mercoledì 5 settembre 2012

NO ALLO SMANTELLAMENTO DELLA DIA

Abbiamo la sensazione che si voglia svuotare la Dia del suo significato originario, di risorse finanziarie e umane”. Lo scrivono in un’interrogazione parlamentare rivolta ai ministri della Giustizia e degli Interni il leader dell’IdV, Antonio Di Pietro, e gli on. Federico Palomba e Ignazio Messina, che aggiungono: “Se questa sensazione corrispondesse al vero, sarebbe un'ulteriore conferma del fatto che i magistrati vengono lasciati soli nella lotta alla criminalità organizzata. Tagliando fondi e svilendo lentamente ruolo e stipendi di poliziotti, carabinieri e finanzieri, che lavorano per questa struttura, pensata e voluta da Giovanni Falcone, si sguarnisce un presidio fondamentale. Il governo non può sostenere la lotta alle mafie solo a parole e poi, nei fatti, eliminare professionalità, esperienze e specificità”. Nel testo dell’interrogazione , gli esponenti dell’IdV chiedono di sapere “se il governo intenda avviare lo smantellamento della Direzione Investigativa Antimafia, e, in caso contrario, quali iniziative concrete intende assumere per rafforzare il ruolo, la specificità nonché le risorse finanziarie, umane e professionali della Dia”. Scrivono Di Pietro, Palomba e Messina: “Negli ultimi 10 mesi si sta assistendo al lento smantellamento della Direzione investigativa antimafia. La Dia ha al suo attivo, tra il 2009 e il giugno 2011, sequestri di beni mafiosi per 5,7 miliardi di euro e la confisca di altri per un valore di 1,2 miliardi di euro, cifre che rappresentano l’introito maggiore per il Fondo Unico Giustizia. L’attività di questo organismo, solo per fare alcuni esempi, ha consentito di capire gli intrecci tra mafia e politica nel Nord Italia, di fare partire una nuova richiesta d’arresto nei confronti dell’esponente politico campano, Nicola Cosentino, nonché di condurre le principali inchieste di supporto ai Pm di Palermo in relazione alla trattativa Stato-mafia. La legge di stabilità per l’anno 2012 ha drasticamente ridotto il Trattamento economico aggiuntivo (Tea), una compensazione economica che riconosce la specificità del lavoro dei membri delle forze dell’ordine che operano nella DIA. Inoltre, sia pure in termini ridotti, la Tea non è stata più erogata dal novembre 2011 e il bilancio della struttura nel suo complesso, è stato fortemente ridimensionato. Infatti, è passato dai 28 milioni di euro dell’anno 2001 ai 9 milioni del 2012. Secondo la legge istitutiva della DIA del 1991, dovevano fare parte di questa struttura tra le tremila e le quattromila persone. A tutt’oggi la Direzione è composta da circa 1.400 persone, 12 centri operativi e sette sezioni distaccate, con centri che non hanno più personale appartenente alla Polizia di Stato, la quale non manda più ne funzionari, né ispettori. Inoltre, nell’aprile scorso è stato sottoscritto dalla DIA e dal Corpo forestale dello Stato che metterà a disposizione i propri nuclei specifici e la propria competenza in materia di tutela del territorio: il rischio è che si perda la specificità della DIA e l’esperienza di tale struttura in materia di reati associativi. Per non parlare del fatto che “si stanno creando, come all’Aquila, per l’Expò Milano 2015 e ora per il terremoto in Emilia-Romagna, dei gruppi interforze ad hoc per il controllo degli appalti quando la DIA ha già al suo interno un Osservatorio centrale sugli appalti”.

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