative uguali a quelle degli uomini, di avere indipendenza economica, di poter decidere
sull’educazione dei propri figli, di avere un ruolo paritario rispetto al coniuge, di scegliere
autonomamente la propria strada. Hanno rivendicato il diritto di essere giudicate per quello
che sono e non per quello che esteriormente appaiono, di comportarsi con naturalezza e
senza timori di giudizio.
Apprezziamo tutta la strada percorsa e vorremmo partire da questi risultati per giungere
finalmente ad una reale parità tra i sessi. Va detto, infatti, che ancora oggi permangono
enormi differenze tra il mondo maschile e quello femminile in termini di opportunità, anche
lavorative. Non sfugge a nessuno che all’interno delle famiglie il ruolo delle donne è
fondamentale e pregno di responsabilità e compiti ben più impegnativi di quelli degli
uomini. Le occupazioni per la cura della famiglia sono per lo più a carico delle donne che
spesso a fatica conciliano il ruolo lavorativo con la funzione famigliare. Già la nostra
Costituzione ha indicato la necessità che le condizioni di lavoro favoriscano l’adempimento
dell’essenziale funzione famigliare da parte delle donne (art.37) e, in tal senso, il
Legislatore si è mosso in diversi ambiti. Ma ancora molto deve essere fatto per garantire le
pari opportunità.
Innanzi tutto bisogna sconfiggere una mentalità tutta al maschile che esclude di fatto le
donne dai ruoli più importanti, quali quelli direttivi e rappresentativi. Ciò accade anche
nell’ambito delle rappresentanze politiche e sindacali che, tranne rare eccezioni,
continuano ad essere appannaggio del “sesso forte”. Si badi bene che le donne non
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intendono rivendicare privilegi, ma solo diritti. In altre parole non vogliamo che ci sia
concesso un ruolo importante nei nuclei sociali in cui operiamo ma solo che ci sia data la
possibilità di guadagnarcelo con il nostro impegno senza essere tagliate fuori in maniera
preconcetta. Penso che le donne dell’IDV desiderino questo: essere considerate membri
del partito al pari degli uomini e poter contare a livello rappresentativo quanto gli uomini,
sempre nel rispetto del merito e dell’impegno. Non vogliamo essere considerate un gruppo
nel gruppo, qualcosa di autonomo e disomogeneo rispetto all’insieme, perché anche
questa é una forma di emarginazione. Non vogliamo discutere solo di argomenti femminili
ma di tutti i temi politici che vengono affrontati dal partito. Desideriamo, insomma,
uguaglianza e opportunità identiche a quelle degli uomini.
Per consentire una reale affermazione delle nostre capacità e del nostro impegno occorre
una positiva organizzazione dei servizi sociali territoriali, orientati al sostegno della donna
nello svolgimento dell’attività lavorativa e di quella famigliare. Occorrono strutture in grado
di garantire alla madre la cura adeguata dei propri figli nel tempo da lei dedicato al lavoro.
Spesso nelle nostre città non ci sono asili nido o non hanno un’offerta di posti sufficiente,
non ci sono servizi educativi per il tempo extrascolastico, specie pomeridiano, sicché le
madri sono costrette ad “arrangiarsi” rivolgendosi a strutture private, sempre costose, o a
persone di famiglia, oramai sempre più rare e insofferenti a svolgere il ruolo di bambinaie.
Di conseguenza le donne si allontanano dalla famiglia solo per il tempo strettamente
necessario a rispettare l’orario lavorativo e sacrificano di fatto tutte le altre opportunità di
crescita di ruolo, teoricamente riservate anche a loro.
Le stesse considerazioni valgono per la cura degli anziani, dei malati e dei disabili presenti
nelle famiglie. Anche tale cura parentale ricade sulle donne che, ancora una volta, non
dispongono di servizi idonei a sostenerle in tale funzione.
Per soluzione di tali questioni sono indispensabili azioni positive da parte delle Istituzioni
preposte. E’ necessario da un lato che il Governo centrale, facendo scelte concrete
anziché propagandistiche e generiche dichiarazioni sul sostegno alle donne e alle famiglie,
finanzi adeguatamente il Fondo per le politiche sociali destinandovi maggiori risorse onde
rendere possibile l’attuazione dei principi previsti dalla legislazione in materia (in
particolare dalla Legge 328/2000). Occorre, dall’altro, una reale presa in carico di questi
problemi da parte degli Enti Locali che spesso dimenticano di organizzare con cura i
servizi sociali rivolti a sostenere le donne nello svolgimento dei loro compiti parentali,
sciupando risorse importanti. Senza un’adeguata organizzazione socio-territoriale le “pari
opportunità” rischiano di rimanere un’affermazione di mero principio. Per questo, come
donna dell’IDV, ritengo che sia necessario sensibilizzare gli Enti Locali sulle problematiche
in questione affinché siano creati servizi idonei allo scopo, utilizzando al meglio i fondi già
disponibili e ricorrendo anche ai finanziamenti comunitari ove ne ricorrano i presupposti.
Una considerazione a parte merita l’immagine della donna che, grazie al Premier e
all’attuale classe governativa, si sta nuovamente affermando. Interpretando il pensiero
delle donne dell’IDV, dico di NO all’archetipo della velina o letterina, della donna bambola,
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della “escort” (che ai nostri tempi si chiamava in altro modo), della donna insomma
finalizzata al trastullo dell’uomo. Ci teniamo ad affermare la nostra autonomia e dignità e
siamo indignate nel vedere con quanta superficialità e disprezzo si tratti l’universo
femminile. Veniamo da lontano, abbiamo lavorato molto e faticosamente per farci strada,
siamo abituate a lottare e ad arrangiarci, non consentiremo a nessuno di mancarci di
rispetto.
Carovigno, 20.8.2010
Eleonora Millardi

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